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Pink Floyd, per il 50esimo anniversario di ‘Live at Pompeii’ un docufilm-evento su ItsArt – Rockol
Su RockOl si festeggia dei Floyd, oltre che il mezzo secolo di Meddle, anche i cinquant’anni della realizzazione del film Pink Floyd at Pompeii, avvenuto proprio agli inizi di ottobre del ’71. Le celebrazioni continuano con un docufilm su quell’evento:
A cinquant’anni dalla leggendaria esibizione a porte chiuse dei Pink Floyd all’anfiteatro romano di Pompei – che nel 1972 fu documentata dallo storico film-concerto “Live at Pompeii” – ItsArt, la piattaforma digitale promossa dal Ministero della Cultura, renderà disponibile “Reliving at Pompeii”, docufilm articolato in cinque episodi diretto da Luca Mazzieri con la supervisione di Adrian Maben, che coordinò le riprese del rockumentary originale.
L’opera, che sarà visibile gratuitamente – previa registrazione su ItsArt – alle ore 20 del prossimo 28 ottobre, è stata realizzata con il sostegno del Parco archeologico di Pompei e del Gruppo TIM: proponendosi di ripercorrere “i momenti creativi del regista in un viaggio intimo dentro i luoghi del Parco Archeologico e della città di Pompei, per andare alle origini di quella intuizione concretizzata con il primo ciak del famoso film-concerto di cinquant’anni fa”, il documentario – che sfrutta soluzioni tecnologiche immersive come la realtà aumentata e il light mapping – alterna a spezzoni del film originale sequenze inedite in alta definizione, oltre che a una serie di interviste e contributi curate dal giornalista e critico Ernesto Assante.
Fellini degli Spiriti: la clip dal film di Anselma Dall’Olio | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione del documentario su Federico Fellini, Fellini degli Spiriti.
Prodotto da Mad Entertainment con Rai Cinema e Walking the Dog, Fellini degli Spiriti è un documentario che dà un ritratto inedito del regista, raccontando per la prima volta il mondo non visto di Federico Fellini, quello spirituale, psicoanalitico e soprannaturale.
In uscita nel 2020 e diretto da Anselma Dall’Olio, il film indaga un lato meno conosciuto del grande regista, sottolineando la sua passione per il misterioso e l’esoterico. Questi aspetti, presenti in tutta la sua cinematografia, sono stati oggetto d’indagine grazie all’incontro con il grande psicoanalista junghiano Ernst Bernhard e successivamente con il professor Gustavo Rol, conosciuto per Giulietta degli Spiriti, che attraverso i suoi esperimenti gli proverà che esistono davvero altre dimensioni e che non c’è un termine al viaggio degli esseri umani.
A raccontare il mondo magico di Fellini tante voci: dalla cartomante che il regista consultava sempre al grande Terry Gilliam; da Giuditta Mascioscia, la sensitiva amica di Gustavo Rol al regista Damien Chazelle; dai collaboratori e amici più stretti a registi Premi Oscar come William Friedkin.
Hardcore punk a New York – Carmilla on line
Su CarmillaOnLine la segnalazione e critica di un documentario, At the matinée, di Giangiacomo De Stefano, che vuol ricostruire la scena punk-hardcore di New York negli ’80. Un estratto:
È una ricostruzione, con interviste e alcuni filmati dell’epoca, dell’ambiente hardcore punk newyorkese degli anni ’80, che nacque e ruotò intorno a un famoso locale underground nel Lower East Side di Manhattan, il CBGB (acronimo di Country Blue Grass Blues). Negli anni Settanta era stato un punto di riferimento per le nuove tendenze internazionali: ci suonavano abitualmente Patti Smith, i Ramones, i Television, i Talking Heads, i Blondie, i Clash. Poi era caduto in disuso, anche per la tremenda involuzione della città, avvitata sulla crisi economica, il degrado urbano, la violenza. Poi, forse con la modalità casuale con cui nascono le grandi idee, così, tanto per fare, al proprietario Hilly Kristal venne in mente di riconvertirlo. Diventò un locale diurno, la domenica, per attirare un pubblico giovane, con la sua musica, il post punk più estremo che prenderà il nome di hardcore.
Siamo nei primi anni Ottanta. I ragazzini vanno a scuola il lunedì, ma la domenica pomeriggio sono liberi. Lì per lì si formano nuovi gruppi, che scalpitano e ruggiscono intorno ai maestri, i Warzone, i Quicksand, gli Youth Of Today, un ambiente sulfureo e variegato che darà la luce a gruppi simbolo come i Cro-Mags di Harley Flanagan.
Un navigatore d’eccezione, Walter Schreifels, chitarrista e compositore dei Gorilla Biscuits, torna sul posto, di fronte alla nuova vetrina del negozio che un tempo fu il CBGB. Come dice il Bob Dylan di oggi sul Rolling Thunder tour, non resta nulla. Solo polvere. Forse non eravamo neppure nati. Neanche i rumori, i suoni furiosi, le urla “tirate in faccia”, gli odori pregnanti di sudore adolescenziale, i corpi scaraventati tra il pubblico, i muri anneriti ammuffiti rivestiti di collages e graffiti, i bagni lerci di un seminterrato gremito fino all’inverosimile con 40-45 gradi di temperatura interna, nessuna uscita di sicurezza e un angelo custode, anzi, una task force di angeli che l’hanno protetto da un piccolo, insignificante incidente: una sigaretta accesa, una scintilla degli impianti elettrici che avrebbero provocato una strage di ragazzini, imprigionati in una bara mortale come un sommergibile che affonda, un carro armato che va a fuoco.
