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Archivio per Poesia

Le Masque – Dal diario di un soffiatore di vetro


Sulle ali di uno spleen struggente e maledetto…

L’epopea della musica dark italiana in 10 dischi (Pt. 4) | Rolling Stone Italia


Quarta incursione nell’articolo di Fabio Zuffanti apparso su RollingStone: un copioso e bell’articolo sulle realtà dark italiche di circa quarant’anni fa; è un viaggio meraviglioso tra le le band e le sonorità cupe di allora, elementi di rottura – come tutti gli anni ’80 – col decennio precedente. Un secondo estratto, che pesca tra i clips video dei brani o album citati nell’articolo:

Negli anni ’80 le città italiane pullulavano di gioventù nerovestita. Al sabato pomeriggio specialmente, quando scattava la migrazione dalle piccole e medie località verso i capoluoghi, lungo le vie dei centri sciamavano schiere di ragazzi e ragazze dall’aspetto funereo, sfoggianti spolverini e palandrane, accessori mortuari o devozionali, gramaglie assortite, volti diafani e magrezze ulteriormente svettanti grazie a chiome acrobaticamente impalcate. Erano i cosiddetti dark, filiazione all’italiana del movimento che oltremanica veniva denominato goth. E avevano una loro musica.
Come già ricordato, il gothic inglese era imperniato sull’evocazione di malessere esistenziale, malinconia, spleen, nichilismo. Il dark italiano cercava di seguire pedissequamente ciò che accadeva oltremanica, ricalcando paro paro le gesta sonore di Joy Division, Cure o Siouxsie and The Banshees. La differenza la faceva in qualche caso l’uso della lingua italiana e, in generale, una sorta di passione tutta nostrana che andava a scaldare le gelide trame dello stile, oltre a un’atmosfera che a tratti sembra riprendere le pagine più crepuscolari della nostra letteratura. Questi 10 album, nei quali si mette in scena un teatro morboso di ombre e appassionati tormenti, lo confermano.


4. Le Masque sono autori di una personalissima via al genere, con testi in italiano, riferimenti alle pagine più tormentate del cantautorato genovese e a certa musica cameristica novecentesca il cui fluire, sospeso e raccolto, precipita l’ascoltatore in suggestivi scorci di inizio secolo. Non mancano riferimenti al ramo colto della wave, dai This Mortal Coil ai Tuxedomoon. Ma ciò che rende imprescindibile il loro esordio è l’assoluta coerenza dei testi, con uno stile potentemente letterario. Il recitato tratto dal poema Un giorno, del crepuscolare Carlo Vallini, adagiato sull’elegante flusso luttuoso, mette subito in chiaro dove si andrà a parare.

La morte ride – Omaggio a Georges Bataille- di Paolo Spaziani e Letizia Corsini – BIBBIA D’ASFALTO


Su BibbiaAsfalto – felice sia tornata, o che sia tornata a farsi prepotentemente sentire – una recensione di Ettore Fobo allo spettacolo teatrale “La morte ride”, un omaggio a Georges Bataille di Paolo Spaziani e Letizia Corsini. Un estratto dell’intensa relazione di Ettore:

