È uscito presso la casa editrice Centoautori il romanzo breve di Valerio Evangelisti Controinsurrezione, già apparso nel 2004. Questa edizione è stata rivista e modificata per adattarla a 1849: I guerrieri della libertà, di cui ora rappresenta una sorta di spin-off.
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NeXT Hyper ObscureArchivio per Valerio Evangelisti
Tutti gli Urania in edicola nel 2021 | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la lista degli Urania del prossimo anno; c’è di che leccarsi i baffi. Un estratto:
Gennaio: si perte con uno degli autori francesi più apprezzati in Italia, Serge Brussolo, di cui esce proporrà Anatomik.
Febbraio: esordisce la trilogia The Corporation Wars di Ken MacLeod col primo titolo, Dissidence. Il secondo volume già in agosto.
Marzo: il secondo romanzo del ciclo Freyaverse di Charles Stross, Neptune’s Brood, finalista al Premio Locus nel 2014.
Aprile: secondo titolo della trilogia Transcendental di James Gunn, Transgalactic.
Maggio: Fearless, un nuovo romanzo di Jack Campbell, autore di Il viaggio della Dauntless.
Giugno: Un domani per la Terra(Terran Tomorrow) conclusione della trilogia di Nessun domani di Nancy Kress.
Luglio: Slow Bullets saga spaziale di Alastair Reynolds.
Agosto: il secondo volume della trilogia The Corporation Wars di Ken MacLeod, Insurgence.
Settembre: Eymerich risorge, ultimo romanzo della saga di Valerio Evangelisti.
Ottobre: un romanzo di John Scalzi, Fuzzy Nation.
Novembre è riservato al vincitore del Premio Urania (con in appendice i tre racconti finalisti del premio Urania Short per racconti).
Dicembre è in via di definizione.
Urania, ovviamente, si dirama in sottocollane particolari in cui titoli sono tutti elencati nel post; invito ad andare a leggere, ci aspetta un’annata folgorante.
Rex Tremendae Maiestatis, torna su Urania l’Eymerich Valerio Evangelisti | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione della riedizione di Rex Tremendae Maiestatis, il romanzo di Valerio Evangelisti che riprendeva, dopo anni, il discorso di Eymerich, l’inquisitore spagnolo che tanto ha dato alla moderna SF italiana e non solo. Ora l’opera esce nuovamente per Urania di questo, ed ecco la quarta – chi non ha ancora il libro ora può davvero colmare la lacuna:
Nel 1372 il nemico mortale di Nicolas Eymerich, Ramón de Tárrega, viene trovato impiccato nel convento di Barcellona in cui era stato detenuto per anni. Ma il suo cadavere scompare e Ramón – ebreo convertito, domenicano, negromante – viene poco dopo avvistato in Sicilia. Isola in cui si succedono fenomeni misteriosi. Da strani dischi luminosi apparsi in cielo scendono creature gigantesche, ferocissime, che si nutrono di carne umana, forse al servizio di una delle due fazioni baronali (i Latini e i Catalani) che da trent’anni si contendono la Trinacria.
L’intero equilibrio di poteri nel Mediterraneo rischia di essere compromesso. Eymerich deve ricorrere a ogni risorsa della sua intelligenza, e della sua lucida crudeltà, per sventare la minaccia e annientare il nemico.È un Eymerich sulle prime più debole che in passato, timoroso di una morte imminente. Non sa che invece lo aspetta un destino totalmente diverso. Lo stesso che, quando era bambino, gli era stato sottilmente pronosticato dal suo maestro Dalmau Moner e da mille segnali inquietanti.
Ma cosa spiega i dischi luminosi e i giganti cannibali? Le leggende siciliane, oppure il ripugnante manuale di magia, il Liber Vaccae, di cui si serve Ramón? La Cabala giudaica? L’alchimia di Maria l’Ebrea? Forse la soluzione è nell’anno 3000, in cui la giovane schizofrenica Lilith scopre sulla Luna l’arma segreta che ha condotto l’umanità alla follia. E incontra, dove passato e futuro si intrecciano, il più ambiguo dei progenitori.
Il segreto originario riposa però a Napoli, a Castel dell’Ovo. Dove l’uovo, scoprirà Eymerich, è qualcosa di ben diverso da ciò che si credeva. Solo un lungo cammino iniziatico, costellato di prodigi, lo condurrà alla verità, e a un destino che trascende la morte.Eymerich esce di scena, eppure rimane ben vivo e incombente. Anche sui tempi nostri.
