Archivio per Economia
2 Maggio 2022 alle 12:02 · Filed under Cognizioni, Cultura, Filosofia, Passato, Storia and tagged: Alexander Demandt, Economia, Impero Romano, Pier Luigi D’Eredità, Ridefinizioni alternative
Su Letture.org un’intensa intervista al filosofo e storico economico Pier Luigi D’Eredità, che ha pubblicato Regressvs. I motivi economici della fine dell’Impero romano d’Occidente, uno studio che intreccia discipline e sensibilità fuori dal comune. Un estratto:
Lo storico tedesco Alexander Demandt ha individuato nella storiografia oltre 200 fattori potenzialmente responsabili della fine dell’impero romano d’occidente; come evidenzia il sottotitolo del libro, Lei ha invece inteso evitare ogni «determinismo storico» ricercando i “motivi”, piuttosto che le “cause”, del declino della pars Occidentis: quale processo condusse al tramonto di un dominio millenario?
Demandt ha stilato un elenco molto utile a rendersi conto dell’ampiezza del problema includendo fra i fattori, giustamente, anche atteggiamenti culturali e mentali. Proprio grazie alla quantità delle indicazioni di Demandt a mio parere si viene spinti a riflettere che la ricerca mono o oligocausale non ha un fondamento. È proprio il complesso di situazioni che hanno concorso allo sfaldamento della parte occidentale dell’impero che ci deve indurre a evitare di indugiare nel meccanismo causa-effetto, a vantaggio della spiegazione organica, dove ciascuna parte spinge (motus, motivo) in una direzione. Quando la spinta diventa consistente la possiamo assumere come elemento di spiegazione storica. Dal che la scelta di preferire l’espressione “motivi” a “cause”. Quanto al discorso sul “determinismo” a mio parere bisognerebbe semplicemente comprendere che ogni spinta ha un suo coefficiente di determinazione; tutto sta per uno storico (ed è il fascino di questo “mestiere”) nel sapere dosare l’incidenza e la portata delle spinte. Ogni ricerca storica deve ambire a cogliere spinte e fattori determinanti e non mi sento di dire, per questo motivo, che nel mio lavoro ho “inteso evitare ogni determinismo storico”, perché ne ho proposto semmai uno aperto e complesso.
Quale ruolo rivestivano la terra e l’agricoltura nel sistema economico e sociale romano?
Un ruolo assolutamente determinante. La potenza di Roma era strettamente legata a due fattori, la terra e l’esercito. Il ruolo sociale della funzione terriera era così profondo che dalle origini alla fine la proprietà terriera segnò profondamente la struttura dello Stato, in tutte le sue quattro forme (regno, repubblica, impero e dominato) e costituì la base anche della teoria del diritto che assegna non a caso alla proprietà il rango di diritto assoluto.
Quale ferrea logica presiedeva all’espansionismo militare romano?
La logica dell’utile. Con questo concetto però bisogna procedere con moltissima attenzione. Per “utile” non si deve intendere solo l’espressione di un vantaggio direttamente economico o addirittura finanziario ma la sintesi di una visione moto più ampia. Era “utile” difendere gli alleati quando il non farlo avrebbe indebolito il nomen romanum, la potenza di Roma. Una penetrazione militare nella Scozia più settentrionale e la costruzione lì di una piazzaforte non era “utile” perché ne derivassero seri vantaggi economici o gestionali ma metteva in chiaro che Roma non avrebbe consentito nel proprio territorio le consuete scorribande dei Caledoni o Pitti (diciamo gli antenati degli Scozzesi). “Utile” era dividere la figura del servo in diverse sotto-figure e consentire a non pochi di loro di lavorare, pagare le tasse e perfino riscattarsi. “Utile” era finanziarie spedizioni alle sorgenti del Nilo non per disegnare una nuova carta geografica del continente ma per capire se vi fossero fonti di reddito o addirittura miniere d’oro. E così via.
Quale debolezza caratterizzò sempre il sistema finanziario dell’impero romano?
