HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per Distorsioni temporali
Il senso del tempo
La patina del tempo si risolve in un allungamento epocale inconcepibile dalle generazioni a te aliene.
Permafrost di Alaistair Reynolds | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione dell’Urania di questo mese: Permafrost, di Alaistair Reynolds, un romanzo che a occhi chiusi mi appresto ad avere, tanta è l’adorazione che ho per quest’autore. La quarta:
Nel 2080 il futuro è agli sgoccioli, dopo che l’Azzeramento, una catena di catastrofi globali, ha messo in ginocchio l’umanità. Ma c’è ancora una speranza, seppure appesa a un filo.
Un gruppo di dodici persone, tra medici, scienziati e militari, si sta radunando in segreto su una nave tra i ghiacci del Circolo Polare Artico, sotto la guida dell’intrepido Dottor Cho. L’impresa a cui mirano sembra impossibile: scongiurare l’imminente tracollo globale, e quindi salvare il presente… andando a operare in modo mirato sul passato.
Ma affinché l’Esperimento Retrocausale Permafrost abbia successo, manca ancora un elemento essenziale alla squadra del Dottor Cho. Sarebbe facile pensare a un Premio Nobel, o a un eroe di guerra, eppure il membro finale del team non è nulla di tutto ciò. L’elemento chiave è… un’anziana maestra di scuola.
Intanto, nell’anno 2028, una giovane donna subisce un intervento al cervello, un’operazione di routine che non dovrebbe dare grosse complicazioni. In un primo momento, infatti, sembra andare tutto secondo i piani, ma nei giorni successivi, la ragazza inizia ad avvertire inaspettati effetti collaterali. Come una strana e angosciosa voce nella testa, dotata di volontà propria. La voce di un’anziana signora che sostiene di parlarle dal futuro…“Permafrost” è un thriller post-apocalittico che combina in modo brillante il tema del cambiamento climatico e i viaggi nel tempo, nato dalla penna di uno dei più grandi maestri della fantascienza contemporanea.
Ecco cosa ci racconta l’autore: “Tre agenti speciali, una missione rischiosa e un mistero attorno a un computer quantico fuori controllo che, assunta autocoscienza e divenuto simile a un essere umano, è divorato da un’ambizione folle. Ma c’è un disegno preciso in questa pazzia: la ricerca dell’alleato ideale, di un prescelto, di importanza cruciale per realizzare un sogno inimmaginabile. Esiste un modo per fermarlo? Sì: il Chew-9, la droga del benessere. Questi gli ingredienti del mio racconto, oltre a una massiccia dose di azione, scontri con armi e armature avveniristiche, e tanta tanta adrenalina, per esplorare, insieme al lettore, il lato più “action thriller”, direi, della fantascienza – genere dalle numerose, e spesso sorprendenti, declinazioni.”
Misty Valley Observatory
La vertigine di un tipo di futuro si espande attraverso il landscape modulare del tempo.
Terminator: il tempo è una macchina | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine la segnalazione di un saggio di Andea Guglielmino dedicato a Terminator. Interessante la disamina dell’opera, che tocca punti da sviscerare:
1° luglio 1991, 30 anni fa, usciva nelle sale americane Terminator 2: il giorno del giudizio. Dopo il successo di Antropocinema: la saga dell’uomo attraverso i film di genere (vincitore del premio Domenico Meccoli ScriverediCinema 2015) e Star Wars: il mito dai mille volti, primo spin-off monografico dedicato all’epopea di George Lucas, Andrea Guglielmino torna a parlare di cinema e di antropologia (di “antropocinema”, secondo l’espressione da lui stesso coniata), di saghe di celluloide e cultura umana, di miti contemporanei e archetipi ancestrali. E stavolta lo fa concentrandosi sul ciclo di Terminator che, avviato nel 1984 (senza grosse pretese, come spesso succede), si è fatto ben presto cult, articolando fino ai giorni nostri un mito che evidentemente ha molto da dire su noi che lo seguiamo e lo alimentiamo e sul nostro modo di vedere il mondo. Partendo dal concetto di tempo come meccanismo perfetto e immodificabile, per cui ogni tentativo di alterarlo si risolve paradossalmente nell’effettiva realizzazione degli eventi così come “dovevano” andare, il libro esplora, con linguaggio semplice e un’estrema ricchezza di dettagli ricavati dalle fonti più disparate (film, fumetti, videogiochi, franchise…), la saga creata da James Cameron e le sue varie implicazioni antropologiche (il concetto di tempo, il rapporto dell’uomo con l’Apocalisse, l’ibridazione tra umani e macchine che pone il limite stesso del significato di umanità…).