Personalmente sono stanco – e penso di non essere il solo – di questa poesia edificante, consolatoria, decorativa, di questa onesta pedagogia del niente. Dopo Baudelaire la trovo datata, stucchevole, superflua. Non bisogna dare il peso di un senso alla vita, questo la schiaccia. Piuttosto bisogna celebrarne la tremenda e meravigliosa fugacità. Lo stesso teatro, servile al Testo, alla sua presunta Verità, mortifica l’attore che diventa nient’altro che un impiegato della messa in scena.
Per questo è così importante l’operazione fatta da Paolo Spaziani, con regia di Letizia Corsini, in questo suo monologo bilingue (francese e italiano) “La morte ride”, presentato al teatro Argomm di Milano il 23 febbraio di questo 2023. Si parte dal poemetto “L’arcangelico” di quel filosofo anomalo che fu Georges Bataille, in una traduzione che, benché fedele all’originale, sembra al tempo stesso e paradossalmente quasi una riscrittura operata da Spaziani stesso. Qui, più ancora che altrove, Bataille scrive con quella crudeltà trasognata che è segno del suo genio consacrato alla dépense. Questo nella voce di Spaziani, che percorre come un brivido nero la pelle degli spettatori, modulandosi dal soffio al grido, si rivela parola detta e non più parafrasata o raccontata, parola scagliata fuori come un incubo, parola di rovesciamenti fatali, di fatali aporie dense di una potenza sconcertante. L’informe, il caotico, l’incongruo, ci liberano da tutto ciò che codificandoci, organizzando il peso del nostro caos, ci intrappola in un corpo di concettosità alienanti. Lo spettacolo è la cronaca minuziosa di un trauma di derive, la scoperta di un tempo, di un ritmo, di un’estasi, di una trance, che Spaziani condivide con il suo pubblico, sempre pietrificato, sempre turbato. Ecco uno spettacolo che si segue con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. La tensione, sin dal mutismo iniziale dell’attore, sin dalla scenografia essenziale, è massima. La catastrofe arriva con melodie dolcissime, strazianti, ”dolorose come il cuore”.

Esce “Fiori del Caos”, collana “Versi Guasti”, a cura di Ettore Fobo | KippleBlog


[Letto su KippleBlog]

Esce oggi nella collana Versi Guasti il volume Fiori del caos, a cura di Ettore Fobo, un’antologia di dodici voci provenienti dal sottosuolo del linguaggio che raccontano e vanno a comporre una propria visione mitorealistica e sotterranea tra prosa e poesia.

Diamo quindi un caloroso benvenuto a Ettore Fobo che, da questo numero, subentra nella curatela di collana ad Alex Tonelli, che ringraziamo per aver saputo interpretare i Versi Guasti con grande sensibilità e sperimentazione nel sondare le profondità dell’essere.

L’ebook è disponibile inseme al cartaceo su www.kipple.it, nei principali store online e nelle librerie; la copertina è di Ksenja Laginja.

DALLA POSTFAZIONE

I Fiori del Caos crescono nelle caverne del pensiero, nel sottosuolo del linguaggio, laddove irradiano, come stella spente, la potenza e il fascino della loro presenza ambigua e fatale.
I Fiori del Caos calano dalle lune primitive per germogliare cascata cosmica delle cose quotidiane, sono sfingi dal babalbutire astrale. Perché quello che chiamiamo letteratura è un’immersione in tutte le sciarade per ripristinare lo sbocciare profondo della luce e ripetere il buio gesto dell’addio.
Addio a ogni ontologia, spacciata dal frantumarsi obliquo e robotico della voce in una baldoria di balbuzie ironiche e danzanti. Quanto massacro nella tumultuosa levità del sangue, dove sorgono le aurore senza occhi e ci insegnano uno sguardo svagato e per questo più profondo. Siamo ai margini di ciò che Si dice per imprimere un altro giro alla ruota dei Significati. Il corto circuito che interpretiamo non verrà assimilato né decodificato dalla Grande Macchina dei Valori perché all’enorme sole nero delle formazioni gregarie preferiamo la minuta penombra, dove un altro canto ci maschera, ci dilapida, ci eccede. Sappiamo tramontare e traboccare. È antica la legge del divenire.
Come la parola iniziale che ordina i tempi e gli spazi e crea il mondo riformulando il caos originario, lasciando però intatte le sue fluttuazioni alchemiche, noi ci sottomettiamo a ciò che genera la folgore dell’impensato e alla necessità che forgia il mondo come una, perpetuamente instabile, creazione della mente.