La modesta conoscenza dei meccanismi che presiedono alla circolazione monetaria. Per secoli Roma praticò un’economia monetaria molto arcaica e quasi il baratto. Ancora oggi in italiano si adopera l’antico nome latino al posto della parola denaro o moneta e cioè pecunia, da pecus, pecora; oppure, al posto di “corrispettivo” o “stipendio” si dice ancora “salario”, dall’usanza romana di pagare con il sale un corrispettivo. Tutto ciò non “può” ma deve fare riflettere. Come deve fare riflettere la spaventosa disinvoltura con la quale nei secoli Roma, specie in occidente, variò il tenore della moneta togliendo sempre più oro o argento e sprofondando persino nella suberazione, cioè nel verniciare un a moneta di metallo bronzeo dandole un valore nominale simile a quello di un metallo nobile.
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5 novembre 2021 alle 20:06 · Filed under Creatività, Editoria, Fantastico, Letteratura and tagged: Economia, Impero Romano, Infection, Liberismo, Luce oscura, Medioevale, Mondadori, Segretissimo, Stefano Di Marino, Thriller
Su ThrillerMagazine la segnalazione dell’uscita di Killer Elite: bersaglio di notte, romanzo di Stefano Di Marino uscito per Segretissimo di Mondadori. La quarta e l’incipit del romanzo:
Max Costello, l’Eliminatore noto come Mezzanotte, segue una pista che lo porta nel Myanmar sconvolto dalla guerra civile. Il suo obiettivo: scoprire la verità sul complotto che ha scatenato un conflitto interno all’Aquila, organizzazione criminale globale più potente di qualsiasi servizio segreto. Presto la traccia lo guida fino a Istanbul dove Iris, la Mediatrice, ricopre un ruolo fondamentale per il controllo di un gruppo commerciale legato all’organizzazione. Al di là di ogni previsione si trova alleato di Patrizia Manni, la poliziotta dell’Interpol che gli dà la caccia. Patrizia conduce da Stoccolma alla Turchia un’inchiesta che la costringerà a una scelta difficile. Contro di loro si schierano l’Angelo, anima nera dell’Aquila, e una squadra di infallibili sicari.
Tredici Familiae romane, ai tempi del massimo splendore dell’impero, videro qual era la Strada e scelsero di agire. Crearono un regno sotterraneo del quale scrissero le regole nel fuoco. Per riconoscersi scelsero il simbolo delle legioni; l’Aquila. Quando l’impero crollò, si dispersero, scomparvero nei monasteri, celarono i loro volti, stabilirono alleanze con i pagani, alimentarono i barbari e armarono gli infedeli. Sostennero la Chiesa senza che questa se ne rendesse conto e, quando tornarono i regni, ne furono gli oscuri burattinai.
Per secoli l’Aquila ha dominato il mondo sotterraneo, corrompendo, minacciando, eliminando ogni avversario. Ammassando enormi fortune. Ha creato vincoli e legami che nessuno osa sciogliere o tradire. La sua forza risiede nell’invisibilità. Grandi potenze, servizi segreti e forze di polizia ne ignorano l’esistenza. La malavita si inchina senza fiatare.
Al vertice ci sono Senatori e Strateghi, seguono poi categorie di uomini e donne che servono un fine senza conoscerne l’esatta natura.
Per far rispettare le regole furono creati gli Eliminatori. Assassini addestrati, implacabili e infallibili.
Tra questi ce n’è uno di cui tutti sussurrano, ma che nessuno ha mai visto. Una leggenda oscura.
Un uomo chiamato Mezzanotte.
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19 aprile 2021 alle 19:04 · Filed under Cognizioni, Passato, Sociale and tagged: Economia, Impero Romano, Liberismo
Su ItaliaStoria un interessante saggio storico sull’economia che ha plasmato l’Impero Romano nel suo periodo aureo; sono riportati importanti riferimenti sociali e finanziari su come la potenza romana si è tradotta in un mercato che ha diversi punti di contatto col nostro mondo iperliberista e monetariamente evoluto. Un estratto:
La crisi del 33 dopo cristo è una crisi molto diversa da altre di cui abbiamo parlato: non è una crisi dovuta a un periodo di difficoltà per l’economia romana, ma sembra dovuta proprio all’esuberanza di una bolla finanziaria, la prima documentata in questi termini. Ovviamente si tratta di ricostruire un puzzle sulla base delle testimonianze degli storici romani, in primis Svetonio, Dione Cassio e Tacito, storici che non capivano assolutamente nulla di economia se non le basi più rudimentali. Ciò nonostante, è possibile farsi un quadro della vicenda, vi propongo la versione a mio avviso più realistica precisando che ovviamente c’è molta congettura a riguardo.