Ad arricchire ulteriormente il volume una divertente prefazione di Oscar Cosulich e le belle illustrazioni di Mauro “Manthomex” Antonini, Oscar Celestini, Sudario Brando, JC Grande, Ester Cardella, Mirko Fascella, Arturo Lauria e Francesco Biagini.
Ecco il secondo Odissea Argento, In un altro paese di Robert Silverberg | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione per Delos Odissea Argento numero 2, In un altro paese di Robert Silverberg, un’opera che non conosco ma che ha subito catturato la mia attenzione. Ecco la quarta:
“L’estate la trascorsero a Capri, nella villa di Augusto, nel cuore della stagione più fulgida dell’imperatore all’apice del suo regno, mentre in autunno ci fu il pellegrinaggio alla dorata Canterbury. Dopo sarebbero andati a Roma per Natale, per vedere l’incoronazione di Carlo Magno. Ma adesso era primavera nel loro meraviglioso viaggio, era quel glorioso mese di maggio verso la fine del Ventesimo Secolo, destinato a finire con un improvviso ruggito di morte e un cielo rosso fumante.”
Così inizia In Another Country, il magnifico romanzo breve (finora inedito in Italia) che Robert Silverberg scrisse per la collana della Tor che riuniva in un unico volume un classico della fantascienza (in questo caso lo splendido Vintage Season del duo C.L.Moore/H.Kuttner) e un seguito composto da un autore contemporaneo.
Come dice lo stesso Silverberg nell’introduzione, lui preferì riscrivere la stessa storia da un altro punto di vista piuttosto che un seguito, ma cercò (a nostro modesto parere con grande successo) di riproporre lo stile lirico della Moore, riuscendo a ricreare un’atmosfera di pathos che ha pochi eguali nella sua immensa produzione.
L’ipotesi del tempo fantasma | OggiScienza
Su OggiScienza la segnalazione di una strampalata teoria riguardo un certo periodo storico, che si sostiene essere stato aggiunto arbitrariamente per introdurre fatti storici in realtà mai avvenuti. Vi lascio alle note dell’articolo, ombre di teorie riconducibili al background pseudoscientifico che circolavano in Germania a cavallo del 1800-1900, prima dell’avvento del nazismo…
Secondo una teoria proposta in tempi relativamente recenti, il periodo compreso tra il 614 e il 911 d.C. sarebbe stato inserito in maniera artificiosa nella cronologia degli eventi storici. La storia sarebbe stata riscritta per introdurci un lasso di tempo di ben 297 anni, ricco di fatti che, in base a questa idea, non sarebbero mai accaduti. Oggi vivremmo nel XIX secolo, il Muro di Berlino sarebbe crollato il 9 novembre 1692 e l’attacco alle Torri Gemelle sarebbe avvenuto l’11 settembre 1704. Una simile mistificazione del calendario sarebbe stata opera di Ottone III di Sassonia, imperatore del Sacro romano impero dal 996 al 1002 (secondo la storia ufficiale), assieme a Papa Silvestro II (vissuto fino al 1002) e, con buona probabilità, Costantino VII, Imperatore d’Oriente (905 – 959). I tre autori di questa modifica deliberata avrebbero agito per trovarsi in carica allo scoccare del fatidico anno 1000, indicato come l’inizio del settimo giorno del mondo, in base a un’interpretazione dell’incedere dei sette giorni della creazione.
La formulazione dell’”Ipotesi del tempo fantasma” è merito di Heribert Illig, studioso bavarese nato nel 1947, che a partire dagli anni ‘90 ha pubblicato le sue idee in libri e articoli come “Das erfundene Mittelalter: Die grösste Zeitfälschung der Geschichte” (“Il Medioevo inventato: la più grande falsificazione della storia”) e “Hat Karl der Große je gelebt?” (“Carlo Magno è mai vissuto?”). Nei primi anni della sua carriera da storico, Illig pubblicò varie proposte di revisione della cronologia dell’Antico Egitto e delle epoche preistoriche. Il suo percorso di ricerca fu influenzato dal lavoro di Immanuel Velikovsky, intellettuale secondo cui la Terra avrebbe subito catastrofiche collisioni con altri pianeti (Venere e Marte, nello specifico) nonché promotore di una nuova cronologia degli avvenimenti dell’antico Egitto, della Grecia, di Israele e, in generale, del Vicino Oriente. Heribert Illig fu infatti un membro attivo di un’associazione di studiosi che seguivano le teorie catastrofiste e revisioniste proposte da Velikovsky. Il nome dell’associazione, attiva tra il 1982 e il 1988, era Gesellschaft zur Rekonstruktion der Menschheits und Naturgeschichte (“Società per la ricostruzione delle storia umana e naturale”).