Ettore Fobo

LA QUARTA

Ettore Fobo presenta dodici autori, scelti fra chi meglio rappresenta la sua visione mitorealistica e sotterranea, e li raccoglie come una dozzina di fiori a comporre un mazzo di agenti caotici. Tra poeti già noti o narratori che si cimentano anche con la lirica, troviamo Ksenja Laginja, Paolo Spaziani, Sandro Battisti, Mattia Canovaro, Carlo Gregorio Bellinvia, Massimo Fantuzzi, Lukha B. Kremo, Maria Cardamone, Matteo Gennari, Alex Tonelli e Silvio Straneo. La raccolta di poesie, racconti, scritti inediti e pensieri, viene sigillata dallo stesso curatore con altrettanti interventi, una prefazione e una postfazione, a confezionare questo bouquet del caos.

IL CURATORE

Ettore Fobo (Milano, 1976) persegue l’attività poetica da oltre trent’anni, ha pubblicato qualche libro di poesia, in Italia e all’estero, vinto qualche premio, collaborato con riviste e blog. Nel febbraio 2020 scrive il Manifesto di un Movimento: il Mitorealismo del Sottosuolo, di cui è espressione l’antologia che tenete in mano. Per sua natura il Movimento è invisibile, carsico, inattuale, sotterraneo, in profonda contraddizione con la propria epoca storica. In virtù di questo ne può smascherare gli automatismi linguistici, ideologici, tribali, filosofici profondi. Movimento di spiriti liberi, di sciamani erranti e dionisisaci, di nomadi schizoanalitici, di vagabondi patafisici, di astronauti psichici.

LA COLLANA

VersiGuasti è la collana di Kipple Officina Libraria diretta da Ettore Fobo interamente dedicata alla poesia e alla letteratura lirica, in costante ricerca di connessioni e poetiche appartenenti al Connettivismo e non solo.

Autori Vari, Fiori del caos
Prefazione e postfazione: Ettore Fobo
Copertina: Ksenja Laginja

Kipple Officina Libraria – Collana Versi Guasti
Formato cartaceo – Pag. 172 – 10.00€ – ISBN 978-88-32179-72-9
Formato ePub e Mobi – Pag. 166 – 0.95€ – ISBN 978-88-32179-73-6

Link:

Strani giorni: Premio Ossi di Seppia 2023


Per il terzo anno consecutivo ricevo il Gran Premio della Giuria al concorso letterario Ossi di Seppia, anno in cui esso ha registrato il record di adesioni: oltre 2100 partecipanti. Ringrazio la Giuria formata da Alessia Bronico, Alessandra Corbetta, Claudio Damiani e il coordinatore del Premio, Lamberto Garzia. Sarò alla Premiazione che si terrà sabato 18 febbraio dalle 17, a Villa Boselli, che si trova ad Arma di Taggia, in provincia di Imperia.

Con questo post, Ettore Fobo ci rende partecipi della sua gioia, meritatissima, cui mi unisco sapendo quanto bravo sia lui, e quanto modesto sia il suo tripudio. Grande, davvero grande Ettore…

Poème Électronique – reading e sonorizzazione musicale | Facebook


Un evento FaceBook annuncia l’ennesima puntata di Poème Électronique, la rassegna di poesia e musica elettronica ideata e realizzata da Ksenja Laginja e Stefano Bertoli; quindi, giovedì 9 febbraio, alla Cappella Orsini di via Grotta Pinta 21 in Roma, letture di Anna Maria Curci, Giorgio Ghiotti, Alessandro Mazzi, Alexandra Zambà.
Ci vediamo lì?

Principessa, poetessa, sacerdotessa: Enheduanna, la prima autrice conosciuta al mondo | Iridediluce


Sul blog IrideDiLuce la storia di Enheduanna, la prima autrice (e autore) di cui si abbia notizia; ovviamente parliamo di epoche sumere…

Il primo autore conosciuto al mondo è ampiamente considerato Enheduanna, una donna vissuta nel 23° secolo a.C. nell’antica Mesopotamia (circa 2285-2250 a.C.). Enheduanna è una figura notevole: un’antica “triplice minaccia”, era una principessa e una sacerdotessa oltre che scrittrice e poetessa.