Schreifels racconta, ricorda, intervista i sopravvissuti, tutti sani e presenti mentalmente: ex chitarristi o cantanti dei gruppi hardcore, che cercano di restituire la furia del periodo, la rabbia entusiasta dei dodicenni, dei quattordicenni che si agitavano sul palco e in platea. Bambini ipercresciuti che spesso, come ha raccontato proprio Harley Flanagan nel libro autobiografico La mia vita Hardcore, già suonavano (dopo avere ottenuto il permesso dalle mamme), fumavano droga e avevano pure dei rudimentali rapporti sessuali con ragazze più grandi. Anche se, precisa giustamente qualcuno degli intervistati, bisogna superare il luogo comune dello sballo a ogni costo. Non tutti volevano drogarsi, da bravi hardcore punk. Molti credevano nell’amicizia, nella solidarietà, nell’accoglienza, non bevevano e non si drogavano affatto.
Le interviste si alternano con filmati dell’epoca, tutti di pessima qualità naturalmente, girati da spettatori, immagini sgranate, traballanti per i continui urti, il corpo di qualcuno scaraventato sulla platea, con un audio inascoltabile, distorto, che forniscono un effetto presenza formidabile, privo di qualunque filtro o rielaborazione. Sembra di esserci, anzi, ci siamo, travolti dall’adrenalina e dal testosterone adolescenziale in totale libertà, come un branco di cuccioli predatori che lottano, giocano, ruggiscono. Era un ambiente soprattutto maschile, per cui le ragazze, dicono un paio di signore oggi distinte e sorridenti che parteciparono a quegli anni frenetici, erano rare, e dovevano essere “toste”.
In Search of Darkness: la clip con John Carpenter | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione della prossima uscita – ottenibile finanziando il progetto – del documentario In search of darkness, dedicato all’opera di John Carpenter. Ecco i dettagli dell’operazione:
Tramite commenti critici interessanti e racconti da fonti interne dei dietro le quinte del periodo cinematografico hollywoodiano degli anni ’80, In Search of Darkness offrirà ai fan una prospettiva unica sul decennio che ha dato vita ad alcuni dei più grandi artisti, registi e franchise del genere horror che per hanno sempre cambiato il panorama del cinema moderno. Tracciando le principali uscite cinematografiche, i titoli oscuri e le gemme uscite straight-to-video, l’incredibile schiera di intervistati che sono stati assemblati per ISOD approfondirà una moltitudine di argomenti: dalle sfide creative e di budget che i creativi hanno dovuto affrontare nel corso del decennio fino ai costumi delle creature e gli effetti pratici che hanno rinvigorito l’industria degli effetti speciali di make-up durante l’epoca degli strabilianti stunt che hanno fatto credere a una generazione di fan l’impossibile.
Il giardino degli artisti. L’impressionismo americano | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine la segnalazione di un documentario che sarà proiettato solo il oggi 9 e domani 10 maggio dal titolo Il giardino degli artisti. L’impressionismo americano, di Phil Grabsky. L’argomento verte sui pittori statunitensi che, sul finire dell’Ottocento, sposarono gli stilemi dell’Impressionismo (qui la recensione). Eccone uno stralcio:
Quella tra arte e giardini è una storia d’amore straordinaria. In epoca moderna tutto inizia in un paesino francese, in quella Giverny che aveva ammaliato Claude Monet trasformandosi in fonte di ispirazione per decine e decine di pittori del tempo. Non è però solo l’Europa a rimanere stregata dalle ninfee. Quando nel 1886 il mercante d’arte francese Paul Durand-Ruel porta trecento dipinti impressionisti a New York, infatti, non può probabilmente immaginare quanto accadrà di lì a breve, quando moltissimi artisti americani faranno i bagagli e partiranno per un pellegrinaggio verso lo stagno più famoso di tutto il movimento impressionista.
È da qui che prende il via Il giardino degli artisti. L’impressionismo americano di Phil Grabsky che sarà nei cinema solo il 9 e 10 maggio come nuovo appuntamento della stagione della Grande Arte al Cinema (elenco sale su www.nexodigital.it). Il documentario racconta infatti le vicende dell’Impressionismo americano e del suo rapporto con il Garden Movement, fiorito tra 1887-1920. Entrambi i movimenti hanno risposto al rapido cambiamento sociale causato dall’industrializzazione americana. La crescente urbanizzazione stava infatti spingendo l’emergente classe media a cercare rifugio in periferia, dove nel tempo libero era possibile coltivare piccoli e grandi giardini privati.
L’Impressionismo, o meglio gli artisti che furono definiti Impressionisti, non godevano di grande apprezzamento in Francia alla fine del 1800. Erano artisti di rottura e proponevano non solo soggetti non canonici, ma anche un modo di dipingere percepito come fastidioso, a volte offensivo, confusionario e privo di ogni epicità. Vennero boicottati dagli accademici e non parteciparono a mostre ed esposizioni. Uno dei pochi che comprese la grandezza di questo movimento fu il mercante Durand-Ruel, che finanziò e promosse l’attività di Monet, Renoir, Manet, Sisley solo per citarne alcuni. L’idea geniale che ebbe per smuovere le acque di un ambiente artistico integralista fu l’organizzazione di una mostra in America (nel 1886), paese che percepiva tutto con gran curiosità, soprattutto se proveniente da un luogo così ricco di fermento culturale, considerato la patria dell’arte. I trecento dipinti fecero eco e aprirono nuovi orizzonti ad artisti locali, che presero le armi contro un mare di affanni e partirono decisi a confrontarsi con i maestri, i quali di ritorno suscitarono curiosità anche in patria. Questa la premessa del film documentario Il giardino degli artisti. L’impressionismo americano, diretto da Phil Grabsky e distribuito in l’Italia da Nexo Digital con i media partner Sky Arte HD e MYmovies.it.