HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per Hacker
Project Alias, home privacy | Neural
26 gennaio 2021 alle 11:23 · Filed under Creatività, Digitalizzazioni, Experimental, News, Tecnologia and tagged: Bjørn Karmann, Controllo sociale, Hacker, Smart city, Tore Knudsen, Video
[Letto su Neural]
Il cordyceps è un fungo parassita che si innesta negli insetti nutrendosene. Project Alias, di Bjørn Karmann and Tore Knudsen, è un simile “parassita” per gli home device, che può essere personalizzato per controllare i propri smart assistant tutelando la propria privacy. Ispirato al vero fungo parassita, questo piccolo assistente è costituito da un guscio stampato in 3D molto simile a una morbida e seducente colata di gelato che nasconde un microphone array, un raspberry pi e un altoparlante e può essere posizionato facilmente sui più comuni assistenti vocali domestici. Attraverso una semplice applicazione l’utente può addestrare Alias a reagire a una parola-input personalizzata: dopo questo addestramento, Alias prende il controllo dell’assistente vocale domestico attivandolo e spegnendolo. Una volta innescato, inoltre, e completamente offline, traduce i comandi vocali e trasmette un rumore continuo al device di cui è parassita, che in questo modo è inibito dal registrare altri suoni “privati” circostanti. Il progetto, riflette criticamente sui prodotti commerciali “intelligenti” che tendono a considerare gli utenti come passivi esecutori, anche all’interno della propria casa. Alias, nel suo design pulito e malleabile, sembra sogghignare all’intelligenza millantata dagli smart device della grande produzione, quasi con la con la malizia crudele del vero fungo cordyceps.
Matthew Collings – A Requiem For Edward Snowden | Neural
13 luglio 2016 alle 11:15 · Filed under Creatività, Cybergoth, Cyberpunk, Digitalizzazioni, Experimental, News, Sociale, Tecnologia and tagged: Controllo sociale, Edward Snowden, Hacker, Interrogazioni sul reale, Matthew Collings, Proteste, Ridefinizioni alternative, Video
[Letto su Neural.it]
Oggigiorno, l’immaterialità nelle comunicazioni, la proliferazione dei media, la riservatezza dei dati personali, la capacità di hackerare le reti, generano particolari connubi – prima impensabili – nelle relazioni tra singole persone, singole persone e istituzioni, singole persone e comunità. Non è certo una novità che il tema dello spionaggio appassioni il mondo dello spettacolo, fra musica e arte o cinema, eppure una performance audiovisiva che abbracci tutti i temi appena citati non si era ancora vista. A volte l’atto del complotto fa diventare eroe/eroi chi o coloro lo compiono ed Edward Snowden non si può sottrarre a tale regola: la convinzione di una regia occulta si diffonde soprattutto nel corso del Novecento ma è adesso che in veste cyber e spinto da motivazioni ideologiche-attiviste il fascino di rivelazioni per informare il pubblico “su ciò che viene fatto in loro nome e quello che è fatto contro di loro” assume un carattere quasi epico. Pubblicato per le edizioni Magnetic North, un requiem è appunto questo, una celebrazione, in tal caso progettata in maniera assai contemporanea – seppure ancora aulica – da Matthew Collings, un ben conosciuto critico d’arte britannico, scrittore, broadcaster e artista. Snowden ha rivelato che viviamo in un mondo in cui la privacy delle nostre routine quotidiane è completamente compromessa e questo è un atto politico in sé, un segno dei tempi, una denuncia ineludibile sulle attività di sorveglianza di massa delle quali tutti dovrebbero preoccuparsi. Nel flusso performativo sono agiti elementi da ensemble classico, con testi “hacked society”, insieme a tagli glitch e free form, in un montaggio ben congegnato e altamente coinvolgente, reattivo e piuttosto drammatico. I musicisti-performer interagiscono in tempo reale con l’apparato visivo organizzato sapientemente da Jules Rawlinson e il tutto raggiunge una densità emotiva ragguardevole. Non sappiamo se effettivamente il requiem sia anche un saluto funebre alla totalizzante democrazia digitalizzata statunitense: l’impressione che ne riceviamo è comunque molto forte.