Tutto iniziò con una evidente scarsità di moneta: nell’impero era diventato più difficile procurarsi monete per le transazioni, le banche iniziarono ad essere riottose nel fornire moneta ai propri depositanti. I contemporanei diedero la colpa all’avarizia di Tiberio nella spesa pubblica, alcuni se la presero con i grandi proprietari delle miniere spagnole, evidentemente non stavano producendo una quantità sufficiente di moneta. Nessuno ai tempo poteva pensare che la scarsità di moneta può essere legata al boom dei prestiti, vediamo come.
Nei primi decenni dell’impero esplosero i traffici marittimi: eliminata la pirateria e gli scombussolamenti delle guerre civili, la pax romana permise uno sviluppo di una vera e propria economia a scala mediterranea, con prodotti anche di largo consumo prodotti in aree specializzate e poi spediti in tutto l’impero. La crescita dei commerci fece crescere naturalmente il prestito marittimo fino a che i banchieri notarono che una parte crescente dei loro profitti era legata a questi prestiti e pigiarono probabilmente sull’acceleratore, concedendo i prestiti più facilmente e a prezzi più bassi con il solo obiettivo di guadagnare più dei noiosi e regolamentati prestiti tradizionali. Per farlo i banchieri iniziarono a tagliare la quantità di monete d’oro mantenute in cassa per sicurezza: invece di 100 monete d’oro su 1000, tagliarono a 50, l’ingordigia ahimè batte quasi sempre la prudenza, oggi come allora. Il problema è che l’aumento dei prestiti fece crescere l’attività economica e le transazioni senza che aumentasse in modo considerevole la quantità di moneta circolante, portando ad un certo punto le persone a notare una certa difficoltà nel procurarsi le monete necessarie per le transazioni. Cosa fareste voi allora? Ma chiaro, andreste in banca a chiedere più monete. Ma la banca ora ha solo 50 monete d’oro in pancia, all’improvviso si ritrova con necessità giornaliere di 100, 150 monete d’oro che non ha. Inizialmente prova a farsele dare da altre banche, ma quando tutte iniziano ad avere lo stesso problema i nostri banchieri si ritrovano con un bel problema. Cosa fare? Ma ovvio, quello che le banche di ogni tempo e ogni luogo hanno sempre fatto: i banchieri chiedono il rientro dei prestiti più rischiosi o il rientro dei correntisti con uno scoperto, pratica questa documentata nell’antica Roma.
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24 agosto 2019 alle 19:11 · Filed under Cognizioni, Futuro, Oscurità, Quantsgoth, Sociale and tagged: Economia, HP Lovecraft, Infection, Interrogazioni sul reale, Joseph Stiglitz, Liberismo, Luce oscura, Milton Friedman, Nefandum psichico
Su BusinessInsiderItalia un interessante articolo che sviscera il Capitalismo in alcuni suoi punti chiave. In sostanza, si riconosce che l’orizzonte del Liberismo sia molto corto, è importante fare cassa a tutti i costi nel brevissimo periodo di tre mesi così da soddisfare gli azionisti della multinazionali, gli unici che contano veramente in tutto il mondo degli affari. La ricetta per guarire dai problemi derivati da una visione così asfissiante degli affari sembrerebbe quindi attestarsi su valori temporali molto più lunghi, solo che conoscendo da un punto di vista inusuale i meccanismi che regolano i mostri inumani del business, mi sembra chiaro che il problema è il Liberismo stesso, incapace per sua natura di darsi regole.
