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NeXT Hyper ObscureArchivio per Demiurghi
Bricolage, what if a cell were to escape, like a tiger from the zoo? | Neural
[Letto su Neural]
Bricolage è un’installazione che cresce nell’incubatrice che la custodisce. In questo ambiente protetto creato ad hoc crescono dei “bio-bot”, strutture cellulari autonome, specificamente bioingegnerizzate da Nathan Thompson, Guy Ben-Ary e Sebastian Diecke. I bio-bot sono fatti di cellule di sangue, muscolo cardiaco e seta e crescono assembrandosi autonomamente in forme sempre diverse: si contraggono, si dimenano e si aggregano, diventando man mano visibili a occhio nudo. Il loro aspetto è simile a una medusa senza tentacoli, nei minimi movimenti si percepisce un ritmo che ricorda il (nostro) battito cardiaco. La mancanza di intermediazione di strumenti tecnici specifici (come per esempio il microscopio) rende l’interazione con queste entità immediata e diretta, quasi familiare. Nell’allestimento, l’installazione è accompagnata da un testo visivo della scrittrice Josephine Wilson, che esplora il concetto di “bricolage” come processo creativo che mette in relazione caotica l’arte e la scienza. “What if a cell were to escape, like a tiger from the zoo?”, “Can you feel sorry for a cell, or does it depend where they come from?”, si legge nei suoi scritti. È difficile prevedere quali forme emergeranno dal processo di autoassemblaggio, ed è in questa incertezza che lo spettatore è invitato ad entrare e osservare.
Il prigioniero idiota
Hai pasticciato con i codici eppure non hai ancora imparato che a ogni azione segue una reazione, e pensando di non aver fatto nulla di grave sei penetrato ancor di più nel tessuto che non è tuo dominio, e ora sei invischiato come un insetto terrorizzato nella tela di Shelob.
Demiurgo superiore
Soppesò gli abissi, e ne determinò il fondo del sistema dimensionale. Poi costruì l’illusione sensoria massima, nessun demiurgo aveva osato tanto.
Il Demiurgo e la possibilità positiva: plasmazione – A X I S m u n d i
Su AxisMundi un lungo ma interessantissimo trattato sui demoni, sui nephilim, sul concetto di demiurgo, le trasversali associazioni e atti creativi tra quest’entità. Un estratto:
Come ebbe modo di notare anche Ugo Bianchi, nel Mito il riferimento a “Zeus” molto spesso è del tutto generico e quindi può riguardare accadimenti anteriori al suo effettivo avvento; ciò, riteniamo, secondo una trasposizione analoga a quella dei “Figli di Dio”, che nel Genesi appaiono appena nel sesto capitolo, ma purtuttavia, come abbiamo visto, potrebbero rappresentare (anche) fatti ben precedenti. Mircea Eliade ricorda anche altri miti, di origine mesopotamica, nei quali la materia prima della quale sarà poi costituito l’uomo è, pure qui, di natura demoniaca: è il caso del sangue di Kingu, che anticamente era stato uno dei primi Dei celesti ma poi era divenuto il capo della fazione dei Demoni, e la cui analogia alla figura del Lucifero caduto ci sembra quindi piuttosto chiara.
Ora però il Demiurgo estrinseca l’aspetto “positivo” e pienamente conforme al Principio, apparendo come un suo mero strumento per la creazione antropo-cosmica: in tale visuale corrisponde a Ruach, il soffio divino (assimilabile anche all’indù Hamsa, mitico cigno-veicolo di Brahma e sul quale torneremo più avanti) che, agendo sulla materia primordiale, costruisce l’Adam Ha-Rishon immortale, “principio” di quello che più tardi sarà l’uomo sensibile. Ma la presenza dell’anzidetto elemento materiale, pone ora l’intervento demiurgico al livello della manifestazione che, per utilizzare le categorie guénoniane, è quello “formale” o “individuale”, ancorché secondo noi, ancora “sottile” e non grossolano: prendendo a modello l’Androgine bisessuato, viene quindi plasmato il sottostante Adamo del secondo capitolo del Genesi, il quale, non a caso, Leopold Ziegler ricorda essere ancora «unico della sua specie e non accoppiato».
Per Titus Burckhardt questo «soffio vitale», esso stesso costituito di materia sottile, appartiene al mondo intermedio posto tra Cielo e Terra, “vento” che – associato anche al Mercurio – nel proprio ventre porta il “germe” spirituale: rispetto al Principio trascendente ricopre quindi una funzione passiva e ricettiva, esattamente come riceve ed “assume” l’immagine androginica. In tale prospettiva, Evola segnala come in ambito gnostico il mondo del Demiurgo rivesta infatti carattere femminile (più sopra avevamo accennato alle caratteristiche di Sofia-Zoe) di cui la “mercurialità” è senz’altro un carattere distintivo. Ma il mondo animico – “serpentino” – può assumere, a seconda del punto di vista dal quale lo si considera, gli attributi dell’Essenza o quelli della Sostanza il che, come ricorda Guénon, gli conferisce una parvenza di “duplice natura”; e, quindi, la potenza demiurgica appare anche, nello stesso momento, attiva e formatrice in rapporto al complesso della sottostante manifestazione formale in tutte le sue estensioni.
Tale concetto, in merito al particolare caso dell’antropogenesi, è probabilmente riassunto dall’idea, sempre originante dalle correnti gnostiche, che il Demiurgo creò sia il corpo umano, sia la sua forma sottile, indicata come Psyché. Quindi, per questa sua posizione intermedia e per quel complesso gioco di rifrazioni e sovrapposizioni funzionali già accennato, è il Demiurgo stesso in qualche modo a rappresentare l’Anima del ternario composto dalla sovrastante immagine archetipica androginica, che simboleggia lo “Spirito”, e dal sottostante Adamo terrestre che ne è il “Corpo”; come dicevamo, però, questo “corpo” consta di un elemento sostanziale che nell’Adam Ha-Rishon viene definito “polvere” sottile e che non può ancora corrispondere a quello attuale e solidificato.
Erosione dimensionale
Aspetto di essere una costola imperfetta del disegno psichico, fino ad affondare nella melma del demiurgo che si espande di erosione dimensionale.
Range applicato
Segui la distanza di un gioco inesatto, studiato proprio per renderti gestibile da unità logiche di sintesi, demiurghi di scienza esatta applicata ai range.
Eccessi connettivi
Domini i ricordi negli abissi funzionali del tuo mondo, lì dove sei il demiurgo unico totale incontrastato e lasci andare le tue parole in un eccesso di acido connettivo.
Elettronica organica e biologia vegetale: sbocciata la prima rosa bionica – Repubblica.it
Su Repubblica un interessante articolo che descrive le innervazioni elettriche nelle piante, un ingegnere biologico ha inserito dei tessuti nervosi in elementi viventi, più o meno senzienti: vi ricorda qualcosa ciò?
UN FIORE vero e proprio nell’aspetto se non fosse che la sua linfa è formata da circuiti elettrici e sensori. Si tratta della prima rosa bionica ottenute da Magnus Berggren, dell’università svedese di Linkoping, e descritta sulla rivista Science Advances. L’elettronica organica e la biologia vegetale insieme per sfruttare e amplificare l’attività elettrica naturalmente prodotta dalle piante. L’esperimento apre un campo di ricerca nuovo con risvolti, per esempio, su una nuova generazione di celle solari oppure su sensori capaci di controllare la crescita delle piante.