Athina Karatzogianni – Firebrand Waves of Digital Activism 1994-2014: The Rise and Spread of Hacktivism and Cyberconflict | Neural
5 luglio 2016 alle 14:48 · Filed under Cyberpunk, Digitalizzazioni, News, Sociale, Tecnologia and tagged: Hacker, Infection, Interrogazioni sul reale, Proteste, Ridefinizioni alternative, Storia
[Letto su Neural.it]
L’attivismo digitale ha esordito in contemporanea con la commercializzazione di Internet, annettendo il desiderio di estendere e materializzare la promessa di un mezzo orizzontale e democratico. Da allora si è evoluto in una direzione diversa. Athina Karatzogianni cerca di ricostruire questa evoluzione, gli eventi e le principali forze che lo hanno influenzato. L’autrice definisce quattro “onde” di escalation, analizzando gli eventi che hanno cambiato in maniera significativa le condizioni sociali e politiche, con ripercussioni dirette sull’operato degli attivisti, soprattutto nell’arena globale digitale. La prima ondata di attivismo digitale (1994-2001) è definita dai primi esperimenti di Internet a 9/11, che trasforma radicalmente l’atteggiamento di dissenso on-line. La seconda ondata (2001-2007) comprende la guerra in Iraq e la terza ondata (2007-2010) include Obama come nuovo presidente degli Stati Uniti. Il capitolo più lungo, tuttavia, è circa la quarta ondata (2010-2014), che segna un cambiamento paradigmatico discutibile, soprattutto dopo Wikileaks, la primavera araba e Occupy. Tra i suoi argomenti più sensibili vi è quello che fra i governi e le organizzazioni non-governative più maistream e cooptate ci sia probabilmente un’alleanza nel normalizzare le attività politiche in una strategia come al solito di regime. La conseguenza fatale di questo sarebbe che il conflitto si sposterà a un attacco delle infrastrutture d’informazione, dove la “mobilitazione” in rete non avrebbe più prodotto alcun risultato tangibile. Questo scenario cupo ma possibile dà l’idea di potersi realizzare se forme politiche alternative – alfine – non prevarranno.
Trilogia dei Pirati ∂ FantasyMagazine
6 marzo 2015 alle 17:06 · Filed under Creatività, Editoria, Letteratura, Sociale and tagged: Hacker, Mondadori, Valerio Evangelisti
Su FantasyMagazine la segnalazione di una pubblicazione che racchiude in sé i tre volumi che Valerio Evangelisti ha dedicato ai pirati: Trilogia dei pirati.
Tornano in libreria i pirati di Valerio Evangelisti, l’ideatore dell’Inquisitore Eymerich. Trilogia dei Pirati propone nella collana Oscar Bestsellers, in un solo volume di prezzo economico (fino al 26 marzo 2015 scontato del 25% per via di una promozione sugli Oscar), i tre romanzi pubblicati in precedenza singolarmente: Tortuga, Veracruz e Cartagena. Rispetto all’edizione originale mancano solo le cartine realizzate dallo stesso autore.
La sinossi
Da Stevenson a Salgari, i grandi della letteratura sono sempre stati attratti dal tema dei pirati, diventato sinonimo stesso di avventura, esplorazione, coraggio. Anche Valerio Evangelisti, il celebre creatore dell’inquisitore Eymerich, non è sfuggito al loro fascino e ha scritto i tre romanzi qui raccolti, ricchi di emozionanti vicende e basati su una rigorosa ricostruzione storica. Tortuga, Veracruz e Cartagena, ambientati negli ultimi decenni del Seicento, raccontano i gloriosi atti conclusivi dell’epopea dei filibustieri di stanza nei Caraibi, tra abbordaggi, rapimenti, episodi di ferocia e di abnegazione, passioni amorose divoranti, cameratismo e rivalità su vascelli sovraccarichi in cui il sangue si mescola al sudore. Ma, all’alba del XVIII secolo, il tempo dei pirati sembra giunto al termine. Ormai superati dalla Storia, i Fratelli della Costa che hanno terrorizzato i Caraibi per cinquant’anni non spariranno, ma saranno chiamati a un differente destino…
Cory Doctorow al Salone di Torino presenta la nuova edizione di Little Brother ∂ Fantascienza.com
12 febbraio 2015 alle 14:47 · Filed under Cyberpunk, Digitalizzazioni, Editoria, Letteratura, SF, Sociale and tagged: Controllo sociale, Cory Doctorow, Cronache basso futuro, Hacker, Proteste
Da Fantascienza.com la notizia che Cory Doctorow sarà al Salone di Torino per l’uscita del suo romanzo Little Brother. L’autore ha specificità sociali che s’innestano col tessuto tecnologico che viviamo oggi e nel basso futuro che ci attende.
