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Erbafoglio n. 27 – Antropocene


Sul gruppo di FB della rivista poetica – e non solo – Erbafoglio la segnalazione dell’uscita del numero 27, dedicato all’Antropocene e a tutte le follie umane che segnano a fondo il nostro habitat terrestre.
Sono felice di esserci anche io, con un piccolo saggio intitolato “Poche considerazioni sull’antropocene” e che, cosa che mi fa enormemente piacere, figura subito dopo un contributo di Carmine Mangone e che, insieme, precedono uno stuolo di autori e amici che mi rendono meno solo (penso, tra tutti, a Jonathan Rizzo e Roberto Belli, oltre che ad Arnaldo Pontis).
Qui il prossimo evento FB del 16 giugno, in cui verrà presentata ufficialmente l’iterazione 27 della rivista. Che altro dire se non ‘acquistatela’, perché è fondante non per il mercato ma per la cultura, quella fatta bene.

Cronologia del Collasso e non-caduta di Roma – Renovatio Imperii


Come premesso inizialmente, questa Cronologia del Collasso ha passato in rassegna gli eventi chiave che hanno segnato la permanenza all’ufficio imperiale degli ultimi Augusti d’Occidente, da Valentiniano III a Romolo Augustolo. Benché necessariamente selettiva, la scelta delle fonti e degli episodi ricordati in questa “piccola storia della finis Romae” ha cercato di rispettare gli obiettivi dell’articolo, prettamente divulgativi.
Dell’importanza di questo tema si deve anche dire che dalla posizione adottata da parte (o parti) del mondo accademico dipende un tratto considerevole della periodizzazione storica antica e medievale. L’abbandono progressivo delle teorie cadutiste, tra cui spicca l’opera di Andrè Piganiol e il suo “la Civiltà romana fu assassinata”, ha condotto alla rivalutazione del periodo primo-medievale nei termini di tardo-antico, dove quest’ultima denominazione definisce uno sfumare fra antichità e medioevo privo di cesure.

Ancora oggi il dibattito rimane vivacissimo. Lo dimostra il guanto di sfida lanciato a Peter Brown, uno dei massimi esponenti della corrente del tardo-antico, da parte di Ward Perkins, allievo della corrente cadutista-gibboniana, con il suo “La Caduta di Roma e la Fine della Civiltà”, pubblicato nel 2010. In ultimo, anche Renovatio Imperii, come associazione storica, spiegandosi “in Roma”, partecipa a mantenere vivo il dibattito, oltre che su questo tema, sul significato di Roma “per noi”. Dove quel noi sta per tutta la Civiltà occidentale.

Questa è la chiosa di un lungo articolo apparso su RenovatioImperii che indaga il (vuoto) potere che avevano gli ultimi imperatori occidentali a ridosso del 476 d.C., quando l’imperium si dissolse nella residua parte occidentale dell’Impero Romano, quella che faceva riferimento a Roma e Ravenna.
È un articolo lungo, ma ne vale davvero la pena: leggetelo 😉

Le armature dei Romani (VIII sec. a.C.-XV sec.). Da Romolo a Costantino XI – TRIBUNUS


Su Tribunus un lungo articolo che tratta la foggia e l’evoluzione delle armature romane, da Romolo fino alla caduta di Costantinopoli. Duemila e passa anni di storia bellica vista attraverso le forme di difesa estrema del soldato, rivalutata filosoficamente nel corso dei secoli dalla cultura che ha via via permeato lo Stato romano. L’incipit:

Quando pensiamo alle armature dei soldati romani, il primo pensiero va inevitabilmente alla lorica segmentata, la corazza a piastre metalliche del legionario iconico e, come ripetiamo sempre, spesso molto stereotipato.
Tuttavia, nei loro duemila e più anni di Storia, i Romani hanno in realtà prodotto, acquisito e indossato una gran quantità di tipi di corazze diverse – e la lorica segmentata, a parte non essere stata sempre uguale a se stessa, non è nemmeno la tipologia più utilizzata.
Senza la pretesa di essere esaustivo (sarebbe impossibile parlare, in un solo articolo, di tutte le fonti disponibili sul tema), con questo articolo vedremo una panoramica delle principali tipologie di armature indossate dai soldati romani nel corso dei secoli, dalla fondazione di Roma alla caduta di Costantinopoli.

