Archivio per Carmine Treanni
1 ottobre 2019 alle 14:11 · Filed under Accadimenti, Creatività, Cybergoth, Editoria, Empatia, Energia, Experimental, InnerSpace, Inumano, Letteratura, Onirico, Oscurità, OuterSpace, Quantsgoth, SF, Surrealtà and tagged: Alessandro Fambrini, Alessandro Forlani, Annibale, Carmine Treanni, Dario Tonani, Davide Del Popolo Riolo, Delos Books, Diego Gnesi Bartolani, Franco Ricciardiello, Gardner Dozois, Giampietro Stocco, Giovanni De Matteo, Impero Connettivo, Interrogazioni sul reale, Linda De Santi, Luigi Rinaldi, Lukha B. Kremo, Maddalena Antonini, Milena Debenedetti, Nicoletta Vallorani, Produco, Ridefinizioni alternative
Su Fantascienza.com la notizia estesa e ufficiale della prima The Year’s Best Science Fiction italiana, curata da Carmine Treanni ed edita da DelosDigital. Altri futuri, è il suo titolo.
Sono in splendida compagnia di tanti bravi autori, vi cito la sinossi che è davvero esaustiva; inoltre, più sotto metto un estratto del mio racconto incluso nell’antologia, La legione liquida, uscito precedentemente per Robot 85. Un grande ringraziamento a Carmine…
Quella che vi accingete a leggere è un’antologia destinata a entrare nella storia della fantascienza: si tratta della prima The Year’s Best Science Fiction italiana. Questo genere di raccolte sono ormai una tradizione sul mercato anglosassone, dove curatori come David G. Hartwell e Gardner Dozois ne hanno fatto un appuntamento irrinunciabile per i lettori di lingua inglese e che anche i lettori italiani hanno potuto apprezzare. Altri futuri contiene i migliori racconti italiani apparsi singolarmente in formato elettronico, su riviste, antologie collettive e personali pubblicati dagli editori indipendenti nel 2018. Le storie che presentiamo contengono tutte le sfumature della speculative fiction e possono essere considerate uno “stato dell’arte” della fantascienza italiana.
Racconti di Maddalena Antonini, Sandro Battisti, Giovanni De Matteo, Linda De Santi, Milena Debenedetti, Davide Del Popolo Riolo, Alessandro Fambrini, Alessandro Forlani, Diego Gnesi Bartolani, Lukha B. Kremo, Franco Ricciardiello, Luigi Rinaldi, Giampietro Stocco, Dario Tonani, Nicoletta Vallorani.
Ecco l’incipit del mio racconto:
Emergeva da un lato oscuro del continuum e osservava la scena che aveva di fronte con innato interesse, la sua arma era affilata e ben salda nella mano sinistra, pronto a colpire.
Lucius Cedicio scrutava attentamente il territorio siciliano che aveva di fronte, poi si voltava con circospezione, come a sincerarsi che nulla lo stesse minacciando alle spalle; con passo isterico aveva preso allora a girare intorno al sito, l’istinto del militare lo rendeva vigile e attento: cominciava davvero a credere che nessuno fosse nei suoi pressi. Si concentrò, quindi, su ciò che vedeva e discriminò il paesaggio, la valle che sotto di lui risplendeva di fertilità e di sole; vide frutteti e campi di grano che avrebbero potuto risollevare Roma se solo fosse stata affamata da un ipotetico assedio o addirittura da un’occupazione militare. L’invasione, però, c’era stata sul serio, Annibale si era spinto su tutto il territorio italico e aveva minacciato Roma da vicino, mostrandogli il genio che lo aveva portato a giocare con le truppe e i condottieri romani: aveva annientato legioni su legioni, si era preso gioco di ogni strategia quirita e lui, Lucius, aveva avuto continuamente il timore di incrociare lungo la Penisola i suoi eserciti, la letale cavalleria numida, le schiere scelte di fanti che rimanevano impassibili sull’orlo della battaglia, pronte a massacrare i
nemici.
Lo avevano mandato in avanscoperta. O meglio, era stato lui stesso a voler andare in ricognizione per capire dove avrebbe potuto stazionare la legione romana cui apparteneva: doveva capire dove stessero i Cartaginesi, dove la battaglia poteva originarsi e come, di conseguenza, si dovevano disporre i Romani.
Su quelle colline viveva un senso di vertigine.