Il terzo millennio a.C fu un periodo di sconvolgimenti in Mesopotamia. La conquista di Sargon il Grande ha visto lo sviluppo del primo grande impero del mondo. La città di Akkad divenne una delle più grandi del mondo e la Mesopotamia settentrionale e meridionale furono unite per la prima volta nella storia. In questa straordinaria cornice storica troviamo l’affascinante personaggio di Enheduanna, figlia di Sargon. Ha lavorato come alta sacerdotessa della divinità della luna Inanna-Suen nel suo tempio a Ur (nell’odierno Iraq meridionale). La natura celeste della sua occupazione si riflette nel suo nome, che significa “ornamento del cielo”.

Enheduanna compose diverse opere letterarie, tra cui due inni alla dea dell’amore mesopotamica Inanna (semitica Ishtar). Ha scritto il mito di Inanna ed Ebih e una raccolta di quarantadue inni del tempio. Le tradizioni degli scribi nel mondo antico sono spesso considerate un’area di autorità maschile, ma le opere di Enheduanna costituiscono una parte importante della ricca storia letteraria della Mesopotamia.

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Esce nella collana “Versi Guasti” Incubi e passaggi onirici, di Christina Sng | KippleBlog


[Letto su KippleBlog]

Esce oggi per la collana Versi Guasti, a cura di Alex Tonelli, il volume di poesie Incubi e passaggi onirici di Christina Sng, autrice vincitrice per tre volte del Premio Bram Stoker. L’ebook è disponibile su www.kipple.it, nei principali store online e nelle librerie. La copertina è di Ksenja Laginja e la traduzione è opera di Valerio Cianci.

La poetessa scrive così nella premessa: “Sono una figlia degli anni ’80, la meravigliosa era dell’orrore che ha plasmato e influenzato la Generazione X in quello che siamo oggi. Nella mia giovinezza, ho vagato per i cimiteri e visitato case infestate, sperando di trovare prove per dimostrare l’esistenza di fantasmi e mondi paralleli. Le ombre sussurravano di sogni e incubi, mentre canticchiavo canzoni dall’oscurità abissale di coloro che piangevano dal dolore e di coloro che non potevano piangere.
Ho trovato la mia voce nella poesia, la penna intrisa del mio sangue e delle mie lacrime mentre scrivo verità tranquille che nessuno osa dire. Qui, racconto storie di coloro che indugiano oltre l’ombra e storie di coloro che li uccidono: non temere, nelle mie invocazioni ti terrò al sicuro.”

DALL’INTRODUZIONE

Leggendo le sue poesie scivoliamo senza accorgercene, quasi fossimo stati inghiottiti con un unico e ingordo boccone, in un universo che non riconosciamo. Ci sentiamo persi in un caleidoscopio d’immagini che sembrano assomigliare a qualcosa che conosciamo, ma che non riusciamo (possiamo o vogliamo) ricordare.
Saltando da una poesia all’altra (invitiamo il lettore a non seguire necessariamente l’ordine di stampa) incrociamo personaggi impossibili, vendicatori crudeli e spietati, assurde creature alate che presidiano il cielo, tenebrosi draghi e palazzi di venti. Chi sono costoro? Perché ci sembrano così familiari e al tempo stesso così lontani.
Sembra quasi di essere precipitati dentro uno specchio che riflette e distorce, che confonde ma anche svela. A quel punto. non possiamo fare altro che continuare a cadere dentro la poesia di Sng: stiamo semplicemente affondando dentro una storia weird e in un magico paesaggio dell’orrore?
No, per nulla.
Il mondo poetico di Sng è ben altro. È il luogo dove giace nascosta un’etica segreta, o forse un’inespressa speranza.
Il viaggio che compiamo nell’orrore descritto da Sng è una lunga catarsi, un percorso di rigenerazione, di scalfittura, di abrasione. Ogni poesia è una cicatrice, un taglio sulla pelle, un graffio profondo. Ciò che viviamo leggendo le poesie di Sng è la messa in scena della vendetta contro il mondo della nostra quotidianità cui assistiamo ogni giorno, dell’orrore banale, insensato e doloroso.
Per Sng l’orrore della realtà non può restare impunito, non può essere lasciato semplicemente esistere nella banale noncuranza dell’abitudine.