Non esiste un Capitalismo dal volto umano, esso obbedisce a leggi che non sono umane e il non comprenderlo è lo scoglio principale per affrancare l’umanità da una simile deriva letale.
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3 novembre 2015 alle 22:00 · Filed under News, Sociale, Tecnologia and tagged: Bitcoin, Economia, Internet, Proteste, Teoremi incalcolabili
[Letto su Neural.it]
Avete mai provato a dare la paghetta ad un software spendaccione? È quello che hanno fatto gli artisti del collettivo anglo-svizzero !Mediengruppe Bitnik, sguinzagliando un bot di shopping online su Agora Market Place, uno dei mercati più floridi del deep-web. Con un budget di 100 dollari in Bitcoin a settimana e la libertà di scegliere tra più di 16.000 oggetti legali e non, il risultato non poteva che essere controverso, tanto da meritare una mostra presso il Kunst Halle Sankt Gallen, in Svizzera, chiamata The Darknet: Da Memes a Onionland. Un paio di jeans Diesel falsi, 200 sigarette Chesterfield di contrabbando, un berretto da baseball con una telecamera nascosta, 10
pasticche di ecstasy… questi sono parte degli oggetti fatti recapitare dal bot direttamente presso la
mostra, in cui lo schema di massima sembra mutuato dal precedente Amazon Random Shopper di Darius Kazemi. La stazione di polizia a pochi metri dalla sala espositiva non pare interessarsi agli
oggetti illegali esposti, eppure è un caso che il progetto Random Darknet Shopper sia andato in porto, scampando all’operazione dell’FBI che ha recentemente chiuso alcuni mercati on line del tutto simili ad Agora Market Place. Questo intervento, unitamente alla mostra, ha sollecitato discussioni sia riguardo l’effettiva sicurezza e anonimato della rete TOR, sia riguardo il dibattito legale che si pone in mezzo ad un ginepraio di legislazioni. In una rete aperta, che comprende così tante giurisdizioni diverse, diventa molto difficile capire quali leggi siano applicabili; quali merci siano effettivamente illegali, a partire dal Paese di appartenenza dell’acquirente o del venditore.
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28 giugno 2015 alle 15:54 · Filed under Sociale and tagged: Alexis Tsipras, Controllo sociale, Economia, Grecia, Proteste
Da leggere con estrema attenzione. Da EssereSinistra.
All’una di questa notte, Alexis Tsipras, ha diramato questo messaggio di cui presentiamo la traduzione in italiano circolante in rete.
È per noi la voce più alta e nobile sinora ascoltata in risposta alle folli richieste del Fondo Monetario Internazionale e le Isttuzioni europee. E vogliamo che tutti i nostri lettori ne comprendano il senso. Il senso della libertà e della democrazia. Che rinasce dalla Grecia.
La Redazione
—-
«Amici greci,
da sei mesi il governo greco combatte una battaglia in condizioni di soffocamento economico senza precedenti, per implementare il mandato che ci avete dato il 25 gennaio.
Il mandato che stavamo negoziando coi nostri partner chiedeva di mettere fine all’austerità e permettere alla prosperità ed alla giustizia sociale di tornare nel nostro paese.
Era un mandato per un accordo sostenibile che rispettasse la democrazia e le regoli comuni europee, per condurre all’uscita finale dalla crisi.
Durante questo periodo di negoziazioni, ci è stato chiesto di mettere in atto gli accordi fatti col precedente governo nel “memorandum”, nonostante questi fossero stati categoricamente condannati dal popolo greco nelle recenti elezioni.
Comunque, nemmeno per un momenti abbiamo pensato di arrenderci, cioè di tradire la vostra fiducia.
Dopo cinque mesi di dure contrattazioni, i nostri partner, sfortunatamente, hanno rilanciato all’eurogruppo di due giorni fa un ultimatum alla democrazia greca ed al popolo greco.
Un ultimatum che è contrario ai principi fondanti ed ai valori dell’Europa, i valori del progetto comune europeo.