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28 settembre 2019 alle 22:34 · Filed under Accadimenti, Creatività, Cybergoth, Editoria, Empatia, Energia, Experimental, InnerSpace, Inumano, Letteratura, Onirico, Oscurità, OuterSpace, Quantsgoth, Ricordi, SF, Surrealtà and tagged: Annibale, Carmine Treanni, Delos Books, Giovanni De Matteo, Impero Connettivo, Impero Romano, Luce oscura, Olosensorialità, Robot
Con colpevole ritardo – ma sapete, a una certa il rincombellimento è un attimo – segnalo una pubblicazione dove è contenuto un mio racconto. Ringrazio Giovanni De Matteo che me lo ha fatto ricordare, e procedo con la segnalazione vera e propria.
Il libro, temo, si tirerà dietro uno strascico di polemiche infinite. L’impavido Carmine Treanni, direttore di Delos Science Fiction, si è preso la briga di selezionare quello che secondo lui rappresenta il meglio del racconto di fantascienza italiano apparso nel 2018 presso piccoli e medi editori. Un lavoro immane che ha portato alla selezione di 15 racconti per Altri Futuri per DelosDigital.
Il mio contributo è La legione liquida, racconto apparso su Robot 85; incollo qui sotto ciò che ho scritto all’epoca della prima pubblicazione. Ringrazio infinitamente Carmine per avermi voluto a bordo.
Un mio racconto imperiale è sul numero 85 della mitica rivista Robot; il suo titolo è La legione liquida ed è uno spinoff del romanzo Punico, recentemente uscito per DelosDigital (The city’s return, uscito subito dopo per Kipple, era un improbabile prequel di tutto ciò).
Ci vediamo a StraniMondi, eh? 😉
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15 luglio 2019 alle 20:04 · Filed under Deep Space, Futuro, InnerSpace, OuterSpace, Passato, Postumanismo, Tecnologia and tagged: Carmine Treanni, Festa, Interrogazioni sul reale, Luce oscura, Luna, Neil Armstrong, Ridefinizioni alternative
Su Fantascienza.com la segnalazione di un saggio scritto da Carmine Treanni per ricordare il cinquantenario dell’allunaggio: Sulla Luna. Ecco la quarta, che esplica molto bene il tono della pubblicazione:
“Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. Con queste parole, l’astronauta americano Neil Armstrong, e con lui tutta l’umanità, metteva piede sulla Luna il 21 luglio del 1969.
Nel cinquantesimo, storico, anniversario dell’allunaggio, il saggio ripercorre le tappe fondamentali della corsa allo spazio: dal lancio del satellite Sputnik da parte dei sovietici nel 1957 allo sbarco sulla Luna degli americani. Il libro, poi, approfondisce anche come siano infondate le tesi dei cosiddetti “complottisti”, ossia di coloro che asseriscono che sulla Luna non ci siamo mai andati, e racconta cosa ci riserva il futuro dell’esplorazione spaziale e il ruolo centrale che avrà il nostro satellite. A corollario della storia dello sbarco sulla Luna, il libro apre anche una finestra sull’immaginario, raccontando di come la fantascienza abbia rappresentato la conquista della Luna, attraverso romanzi.
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30 Mag 2019 alle 22:33 · Filed under Deep Space, Editoria, Futuro, Letteratura, SF, Tecnologia and tagged: Carmine Treanni, Luna, Neil Armstrong, Siderale
Su Fantascienza.com la segnalazione di Sulla luna, libro scritto da Carmine Treanni che traccia la storia e fa il punto sui 50 anni che sono passati dal celebre sbarco sul nostro satellite naturale. Ecco la quarta:
“Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un balzo gigantesco per l’umanità”. Con queste parole, l’astronauta americano Neil Armstrong, e con lui tutta l’umanità, metteva piede sulla Luna il 21 luglio del 1969. Nel cinquantesimo, storico, anniversario dell’allunaggio, il saggio ripercorre le tappe fondamentali della corsa allo spazio: dal lancio del satellite Sputnik da parte dei sovietici nel 1957 allo sbarco sulla Luna degli americani. Il libro, poi, approfondisce anche come siano infondate le tesi dei cosiddetti “complottisti”, ossia di coloro che asseriscono che sulla Luna non ci siamo mai andati, e racconta cosa ci riserva il futuro dell’esplorazione spaziale e il ruolo centrale che avrà il nostro satellite. A corollario della storia dello sbarco sulla Luna, il libro apre anche una finestra sull’immaginario, raccontando di come la fantascienza abbia rappresentato la conquista della Luna, attraverso romanzi, film e serie televisive.