Alex Tonelli

LA QUARTA

Christina Sng è stata vincitrice per ben tre volte del Bram Stoker Award. Il suo versificare, apparentemente semplice, accompagna il lettore con un incedere ritmico, cadenzato, a tratti mellifluo. Un sinuoso procedere dentro uno strano mondo. È il luogo dove giace nascosta un’etica segreta, o forse un’inespressa speranza, una lunga catarsi, un percorso di rigenerazione, di scalfittura, di abrasione. Ciò che viviamo leggendo le poesie di Sng è la messa in scena della vendetta contro il mondo della nostra quotidianità cui assistiamo ogni giorno, dell’orrore banale, insensato e doloroso.

L’AUTRICE

Christina Sng ha vinto per tre volte il Bram Stoker Award. La sua opera, che comprende poesie, racconti, saggi e lavori artistici, è apparsa in numerose pubblicazioni in tutto il mondo, tra cui Interstellar Flight Magazine, New Myths, Penumbric, Southwest Review e The Washington Post.

IL TRADUTTORE

Valerio Cianci è traduttore ed editor di La meraviglia del possibile. Ha tradotto gli scritti di Nick Land, usciti in italiano in due volumi (LUISS 2020 e 2022). Collabora, in veste di traduttore, con Luiss University Press, Nero, Timeo, e Kipple. Suoi articoli sono apparsi su diverse riviste culturali online.

LA COLLANA

VersiGuasti è la collana di Kipple Officina Libraria diretta da Alex Tonelli interamente dedicata alla poesia e alla letteratura lirica, in costante ricerca di connessioni e poetiche appartenenti al Connettivismo e non solo.

Christina Sng, Incubi e passaggi onirici
Introduzione: Alex Tonelli
Copertina: Ksenja Laginja
Traduttore: Valerio Cianci

Kipple Officina Libraria – Collana Versi Guasti
Formato ePub e Mobi – Pag. 42 – 0.95€ – ISBN 978-88-32179-71-2

Link:

Strani giorni: Presentazione di “Canti d’Amnios”


Chi è in zona, stasera, non si tiri indietro e vada – parola di Ettore Fobo 😉

Sabato 21 gennaio dalle ore 16 alla Biblioteca di San Giuliano Milanese, in Piazza della Vittoria, Ettore Fobo e Matteo Gennari dialogheremo a proposito dei nostri rispettivi libri: “Canti d’Amnios” e il romanzo “Helena”. Veniteci a trovare, se potete.

Strani giorni: Una poesia di Charles Simic


Ettore Fobo segnala sul suo blog la scomparsa, avvenuta il 9 gennaio, di Charles Simic; lo fa pubblicando una sua poesia, e penso non ci sia modo migliore di ricordare un artista che far parlare la sua opera. Mi unisco al dispiacere comune per questa perdita…

Scena di strada

Un ragazzino cieco
con un cartello fissato al petto.
Troppo piccolo per stare fuori
da solo a mendicare,
ma tant’è.

Questo secolo strano
con la sua strage degli innocenti,
e il volo sulla luna-
ora mi sta aspettando
in una città strana,
nella via in cui mi sono perso.

Mi sentì avvicinare
e si tolse un giocattolo
di gomma dalla bocca
come per dire qualcosa
ma non fu così.

Era la testa, la testa di una bambola,
tutta masticata,
la tenne alta per farmela vedere.
Il duplice sogghigno era per me.

The Sage Page

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Sobre Monstruos Reales y Humanos Invisibles

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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.

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