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NeXT Hyper ObscureArchivio per Fate
Non sottovalutate le fate – L’INDISCRETO
Su L’Indiscreto un breve trattato sulle fairies, in italiano tradotto malamente come fate. Sono entità fondamentali per la comprensione delle energie sciamaniche e delle dinamiche sovrannaturali legate alle droghe lisergiche; ecco un breve incolla dell’articolo:
Secondo una certa cultura, assai diffusa, che trova nobili antecedenti nel teatro shakespeariano, sono grandi come un coleottero o al massimo come un riccio di campo, aggraziate e rapide nelle loro ali di insetto. Secondo un’altra, non meno popolare, esaudiscono desideri, si portano via i denti caduti dei bambini, sono buone madrine, possono essere molto vecchie, indossano lunghe tuniche e agitano una bacchetta magica. A volte prendono i loro poteri direttamente dalla stella della sera. Secondo certe produzioni televisive contemporanee sono adolescenti in abiti succinti e lunghe chiome. E per molti movimenti neopagani attraverso di loro si manifesta il mondo naturale ed elementale – sono custodi di segreti. Ma più in generale vengono viste come sciocchezze infantili dai colori pastello, ridicolaggini da propinare ai bambini per poi, con l’arroganza tipica di molti sedicenti grandi, distruggerle con lo spettro della “vita vera”. Sto parlando delle fate, anche se non posso parlare per loro. La parola italiana purtroppo riduce il campo, femminilizzandolo, mentre il corrispettivo inglese fairies è più inclusivo, e si riferisce a tutti coloro che fanno parte del regno fatato, dai folletti alla tribù irlandese dei sidhe, popolo preistorico rifugiatosi nei terrapieni e sotto le colline, alle creature del fato di ogni forma e dimensione. Li associamo al soprannaturale, ma studiandoli un po’ vedremo che semmai sono perfino troppo “naturali”, appartengono a questo mondo di cui abitano i margini e le incertezze, più resistenti delle grandi divinità, a cui infatti sopravvivono, perché più adattabili, meno pretenziosi, più robusti per le migrazioni e le ibridazioni. Parafrasando una nota pubblicità, potrei dire che un dio passa di moda, ma un folletto o una fata, pur nella sua essenza fuggevole (folata di vento, scherzo del destino), è per sempre. Trascorrono esistenze sorelle alle nostre, vaghi sembianti in uno specchio opaco. Sotto le travi, nelle soffitte, negli acquitrini e nelle cave, sulla riva dei mari, nei luoghi dismessi, nei tronchi animati di certi alberi, li troverete. Gli dei sono legati al potere e alla preghiera, ma i fairies hanno a che vedere con la prossimità, il presentimento.
Sul Torrente Subissone | Itinerari nel Lazio dei misteri
Segnalo, dal blog IlLazioDeiMisteri, questo post e questa foto, assai suggestivo e indicativa di cos’era il Lazio arcaico, quello prefondazione di Roma, quello che era Roma prima che venisse urbanizzata o semplicemente antropomorfizzata.
Il Torrente Subissone, lungo il Sentiero del Fiore (a valle di Torre Alfina) crea angoli magici dove par quasi di potersi aspettare la comparsa del “piccolo popolo”… Per saperne di più su Torre Alfina: “Lazio. I luoghi del mistero e dell’insolito”.
“Zothique n. 4”: Arthur Machen e il fascino panico del perturbante – A X I S m u n d i
Su AxisMundi una estesa disquisizione su Arthur Machen e la sua opera sulle culture cultuali celtiche, delle creature fatate, e sui rapporti che lui ha avuto con le società ermetiche ignlesi del XIX secolo. Le considerazioni partono dal numero 4 della rivista Zothique, già recensita qui.
Nel suo saggio del 1919, Das Unheimliche, Sigmund Freud prendendo spunto dalle intuizioni del collega Ernst Jentsch indagò la natura di questo strato della vita psichica:
« Non c’è dubbio che esso appartiene alla sfera dello spaventoso, di ciò che ingenera angoscia e orrore, ed è altrettanto certo che questo termine non viene sempre usato in senso nettamente definibile, tanto che quasi sempre coincide con ciò che è genericamente angoscioso. È lecito tuttavia aspettarsi che esista un nucleo particolare, che giustifichi l’impiego di una particolare terminologia concettuale. »
Nondimeno, ben prima delle ricerche freudiane e oltre un decennio dopo, Machen scandagliò tale sentimento in lungo e in largo, conducendo il suo pubblico all’interno di quel nucleo che lo psicanalista austriaco aveva soltanto abbozzato. Il presente corposo volume, comme d’habitude curato con grande passione e professionalità da Pietro Guarriello, ricostruisce organicamente tale esperienza, attraverso numerosi contributi critici e cinque racconti (di cui quattro dello scrittore gallese) rimasti fino ad ora inediti in Italia.
Arthur Llewelyn Jones nacque a Caerleon-on-Usk il 3 marzo del 1863, figlio del pastore anglicano John Edward Jones e della scozzese Janet Robina Machen, da cui prenderà il cognome d’arte. Nelle sue memorie rimarcò come la sua più grande fortuna sia stata quella di essere nato nel cuore del Gwent, in un vero e proprio caleidoscopio di leggende.