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3 Mag 2019 alle 04:45 · Filed under Cognizioni, Creatività, Deliri, Futuro, InnerSpace, Letteratura, Oscurità, OuterSpace, SF, Sociale and tagged: Carmine Treanni, Distopia, Emanuele Manco, Infection, Interrogazioni sul reale, Luce oscura, Philip Roth, Storia del Rock, Teoremi incalcolabili
Numero imponente il 206 di Delos, dedicato ai concetti distopici che attraversano l’universo SF e, soprattutto, il nostro presente. In questo contesto vorrei segnalare alcuni articolo, davvero imperdibili:
Leggete approfonditamente, è tutta salute. Grazie ancora a Carmine Treanni, il curatore di Delos.
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30 marzo 2019 alle 16:37 · Filed under Creatività, Fantastico, Letteratura, Oscurità, Recensioni, Sociale and tagged: Carmine Treanni, Delos, Giallo, Interrogazioni sul reale, Noir, Ridefinizioni alternative, Robert Louis Stevenson
Su Fantascienza.com, nell’ambito Delos205, un articolo di Carmine Treanni che analizza il capolavoro di Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hyde. L’analisi avviene su vari argomenti, SF, Fantastico, Giallo, sociale. Un estratto della disquisizione:
Una fetta consistente della cultura di massa è costituita dai generi narrativi cosiddetti paraletterari: il fantastico, il rosa, il western, la fantascienza, l’horror, il giallo. Ad una prima lettura il racconto di Stevenson è generalmente associato al genere fantastico, o all’horror, grazie anche alle successive versioni cinematografiche. Ma una lettura più attenta, ci mostra come Lo Strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hyde affondi le sue radici in più generi narrativi, che costituiscono i contenuti tipici della Cultura di Massa.
Il racconto dello scrittore inglese appartiene al genere fantastico proprio perché l’elemento irrazionale (il tentativo del dottor Jekyll di scindere nell’animo umano il bene dal male) si alterna al tentativo di una spiegazione razionale. Sappiamo, infatti, che è attraverso una pozione chimica che il dottor Jekyll riesce a mutare nel perfido Hyde. Una spiegazione razionale, quasi scientifica. Ma tutto è rimesso in discussione nel momento in cui Jekyll scopre che non ha più bisogno della pozione per trasformarsi in Hyde.
A nostro avviso, però, il racconto stevensoniano contiene i germi di almeno altri due generi classici della cultura di massa, ovvero il giallo e la fantascienza. Tutta la storia è sì incentrata sulla figura di Jekyll e della sua controparte Hyde, ma ci viene quasi interamente mostrata attraverso gli occhi dell’avvocato Utterson, amico del dottor Jekyll. Fin dalle primissime pagine, Utterson sembra essere un tipico investigatore, caro a tanta letteratura crime. Nel primo episodio del racconto, intitolato “Storia della porta”, Utterson induce suo cugino Enfield, durante una loro rituale passeggiata, a farsi raccontare una strana storia in cui è rimasto coinvolto. Un giorno Enfield, tornando a casa alle tre del mattino, si trovò casualmente davanti ad un’orribile scena: un uomo e una bambina si scontrarono all’angolo di una strada e “l’uomo calpestò tranquillamente il corpo della bambina e la lasciò urlante sul marciapiede”. Enfield rincorse l’uomo e lo costrinse a ritornare indietro. Intanto, le urla della bambina avevano richiamato i suoi genitori e altre persone. Enfield riuscì a far risarcire la bambina con cento sterline. A questo punto Utterson chiede al cugino il nome dell’uomo che ha calpestato la bambina e quando Enfield gli confida che è Hyde, Utterson ne rimane colpito e decide di investigare su quell’uomo. Il nome Hyde, infatti, non gli è sconosciuto, in quanto appare nel testamento del suo amico dottor Jekyll: nel caso che questi scompaia i suoi beni devono essere lasciati al signor Hyde. Un testamento che sconvolge e inquieta l’avvocato Utterson che, novello Sherlock Holmes, vuole scoprire chi è veramente il signor Hyde. Così, nella successiva parte del racconto intitolata “Alla ricerca del signor Hyde”, Utterson prima si reca dal dottor Lanyon, amico suo e di Jekyll, per chiedere se conosce il signor Hyde, poi effettua dei veri e propri appostamenti nei pressi della casa in cui si presume abiti Hyde, per vederlo di persona. Siamo insomma davanti ad un vero e proprio detective che usa le armi della logica e della deduzione per venire a capo di un mistero.
