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Filmhorror.com – DUNE (DI DAVID LYNCH): LA VITA DIETRO AL FILM – articolo di Maico Morellini
Su FilmHorror un articolo di Maico Morellini fa rivivere il Dune di David Lynch, svelandone alcuni retroscena. Un estratto:
Il tradimento: la storia di Dune ruota tutta intorno a uno dei peccati più antichi. È con il tradimento che l’Imperatore Shaddam IV (José Ferrer) trascina su Arrakis il Duca Leto Atreides (Jürgen Prochnow) tessendo una letale trappola. Ed è sempre con il tradimento del dottor Wellington Yueh (Dean Stockwell) che il piano dell’Imperatore e del Barone Vladimir Harkonnen (Kenneth McMillan) riesce quasi nella sua interezza: il Duca Leto viene assassinato mentre Paul Atreides (l’attore feticcio di Lynch, Kyle MacLachlan), il suo erede, è disperso insieme alla madre Jessica (Francesca Annis) nell’inospitale deserto di Arrakis. Con questi presupposti era inevitabile che l’ignominiosa macchia dell’inganno prima o poi colpisse anche Lynch. In che modo? Due parole: versione estesa.
Dimentichiamo quelle migliorative a cui il cinema degli ultimi lustri ci ha abituato. Per Lynch l’extended edition fu una vera e propria pugnalata alla schiena. Non contenta di aver deformato la creatura di Lynch costringendo il regista a tagli furibondi, nel 1988 la Universal confeziona una versione televisiva di tre ore ottenuta attraverso un editing malevolo e sommario nel quale logiche ed equilibri vengono massacrati da una mano degna della peggiore macelleria. Lynch si chiama fuori dal progetto e il suo nome viene sostituito dal John Doe del cinema: il regista di questa versione estesa risulta infatti essere lo spettrale Alan Smithee, lo pseudonimo della vergogna. Il dado è tratto, il complotto ordito, la pugnalata stoccata. Lynch, in un ultimo cinico gesto assolutamente nelle sue corde, decide di sostituire il suo nome di sceneggiatore (suo era lo script di 150 pagine) con quello di Judas Booth. Una dissacra unione tra Giuda Iscariota, traditore dei traditori, e John Wilkes Booth, omicida di Lincoln e agli occhi di Lynch spietato assassino del film. Da quel fatale 1988 niente e nessuno riuscirà mai più a far riavvicinare Lynch alla sua primigenia creatura fantascientifica, costata quaranta milioni di dollari ma purtroppo incapace di un rientro degno di questo nome.
Non solo Dune: ecco il drago di Frank Herbert | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione di un’uscita editoriale per Urania Mondadori in libreria: Esperimenti e catastrofi, un compendio di romanzi di Frank Herbert, l’autore di Dune. La quarta:
La folle utopia di uno scienziato creatore di una civiltà tanto perfetta quanto mostruosa. Un mondo arido e velenoso, palcoscenico di un esperimento psicologico planetario. La sete di vendetta di un genio impazzito che diffonde sulla Terra un virus in grado di sterminare la specie umana. Dal creatore del mondo di Dune, tre romanzi apocalittici sui limiti che l’uomo non dovrebbe mai superare. All’interno: L’alveare di Hellstrom, Esperimento Dosadi e Il morbo bianco; i tre romanzi mettono in scena scenari apocalittici ed esplorano i temi come la sopravvivenza umana, la religione e i limiti che la scienza non dovrebbe oltrepassare. I protagonisti dei tre romanzi mettono in atto progetti ambiziosi e pericolosi in un mondo dove distinguere “buoni” e “cattivi” è sempre più arduo.
Una nota personale: non posso che gioire per queste continue uscite editoriali di Urania in libreria in formati maxi, ne giova tutto il genere e tutto ciò grazie alla lungimiranza di Franco Forte e di tutta la sua redazione. Great!
