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L’anno del FantaRock | PostHuman
Su PostHuman la segnalazione di una prossima, monumentale uscita, un’opera che vede protagonisti Mario Gazzola ed Ernesto Assante che insieme – e in collaborazione con una manciata di altri redattori, tra cui io – definiscono le coordinate delle interazioni tra Rock e SF. Il volume, infatti, si chiama FantaRock, stranezze spaziali e suoni da mondi fantastici, e dal 6 dicembre sarà in libreria, edito da Arcana. Ne riparleremo, di quest’opera, man mano che la Rete si accorgerà di essa; nel frattempo, ecco alcuni tratti dal post di presentazione.
FantaRock esplora tutte le connessioni fra musica rock e immaginario di fantascienza, partendo dalle origini negli anni ’50 e risalendone il corso fino al 2018: un capitolo a decennio, tranne la fase del mitico ’68 che occupa un capitolo a sé, uno per questi primi 18 anni dal fatidico 2000, uno sulla multiforme carriera del sopra evocato David Bowie, il quale ha declinato le sue articolate passioni fanta in numerosi dischi e progetti cine-teatrali, fortunati e meno.
Ecumenicamente, il saggio affronta tutti gli stili musicali che si sono abbeverati alle sorgenti del fantastico avvicendandosi nel corso di questi 60 e rotti anni, senza snobismi critici: dal r’n’r primordiale al folk fino ai cantautori italiani, dal jazz alla psichedelia, dal prog alle avanguardie più esoteriche; e poi hard&heavy, punk e new wave, ma anche importanti colonne sonore orchestrali o elettroniche, disco music ed electro pop, hip e trip hop, jungle e techno, fino alle più recenti contaminazioni a 360 gradi delle Björk o dei Gorillaz, degli Unkle o dei Flying Lotus. E ancora, gli storici concept album degli anni ’70 con le loro fantastiche copertine apribili a libro, fino ai loro epigoni nel moderno progressive metal.
Sonda le ispirazioni letterarie e cinematografiche dei musicisti, le connessioni con il mondo del fumetto, oggi del videogioco e delle serie tv. Fino ai cantanti divenuti attori (Bowie, Jagger, Iggy Pop, Alice Cooper etc.) e – in qualche caso – anche registi (Rob Zombie) o autori letterari/fumettistici, o quantomeno ispiratori a loro volta di personaggi del fantastico come Sandman (Robert Smith), Constantine (Sting), il Corvo (Peter Murphy).Analizzando in profondità, in effetti i percorsi che collegano la nostra musica alla narrativa dallo sguardo proteso verso gli spazi infiniti, o l’immaginazione di possibili futuri, sono pressoché infiniti: anche perché quella musica ha appunto sempre avuto nel proprio dna l’ambizione di essere in un certo senso la “colonna sonora del futuro”, ovvero l’astronave per conquistarli quegli spazi. A volte, anche (ri)scoprendone versanti inesplorati, come ha sottolineato Sandro Battisti (che ha curato le schede su Pink Floyd e Fields of the Nephilim): “descrivere minuziosamente l’universo dei Fields of the Nephilim e, soprattutto, dei Pink Floyd, relazionarli col fantastico e con la s/f in particolare, è stato come pitturare nuovamente una tela che conosci a menadito, ma mai così doviziosamente. Narrare di quei mondi ha il sapore sapido di un gusto mai troppo appagante, mai troppo esplorato, mai davvero stancante”.
FantaRock esce in libreria il 6 dicembre, occupa ben 460 pagine (con numerose illustrazioni in b/n) e costa 26,50€.
Björk – Army Of Me
Questa song è stata un fonte notevole di ispirazione per me, intorno alla metà ’90. Devo dire grazie a queste sonorità se ho scritto il mio primo romanzo, Visioni incarnate – Lo scrittore, un non romanzo molto vicino alla forma dell’iper-romanzo. Piacevole riscoperta del brano, ora, a più di 15 anni da allora, ed è bello notare come esso non abbia perso nulla della carica sperimentale e innovativa di quel tempo.
Björk – Desired Constellation
Segui ogni luce nel suo definitivo intricarsi nei suoni della mia anima, della tua, di ogni emanazione aromatica di ciò che sei e sono. Poi le scelte divengono un appiattimento sul reale, che scompare, tutto si amalgama e diviene fantastico, trascendentale, forse ancora più reale di ciò che vedi.
Björk: Moon
Qualcuno ricorda Kitsune? Le sensazioni melliflue di questo video si ripercuotono in me attraverso la memoria di un futuro remoto, una sorta di malinconia, un ritrovare un’amica persa nelle pieghe di ciò che potrebbe avvenire. È vertigine che rapisce, il senso puro della perdita di qualcosa che non tornerà (o che non verrà mai).