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Poème Électronique – reading e sonorizzazione musicale | Facebook
Un evento FaceBook annuncia l’ennesima puntata di Poème Électronique, la rassegna di poesia e musica elettronica ideata e realizzata da Ksenja Laginja e Stefano Bertoli; quindi, giovedì 9 febbraio, alla Cappella Orsini di via Grotta Pinta 21 in Roma, letture di Anna Maria Curci, Giorgio Ghiotti, Alessandro Mazzi, Alexandra Zambà.
Ci vediamo lì?
GEDRON: L’ISTANTE ETERNO AL DI LÀ DEL TEMPO
Su CollettivoInconscio un’intervista a Gerardo Fornaro, produttore, performer e promoter insieme al collettivo Duplex Ride, attivo nel valorizzare il lato più elettronico e sperimentale della cultura underground genovese, presenta l’ennesimo item – Magneto – del suo moniker, Gedron. Vi lascio ad alcuni stralci della chiacchierata:
L’artwork di Magneto, con la singolarità che inizia a fagocitare l’immagine, fa presagire un viaggio siderale il cui ritorno non è assicurato.
Il buco nero che fagocita il mondo industrial rappresenta bene il contenuto dell’album. Ho cercato di tradurre in musica un certo senso di smarrimento, ottenuto miscelando influenze afro e cinesi insieme ad alcune fonti naturali (ad esempio il canto delle balene). Scorre costante sullo sfondo un tessuto granulare magmatico e instabile nel quale i suoni vengono frantumati e ricomposti, come se davvero la natura instabile e misteriosa dei quanti stesse agendo sulla selezione delle scene sonore e nel mio immaginario. Un immaginario sonoro comunque sempre controllato, mai caotico.
Le possibilità timbriche della sintesi granulare vengono ampiamente approfondite in questo lavoro; mi accennavi che hai volontariamente optato per un set-up composto di macchine reali e non di repliche virtuali. Ha ancora senso oggi fare questa distinzione?
Sono cosciente che il mondo plug-in & virtual sound sia un tipo di approccio in grado di offrire infinite possibilità’ creative ma ritengo che ogni macchina analogica e digitale abbia una sua anima, una sua firma specifica. Credo che non lascerò mai i synth per i pc anche se questa – ribadisco – è una mia scelta del tutto personale. Quando sento che il mio synth vibra e mi suggestiona sono al settimo cielo. Alla fine, sono i suoni e le idee ad essere importanti.
Oumuamua è chiaramente un omaggio al misterioso corpo celeste che ha transitato all’interno del sistema solare qualche anno fa e che ha scatenato le ipotesi più diverse in merito alla sua provenienza. L’esplorazione scientifica dell’ignoto è una tematica costante all’interno della tua produzione.
Mi sono divertito parecchio a fantasticare su questo oggetto misterioso sfuggito via troppo velocemente per essere compreso e ho provato ad immaginare suoni in grado di descrivere questo super sigaro extra solare.
Mi risulta che tu abbia un’intensa attività live.
Amo suonare dal vivo ma solo in determinati contesti artistici e culturali. I locali votati alla birra e all’intrattenimento non sono di mio gradimento; il mio obiettivo è creare una catarsi, un collegamento profondo tra i miei suoni e il pubblico, partendo sempre dal silenzio, dall’attenzione e dal coinvolgimento mio e delle persone che vengono ad ascoltarmi per poi stimolare il pubblico con paesaggi sonori insoliti, ieratici e alieni.
Pink Floyd, Empire Pool di Wembley, Novembre 1974.
Un log molto dettagliato, quasi letterario, di uno dei momenti cruciali della storia dei Floyd, utile soprattutto a capire le dinamiche interno della band e di cosa li spingeva a creare, quali ideologie preferissero. Un estratto:
(Liberamente tratto da “In The Pink” di Nick Sedgwick. Nick, un amico di Waters, seguì i Floyd in tour nel 1974 e 1975, registrando gran parte delle loro conversazioni per un libro che venne poi bloccato dal gruppo, solo per essere pubblicato postumo nel 2017 per volere di Roger).
Nelle ore precedenti lo spettacolo, nel backstage, David Gilmour legge distrattamente “Melody Maker”, che contiene un’intervista rilasciata da Rick Wright a Edimburgo, non autorizzata dagli altri. Con Rick assente, Roger Waters inizia a commentare, “Che bella idea ha avuto”, riferendosi a un passaggio in cui Rick dice che il gruppo ha un sistema di lavoro che prevede sei mesi di lavoro e sei di pausa, “è scritto in un modo che lo fa sembrare un suo suggerimento”. Poi ancora “Almeno non è così male come l’ultima che aveva rilasciato, dopo che Dark Side era appena uscito, quando disse che i testi non sono importanti”.
David continua a leggere, ridendo leggermente, Roger continua “mi piace anche il punto dove Rick da l’impressione di chiudersi lontano nel suo studio tutto il tempo mentre noi giochiamo a golf, navighiamo, e vaghiamo in campagna.” ” Ne hai parlato con lui?” chiede Nick Sedgwick, “stai scherzando?” “non voglio creare casini”, risponde Roger.
