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Le sette morti di Evelyn Hardcastle, tra Inception e Agatha Christie | Fantascienza.com
Nell’ambito di Delos209, su Fantascienza.com c’è una gustosa segnalazione: Stuart Turton, col suo romanzo di esordio Le sette morti di Evelyn Hardcastle, ha scritto una bella pagina di Fantastico attuale; ecco il resoconto di Raffaele Izzo:
Il romanzo d’esordio di Stuart Turton, descritto come “un misto di Inception e Agatha Christie”, è ambientato in una villa aristocratica decadente in una campagna isolata, in un momento storico-fantastico non meglio specificato. La vicenda inizia con la prospettiva del narratore/protagonista, Aiden Bishop, che non ricorda quale sia la sua identità. È costretto a rivivere lo stesso giorno otto volte di seguito, entrando però ogni volta nel corpo di un diverso personaggio. Solo se riuscirà a trovare chi ha ucciso Evelyn si spezzerà questa maledizione. Evelyn viene uccisa sette volte, sempre alle 11 di sera, durante la festa in suo onore. Questo meccanismo, che ho qui molto sintetizzato, crea non pochi problemi al lettore. Molti non hanno capito le implicazioni del tutto. Innanzitutto il protagonista ad ogni incarnazione vede gli avvenimenti da una prospettiva diversa. Il lettore scoprirà, quindi, sempre dei tasselli che prima erano stati oscurati con sapienti giochi di prospettiva chiusa e aperta. Fin qui si resta nel campo del fantastico ma a sfondo realistico. Il bello arriva quando Aiden incontra le versioni incarnate di sé stesso negli altri corpi, che sono state temporalmente precedenti a quello attuale o successive.
In questo senso, il romanzo è simile a Inception, la pellicola di Christopher Nolan. Il concetto di tempo lineare si sbrindella sotto i nostri occhi.
Certo è che nelle sue scelte Aiden a volte è guidato dai consigli velati e ambigui di un suo sé futuro che conosce già gli eventi, altre volte agisce lui aiutando il suo precedente sé in difficoltà. Se vi sembra complesso è perché lo è. La trama viene ulteriormente complicata da un gran numero di personaggi secondari. Inoltre vi è un essere misterioso che cerca di uccidere lui e gli altri protagonisti. Il nostro protagonista, inoltre, non è da solo, ma in competizione con altri reincarnati che lottano o si alleano con lui per sciogliere il mistero dell’uccisione di Evelyn (alla fine solo chi risolve il mistero per primo può uscire dal loop). Giunge presto in scena e si ritrova fino al finale clamoroso anche una figura ancora più enigmatica, un demiurgo onnisciente e crudele, un possibile emissario di un burattinaio del caos vestito da medico della peste, interamente di nero e con una maschera da uccello. Come in un romanzo di Hercule Poirot, all’inizio del libro vengono offerti ai lettori sia una mappa dettagliata della villa e delle stanze con i rispettivi ospiti che un elenco dei vari personaggi, scritto sotto forma di invito alla festa, per cercare di dare aiuto al lettore.
Recensione, A sort of homecoming, mio racconto su Urania Strani Mondi
Raffaele Izzo ha recensito il mio racconto A sort of homecoming presente su Strani Mondi, il volume Urania Millemondi di questo luglio. Qui sotto la trascrizione integrale; ringrazio Raffaele, molto.
Che dire di questo autore? Premetto che nella critica ci sono sempre ascendenze personali che influenzano più o meno inconsciamente il giudizio.
Questo potrebbe essere il mio caso …
Una delle mie predililezioni è il topos del Multiverso, toccato con coraggio da pochi autori, così a braccio i miei amati Grant Morrison e Michael Morcock.
E difficilissimo da gestire, se poi pensate che Battisti è stato in grado negli anni di crearci attorno un intero universo coerente e strutturato nel quale ha ambientato tutti i suoi romanzi e racconti, beh, ho detto tutto.
Ovviamente la sua complessità richiederebbe una lettura delle sue opere (tutte e fatta con attenzione).
In questo racconto comunque potrete già apprezzare la padronanza mostruosa dell’argomento, lo stile colto e sofisticato, a volte con punte veramente barocche, nel senso per me più bello del termine, termini complessi affiancati a citazioni colte. Tutto il bagaglio del Connettivismo insomma, che resta l’unica vera Avanguardia (e non solo fantascientifica) presente oggi in Italia.
Mi taccio.