Terrorismo, hacker e libertà civili. Ancora una volta la fiction anticipa la realtà o almeno riesce ad interpretare veramente bene come alcuni fattori sociali e la tecnologia possono interagire tra loro. Il vate questa volta è Cory Doctorow, autore nel 2008 di questa saga fantascientifica straordinaria, che ha per protagonista un adolescente (Marcus, meglio noto in rete come w1n5t0n, che si pronuncia Winston), con ottime capacità informatiche. Nel giro di poco tempo Marcus si ritrova a capo della resistenza per la tutela delle libertà individuali, nata per contrastare le attività tiranniche del Dipartimento di Pubblica Sicurezza di San Francisco.
Prima che Anonymous arrivasse alla ribalta delle cronache, prima che gli scandali rivelati da WikiLeaks facessero tremare le cancellerie di mezzo mondo, prima che i nerd fossero invitati a pranzo alla Casa Bianca, i romanzi come Little Brother hanno raccontano che gli hacker e i nerd possono essere un grande risorsa per il futuro.
Anonymous: “ISIS, noi non perdoniamo” | NAZIONE OSCURA CAOTICA
11 febbraio 2015 alle 08:43 · Filed under Connettivismo, Cyberpunk, Sociale and tagged: Anonymous, Federazione della Nazione Oscura Caotica, Hacker, Omicidio, Proteste
[Letto su Nazione Caotica Oscura‘s blog]
“Cittadini del mondo, noi siamo Anonymous, l’Operation ISIS continua”: così inizia il nuovo videomessaggio postato dalla rete mondiale di hacker che ha dichiarato guerra allo Stato Islamico. “Prima di tutto dobbiamo chiarire un po’ di cose”, continua il messaggio, “Noi siamo: musulmani, cristiani, ebrei… Siamo hacker, cracker, hacktivisti, phishers, agenti, spie, o solo il tipo della porta accanto. Siamo studenti, amministratori, lavoratori, impiegati, disoccupati, ricchi poveri. Noi siamo giovani o vecchi, gay o etero. Indossiamo vestiti fighi o stracci. Siamo di tutte le razze e veniamo da tutti i paesi, religioni, etnie. Ricordate, i terroristi che si fanno chiamare Stato Islamico (Is) non sono musulmani. Isis, ti daremo la caccia, attaccheremo i tuoi siti, account, email. D’ora in poi non ci sarà nessun posto sicuro per te online. Sarai trattato come un virus, e noi siamo la cura. Noi possediamo Internet, noi siamo Anonymous. Noi non dimentichiamo, noi non perdoniamo”.
Related articles
- Anonymous targets ISIS: ‘You are a virus — we are the cure’ (betanews.com)
- Anonymous unleashes hell on ISIS: ‘You are a virus, and we are the cure’ (siliconrepublic.com)
- Anonymous targets ISIS: ‘You will be treated like a virus, and we are the cure’ (christiantoday.com)
- Anonymous hackers claim they’ve disabled Isis Twitter and Facebook accounts, warning ‘we own the internet now’ (belfasttelegraph.co.uk)
- Anonymous joins the fight against ISIS (itproportal.com)
- Anonymous Hackers’ Next Target? ISIS (gizmodo.co.uk)
- Anonymous ‘Hacktivists’ Just Smacked The Taste Out of ISIS’s Mouth (wikileaks-forum.com)
- Anonymous’ Strike against ISIS Has Begun (eteknix.com)
- Anonymous has hacked Isis’ Twitter and Facebook accounts (independent.ie)
edited by Martin Fredriksson, James Arvanitakis Piracy: Leakages from Modernity | Neural
29 ottobre 2014 alle 12:03 · Filed under Cyberpunk, Digitalizzazioni, Editoria, News, Sociale, Tecnologia and tagged: Application Programming Interface, Hacker, Infection, Pirate Bay, Proteste, Ridefinizioni alternative
[Letto su Neural.it]
l termine “pirateria” evoca inevitabilmente sentimenti ambivalenti. Esso riflette inoltre le modifiche, i conflitti e le contraddizioni della società contemporanea. Questa antologia di testi rompe finalmente il classico “guardie e ladri” ricorrente dibattito, che considera la pirateria sia come un disastro o come un’opportunità, raccogliendo un consistente numero di approcci originali. Nel testo la pirateria è considerata da diverse prospettive culturali differenti, relativa alle strutture di potere e di trasformazione, così come si sono prese in considerazione anche pratiche d’uso comune. I redattori asseriscono: “per ogni nuovo sviluppo nelle tecnologie capitaliste, una sorta di momento di pirateria emerge”. Per esempio, le implicazioni sociali specifiche di BitTorrent sono ancora più