Dune, i primi dettagli ufficiali sul film | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com lo stato di avanzamento del film Dune che Denis Villeneuve sta portando avanti da molti mesi. Sembra l’ennesimo capolavoro. Un estratto:
Se vi state preoccupando di possibili interruzioni delle riprese, è lo stesso Chamalet a raccontare che l’inizio è avvenuto nell’estate del 2019, nel sud della Giordania e negli emirati arabi, nello specifico Abu Dhabi, dove in mezzi a canyon di granito e paesaggi giganteschi e irreali sembrava davvero di essere su un pianeta alieno. Ed eccoci trasportati su Arrakis, il pianeta intorno a cui ruota la complessa storia creata da Herbert cinquantacinque anni fa e in grado di influenzare tutta la fantascienza a venire, partendo da Star Wars per passare anche da Alien.
L’attore rivela che le temperature raggiunte nel deserto erano paragonabili a quelle di Arrakis e le cosiddette tute distillanti del romanzo, ricreate nel dettaglio, nella realtà sortivano l’effetto opposto di quello immaginato dall’autore: dal proteggere e fornire idratazione a chi le indossa, facevano sudare da morire.
Il pianeta, come sanno i conoscitori del romanzo, è un immenso mare di sabbia, ma nasconde due segreti: una spezia unica nella galassia, capace di allungare la vita, prevedere il futuro, aprire le potenzialità della mente umana e inestimabile per i navigatori per gilda spaziale per il pilotaggio delle loro astronavi.
Il secondo sono enormi, voraci vermi della sabbia, che si nascondono nel sottosuolo e emergono in superficie per attaccare coloro che attraversano il deserto.
DUNE (1984) – Brian Eno – Prophecy Theme
Le meraviglie del disincarnato, performate da chi le ha inventate.
Rileggendo Dune trent’anni dopo. Un viaggio iniziatico in sei volumi – Carmilla on line
Su CarmillaOnLine un post che potremmo definire enciclopedico, perché enciclopedica è l’opera che analizza: Dune, di Frank Herbert. Il lavoro è opera di Eliseo Martini, e tratta in dettaglio non troppo spinto, ma esaustivo, i sei volumi della saga di Herbert. Un estratto:
A circa trent’anni dalla lettura del primo volume ho concluso gli altri cinque libri del ciclo di Dune, uno dopo l’altro, nel giro di due mesi. È stato un po’ come rendere omaggio alla mia adolescenza, vissuta all’insegna della fantascienza come antidoto al male dell’essere ragazzini negli anni Ottanta.
Ma non posso negare che in mezzo, in questi trent’anni passati troppo velocemente, siano successe cose che mi hanno permesso di prepararmi ad intraprendere il viaggio iniziatico rappresentato dagli altri cinque volumi della saga. All’età di 17 anni la mia lettura era rapida, ingorda, resa impaziente dall’avida attesa di un colpo di scena; per questo, nonostante ci avessi provato, non ero riuscito ad arrivare nemmeno a metà del secondo volume.
Oggi faccio il giornalista e ho una formazione storico-filosofica costruita in anni di ricerca in campo umanistico ma, nonostante tutta la preparazione che possiamo avere, la scrittura di Herbert, la complessità delle sue riflessioni e del mondo che ha creato continuano ad interrogarci, a sfidarci.
Niente democrazia in Dune
Il ciclo di Dune è una vasta e stratificata meditazione filosofica sulla natura umana, sul libero arbitrio, sulla politica e sulle forme di dominazione, il tutto proiettato in un futuro lontano, nel quale l’umanità ha conquistato grazie alla Spezia di Dune la capacità di viaggiare nello spazio. Il punto di vista adottato per raccontare le vicende umane e l’organizzazione sociale è quello di una aristocrazia che ricorda quella della società feudale europea. Herbert sceglie dunque il punto di vista dei potenti: l’idea di democrazia non è mai presente nel ciclo di Dune, se non nell’ultimo volume, quando ne viene descritta una particolare forma, quella su cui si basa l’organizzazione delle sorelle Bene Gesserit.