L’UFO di Mussolini: Fortezza volante | Fantascienza.com


Su Fantascienza.com la segnalazione del romanzo Fortezza volante, di Lorenzo Palloni e Miguel Vila, ambientato in Italia negli anni 30 del ‘900, protagonista il regime fascista alle prese con i fenomeni allora ingestibili degli UFO. La quarta:

In una notte d’estate del 1933 un velivolo misterioso si schianta al suolo nei pressi di Vergiate, nel varesotto, lasciando dietro di sé una densa coltre di fumo rosa e un omicidio irrisolto. Mussolini in persona ordina da subito che l’accaduto venga insabbiato e istituisce un Gabinetto Speciale per indagare in segreto sull’oggetto volante non identificato. Nessuno ha mai visto un aereo come quello ma tutti, proprio tutti, hanno un’opinione sull’accaduto: un’arma segreta tedesca, una tecnologia inglese, un aeromobile americano. Ciò che i personaggi scopriranno li obbligherà a misurarsi per la prima volta nella storia con forze extraterrestri e tecnologie aliene, in un vorticoso intreccio di spionaggio internazionale che anticipa di trent’anni gli incidenti di Roswell e riscrive i contorni dell’ufologia.

Vlanga – CoverReveal


Cover reveal di Ksenja Laginja della prossima uscita imperiale: Vlanga, per i tipi digitali di DelosDigital, collana L’orlo dell’Impero. KeepTalking

L’ultimo romanzo di Valerio – Carmilla on line


Su CarmillaOnLine la segnalazione di La fredda guerra dei mondi. Romanzi brevi e racconti ritrovati, che Franco Forte ha pubblicato recentemente per Mondadori; si tratta dell’ultimo romanzo di Valerio Evangelisti, purtroppo incompleto, su cui stava lavorando un anno fa, più altri racconti che completano il quadro dell’autore da più punti di vista, qualcosa di cui si sentiva la mancanza. Ciao Valerio

Gli alieni esistono, attaccano la Terra e ne distruggono i monumenti. Chiedono la liberazione dei loro compagni catturati dopo la seconda guerra mondiale. Le élite mondiali utilizzano la paura del nemico per rafforzare il consenso e dominare la popolazione. Nel frattempo uno scalcinato gruppo di rapinatori organizza un colpo proprio in una delle basi dove si trovano i prigionieri. I protagonisti dell’impresa si autodefiniscono anarchici e concepiscono le loro azioni come espropri volti a ridistribuire la ricchezza sociale. Si sono dati perfino un nome, Confederazione sotterranea dei lavoratori, ma a parte il leader – Justin Mathurin, detto il Reverendo – e il Tricheco – militante in gioventù della Gauche prolétarienne – gli altri hanno ben poco di politico: si tratta di prostitute occasionali, ex tossicomani e altri frequentatori del sottomondo criminale.
Di questo parla La fredda guerra dei mondi, l’ultimo romanzo di Valerio Evangelisti. Si tratta di un’opera incompleta, ma godibilissima per i suoi personaggi scanzonati, il ritmo incalzante, l’acume politico e l’irresistibile comicità popolaresca:

“Al primo sorso di champagne, Romero, che non vi era abituato, emise un rutto così forte da far sussultare la clientela e tremare le vetrate. Un ritratto di Apollinaire cadde e si ruppe il vetro di protezione. Dal piano superiore, separato da quello in basso con una scaletta, si affacciò irritato un noto giornalista televisivo. Gridò al maître: «Gustave, siamo al Dôme o in una bettola di Aubervilliers?»”.
Romero Avellano gli urlò: «Ti vedo in tv! Io faccio con la bocca i rumori che tu fai col culo, e trasformi in notizia! Vieni giù, e ti infilzo con una forchetta, sporco borghese!».

