HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per Inumano
Le frontiere
Lo sguardo oltre le Colonne d’Ercole psichiche, a cercare le connessioni che rendano diversamente vive il nostro mondo.
La natura umana?
Mi aspetto di capire cose esternazioni e lamenti, distacchi dal ricordo e comprensioni dell’ineffabile, ma poi cosa davvero resta della mia natura umana?
Wrong language
Un solco lasciato crescere tra le pieghe di uno spaziotempo alieno: il costrutto della tua esistenza diviene espressione di una lingua incomprensibile.
Nasce l’inumano
Nei tuoi respiri si riproduce un mondo quantico di possibilità, fino alla complessa estinzione delle possibilità stesse: in quel continuum, nasce tutto l’inumano che non puoi immaginare.
Le cifre comportamentali
Attendo le tue conformità cognitive per scalare quella montagna psichica lì, dove il sentiero è costruito da guglie abissali di oscuro, dove l’angoscia è una cifra estesa comportamentale e mentale.
Le frontiere
Temi ricorrenti oltre il liminare buio della tua percezione; cosa pensi ci sia davvero al di là, qualcosa che potrà avere senso per la tua dimensione antropica?
Il vuoto della frontiera
Asporto la caustica emozione di essere unico e un tappeto emotivo mi trasporta verso i lidi psichici dell’inumano, ben oltre quelle barriere che non posso ancora intravedere.
Riplasmare tutto
Assorbo ogni parola detta nei contesti psichici, rimodellando le perfezioni in prospettive perfettibili, ricercando l’olografia da spalmare ovunque per non dover più rincorrere questo ecosistema dimensionale.
Relazioni interspecie di Anders Fager – Club GHoST
Sulle pagine del Club G.Ho.S.T. una recensione di Cesare Buttaboni a Relazioni interspecie, raccolta di racconti di Anders Fager edita da Hypnos; un estratto:
In questa raccolta (Relazioni interspecie) la presenza delle entità del pantheon “lovecraftiano” è diventata più pervasiva e presente sulla Terra e lo spettro di HPL, anche se sullo sfondo, appare maggiormente rispetto al primo volume. Dico subito che le storie qui presenti mi sono piaciute di più rispetto a quelle di Culti svedesi, sono più centrate e meno fumose e mi sembrano di livello superiore: Fager è concreto e ha uno stile secco e asciutto. Lo schema è il solito e vede l’alternarsi di racconti a dei frammenti il cui scopo rimane abbastanza oscuro. Nel primo racconto (Quando la morte arrivò a Bodskär) troviamo una spedizione di soldati inviata sull’isola di Bodskär in Svezia per non meglio specificati compiti militari. La missione ha il compito di debellare una fantomatica minaccia russa ma la verità che emerge dai fondali del mare si rivela molto più spaventosa e inquietante. Sembra che gli abitanti anfibi di Inssmouth si siano trasferiti nelle fredde lande svedesi per mantenere culti innominabili. Con Giocare con Liam ci troviamo invece di fronte a una storia horror che ha per protagonista Liam, un bambino. Al di là dell’incontro che Liam ha con il mostro (da lui denominato Deinonychus in omaggio alla sua passione per i dinosauri ma che è una divinità dell’universo “lovecraftiano”) Fager è molto abile nel descrivere la solitudine e l’ingenuità dell’infanzia che si scontrano con l’indifferenza e la grettezza del mondo degli adulti i quali non sono in grado di capire i propri figli. In Il manufattodel signor Göring, Fager mette in scena l’originale commistione fra il nazismo e i Miti di Cthulhu facendo diventare Hermann Göring un collezionista e un adepto di Dagon. Si tratta di un racconto molto evocativo: anche qui in pratica viene accennato all’esistenza di una razza ibrida di esseri mezzi uomini e mezzi pesce che vivono nel mare al largo della Svezia. Göring non smentisce la sua fama di grande collezionista di arte acquistando una statua raffigurante il dio Dagon! Viene anche citato il culto di Yog-Shogoth: il nome sembra un gioco di parole fra Yog-Sothoth e uno Shoggoth! In Tre settimane di felicità assistiamo alla presa di consapevolezza della protagonista Malin, proprietaria di un negozio di acquari, del suo appartenere ad un’altra specie, un po’ quello che succedeva con il protagonista del finale del racconto La maschera di Innsmouth. L’ultima storia Un punto sul Västerbron è la mia preferita: la narrazione è apocalittica e descrive il suicidio apparentemente immotivato di diversi individui che si recano di notte sul ponte Västerbron buttandosi in acqua. Il tema mi ha fatto venire in mente il racconto di Richard Matheson, Lemming,dove si narrava dei lemming, piccoli roditori che, secondo la leggenda, si suiciderebbero in massa. In ogni caso la metafora è perfetta secondo Matheson e anche per il gruppo prog dei Van Der Graaf Generator (nel brano Lemmings da Pawn Hearts) per descrivere le nevrosi e le pulsioni di autodistruzione che sono parte della razza umana e verrà usata anche dagli Amon Düül II (band di Krautrock) nel disco Dance of the Lemmings.
Se vi era piaciuto Culti svedesi anche questo volume non vi deluderà e anzi, come dicevo, a mio avviso gli è superiore. Se invece siete dei “lovecraftiani” talebani, andateci con i piedi di piombo.