Raving and drooling /pink floyd. live at wembley 1974
Da SlowForward questa bellissima chicca floydiana, più tardi nota come Sheep ma, nel ’74, suonata live come Raving and drooling. Vi lascio alla meraviglia (ascoltate il basso all’inizio…).
Machina amniotica – East jinx_live!
Un’altra cover dei Machina Amniotica, che coprono i Tuxedomoon in un modo che non posso che ammirare.
Machina amniotica – Venus in furs_live!
Bellissima cover dei VelvetUnderground, la celeberrima Venus in furs ripensata dai Machina amniotica, nell’incedere ipnotico e rinnovato del brano. Per scorrere gli altri pezzi suonati dalla band durante il gig cliccate sul tasto FF 😉
Astronomy dominos at Pompeii: i Pink Floyd e David Gilmour alle falde del Vesuvio – Articoli – SENTIREASCOLTARE
Un’enciclopedia su PinkFloyd @ Pompeii, è tutto ciò l’articolo che vi segnalo e che tratteggia così tanti dettagli legati alla pellicola, ai Floyd, al mondo vorticoso e sognante di quegli anni, di quel mezzo secolo fa che sembrano secoli, un altro universo, qualcosa d’irripetibile. Uno stralcio:
Perfezionisti come loro costume, i Floyd volevano usufruire della migliore tecnologia, e dunque fecero trasferire a Pompei – tre giorni di viaggio in camion da Londra – tutto l’apparato usato nelle esibizioni live. In più un registratore a 16 piste secondo Maben (un osannato magazine straniero nella italica edizione afferma essere state 24, mentre Wikipedia parla di 8 tracce e ha ragione: lo conferma David Gilmour nelle battute iniziali di David Gilmour Live At Pompeii) ritenuto sufficiente per cogliere al meglio, data la eccellente resa acustica dell’anfiteatro, la qualità del suono sprigionato dalla band. Perché l’idea era di trarne non solo un documentario ma anche il disco.
In un paese governato dalla burocrazia, in un tempo determinato da istituzioni ingolfate laddove non incagliate del tutto, ottenere il permesso per insediare una band di capelloni all’interno di un gioiello storico ma fragile come l’anfiteatro pompeiano sarebbe stato compito improbo, se non addirittura chimerico. Il veloce dipanarsi della matassa fu merito di una fortuita combinazione tra sorte favorevole e il caposaldo del catalogo “usi e costumi di un paese, l’Italia”: le amicizie. Aggirandosi per studiare la location, Maben si imbatté in un professore dell’Università di Napoli, tale Carputi ringraziato sui titoli di coda, che non solo si rivelò fan dei Pink Floyd, ma anche la persona giusta per ottenere i permessi necessari presso la Soprintendenza dei Beni Culturali di Napoli. Per girare furono concessi sei giorni; non prima però di avere pagato il biglietto di entrata per chiunque avesse oltrepassato i cancelli: siete i Pink Floyd e vabbè un occhio si chiude; ma ccà nisciuno è fesso, “mo’ cacciare la grana, please”.
Carillon del Dolore in concerto all’Init di Roma
Questa sera, all’Init di Roma, un evento eccezionale, nello spazio e nel tempo: Carillon del Dolore in concerto – qui l’evento FB.
Nacquero nel 1983 a Roma dallo scioglimento di due band precedenti, Tommaso Timperi (voce) e Françisco “Gringo” Franco (batteria) erano parte del gruppo hardcore punk Panzer Commando mentre Paolo Taballione (chitarra) aveva suonato con gli Atrocity Exhibition. Fin dalle prime esibizioni i Carillon del Dolore presentavano concerti dall’attitudine teatrale e liriche “avvolgenti e misteriose”. La band, incise quasi subito un demotape dal titolo Fiori malsani che li portò all’attenzione della Contempo Records.
Nel 1984 uscì per la Contempo Records il loro primo disco dal titolo Trasfigurazione, definito da Gianluca Testani nella sua Enciclopedia Rock Italiano come “uno dei dischi chiave del dark italiano”. Con l’ingresso del tastierista Fabio Fiorucci, dopo la pubblicazione su cassetta del loro Ritratti dal Vero, nel 1985 entrano in studio per la registrazione del nuovo disco che vede la produzione artistica di Valor Kand dei Christian Death. Il disco, uscito con il titolo Capitolo quarto sotto il nome di Petali del Cariglione, di lì a poco però la band si sciolse.
Paolo Taballione in seguito allo scioglimento del Carillon del Dolore inizia una lunga tournée come chitarrista dei Christian Death. Tra il 1989 ed il 1995, Taballione entra a far parte dei Gronge, partecipando agli album A Claudio Villa Cremone Gigante Per Soli Adulti e Teknopunkcabaret.
Tra il 2007 e il 2008 Taballione e Timperi partecipano a una breve ed estemporanea reunion a nome Carillon del Dolore per alcuni concerti. Per quell’occasione vengono invitati a completare la formazione sul palco il batterista, già Gronge, Massimiliano Di Loreto, e il bassista Max Zarucchi. Nel 2008 la In The Night Time pubblica un cofanetto con doppio CD e DVD dal titolo …per portarti questo scrigno.
Nel 2010 la Spittle Records pubblica il doppio CD dal titolo Al nostro Contempo.