Anche il governo di Paul Atreides, asceso al comando dell’Impero dopo aver conquistato Dune e sconfitto gli Harkonnen non ha niente a che fare con la democrazia, ma rappresenta piuttosto una forma di potere illuminato e paternalista, una pax Atreides che mira a essere giusta ma non certo democratica. Una filosofia del governo questa poi amplificata fino alle sue estreme conseguenze dal figlio di Muad’Dib, Leto II, che diventerà il Tiranno, trasformandosi egli stesso in uno dei vermi di Dune e che grazie alla sua preveggenza interromperà per 3500 anni l’evoluzione politica dell’umanità inoltrandosi su quel “Sentiero d’oro” che suo padre non aveva osato intraprendere.
Niente democrazia, quindi, nell’universo di Dune, ma una lotta senza quartiere tra i potenti per la conquista e il mantenimento del potere, sopra i quali Paul e suo figlio Leto cercano di ergersi non certo come paladini dell’eguaglianza ma piuttosto come sovrani (e Dei…) capaci di guidare l’umanità verso una ulteriore maturazione, la cui descrizione – e in questo sta la debolezza ma anche la forza del racconto di Herbert – resta poco chiara o comunque mutevole nel corso di tutto lo sviluppo del ciclo.
Dune, il supermontaggio (non ufficiale) definitivo | Fantascienza.com
Da Fantascienza.com una segnalazione che non potrà non fare felici i tantissimi appassionati di Dune e, quindi, di SF: esiste un montaggio del film di Lynch che fu portato sugli schermi ormai decadi fa.
La produzione non è stata semplice, e alla fine il film è stato tagliato, aggiustato, in modo non del tutto soddisfacente. Negli anni sono usciti vari diversi “cut”, e nei dvd sono state pubblicate scene tagliate e storyboard e bozzetti per scene mai girate. Ora, richiede già un dose abbastanza elevata di passione per questo film guardarsi tutte queste cose, ma Michael Warren è andato ben oltre. Si è messo lì e con pazienza ha rimontato tutto. Tutte le scene disponibili, persino quelle di cui esistevano solo disegni. E ha creato la versione “definitiva” e “completa” del film, che dura circa tre ore.
Ecco, un’opera meritoria e monumentale, da vero fan, che va premiata con la diffusione del risultato, che è qui sotto. Ah, son tre ore, eh… Buona visione!
Il Dune che non c’è mai stato ∂ Fantascienza.com
Confesso: non ho mai letto Dune né ho mai visto il film, ma a mia incompleta scusante posso affermare che so di avere un enorme tassello mancante nella mia cultura SF, che riempirò presto. Fantascienza.com ci fa sapere che un grande regista e non solo dei decenni scorsi, Alejandro Jodorowsky, nel 1974 aveva provato a farne una versione cinematografica, parecchio estrema, parecchio acida e al limite del megalomane, coinvolgendo artisti quali Pink Floyd o Salvador Dalì, in un crescendo lisergico che, a dirla tutta, mi intriga come poche cose al mondo.
“La mia ambizione era tremenda. Volevo realizzare qualcosa di sacro, un film che desse l’esperienza allucinatoria dell’LSD senza usare l’LSD, e cambiare le giovani menti di tutto il mondo.” Così Jodorowsky inizia il racconto di quel 1974, anno in cui, su proposta di un consorzio di produttori francesi guidato da Michel Seydoux, provò a visualizzare ciò che Herbert aveva scritto. Il risultato furono oltre tremila tra bozzetti, disegni e grafici che il documentario mostra ampiamente, e che definire psichedelici è poco. Nella sua mentalità rivoluzionaria, Jodorowsky aveva in mente un progetto grandioso, e per realizzarlo aveva raccolto intorno a sé il meglio che l’arte visiva e grafica esprimeva in quegli anni: da Moebius, che curò gran parte dei bozzetti, a H.R. Giger, che avrebbe dovuto occuparsi del design dell’intero set. E poi Dan O’Bannon per la sceneggiatura, e l’illustratore Chris Foss.
Per non parlare poi del cast che Jodorowsky aveva in mente: David Carradine nei panni di Paul Atredeis, Salvador Dalì in quelli dell’imperatore Shaddam, il grande Orson Wells e Mick Jagger (il cui ruolo, curiosamente, andò poi a un’altra rockstar, Sting). Il tutto condito da una colonna sonora originale dei Pink Floyd, per dare il massimo della psichedelia.
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