Il ciclo dell’Ufficio Centrale Cronotemporale Italiano | Fantascienza.com
Su Delos 216 è uscito un mini special – qui, qui e qui – dedicato alla creazione più famosa di Lanfranco Fabriani, un concept spaziotemporale in cui l’UCCI – Ufficio Centrale Cronotemporale Italiano – manovra le dimensioni per fini di controllo – in definitiva, chi controlla il passato poi controlla il futuro. Per DelosDigital è nel frattempo disponibile la terza puntata della seria intitolata Il lastrico del tempo – ricordo che la prima vinse il Premio Urania nel 2001 proprio con Lungo i vicoli del tempo e la seconda confermò il Premio nel 2004 con Nelle nebbie del tempo – e quale occasione migliore ora di parlare degli aspetti del metamondo di Lanfranco?
In principio fu Leonardo Da Vinci. Il geniale scienziato e inventore scoprì il principio del trasferimento temporale, ma a Leonardo mancavano sia una matematica più raffinata sia una tecnologia adeguata per poter realizzare una vera e propria macchina del tempo. Così si limitò a descrivendolo nel Codice d’Aquitania, un testo che successivamente finì nelle mani di alcune nazioni, compresa l’Italia, dando così vita ad altrettanti servizi segreti temporali. Gli agenti italiani sono molto fieri di quest’invenzione, proprio per il fatto che sia stata inventata da un italiano e anche per il fatto che le macchine del tempo vengono per l’appunto chiamate Macchine di Leonardo.
Ecco come Fabriani descrive una macchina di Leonardo nel racconto Vent’anni dopo:
La macchina sembrava un grosso parallelepipedo, con una vaga forma umana leggermente scavata sulla faccia superiore. Si protese verso la piccola console dei comandi su un lato, con le quattro manopole per impostare le coordinate spaziali e temporali e un paio di pulsanti, e controllò che le coordinate selezionate sullo schermo digitale fossero corrette.
Alcune di queste macchine, tuttavia, nel corso del tempo sono state per così dire, “acquisite” illecitamente anche da soggetti diversi dalle nazioni e negli stessi apparati ufficiali non mancano corruzione e tentativi per cambiare gli eventi storici: da qui la necessità di salvaguardare il più possibile la Storia con la S maiuscola, dando vita a veri e propri servizi segreti con tanto di agenti che scorrazzano nel tempo, fondi economici creati ad hoc e tutto l’apparato burocratico che occorre per tenere in piedi un ufficio cronotemporale segreto. Già perché, ovviamente, a qualcuno può saltare in mente di andare indietro nel tempo per impedire la scoperta dell’America, oppure di uccidere la madre dell’imperatore Federico II e impedire la nascita di quest’ultimo. In pratica di cambiare la vita di una singola persona o di un’intera nazione e, perché no, dell’intero Occidente.
In Italia a preservare la Storia italiana c’è l’UCCI, Ufficio Centrale Cronotemporale Italiano, la cui sede si trova nel centro di Roma, a due passi dal Ministero della Giustizia, tra il Ghetto e il Vaticano e tra il Monte di Pietà e Campo de’ Fiori, in un palazzo eretto nel 1590 dai principi Barberini. Ufficialmente è la sede dell’Ufficio per il Controllo dei Combustibili Inquinanti, che fa capo al Ministero dell’Ambiente. L’UCCI è a tutti gli effetti un vero e proprio servizio segreto, ma più segreto degli altri. La sua esistenza e quella delle Macchine di Leonardo sono note a pochissimi politici e funzionari dello Stato Italiano.
Il servizio segreto temporale italiano ha sezioni e propri uomini dislocati in vari momenti cruciali della storia d’Italia e non solo. L’obiettivo è appunto tenere d’occhio personaggi importanti o fare in modo che certi eventi significativi della Storia si svolgano nel modo giusto. Ogni Sezione è composta da un capo e da vari agenti, che si infiltrano nella città e nella società scelta, diventando essi stessi soggetti attivi, quindi mercanti o appartenenti all’aristocrazia. Per questo vengono forniti di abiti o di soldi appropriati e non è inusuale che durante una missione uno o più agenti possano perdere una macchina di Leonardo, rendendo la missione ancora più complicata del normale.
Ogni agente, ovviamente, è sempre pronto all’azione e anche ad uccidere se è necessario.
E ti ritrovi moribondo…
Muovi il tempo come se fosse un pedone; e poi non hai rispetto di quello che le dimensioni sono, di quello che tu non sei.