L’ultima sfida del cinema quantistico di Nolan: Tenet – Quaderni d’Altri Tempi
Su QuaderniAltriTempi una lunga e articolata recensione/esegesi di Giovanni De Matteo a Tenet, ennesimo capolavoro – e forse il supremo – di Christopher Nolan. Un eloquente estratto:
Tenet è un film impossibile da condensare in una sinossi. È una storia di spionaggio in cui, come viene spiegato al Protagonista (nessun nome nel copione per lui, vedremo meglio perché) interpretato da un ottimo John David Washington, già fattosi apprezzare per BlacKkKlansman (Spike Lee, 2018), nel corso del suo training ultrarapido, l’obiettivo è scongiurare la Terza Guerra Mondiale. Ma si tratta di un tipo di intrigo molto particolare, in cui la fantascienza irrompe fin da subito in maniera preponderante: infatti la spada di Damocle sospesa sulla sopravvivenza dell’umanità non è una guerra come le altre, combattuta con ordigni nucleari in un teatro geografico, ma un inedito conflitto temporale in cui un piccolo gruppo di uomini reclutati da Tenet (vedremo anche qui di cosa si tratta) rappresenta l’ultima linea di difesa per la nostra epoca contro una minaccia catastrofica sferrata dal futuro.
Il futuro che minaccia il presente è un tempo in cui la Terra è ormai allo stremo, devastata dagli effetti del cambiamento climatico che l’hanno resa quasi inabitabile, per cui i suoi signori hanno deciso di eliminarci cercando in questo modo di azzerare gli effetti delle nostre azioni e, soprattutto, delle nostre omissioni. I paradossi alla base di ogni storia di viaggi nel tempo non colgono alla sprovvista il Protagonista, che infatti ci mette poco a far notare al suo partner l’inconsistenza delle mire della posterità: in che modo, cancellandoci, gli uomini del futuro riuscirebbero ad annullare i nostri effetti sull’ecosistema? Non si originerebbe una diramazione dalla linea del tempo originale, in cui inevitabilmente i posteri non potrebbero beneficiare dell’esito del loro intervento? Neil, l’agente interpretato da Robert Pattinson che assiste il Protagonista nella sua missione, istruendolo su come destreggiarsi tra le insidie del tempo, glielo spiega laconicamente, liquidando la questione senza addentrarsi in uno degli infodump a velocità supersonica che puntellano le pellicole di Nolan (e nemmeno Tenet, in altri passaggi, fa eccezione): non dobbiamo convincerci che sia vero, è sufficiente che ci credano loro… Tra proiettili che viaggiano dal bersaglio alla canna, inseguimenti su automobili lanciate in retromarcia e colluttazioni in cui ogni colpo sembra poter essere previsto e parato, inizia così un viaggio che è allo stesso tempo un’iniziazione sulle peculiarità dell’entropia e una corsa contro il tempo per disinnescare l’Algoritmo, un congegno in grado di “invertire” l’intero pianeta, scongiurando in questo modo la fine del mondo.Di guerre nel tempo la letteratura di fantascienza ha saputo fornire un variegato campionario, a partire da Il Grande Tempo di Fritz Leiber (1957) e dai racconti di Poul Anderson dedicati alla Pattuglia del Tempo (1955-1960), fino all’incursione di Charles Stross con Palinsesto (2009), diversi dei quali insigniti dei maggiori premi del settore: storie di agenti temporali e di organizzazioni segrete create per preservare la coerenza storica dalle ingerenze di fazioni rivali o, come nel caso del capostipite di Leiber, storie di vere e proprie guerre combattute per il controllo della storia, un’ispirazione poi ripresa in Italia da Lanfranco Fabriani e Sandro Battisti con le storie dei rispettivi cicli dell’UCCI (Ufficio Centrale Cronotemporale Italiano) e dell’Impero Connettivo.
È una suggestione tornata recentemente alla ribalta anche con il pluripremiato romanzo breve Così si perde la guerra del tempo di Amal el-Mohtar e Max Gladstone (2019), incentrato sullo scambio epistolare tra le agenti rivali Rossa e Blu, emissarie di due fazioni in lotta per l’egemonia sul futuro attraverso il controllo del passato. Ma in Tenet rileviamo, incidentalmente e con ogni probabilità al di là delle intenzioni di Nolan, anche interessanti punti di contatto con due pietre miliari degli anni Novanta: la prima corrispondenza, del tutto fortuita, è con Cherudek di Valerio Evangelisti (1997), quinto romanzo della sua acclamata serie dell’Inquisitore Eymerich, che ancor prima di Tenet menziona diffusamente il quadrato del Sator e sviluppa il concetto di entropia negativa; e poi La Terra moltiplicata di Greg Egan (1992), in cui il protagonista si ritrova invischiato, durante le ricerche di una donna scomparsa, in una cospirazione incentrata sulla possibilità di sfruttare le applicazioni della meccanica quantistica per provocare effetti macroscopici sulla realtà: una delle organizzazioni segrete coinvolte nell’intrigo è il Canon e Tenet, oltre a essere una parola palindroma presa in prestito dal latino e dal quadrato sopra menzionato, è anche un termine che in inglese indica in un contesto religioso il dogma, la dottrina, il canone.
Un’intervista a Valerio Evangelisti sul ciclo di Eymerich – Eymerich.com
Su Eymerich.com la segnalazione di una lunga intervista, disponibile su FB, di Fabio Ponzana a Valerio Evangelisti, in concomitanza con l’uscita dei tomi dedicati all’inquisitore della famosa saga (saggio monumentale a cura di Alberto Sebastiani).