All’interno del suo mirabile studio inserito nella seconda parte dell’albo (pp. 181-222), Le fate, le streghe e la porta per l’Altro Mondo: rilievi folklorici ed etnografici sull’opera di Arthur Machen, Marco Maculotti ricorda come già Jorge LuisBorges avesse rilevato la fiera identità celtica di Machen, attraverso cui «poté sentirsi oscuramente vittorioso e antico, radicato nella propria terra e alimentato da primitive scienze magiche». Caerleon, Isca Silurum per i romani, è anche identificata con Camelot, la fortezza di re Artù. Infine, è una delle terre maggiormente interessate dalla tradizione dei fairies, le enigmatiche creature che abitano il Regno segreto, pregevolmente tratteggiato dal presbiteriano scozzese Robert Kirk sul finire del Seicento (The SecretCommonwealth, scritto nel 1692 e pubblicato per la prima volta solo nel 1815).
Nell’opera macheniana, tuttavia, si assiste a più riprese a un capovolgimento radicale della percezione post-shakespeariana di questi esseri, in quanto l’autore gallese, appassionato studioso di folklore celtico, recuperò la visione tradizionale e perturbante del cosiddetto “piccolo popolo“. Ne La storia del sigillo nero, il professor Gregg, alter ego dell’autore, sembra riferirsi direttamente a Kirk quando afferma:
« Così come i nostri antenati avevano chiamato “fatati” o “buoni” gli esseri terribili perché li temevano, li avevano anche rivestiti di forme affascinanti, ben sapendo che la verità era assai diversa», giungendo alla conclusione per cui fate e diavoli sarebbero di un’unica razza e di un’unica origine.
Louise Patricia Crane – Isolde
Potresti affondare in melme e folletti, trovare l’assenzio in pozioni di John Dee, morire per svegliarti in passaggi lontani come un sogno…
I rapimenti dei Fairies e il mistero dei “Missing 411” – A X I S m u n d i
Su AxisMundi un lungo excursus sulle sparizioni che la tradizione popolare anglosassone ha sempre voluto causate dagli gnomi e dalle fate. Qui, quelle suggestioni s’intrecciano con lo spirito dei luoghi selvaggi che, si cita, Algernon Blackwood e Arthur Machen hanno sempre narrato nei loro racconti folgoranti; non ultimo, anche le spiccate essenze fantastiche di Picnic a Hanging Rock, gli X-Files, True Detective e TwinPeaks trovano il giusto posto nell’articolo. Un estratto inesaustivo:
Pur non avendo mai avuto, fin dalla fondazione avvenuta nel 1776, una tradizione religiosa strettamente propria, gli Stati Uniti d’America più di ogni altro stato al mondo si configurano come l’area geografica che, tra lo scorso secolo e l’attuale, ha visto nascere una serie di correnti culturali nella cosiddetta “realtà alternativa” che potremmo definire pseudo-religiose. Si tratta di movimenti che, pur non potendo essere catalogabili stricto sensu come “religiosi”, sono basati su credenze ben precise condivise dai membri interni che spesso presuppongono una fede incondizionata nell’argomento, se non addirittura l’aver vissuto in prima persona un’esperienza catalizzatrice della stessa.
Il caso più famoso resta ovviamente la “religione” ufologica, con tutte le sue derive più o meno New Age, dalle abductions alla fecondazione in vitro di ibridi umano-alieni, fino alle più estreme teorie cospirazioniste che parlano di “rettiliani” et similia. Ma molti altri esempi potrebbero essere portati a titolo di esempio: la credenza nell’esistenza del Bigfoot/Sasquatch, omologo del più noto Yeti himalayano; il chupacabras, che molti vogliono responsabile delle cosiddette “mutilazioni del bestiame”; il Mothman, i cui avvistamenti avverrebbero poco prima di catastrofi inimmaginabili (si dice sia stato avvistato anche prima dell’attacco alle Torri Gemelle); il Diavolo del Jersey; e via discorrendo.
Quando “loro” ti parlano dal silenzio che arde
Nel groviglio dei tuoi sensi percepisci il filo emotivo annodarsi sulle tue vibrazioni, ne apprezzi l’onda scura, ne ami il trasporto struggente che ti parla – intimo e serrato – delle fate.
Storia di Beltane – Celebrando il Primo Maggio | Iridediluce (Dott.ssa Fiorella Corbi)
Sul blog di FiorellaCorbi una breve storia ragionata e antropologica di Beltane, la festa celtica e/o pagana che sovrintende a Maggio, e alla sua esaltazione del verde e della fioritura. Quando il suolo diviene una vibrazione continua ed estasi…
L’uomo verde emerge
Un certo numero di figure pre-cristiane sono associate al mese di maggio e successivamente a Beltane. L’entità nota come l’ Uomo Verde , fortemente legata a Cernunnos , si trova spesso nelle leggende e nelle leggende delle Isole Britanniche, ed è un volto mascolino coperto di foglie e arbusti. In alcune parti dell’Inghilterra, un Uomo Verde viene trasportato attraverso la città in una gabbia di vimini mentre i cittadini accolgono l’inizio dell’estate. Impressioni del volto dell’Uomo Verde possono essere trovate negli ornamenti di molte delle cattedrali più antiche d’Europa, nonostante gli editti dei vescovi locali che vietano agli scalpellini di includere tali immagini pagane.Un personaggio correlato è Jack-in-the-Green, uno spirito di Greenwood. I riferimenti a Jack appaiono nella letteratura britannica fino alla fine del sedicesimo secolo. Sir James Frazer associa la figura ai mimi e la celebrazione della forza vitale degli alberi. Jack-in-the-Green è stato visto anche nell’era vittoriana, quando era associato a spazzacamini con la faccia fuligginosa. A quel tempo, Jack era incorniciato in una struttura di vimini e coperto di foglie, circondato da ballerini . Alcuni studiosi suggeriscono che Jack potrebbe essere stato un antenato della leggenda di Robin Hood.
Simboli antichi