HyperHouse

NeXT Hyper Obscure

Archivio per Electrogoth

ROUTINE – Tears


Quando lo spleen assume sfumature electro…

Kirlian Camera – Aura


Un vecchio brano dei Kirlian, intenso come solo i brividi di Angelo Bergamini sanno trasmettere.

The Shallow Graves – The Phantom Heart


Il presenzialismo di sé è una ricerca necessaria, ma sterile.

Duplex Ride @ Lazzaro “Pixel an at Exhibition”/ 24-28.05.2023 | Duplex Ride


Chi è a Genova la prossima settimana può godere di queste avanguardie espressive, tra musica, arte e installazioni visive. Fateci un salto, non ve ne pentirete 😉

In corrispondenza con la Genova BeDesign Week, il Comune di Genova organizza “PIXEL AT AN EXHIBITION,” una selezionata produzione nazionale e internazionale di opere NFT (Non Fungible Token).

Per tutta la durata della manifestazione, Lazzaro – Galleria d’Arte Contemporanea accoglierà “NON FUNGIBLE CHOC!”, un allestimento di soli video con proiezione di opere internazionali statiche. Durante le serate presso LAZZARO – Galleria d’Arte Contemporanea.

DUPLEX RIDE propone quattro live set di elettronica – ambient

Mercoledì 24 maggio :
FLUDD (Marco Cacciamani) – Minimal / Ambient

Giovedì 25 maggio :
ASPERA PROJECT (Stefano Roffo) – Lounge

Venerdì 26 maggio :
GEDRON (Gerardo Fornaro) – Space /Drone

Sabato 27 maggio : JAGOLABORATORIUM
(Claudio Ferrari + Alessandro Bona) – Creative Electronics

Tutte le serate di sonorizzazione avranno inizio alle 21.

Orson Hentschel – Heavy Light | Neural


[Letto su Neural]

Sono passati già tre anni dal suo ultimo album in studio e Orson Hentschel ritorna con una nuova prova, Heavy Light, suo quarto progetto su formato esteso che è composto da otto tracce d’un elettronica sensuale e rarefatta, ricca d’atmosfere space-cosmiche, oniriche e avvolgenti, sonorità che comprendono ritmiche spesso fratturate e misuratissime. Alle composizioni presentate fanno seguito un’installazione cinematografica a 3 canali e una performance visiva dal vivo: fondendo elementi di film, danza e musica in una sintesi espressiva eclettica e formalmente impeccabile. Hentschel espande il formato dell’album convenzionale e l’ispirazione per il tutto, ci spiega, sono state le strade di una Berlino praticamente deserta, durante il primo lockdown causato dall’infezione di Covid 19, evento per il quale la luce è diventata l’elemento più vibrante della metropoli, influenzando sia le immagini che i suoni sui quali stava lavorando. Per Hentschel, insomma, è la stessa vita urbana ad essere caratterizzata da impulsi differenti e i droni, i trattamenti elettronici vari, non fanno che restituire questa complessità mantenendo sempre alta la tensione nella modulazione dei vari tappeti sonori che sono dipanati in maniera assai eclettica e coinvolgente. “Fare una passeggiata in una città vuota ti rende estremamente sensibile all’ambiente circostante, al suono, alla luce o ai movimenti”, racconta Hentschel, che era curioso di sapere come un danzatore avrebbe interagito con questo speciale stato di percezione in un processo di improvvisazione. La collaborazione con la talentosa e magnetica Michelle Cheung è a questo proposito particolarmente riuscita proprio nel video della title track, dove preponderanti sono anche le ambientazioni, razionaliste e notturne, siderali e ballardiane. Stilisticamente lo sperimentatore sembra a suo agio con tecniche musicali che occhieggiano a una qualche narrazione ma la sua operatività infine è indipendente dalle immagini, che sono apparentate alla musica solo successivamente, come in una cronaca soggettiva che ha già interiorizzato le dinamiche del tessuto urbano. A seguito dell’emergenza Coronavirus molte sono state le limitazioni per il settore dei beni, delle attività culturali e dello spettacolo, quella che però non si è mai fermata è la voglia di sperimentare e conservare pronte le energie e la creatività anche in una situazione di forte privazione.