importanti di quelle altrimenti economiche e la sua “costellazione” (come gli autori la definiscono) crea “perdite.” La definizione di perdite è uno dei concetti più intriganti (e fondamentali) esplorati nel saggio. Queste si materializzano nelle varie pratiche e i sostenitori di Pirate Bay (di cui si parla in vari saggi), per esempio, sono riconosciuti per considerare il file-sharing in quanto difesa dei beni comuni contro la scarsità e la recinzione. Gli attivisti e gli utilizzatori del file-sharing sono inoltre ben analizzati nelle loro consuetudini e un suggestivo parallelo viene disegnato con la stessa ideologia del copyright discussa altrove. Il libro indaga anche in altri campi, ad esempio la bio-pirateria, così come viene riconosciuta la qualità d’innovazione tecnica introdotta dai “pirati”. Questo lavoro è stato anche il punto di partenza per un network di ricerca, collegato attraverso una piattaforma web pubblica (PiracyLab) costantemente aggiornata e ulteriore spazio di discussione teorica.
E. Gabriella Coleman – Coding Freedom: The Ethics and Aesthetics of Hacking – Neural.it
26 marzo 2013 alle 18:00 · Filed under Creatività, Cyberpunk, Digitalizzazioni, Experimental, News, Sociale, Sperimentazioni, Tecnologia and tagged: Application Programming Interface, Cory Doctorow, Hacker, Infection
[Letto su Neural.it]
L’intero ecosistema di hacking e FLOSS sono stati raramente considerati dalla ricerca accademica, nonostante il loro agire fosse spesso identificato come una formidabile produzione collettiva. FLOSS è stato considerato più come uno “strumento” e non riconosciuto come un importante e concettuale “laboratorio” di pratiche e libertà. Coleman si concentra sulle comunità hacker e su quello che queste significano e dimostrano al resto della società. La trattazione si sviluppa lungo differenti percorsi, guardando all’identità hacker, alle occasioni d’incontro, ai modelli di relazione e alla politica. C’è – in realtà – un tentativo di descrivere un hacker “tipico”, indagato attraverso settanta diverse interviste, condotte dal vivo o via e-mail. Coleman (definito da Cory Doctorow come un “antropologo geek”) può anche essere assimilato a un etnografo hacker, per la sua presenza a una serie di conferenze di Debian GNU/Linux (“Debconfs”) e per la sua puntuale descrizione dell’organizzazione interna di Debian, oltre alla sua gestione rigorosa di preparazione tecnica, di pari passo agli impegni etici essenziali. Una delle parti più interessanti è l’analisi dei modelli economici sostenibili di FLOSS e la permeazione dei valori radicali attraverso la produzione di contenuti. Le comunità hacker sono anche caratterizzate dalla fiducia e dalla abilità dei loro membri, oltre alla condivisa consapevolezza che essi avranno un impatto sulla società “agendo” e servendo come esempi. Il tratto comune che l’autore identifica come associazione hacker proveniendo da ambienti eterogenei è la realizzazione di una “produttiva libertà”. La ricerca prende in considerazione anche la convinzione hacker che il refrain “code is speech” (il codice è il discorso) merita di diventare un paradigma fondamentale intorno a cui strutturare una parte seminale della nostra società.
Princeton University Press, ISBN: 978-0691144610, 264 pages, 2012, English
Related articles
- Biella Coleman: Coding Freedom: The Ethics and Aesthetics of Hacking (gabriellacoleman.org)
- Book of the Day: The ethics and aesthetics of hacking (p2pfoundation.net)
- Gabriella Coleman on Why Code Is Speech (reason.com)
Cory Doctorow e il suo Homeland ∂ Fantascienza.com
12 febbraio 2013 alle 15:49 · Filed under Cyberpunk, Interviste, Letteratura, Notizie, SF, Sociale and tagged: Aaron Swartz, Cory Doctorow, Hacker, Proteste
Bella intervista a Cory Doctorow su Fantascienza.com in cui si parla del suo nuovo romanzo, Homeland. Le correlazioni con i fatti di questi settimane, in cui il suicidio Aaron Swartz – il programmatore_hacker che ha violato più volte le difese informatiche di Stati e multinazionali – sono evidenti: il personaggio principale di Homeland è ispirato proprio alla figura di Swartz, che Doctorow conosceva assai bene.
