Ricordo questa trasmissione TV del ’77, la vidi ovviamente in diretta quasi per caso e anche se non era la primissima volta che sentivo parlare dei Floyd, ne rimasi davvero impressionato. Da allora, da lì – l’ho capito bene solo adesso, rivedendo il servizio – il senso di arte ha assunto la forma di questi stilemi, di queste dinamiche, e tutto il resto non è contemplato perché troppo semplice, troppo lineare. Grazie a chi ha recuperato questo documento, che ha tutti i segni del videotape danneggiato dal tempo.
Nel crash in cui tutto precipita, il tuo risveglio appare come una caduta in bolle concatenate, senza soluzione di continuità, senza cognizione di alcuna causa vitale.
Riesco a rendermi sensoriale sull’intero spettro olgorafico soltanto quando le parole risuonano, rimestano, diventano estensioni delle rendite immanenti di ciò che ai più sembra piano.
Trovi una definizione di pura isteria laggiù, nelle valli psichiche depresse, lì dove l’angoscia assume tonalità sulfuree, il purpureo di un abisso in continua trasformazione che deborda verso il disumano.
Un brano che mi proietta direttamente a diciotto (18 il titolo di un’altra splendida song dei Placebo, e adesso via con la paranoia numerologica!) anni fa, quando sempre in primavera cominciai la mia avventura col blog; questo fu il primo dei tanti brani che hanno costellato la mia avventura nella blogosfera, e come non pensare a Ubi, con cui allora condividemmo la freschezza travolgente di questa bitter end?
Il tempo di una cruda malinconia prende quando ti avvinghi all’illusione temporale e ti senti portare via, ti senti dissolvere da tutto quello che non potrai mai trattenere.
Mostrando le linee lucenti verso l’immenso spazio sensoriale mostri la stessa gioia di un bambino di fronte al mare, di fronte all’abisso finito che tale non appare.
Su AxisMundi un articolo che è in realtà un posteditoriale alla pubblicazione Cyberpunk di Mondadori. Siamo sulle stesse lunghezze d’onda espresse in queste mesi un po’ ovunque da altre critiche evocate dal tomo Mondadori, il cyberpunk è stato un movimento che ha anticipato talmente tanto il basso futuro da divenire l’attualità. Alcuni estratti:
Bisognerebbe fare un listone della spesa solo per elencare le principali opere classificabili nella categoria cyberpunk e i suoi precursori. Blade Runner, Ghost in the Shell, Transmetropolitan, Nirvana… il cyberpunk è ovunque, ma questo non è necessariamente un bene. È un problema nel momento in cui si rapporta a una società troppo cyber e poco punk, che lo riduce a ennesimo oggetto di consumo e lo muta in agente della società dello spettacolo, teorizzata da Guy Debord nel 1967: Lo spettacolo è il cattivo sogno della società moderna incatenata, che non esprime in definitiva se non il suo desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno.
Con le tecnologie avanzate, le luci al neon e il Keanu Reeves di turno, lo spettatore viene trascinato nel cyberspazio delle infinite possibilità. Ma vi resta inerme. Così il cyberpunk sta vendendo l’anima al diavolo, in contraddizione ai principi che l’hanno fondato. Questa condizione paradossale è percepita soprattutto in riferimento al contesto italiano. Negli anni Novanta in Italia il cyberpunk era qualcosa di marcatamente politico. Per rendersene conto basta recuperare alcuni testi cult di quel periodo. La prefazione all’antologia Cyberpunkedita da Shake Edizioni Underground si apre con queste parole del curatore Raffaele Scelsi: La tensione politica di questo scritto è orientata difatti verso la riappropriazione della comunicazione da parte dei movimenti sociali, tramite la formazione di reti informatiche alternative, che possa finalmente impattare lo strapotere delle multinazionali del settore. Oggi tramite il cyberpunk si offre l’opportunità, a tutti gli operatori culturali e di movimento, di aprire un nuovo enorme campo di produzione di immaginario collettivo, capace di scardinare la tenace cappa immaginativa esistente, dalla quale da più tempo si è compressi. Non c’è partitismo, ma vengono affermati dei principi. L’autogestione, la democratizzazione dell’informazione e le potenzialità delle nuove tecnologie non sono slogan, come si legge all’inizio del volume: «Non esiste copyright su questa pubblicazione. Si diffidano però tutte quelle Società che lavorano per la costruzione e il mantenimento di una “società orientata verso una comunicazione di tipo chiuso”, a farne liberamente uso». Cyberpunk non come orpello ludico-letterario, ma sottocultura.
Su RadioRosBrera è disponibile il podcast di un dibattito, ideato e orchestrato da Mariano Equizzi, che mi ha visto partecipare assieme a Ksenja Laginja sul tema delle culture sotterranee, quelle tematiche lontane dall’ufficialità del flusso spesso indottrinato e che invece costituiscono l’ossatura della cosiddetta Controcultura.Parliamo di un tema spinoso, […]
Mi sono accorto che incredibilmente mancava una pagina su questo blog, quella dedicata al mio primo racconto in assoluto, primo scritto e primo pubblicato: Il gioco, uscito per i canali quasi clandestini dei MilleLire di Stampa Alternativa, nel giugno 1993. Più di una vita fa, ormai, sfioriamo i trent’anni di storia che, ora, mi sembrano […]
Quella che vedete qui sopra è la locandina dell’AlbissolaComics, manifestazione che si dovrebbe tenere alla fine di settembre in Liguria, ad Albissola appunto. Molti gli ospiti previsti, da Lukha Kremo a Dario Tonani, da Paolo Aresi a Davide Del Popolo Riolo e molti altri ancora, ma una cosa che mi inorgoglisce è proprio la locandina […]
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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.
“Siamo l’esperimento di controllo, il pianeta cui nessuno si è interessato, il luogo dove nessuno è mai intervenuto. Un mondo di calibratura decaduto. (…) La Terra è un argomento di lezione per gli apprendisti dei.” Carl Sagan
“Quando siamo calmi e pieni di saggezza, ci accorgiamo che solo le cose nobili e grandi hanno un’esistenza assoluta e duratura, mentre le piccole paure e i piccoli pensieri sono solo l’ombra della realtà.” (H. D. Thoreau)