HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per Disabitato biologico
Incapacità strutturale
Nei moduli blesi dalla inconsistenza materica, i biomi usati difettano delle stesse caratteristiche psichiche e decadono rapidamente, come se non fossero mai stati capaci di elevarsi.
Ammutolito nel disabitato
Ti rischiari di un barlume di lutto ed è tutto quello che riesci a dire dentro, quando fuori è tutto arido e ogni immagine si compone di meccaniche fini a se stesse.
YouTG.NET – “Dieci, cento, mille anni”, un videoclip inedito per “L’ultimo pizzaiolo”
Su segnalazione di Arnaldo Pontis dei Machina Amniotica, link un articolo di YouTG in cui il clip musicale del film L’ultimo pizzaiolo.
L’ultimo Pizzaiolo è un racconto per immagini che ci guida attraverso le sale cinematografiche della Sardegna chiuse, abbandonate e cadenti: per raccontare un pezzo di memoria collettiva e immortalare questi luoghi prima che vengano cancellati dal profilo urbano di città e paesi. L’ultimo pizzaiolo, lungi dall’essere elegia del cinema e dei suoi anni più fulgidi, vuole essere la difesa di una memoria pubblica e privata che appartiene a tutti: il racconto di un recente “come eravamo” che si riverbera nella storia sociale, economica e culturale della Sardegna, e merita di non venire coperto dall’oblio.
Il film presenta anche le testimonianze di 4 anziani protagonisti delle sale cinematografiche in Sardegna: Mario Piras, storico operatore del cinema Olympia di Cagliari, Luciano Cancedda, che ha lavorato nel cinema dal 1957 per diventare poi proiezionista del Moderno di Monserrato fino alla chiusura; di Dante Cadoni, che ha iniziato nel 1966 a 15 anni nel cinema Garibaldi di Villacidro e Pino Boi, cagliaritano verace, “figlio del cinema” come si definisce lui. Il padre era proiezionista e rumorista già ai tempi del muto all’Olympia, e oltre a seguire le orme paterne poi abbandonate, è stato fattorino, magazziniere, distributore: una vita in mezzo alla pellicola. È stato l’ultimo gestore del deposito di pellicole della Sardegna, un tempo carico di bobine di celluloide
“Una rapida morte – spiega il regista, Sergio Naitza – dagli anni ‘80 ha cancellato repentinamente luoghi simbolo di ogni centro abitato, grande e piccolo, frantumando un tessuto sociale che si era formato nel corso del tempo. Ogni città ha la sua via Gluck celentanesca: dove c’era il verde – e la sala cinematografica era un luogo di divertimento, cultura, condivisione, speranza – ora c’è una città, ovvero l’ingordigia immobiliare che ha cambiato la destinazione d’uso e soppresso una memoria collettiva.
Pontis è stato coinvolto con alcuni nomi della scena musicale alternativa sarda, come Joe Perrino, che ricordo benissimo come gruppo di spalla in uno dei tanti concerti visti nella mia gioventù; il progetto filmico è molto bello, poesia allo stato puro e le note che suggellano l’opera visiva sono semplicemente magnifiche. Vi incollo qui sotto il clip, buona visione.
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Roma e il disabitato
Amo questi risvolti macchiati da larghe consunzioni, grasse come macchie di lipidi nella minestra. Tutto appare come un’ordalia di povertà opulenta, e il risultato lo si può vedere nelle borgate sparse lungo le campagne un tempo disabitate.
Mura
Complesso e decadente, il muro stemperava se stesso dagli attacchi atmosferici mostrando, senza paura, di essere il contenitore di tutte le anime perse attraverso il flusso ingannevole del tempo.
Inenarrabile
Dopo l’ingordigia rimane il senso di spossato, le percezioni affondate nel nulla, il disabitato intorno. Chiudo gli occhi, e sussurro cose inenarrabili, dentro le tue orecchie.
Inade – Eternity’s Crevice
Nel territorio dove le parole acquistano un peso inutile. In quel territorio, il disfacimento.
From the cold
Il sentiero è una caratterizzazione del proprio dominio interiore: lascia che a scorrere sia soltanto il Nulla che è in te, che sei tu. Lascia che scorra su di te il freddo cristallino che s’insinua tra le tue sensazioni: dominio inumano.