Certo, quando al diciottesimo capitolo il testo s’interrompe proviamo un tuffo al cuore e ci ricordiamo che il suo autore non è più tra noi. Però possiamo leggere il finale dell’omonimo racconto apparso in una raccolta Millemondi Urania nell’estate del 2020. Il romanzo incompiuto ne rappresenta infatti una riscrittura “aumentata” che ci introduce nel laboratorio segreto di Evangelisti: qui prendono vita personaggi tridimensionali come si conviene a un testo di maggiori dimensioni e compare lo scenario mutuato dalla precedente professione dello scrittore, quella di storico. Nel caso specifico torna alla memoria il suo saggio sugli anarchici illegalisti francesi del primo Novecento, contenuto nel libro Sinistre eretiche. Dalla banda Bonnot al sandinismo 1905-1984 (SugarCo, 1985). Non possiamo sapere se l’autore riservasse anche per il romanzo lo stesso finale del racconto, ma abbiamo una traccia possibile.

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“428 dopo Cristo. Storia di un anno” di Giusto Traina – Letture.org


Su Letture.org un’intervista a Giusto Traina, autore di “428 dopo Cristo. Storia di un anno”, un saggio storico che m’intriga molto perché piazzato nell’apice iperbolico del disfacimento romano d’Occidente, un momento su cui oscillava quel mondo prima di cadere definitivamente. Ecco la chiacchierata:

Prof. Giusto Traina, Lei è autore del libro 428 dopo Cristo. Storia di un anno pubblicato da Laterza: qual è l’importanza del 428 dopo Cristo?
Nella storia globale, il concetto di importanza è piuttosto elastico. Scegliere una data insolita come il 428 può stupire, e del resto ha stupito anche molti dei miei colleghi, compresi gli esperti di tardo antico. D’altra parte, anche se nel 428 sono accaduti eventi di un certo interesse, non si tratta esattamente di eventi epocali: l’unico episodio più o meno cruciale, che poi è il punto di partenza del libro, è la caduta di Artashes e la fine del regno della Grande Armenia, documentata solo da fonti locali, e praticamente oscurata dagli altri autori. Più di dieci anni fa (la prima edizione del libro, oggi ristampato in paperback, risale al 2007), l’ottimo redattore che aveva seguito la preparazione del manoscritto si era preoccupato della mia scelta di partire da una realtà marginale come l’Armenia, temendo che il prodotto finale risultasse un libro di nicchia, e trovasse pochi lettori interessati. Per fortuna è andata diversamente.

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Media-Trek » Blog Archive » Siouxsie and the Banshees a Milano


Sul blog-repubblica di Ernesto Assante la recensione di Mario Gazzola al recente concerto di Siouxsie Sioux a Milano, in cui si sottolineano i tratti salienti di quest’ennesimo ritorno geriatrico. Vi lascio alle  parole di Mario:

