HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per Steven Wilson
Steven Wilson – Move like a fever
Dal nuovo lavoro di Steven Wilson, dei Porcupine Tree, qualcosa che mi sembra in qualche modo innovativamente pop, almeno per la poetica dell’autore.
Porcupine Tree – Arriving Somewhere But Not Here (Rockpalast 2005)
La parte dei Porcupine Tree che mi piace di più, quella visionaria, floydianamente acida e progressive, ricca di voli pindarici…
Steven Wilson morde il consumismo | PostHuman
Ho smesso da tempo di seguire Steven Wilson e, di conseguenza, fin quando erano in piedi, i Porcupine Tree; era una band che per un certo periodo ho amato, fin quando le orme intimiste psichedeliche floydiane erano ben evidenti. Poi, pian piano, sono scivolati via e le prove successive di mr. Wilson non mi hanno entusiasmato; ora, poi, arriva un’altra svolta sonora: su PostHuman ce ne parla in una videorecensione Mario Gazzola, sempre attentissimo al mondo sonico e ai risvolti multimediali che esso si porta appresso, un’olografia cognitiva in cui ogni senso arte e conoscenza umana si autocoinvolgono in un sapere surreale.
Il suo nuovo album da solista, The Future Bites, la cui uscita è slittata a gennaio 2021, ci si svela goccia a goccia, per il momento attraverso due singoli: Personal Shopper – ispirato all’omonimo “horror intimista” di Olivier Assayas con Kristen Stewart, da cui prende il titolo – e il recentissimo Eminent Sleaze, il cui testo non lascia spazio a dubbi sull’intento satirico del suo autore: “I turn on the charm and you’re down there on the tarmac i say something funny, you give me all your money a flash of my teeth and you hand your car keys over a flick of my wrist and… and I seduce your sister“.
Concetto ben declinato nell’elegante video clip, interpretato dal cantante nel ruolo di un ipotetico Tim Cook (nella versione di Crozza!), avido di spennare i suoi polli (cioè noi stolti seguaci del suo glamour), saturo di rossi e blu, in cui il protagonista alla fine si presenta egli stesso come IL PRODOTTO da ambire (nello still dal video a sinistra).
Lo vedete nel videoservizio montato da Walter, che alterna i “mille volti” di Mario G con le sequenze chiave del video clip in questione, oltre che del trailer dell’album tutto, che trovate sul suo sito, e che pure non lesina la parodia per la corsa al possesso dell’ultimo gadget supercool, che nella finzione distopica s’immagina proposto nel poco lontano 2032 dal misterioso team creativo TFB, che dà il titolo al disco.
Biding my time / Steven Wilson – Don’t Hate Me (pro-shot, live in Rotterdam)
Aspetto di voltare il suono e la pagina, assieme alle visuali di un universo che mi sembra sempre più stretto: sto perdendo tempo, me lo dico continuamente, sempre di più. Sto perdendo tempo…