Archivio per Application Programming Interface
17 dicembre 2020 alle 12:07 · Filed under Cybergoth, InnerSpace, Oscurità, OuterSpace, Reading, Surrealtà and tagged: Abisso, Application Programming Interface, Interrogazioni sul reale, Ridefinizioni alternative
Nel bagaglio dei tuoi accessi trovi costantemente alcuni alert di poco conto, qualcosa che trascuri sempre ma che, alla fine, ti costruisce intorno un castello di abissi dimensionali in cui precipitare vettorialmente.
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16 dicembre 2020 alle 18:17 · Filed under Cybergoth, Experimental, InnerSpace, Onirico, Oscurità, Reading, Surrealtà and tagged: Application Programming Interface, Interrogazioni sul reale, Luce oscura, Teoremi incalcolabili
Scendi nelle isterie di un giorno psichico, portando con te gli strali di un sogno nato compenetrato, uscite e ingressi di uno stesso iato esploso nella riga di codice che ti hanno assegnato.
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5 dicembre 2020 alle 19:02 · Filed under Cybergoth, Experimental, InnerSpace, Inumano, Oscurità, OuterSpace, Reading, Surrealtà and tagged: Application Programming Interface, Estensione psichica, Interrogazioni sul reale, Luce oscura, No more human, Nulla senziente, Open Source
Distribuzioni di software psichico che rasenta la libertà cognitiva estrema, quella inumana.
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24 ottobre 2020 alle 22:49 · Filed under Creatività, Cyberpunk, Editoria, Experimental, Futuro, Letteratura, Oscurità, OuterSpace, SF, Surrealtà and tagged: Application Programming Interface, Fanucci, Interrogazioni sul reale, Neal Stephenson, Ridefinizioni alternative, Teoremi incalcolabili, Transumanesimo
Su Fantascienza.com la segnalazione dell’uscita per Fanucci di Fall La caduta all’inferno, romanzo di Neal Stephenson che continua la sua sperimentazione semiotica del multiverso cibernetico e dell’upload cerebrale. La quarta, intrigante, e non potrebbe essere altrimenti.
Nella sua giovinezza, Richard “Dodge” Forthrast ha fondato la Corporation 9592, una società di videogiochi che lo ha reso un multimiliardario. Ora, raggiunta la mezza età, Dodge apprezza la sua vita comoda e libera, la gestione delle sue miriadi di interessi commerciali e trascorrere il tempo con la sua amata nipote Zula e la sua giovane figlia, Sophia. In una bella giornata autunnale, mentre si sottopone a una procedura medica di routine, qualcosa va irrevocabilmente storto. Dodge viene dichiarato morto cerebrale, tenuto in vita dalle macchine, lasciando la famiglia sbalordita e gli amici intimi attoniti. Molto tempo prima, Dodge aveva redatto il testamento ordinando che il suo corpo fosse dato a una società di crionica, ora di proprietà dell’enigmatico imprenditore tecnologico Elmo Shepherd. Legalmente obbligata a seguire la direttiva nonostante i dubbi, la famiglia di Dodge scansiona il suo cervello e archivia tutti i suoi dati in un cloud in attesa di sviluppi. Negli anni a venire, infatti, la tecnologia consentirà di riaccendere il cervello di Dodge, verrà creato un eterno aldilà, il Bitworld, in cui gli esseri umani continueranno a esistere come anime digitali.
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24 settembre 2020 alle 19:04 · Filed under Cybergoth, Experimental, InnerSpace, Oscurità, OuterSpace, Reading and tagged: Application Programming Interface, Infection, Luce oscura, Psichiatrico, Ridefinizioni alternative
Posso ambire a una complessità inaspettata, mentre osservo il sole andare giù lungo il crinale dei dati psichiatrici?
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31 agosto 2020 alle 20:33 · Filed under Cybergoth, Experimental, InnerSpace, Oscurità, OuterSpace, Reading, Surrealtà, Virtual Reality and tagged: Application Programming Interface, Estensione psichica, Luce oscura, Piccoli crimini, Ridefinizioni alternative
Aspetto di essere incastrato dalla videocamere craniali di testimoni virtuali, quelli che ancora non sono sulla scena del crimine psichico.
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29 gennaio 2020 alle 13:04 · Filed under Cybergoth, Cyberpunk, Experimental, Futuro, News, Postumanismo, Sociale, Sperimentazioni, Tecnologia and tagged: Application Programming Interface, Infection, Interrogazioni sul reale, Ridefinizioni alternative, Robotica
Su Fantascienza.com un interessante articolo sui robot del futuro, molecolari, biologici. Un estratto:
Cominciamoci ad abituare all’idea di allontanarci dalla visione tradizionale dei robot, più o meno sofisticati ma comunque costituiti di “ferraglia”. Possiamo a pieno titolo affermare che è iniziata l’era dei robot viventi: organismi formati da cellule organiche in grado di essere comandati ed eseguire operazioni complesse.
Questo importante risultato è opera della collaborazione sinergica tra informatici dell’Università del Vermont, coordinati da Sam Kriegman e Joshua Bongard, e i biologi dell’università Tufts e dell’Istituto Wyss dell’Università di Harvard, guidati da Michael Levin e Douglas Blackiston.
Sono stati già battezzati xenorobot per omaggiare la Xenopis laevis, la rana africana dalle cui cellule staminali sono stati costruiti, e riescono ad eseguire funzioni diverse da quelle che svolgerebbero normalmente all’interno della loro progenitrice sui generis.
Le prospettive e le potenzialità di utilizzo scientifico sono ambiziose, suggestive e sterminate, a partire dai viaggi all’interno del corpo umano per compiere le più disparate operazioni: dalla somministrazione di farmaci, alla ripulitura della arterie, al supporto della lotta contro patologie cardiache, malattie degenerative e forme tumorali.
Altrettanto importanti le applicazioni a tutela dell’ambiente: gli xenorobot, ad esempio, potrebbero essere promossi a spazzini degli oceani alla caccia di particelle di plastica, data la loro straordinaria capacità di rimanere “a mollo” per un lungo periodo e senza alcuna alimentazione.
Di fatto è avvenuto una sorta di rimescolamento e riprogrammazione di cellule. Uno xenorobot e una rana xenopis laevis vantano quindi lo stesso DNA, ma in sostanza si comportano in maniera differente in quanto gli aggregati di cellule di cui sono costituiti agiscono e funzionano in maniera diversa.
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