Related articles
- RIP Aaron Swartz (youviewed.com)
- Aaron Swartz and the Soul Eating Machinery of “Justice” (financialsurvivalnetwork.com)
- Slate’s Mini-Biography of Aaron Swartz (Slashdot) (news.slashdot.org)
- White House Owes Response To Petition To Fire Prosecutor Of Aaron Swartz And Other Hackers (forbes.com)
- EU VP On Aaron Swartz: If Our Laws Hold Back Benefits From Openness, We Should Change Those Laws (opendotdotdot.blogspot.com)
- Learning From Aaron Swartz: Content Must Not Be The End Game For Knowledge (opendotdotdot.blogspot.com)
- Cory Doctorow on Fighting E-Distractions (andrewhammel.typepad.com)
∂| ThrillerMagazine | Noi siamo Anonymous
2 febbraio 2013 alle 15:24 · Filed under Connettivismo, Cyberpunk, Digitalizzazioni, Sociale, Tecnologia and tagged: Anarchia, Anonymous, Application Programming Interface, Hacker, Infection, Proteste
Segnalazione dal sapore di realtà quella trovata su ThrillerMagazine: si parla di Anonymous, il collettivo di hacker rigorosamente anonimi (anche tra di loro) che terrorizza gli enti, gli Stati e le agenzie del mondo intero, organizzando azioni punitive contro chi, a loro giudizio, ha operato in disprezzo ai loro ideali anarchici (ovvero, appunto, tutte le organizzazioni statali e le multinazionali).
Parmy Olson è l’unica giornalista ad avere incontrato faccia a faccia due dei leaders e ad avere avuto la loro piena collaborazione. Ora racconta tutto, come in un romanzo.
Infatti dopo un lungo periodo di studio del fenomeno, aver intervistato molti hacker e aver incontrato due “veri” componenti di quella non-organizzazione conosciuta ormai in tutto il mondo come Anonymous, ha scritto un libro in cui spiega e racconta questo fenomeno. Un servizio giornalistico che si legge come un intrigante thriller.
Il libro dal titolo Noi siamo Anonymous è un resoconto molto dettagliato della attività dei misteriosi componenti di Anonymous e la stessa giornalista ha scritto che è stato molto difficile trovare le fonti più reali, trovare gli hacker che vi facevano parte e scartare chi invece si vantava senza averne motivo.
Molto interessante la storia di Aaron Barr un ex-militare, esperto in crittografia che lavorando in una società che vendeva sistemi di sicurezza informatici, con falso nome cercò di entrare in contatto con alcune persone che sicuramente erano degli “Anonymous”.
La sua identità e i suoi obiettivi vengono ben presto scoperti e la punizione di Anonymous è veramente pesante in quanto, siamo nel febbraio del 2011, gli hacker trovano la sua password, si impossessano di tutte le e-mail inviate e ricevute, gli bloccano tutti i contatti e gli account di Twitter, Iphone. Insomma lui e la sua ditta restano “mute” per lungo tempo e la sua immagine, il numero di previdenza sociale e molto altro viene messo in rete. Insomma una azione devastante.
Ma Aaron Barr e la sua società non è stata la sola vittima, prima Anonymous aveva attaccato quella organizzazione pseudo scientifica conosciuta come Scientology e avevano colpito il loro fautore più conosciuto: Tom Cruise, poi erano state colpite società mondiali come la Sony, la Fox e i sistemi informatici della Mastercard, Paypal e molti altri.
La vita di questi hacker celata al mondo, è fatta di mistero e menzogne; quando sono in contatto non parlano mai di chi sono e di dove si trovano, poi ogni tanto uno di loro viene scoperto e arrestato dall’FBI, come nel caso di Hector “Sabu” Montsegur che vive a New York. Sabu pur di evitare la prigione diventa un collaboratore della polizia e questo porterà poi all’arresto di altri appartenenti ad Anonymous. Ma non è certo la fine di questa non-organizzazione.
Related articles
- Anonymous Hacker FenniC Sentenced to 60 Hours of Unpaid Work (news.softpedia.com)