Jekyll è insoddisfatto della propria vita, è “alienato” e cerca una via di fuga. Stevenson, in questo racconto, anticipa le teorie sull’inconscio di Freud, ma anche il processo di individualizzazione tipico della società capitalistica. C’è poi il laboratorio, il luogo deputato dove si pratica l’arte della scienza: un simbolo classico della fantascienza. Ma rappresenta, soprattutto, la scienza in quanto disciplina apportatrice di una nuova visione del mondo, della realtà, dell’uomo stesso. Il racconto in più punti rispecchia questa generale fiducia nella scienza, o meglio della sua naturale tendenza ad andare oltre i suoi stessi limiti, a varcare i confini che sono continuamente labili. Sarà lo stesso Jekyll che, dinnanzi al suo amico dottor Lanyon, si trasformerà da Hyde in Jekyll. Lo stesso amico che, anni prima, lo aveva deriso in merito alle sue teorie sulla possibile presenza in ognuno di noi di due anime, una dedita al bene e l’altra al male. È chiaro che Lanyon rappresenta la scienza, ma anche un modo di concepire il mondo, la società che rispecchia l’epoca vittoriana. Non a caso, lo scrittore inglese scrive il racconto con l’intento di sferrare un duro attacco alla repressiva e puritana letteratura inglese vittoriana.
L’appartenenza del racconto, dello scrittore inglese, a più generi narrativi è già di per sé motivo sufficiente per considerarlo a pieno titolo appartenente alla cultura di massa.
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28 febbraio 2019 alle 15:44 · Filed under Accadimenti, Creatività, Cybergoth, Cyberpunk, Experimental, InnerSpace, Interviste, Letteratura, Oscurità, OuterSpace, SF, Surrealtà and tagged: Carmine Treanni, Delos, Delos Books, Giovanni De Matteo, Interrogazioni sul reale, Luce oscura, Olosensorialità, Ridefinizioni alternative, Teoremi incalcolabili, Urania
Su Fantascienza.com una bella intervista, nell’ambito di Delos204, a Giovanni De Matteo. I temi trattati virano attorno al metamondo da lui concepito, quello della Napoli (spesso ospite di Urania) della metà di questo secolo, dove la tecnologia e la Singolarità s’intrecciano in un tripudio del kipple e della commistioni poliziesche virate al futuro. Un brano della chiacchierata, che ha toccato vari temi dell’universo creativo di Giovanni:
Dopo Sezione π² e Corpi spenti mi sarei aspettato il terzo romanzo con protagonista Vincenzo Briganti, e invece mi hai spiazzato (favorevolmente e credo anche i tuoi lettori), scrivendone uno ambientato nello stesso universo, ma con un nuovo principale personaggio. Quali sono i motivi che ti hanno spinto verso questa scelta e che collegamenti ci sono con i due precedenti romanzi?
Anche se l’esordio letterario di Vincenzo Briganti era fin dall’inizio pensato come parte di un possibile racconto seriale, l’universo della Sezione Speciale di Polizia Psicografica di Napoli abbracciava un più ampio orizzonte narrativo ancora prima che Briganti entrasse in scena. Prima di Sezione π² era stata infatti la volta di un fumetto uscito a puntate sulle pagine di Solaris*, un progetto di Cagliostro ePress tanto interessante quanto sfortunato, e come la stessa rivista rimasto incompiuto. C’era tutto un mondo lì fuori che Sezione π² e Corpi spenti mi hanno permesso solo di intravedere di sfuggita, e un romanzo slegato dalla continuity delle indagini dei necromanti poteva aiutarmi ad addentrarmi nei suoi recessi.
I collegamenti con i due romanzi «canonici» non mancano, con alcuni personaggi di contorno che tornano in Karma City Blues, unendosi a una galleria ancora più ampia. Ma i punti di contatto principali sono sicuramente l’ambientazione, che al lettore dei precedenti romanzi risulterà allo stesso tempo familiare e straniante, e la psicografia, qui mostrata secondo la lezione di William Gibson nell’uso che la strada ha trovato il modo di farne. Uno dei motivi che mi hanno spinto a scrivere un romanzo staccato dalle indagini dell’Officina è anche questo: esplorare il contesto criminale dall’altra parte della barricata.
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