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Di Solstizi e Apocalissi: di Saturno e dell’Età dell’Oro – A X I S m u n d i
Su AxisMundi un post molto interessante sulle “Annotazioni solstiziali e “apocalittiche” sulla celebrazione del Natale e sulla fine dell’Anno, sulla dottrina arcaica delle “porte” del Cosmo e dell’Anno e sull’escatologia dell’antica Religione Siderale, passando dalla tradizione greco-romana a quella induista a quella cristiana”, sulle congiunzioni astrali e delle energie cosmiche solstiziali che hanno determinato la spiritualità degli umani nel corso delle epoche, innestando l’inesplicabile fin dai tempi più remoti.
Alcuni estratti:
La toponomastica di Roma ancora ricorda il mitico doppio regno: Giano, dalla sua dimora sul Mons Ianiculus, e quella del suo benevolo ospite Saturno, Mons Saturnius, e che in futuro sarebbe stato conosciuto col nome di Campidoglio. Nella pittura rinascimentale, il topos dell’Età dell’Oro è rappresentato come un giardino in cui uomini e donne nudi danzano attorno alla fonte della giovinezza eterna, la fonte dell’ambrosia, che tutti nutre senza diseguaglianze e liberi da malattie. Forse memori di questo, la pantomima della felicità – ormai lontana – era celebrata con i Saturnalia che si svolgevano a Roma dal 17 dicembre per alcuni giorni, presumibilmente fino al solstizio, in cui i ruoli sociali erano invertiti o aboliti, come un breve e fugace assaggio dell’età felice forse, ma anche come uno scherzo irrimediabilmente malinconico dell’ebbrezza, in cui un servo poteva per un giorno diventare “re”, e poi ogni cosa sarebbe ritornata al suo posto. Il tempio di Saturno, dove era custodito il prezioso erario dello stato, si richiudeva, e la statua, cosparsa d’olio, veniva avvolta in strette bende di lana, perché non potesse oltre manifestare quella liberalità che gli era concessa solo nei periodi a lui dedicati. E le sue porte si chiudevano fino all’anno venturo.
Fermo è il cielo della Nascita del Sole, si fermano il cielo e la terra nella notte di Natale, secondo il racconto del Protovangelo di Giacomo. Giuseppe si aggira per le campagne in cerca di una levatrice, ci sono pastori accampati in giro che vegliano le greggi, è periodo sicuramente non invernale, ma il suo significato è immutato. È mezzanotte, quando il ciclo del giorno raggiunge un culmine che segna il nuovo inizio, come un solstizio. «E io Giuseppe stavo camminando, ed ecco che non camminavo più. Guardai per aria e vidi che l’aria stava come attonita, guardai la volta del cielo e la vidi immobile, e gli uccelli del cielo erano fermi. Guardai a terra e vidi una scodella e alcuni operai sdraiati attorno, con le mani nella scodella: e quelli che stavano masticando non masticavano più, e quelli che stavano portando alla bocca non portavano più, ma i visi di tutti erano rivolti in alto. Ed ecco delle pecore erano condotte al pascolo e non camminavano, ma stavano ferme, e il pastore alzava la mano per percuoterle col bastone, e la sua mano restava per aria. Guardai alla corrente del fiume e vidi che i capretti tenevano il muso appoggiato e non bevevano; e insomma tutte le cose, in un momento, furono distolte dal loro corso». I pastori, il cui mestiere è sorvegliare e vegliare, assistono dunque al prodigio, che nel cielo buio di allora si manifesta in tutta la sua potenza.
Nelle celebrazioni di Mitra, la prima esponeva la nascita dalla Pietra, che coincideva con il Solstizio invernale, mentre una seconda celebrazione, dodici giorni dopo (come dopo un anno simbolico) accadeva il 6 gennaio, nella ricorrenza della nascita di Aion. Queste due “nascite” rappresentavano le due modalità in cui era concepito Mitra, quale Signore del Tempo. Secondo alcuni autori, la prima nascita era intesa come il ciclo temporale, riferito all’avvicendarsi dell’anno, e la seconda in riferimento al Tempo Infinito. Oppure, per dirlo con le parole di Platone: «Il Tempo (Cronos) era l’immagine in movimento dell’Eternità perfetta (Aion)». Iconograficamente lo troviamo raffigurato come un ragazzo con la testa leonina, con uno scettro, una chiave ed un fulmine tra le mani, avvolto da un serpente che intorno al suo corpo compie sette giri e mezzo, corrispondenti alle sfere celesti.
Superba oscurità
Dormienti, come il salasso assestato sulle coste scoscese verso l’infinito profondo, ed è un suono di superba oscurità.
The Shallow Graves – Even My Breath Is Borrowed
Il senso dell’armata oscura, che procede imperiosa verso gli abissi.
Fields of the Nephilim – Chord of Souls
Lasciamo che il solstizio ci saluti con la sua immane potenza buia.
Non finisce
Ecco, la magia dell’oscuro dominante è appena sfumata, e tutto odora ancora di muschio e ambrosia, inebria, lascia scorrere la meraviglia di una festa che non cessa dentro.
Concetti surreali
I riflessi della notte si riverberano nelle ultime luci del giorno, fino alla silenziosa esistenza immorale al concetto surreale.
Ships In The Night – Lost Times
Le notti solstiziali cullano il tuo umore buio e lontano lontano, away from yourself…
Sealed In Blood – Abandoned, Lost and Sealed in Eternity
Affinità di uno spirito solstiziale oscuro…