Hanno chiesto al governo greco di accettare una proposta che accumula un nuovo insostenibile peso sul popolo ellenico e colpisce profondamente le possibilità di recupero dell’economia e della società greche. Una proposta che non soltanto perpetua lo stato di incertezza ma accentua persino le disuguaglianze sociali.
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6 giugno 2015 alle 20:51 · Filed under Accadimenti, Creatività, Editoria, Letteratura, Recensioni, SF, Sociale, Surrealtà and tagged: Distopia, Distorsioni temporali, Economia, Gian Filippo Pizzo, Giovanni De Matteo, Lankelot.eu, Ridefinizioni alternative, Vittorio Catani
Da Lankelot la recensione de Il prezzo del futuro, antologia curata da Gian Filippo Pizzo e Vittorio Catani. Molti
grandi autori della SF italica in questa raccolta, tra i quali Giovanni De Matteo con il suo racconto In caduta libera, del quale riporto le impressioni:
Da notare che Giovanni De Matteo, l’autore di “In caduta libera” viene ricordato come esponente del “connettivismo”, ovvero quel movimento che “considera la fantascienza un laboratorio per analizzare le dinamiche del cambiamento attraverso la prospettiva del futuro, coniugando estrapolazione scientifica, analisi sociologica e sperimentazione linguistica” (pp.327). Viene quindi da pensare che aspetti del connettivismo siano presenti non solo in De Matteo, ma, pur privilegiando innanzitutto situazioni grottesche e inquietanti, anche in altri racconti dell’antologia.
Idea del tutto plausibile soprattutto nella considerazione che il futuro, qui interpretato come specchio nero del presente, si possa prospettare innanzitutto con forme sempre più sofisticate di mistificazione e per un ulteriore imbarbarimento nei rapporti economici e sociali.
Il tutto inquadrato nel giudizio finale dell’antologia, un gran bel momento di SF distopica, come del resto gli autori garantiscono a priori.
È evidente semmai che “Il prezzo del futuro” rappresenta tante variazioni su tema, dove l’economia a volte va intensa in senso del tutto generico, altre volte riferita più specificatamente ai rapporti di lavoro oppure alla necessità impellente di fare soldi, oppure ancora alle controversie tra scuole di pensiero. Di sicuro la rappresentazione di rapporti umani e sociali in un contesto distopico e che quindi tendono ad evolvere verso esiti drammatici se non addirittura raccapriccianti. Anzi, per parafrasare lo slogan incriminato potremmo precisare: “il distopico è adesso”; non fosse altro che qualche racconto (in particolare si veda “Il tirocinio” di Michele Piccolino) non sembra nemmeno ambientato in un prossimo futuro, ma piuttosto tra le quinte di un cupo e realistico presente.
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21 ottobre 2014 alle 12:55 · Filed under Accadimenti, Editoria, Letteratura, Sociale and tagged: Economia, Emanuele Manco
Una bella disamina di Emanuele “Manex” Manco sull’editoria e sul periodo di transizione, che sta vedendo tramontare il cartaceo a favore del digitale. Come cambia in tutto ciò la filiera editoriale? Ce lo spiega Emanuele in pochi ma significativi paragrafi, eccone uno stralcio:
Molti dei ragionamenti fatti sulla stima del prezzo di copertina dell’edizione cartacea si possono applicare anche in caso di edizione elettronica.
Sulla produzione di un eBook gravano gli stessi costi fissi di un libro cartaceo: l’acquisto dei diritti sul testo nel caso di opera straniera e sull’immagine di copertina (quando non il pagamento di un grafico professionista per una cover ex-novo). Se è straniero il libro va tradotto e la traduzione va rivista ed editata. Se è italiano c’è comunque l’editing.
Non ultimi i costi di impaginazione. PDF, ePub o Mobi che sia, il libro elettronico è un progetto grafico, un file che va impaginato, non un banale file di testo come sono convinti in molti.
Anche in questo caso, visto che vige il libero mercato, ogni editore è libero di stabilire i prezzi che vuole o che ritiene remunerativi per i suoi obiettivi di cassa; saranno i lettori a valutare il rapporto prezzo/qualità.