Avanguardie Futuro Oscuro – la prima antologia curata da Sandro Battisti
Circa dieci anni fa ho avuto la possibilità di curare da solo la mia prima antologia, un’opera connettivista che non poteva che vertere su tematiche molto oscure, individuando allora nelle avanguardie di un’oscurità prossima a calare su di noi – una strana trascendenza – l’elemento peculiare da sottoporre alla creatività di tutti gli autori coinvolti; e così Avanguardie Futuro Oscuro fu appunto il titolo che diedi all’opera.
Avevo chiamato a raccolta il fior fiore dei nuovi scrittori di quel periodo e coinvolgere due nomi storici e totalmente particolari, vicini ai connettivisti come l’indimenticato Sergio Altieri e Valerio Evangelisti, fu un atto di amore e di vicinanza a coloro che abbiamo sempre reputato ideologicamente ed emotivamente vicini. Ecco, quindi, alcune parole che Altieri scrisse come prefazione per l’antologia:
“Uno spettro si aggira (non solamente) per la Sci-Fi italiana. Non un singolo autore, ma un’intera falange armata al laser verbale. Non una singola tematica, ma un intero insieme polimorfo nonché poli-genere. Non un singolo stile narrativo, ma in intero array, dallo “staccato convulso” al flusso di coscienza. Tutto questo — quanto (in apparenza) seminalmente e narrativamente contraddittorio — ha un nome che suona (ingannevolmente) come un neologismo. Connettivismo.”
Quest’opera ha avuto due incarnazioni, la prima per le Edizioni Diversa Sintonia e la seconda per la kipple Officina Libraria (in digitale cartaceo). 17 racconti di altrettanti autori che hanno espresso la suggestione di un Connettivismo rigorosamente rivolto verso il lato oscuro del multiverso, per narrare il delirio postumano verso l’inumano. Qui sotto il booktrailer:
Su IL BECCO Dmitrij Palagi recensisce 1849. I GUERRIERI DELLA LIBERTA’ – Eymerich.com
Sul sito di Valerio Evangelisti la recensione alla sua ultima fatica letteraria: 1849. I guerrieri della libertà, romanzo storico dedicato alla seconda Repubblica Romana, quella di Mazzini–Saffi–Armellini. L’estratto della rece:
Siamo abituati a guardare al passato come a una storia fatta da grandi uomini che prendono decisioni epocali, capaci di guidare gli eserciti e di dare forma alle istituzioni. La seconda Repubblica romana è poco studiata nelle scuole italiane e spesso viene liquidata con la citazione del triumvirato Mazzini–Saffi–Armellini. Valerio Evangelisiti le regala invece un romanzo bello e importante: 1849. I guerrieri della libertà. In una cornice di attenta ricostruzione del contesto è il popolo a recuperare la centralità con cui muove il tempo. Tra fiumi di vino, fumo di sigaro e sangue prende così corpo un nuovo tassello della galassia letteraria di uno dei principali scrittori italiani. Un sistema narrativo, come evidenziato da Alberto Sebastiani in una recente pubblicazione (Nicolas Eymerich, edita da Odoya nel 2018), capace di disegnare una visione che parte dell’epoca medievale e arriva a un distopico futuro, coinvolgendo pagine di cronaca italiana.
Dopo la trilogia del Sole dell’Avvenire, Evangelisti torna alla famiglia Verardi, seguendo la migrazione di un romagnolo a Roma, dove Pio IX inizia a farsi odiare con sempre maggiore intensità dalla popolazione. La lotta di classe può svilupparsi anche in assenza di una componente operaia, perché spesso matura anche senza una piena consapevolezza da parte degli oppressi, chiamati a obbedire ma spesso indifferenti alla retorica. La dignità è una conquista difficile, appare raramente agli onori della storia pubblica, perché al nostro sistema economico conviene celare la massa in rivolta, non rassegnata, arrabbiata, capace di trovare coraggio nella sua disperata condizione. Teste che si alzano e scorgono i raggi di una speranza, per conquistare un futuro migliore: questa è la Repubblica Romana riscoperta nel romanzo. Tra i sigari di un artritico Garibaldi, la chitarra notturna di Mazzini e canti popolari scritti di Mameli la scena è presa da nomi meno conosciuti. Prostitute, uomini al limite tra il commercio e il banditismo, disorientate figure in cerca di un loro posto nel mondo. La realtà è fatta prevalentemente di confusi interessi da scoprire e da difendere. L’epopea di Evangelisti non è eroica ma per questo ha molto da poter dire all’epoca presente. Parla della condizione umana e di come questa non sia immutabile. Chiama alla responsabilità di non arrendersi. Nella consapevolezza di come ogni individualità abbia i suoi difetti e i suoi limiti, da superare in una dimensione collettiva, dove si scrive effettivamente la storia.