Kotra – Radness Methods | Neural


[Letto su Neural]

Già “Assemblage Tremor”, prima traccia di questo Radness Methods , ultima opera in solo di Dmytro Fedorenko, aka Kotra, è assolutamente implacabile e annichilente, una sorta di liturgia techno-sciamanica che riporta lo sperimentatore ucraino residente da tempo a Berlino alle sonorità dei suoi esordi, fitte d’un flusso duro, industriale e diretto allo stomaco più che alla mente dei suoi ascoltatori. Tutta la scrittura delle sette composizioni presentate ha come riferimento quelle che sono le tipiche scansioni della musica rituale del tamburo e delle tecniche di meditazione dinamica. Il concetto è quello di una serie di azioni sonore astratte, piuttosto che eventi musicali, il cui effetto sia un’esplorazione di stati particolari di realtà non certo ordinari. Sono iperventilazioni acustiche, alla stregua di quello che nelle tecniche sannyasin sono esternazioni del pensiero attive e irriverenti, quelle alle quali ci sottopone Kotra, forte d’una coerenza frutto d’un percorso artistico assai complesso e travagliato. Naturalmente c’è chi subito ha scorto qualcosa di “pugilistico” e “guerresco” in questi solchi, blandendo la metafora della “resistenza” senza che l’autore facesse a tal proposito una seppur minima dichiarazione. La resistenza che noi scorgiamo, invece, è la stessa che ha portato allo scioglimento della Kvitnu, quella di “un nuovo inizio”, quella di cogliere i momenti di crisi per cambiamenti ancora più radicali, quella che nell’essenza d’un suono industriale, metropolitano e urticante innesta sacralità primordiali, indirizzando la carica concettuale che ancora rimane in circolo nella società a un livello più essenziale e diretto. Non si tratta di risultare più o meno disturbanti alla stregua di un mercato oramai mainstream, quanto piuttosto di ribaltare quella che è l’alienazione quotidiana di un conformismo che penetra ogni ganglio della contemporaneità e quindi anche gli svariati ambiti della produzione artistica. Non ci sono vie di mezzo e anche le mescole, per esempio, fra suggestioni industriali e algide geometrie elettroniche, sono assolutamente funzionali al flusso, un nuovo corso che infonde una potenza metallica e straniante, battente e inquieta. L’uscita va ad arricchire il catalogo del nuovo progetto discografico di Dmytro Fedorenko, la Prostir, etichetta fondata nel 2018 e focalizzata proprio su dissonanze e suoni corrosivi innestati su ritmiche sostenute. In fondo quello che Kotra ha sempre fatto è occuparsi di forme sonore estreme: sono quelli i suoi strumenti.

 

BLANK feat. Kirlian Camera – Lost Symmetry (remastered HQ video)


Dettagli esaltati dalle percezioni (remaster).

L’epopea della musica dark italiana in 10 dischi (Pt. 2) | Rolling Stone Italia


Seconda incursione nell’articolo di Fabio Zuffanti apparso su RollingStone: un copioso e bell’articolo sulle realtà dark italiche di circa quarant’anni fa; è un viaggio meraviglioso tra le le band e le sonorità cupe di allora, elementi di rottura – come tutti gli anni ’80 – col decennio precedente. Un secondo estratto, che pesca tra i clips video dei brani o album citati nell’articolo:

Negli anni ’80 le città italiane pullulavano di gioventù nerovestita. Al sabato pomeriggio specialmente, quando scattava la migrazione dalle piccole e medie località verso i capoluoghi, lungo le vie dei centri sciamavano schiere di ragazzi e ragazze dall’aspetto funereo, sfoggianti spolverini e palandrane, accessori mortuari o devozionali, gramaglie assortite, volti diafani e magrezze ulteriormente svettanti grazie a chiome acrobaticamente impalcate. Erano i cosiddetti dark, filiazione all’italiana del movimento che oltremanica veniva denominato goth. E avevano una loro musica.
Come già ricordato, il gothic inglese era imperniato sull’evocazione di malessere esistenziale, malinconia, spleen, nichilismo. Il dark italiano cercava di seguire pedissequamente ciò che accadeva oltremanica, ricalcando paro paro le gesta sonore di Joy Division, Cure o Siouxsie and The Banshees. La differenza la faceva in qualche caso l’uso della lingua italiana e, in generale, una sorta di passione tutta nostrana che andava a scaldare le gelide trame dello stile, oltre a un’atmosfera che a tratti sembra riprendere le pagine più crepuscolari della nostra letteratura. Questi 10 album, nei quali si mette in scena un teatro morboso di ombre e appassionati tormenti, lo confermano.


2. Angelo Bergamini ha avuto negli anni ’80 due vite musicali parallele. Da un lato, sotto diversi pseudonimi e sigle, è stato un hit-maker negli ambiti della dance elettronica e dell’Italo disco. Dall’altro ha portato avanti fin dal 1981 la sua creatura Kirlian Camera, con dischi minimali e neri che verso la metà del decennio pervengono a una elettro-wave dalle atmosfere malinconiche, pur se confezionata secondo una formula ballabile. In Eclipse – Das Schwarze Denkmal ci sono orchestrazioni lontane che sembrano disegnare cieli tempestosi all’orizzonte e melodie struggenti e irresistibili.

Kirlian Camera “The 8th President” live in Oberhausen


La folgorazione live di un brano già diventato un classico electro.

ALONE IN MY ROOM – Lets Roll


Danzi sul vetro ghiacciato, in esplosione delle stelle filanti di buio.

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Sobre Monstruos Reales y Humanos Invisibles

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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.

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