Talvolta il prezzo dell’ebook è imposto per contratto da alcuni agenti che sono ancora convinti che l’evoluzione tecnologica sia un brutto incubo dal quale usciremo presto, tornando al mondo della carta, dei calcoli per stimare le tirature etc. etc. e pertanto per la paura di perdere percentuali impongono un prezzo che ponga la versione elettronica fuori mercato rispetto al cartaceo.
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15 ottobre 2013 alle 13:10 · Filed under Creatività, Cyberpunk, Digitalizzazioni, Experimental, News, Sociale and tagged: Economia, Proteste
[Letto su Neural.it]
Paolo Cirio è un amante degli exploit e in molti modi è un virtuoso protagonista delle reti contemporanee, indagando ed esponendo il loro intimo funzionamento, individuando le loro vulnerabilità e sovvertendone le funzionalità. Nel suo ultimo progetto, Loophole 4 All , Cirio mette a fuoco un lato oscuro dell’economia attuale di rete: quello della finanza offshore. L’artista ha preso di mira le isole Cayman, un importante centro offshore che serve multinazionali e banche, fornendo loro privacy, poca o nessuna tassazione e la perdita del controllo giuridico. Cirio concepisce centri offshore a switch di rete, consentendo ai profitti d’essere nascosti e facilitando il flusso della corruzione attraverso il mercato globale. L’artista ha hackerato il server del governo delle isole Cayman, ha rubato un elenco di 200.000 aziende registrate e ha proceduto al rilascio dei certificati contraffatti d’incorporazione nel registro a costi bassissimi. Fiction o realtà uno potrebbe chiedere. Come previsto, il Caymans Companies Registry ha negato l’incidente, dichiarando che l’elenco non era davvero un hack ma piuttosto il risultato d’una truffa d’ingegneria sociale operata sul motore di ricerca. Purtroppo per loro, Cirio era già riuscito nel suo intento. Sfruttando le scappatoie che utilizzano le stesse compagnie, egli ha approfittato dell’anonimato che le società offshore godono, appropriandosi del sistema e diffondendo pubblicamente i dati rubati. Mentre una “democratizzazione del business offshore” potrebbe essere pura fantasia, alzare il livello di coscienza per mezzo d’opportune rivelazioni, rendendo manifeste le strutture invisibili delle reti, è apparentemente molto possibile.
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23 giugno 2013 alle 15:35 · Filed under Cultura, Mood, Passato, Storia and tagged: Economia, Roma
Un bell’articolo sul Corriere.it traccia paralleli tra la situazione economica nel periodo imperiale romano e il momento critico attuale, aprendoci un po’ gli occhi su lacune dinamiche che ritornano: conoscere la Storia permette di non farsi circuire dalle sirene coeve. Una massima da ricordare sempre.
Nei primi secoli Roma non batteva moneta, gli scambi commerciali si basavano su lingotti di bronzo del peso di una libbra (327 grammi). Il lingotto era detto pecunia perché il suo valore era l’equivalente di un capo di bestiame (pecus). Dal bronzo (in latino aes) prese nome la prima moneta romana, l’asse. Ma nel 209 a.C. fu necessario mettere mano alle riserve auree. Era in corso lo scontro vitale con Cartagine e vennero fuse ben 4 mila libbre d’oro, ricavandone monete per pagare le truppe e procurare i viveri. Da allora le monete vennero coniate con raffigurazioni di conquiste militari, di divinità, di lotte per il potere, inaugurazione di una via o di monumenti, sicché nella loro sequenza permettono di leggere la storia di Roma.
Giulio Cesare fu il primo a far imprimere la sua immagine sulle monete. Nelle spedizioni militari si portava dietro una zecca mobile per far immortalare le sue gesta.
Un altro parallelo con la situazione attuale può essere rintracciato all’epoca di Diocleziano. Quando l’inflazione tornò a galoppare e i prezzi schizzarono in alto. Fu data la colpa ai mercanti che facevano lievitare a proprio utile i costi delle merci. Nel 301 l’imperatore emise un editto per introdurre, come si tenta a volte anche oggi, un calmiere dei prezzi.
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