Il ritorno imprevisto di Siouxsie sul palco per i suoi fedeli avviene a 10 anni dalla sua ultima apparizione a un Meltdown festival, quando ormai la si dava per pensionata nella campagna inglese: i Banshees non ci sono più dal ’96, intorno a lei sul palco un chitarrista (Chris Turtell), un bassista (Joe Short), un batterista (Robert Brian) e un polistrumentista (Steve Evans), che si alterna fra tastiere e seconda chitarra, ma che alla Regina non sembra necessario sprecare qualche minuto per presentare al pubblico. Una Regina bizzosa che, per quanto propensa al dialogo col pubblico tra un pezzo e l’altro, a una richiesta urlata in sala da un fan risponde “Blah blah blah… don’t talk. Listen!”.
Efficacemente supportata dai suoi anonimi “operai” del rock, la Regina spazia ampiamente nella sua ormai quarantennale carriera, facendo scorrere la pellicola di classici come Christine, Happy House, Arabian Knights e Cities in Dust, ma anche di gemme minori come But Not Them e l’avvolgente Dear Prudence (il cui video passato a Mr. Fantasy nell’83 fu il mio primo incontro con la band e con la canzone, che all’epoca nemmeno sapevo essere una cover dei Beatles!), fino a oscure b-side racchiuse nella raccolta Downside Up (2004) come Catwalk, o alla Into a Swan tratta dall’unico, ma sempre valido, album firmato da solista (Mantaray del 2007) solo come Siouxsie. Una set list variegata e non prevedibile, che evita al concerto l’effetto juke-box dei cliché, in cui per esempio è caduto il live dell’estate scorsa dei Bauhaus, altri paladini del dark ’80.
Come di prassi in un concerto di area new wave, nessuna particolare prodezza strumentale in scena – a parte la canzone dei Creatures eseguita con tutti gli strumentisti impegnati alle percussioni – ma in compenso eleganti video proiettati sullo schermo di fondo: mari procellosi, liquide sirene nuotatrici riflesse nelle acque in cui fluttuano, ballerine in tutù, geometrie policrome che ben assecondano il caleidoscopio di colori degli arrangiamenti (supportati dal vivo coi campionamenti) in cui l’originale dark punk di Siouxsie ha saputo evolversi nel corso del tempo, qua e là conquistando anche gli onori delle classifiche e arricchendo la sua tavolozza dark dei colori dell’electro pop, di una personale rivalutazione della psichedelia e di diverse spezie etniche, che hanno evitato alla Regina di inaridirsi nel cliché del tuttosemprenero di marca Bat Cave.
Un concerto non molto lungo, altra caratteristica tipicamente new wave: circa un’ora e un quarto, concluso dai bis di Spellbound e dell’altra cover attesa dai fan: l’immortale, saltellante The Passenger di Iggy Pop, singolo dell’album Through the Looking Glass dell’87 (spumeggiante raccolta di omaggi a Disney, Dylan, Ferry e Television), originalmente riarrangiata con un supporto di fiati soul, ieri sera inevitabilmente campionati.
Pubblico – stagionato e non – entusiasta, finalmente accalcato verso il palco nell’omaggio alla cavernosa Sovrana in tunica-pantalone argentata, dopo un’ora di serrati controlli delle maschere del teatro sull’ormai inarginabile abuso di foto e video da cellulare.
Dopo ieri sera la Musica non intravede nuovi, arditi corsi da sviluppare, ma è stata una bella serata. Speriamo che preluda a un nuovo album perché anche le prove recenti di Siouxsie valevano l’ascolto. E – curioso strabismo temporale – anche un Peepshow, che nell’88 mi sembrava un “saldo di stagione” dell’era dark, sentito oggi si rivela un album valido, ben arrangiato e piacevolissimo, lontano da quelle radici solo perché la sua autrice si è evoluta nel tempo e non è rimasta la fotocopia del proprio mito. Quel che in fondo sarebbe il compito principale di un artista.

DANZA MACABRA – domenica 30 aprile | Presentazione “Tenebre Future” e reading “Schegge di Ossidiana” (last seal)


Domani 30 aprile, nell’ambito della magnifica rassegna Danza Macabra che si svolge dalla fine di marzo al Defrag di Roma in via Isole Curzolane 75, a cura del collettivo Crush, sarò due volte ospite (qui l’evento FB):

– alle 17.00 per la presentazione del libro Tenebre Future de La Nuova Carne Edizioni, assieme agli autori Paolo Di Orazio e Andrea Manenti, coordina Eleonora D’Agostino;

– alle 18.00 con la performance imperiale Schegge di Ossidiana, che mi vedrà protagonista accanto a Ksenja Laginja con l’accompagnamento musicale e Dj Set di Stefano Bertoli.

Ci vediamo lì?

DANZA MACABRA – domenica 30 aprile | Presentazione “Tenebre Future” e reading “Schegge di Ossidiana” (second seal)


Domenica 30 aprile, nell’ambito della magnifica rassegna Danza Macabra che si svolge dalla fine di marzo al Defrag di Roma in via Isole Curzolane 75, a cura del collettivo Crush, sarò due volte ospite (qui l’evento FB):

– alle 17.00 per la presentazione del libro Tenebre Future de La Nuova Carne Edizioni, assieme agli autori Paolo Di Orazio e Andrea Manenti, coordina Eleonora D’Agostino;

– alle 18.00 con la performance imperiale Schegge di Ossidiana, che mi vedrà protagonista accanto a Ksenja Laginja con l’accompagnamento musicale e Dj Set di Stefano Bertoli.

Ci vediamo lì?

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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.

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