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Lankenauta | Black metal. Il sangue nero di Satana
22 aprile 2019 alle 17:02 · Filed under Creatività, Deliri, Empatia, Energia, Experimental, InnerSpace, Oscurità, OuterSpace, Quantsgoth, Tersicore and tagged: Aborym, Black Metal, Infection, Luce oscura, Nefandum psichico, Satanismo, Vincenzo Trama
Su Lankenauta la recensione a Black metal. Il sangue nero di Satana, saggio di Vincenzo Trama che indaga il mondo del BlackMetal scandinavo – e non solo, visto che tocca anche gli Aborym italiani, e attenzione agli stereotipi. Un estratto:
“Black metal. Il sangue nero di satana” è stato quindi scritto con l’intento di raccontare la storia, opere, l’evoluzione e, in certi casi, i crimini perpetrati da componenti di band e microgruppi che hanno preso vita in Norvegia nei primi anni ’90 e poi si sono diffusi soprattutto nel resto della Scandinavia. L’aspetto che emerge molto chiaro nelle pagine di Vincenzo Trama, sempre molto libertario e disinvolto e a suo agio nell’evidenziare la violenza sonora – e non solo sonora – dei satanisti metal, le tecniche vocali dei frontmen black (growl e scream), è che quanto accaduto non rappresenta soltanto un gioco delle parti “come esattamente ai tempi di Alice Cooper od Ozzy Osburne” (pp.352): in altri termini non stiamo parlando di puri travestimenti o di pose sataniche imbastite per acchiappare l’attenzione di adolescenti brufolosi. La realtà di molte band (non di tutte), soprattutto quelle degli esordi, legate in particolare al negozio di dischi “Helvete”, a Euronymous e ai i suoi Mayhem, ha voluto dire in tutto per tutto far prevalere l’ideologia di fronte alla musica in quanto tale, misoginia, paganesimo, riti di sangue, anticristianesimo, blasfemia, satanismo, aggressioni, suicidi, luoghi di culto vandalizzati, a volte gesti e testi che richiamavano l’ideologia nazionalsocialista: “È chiaro, per certi versi, che il black metal possa essere inteso come un moto di ribellione adolescenziale, sfociato poi, per mezzo di alcuni casi delittuosi, in un fenomeno che ha visto coinvolti alcuni ragazzi in modo più diretto e viscerale con qualcosa di più morboso e maligno del semplice fare musica” (pp.117).
Lo stesso Trama, pur appassionato di metal estremo, non si fa scrupoli nell’ammettere il superamento di ogni limite e di conseguenza, accanto a “sublime” e “capolavoro”, l’uso di parole come malsano e malato – nonché “suggestioni provocate da un assalto di gelida crudeltà”, pp.104 – abbonda in ogni dove: “Ormai era chiaro a tutti che non si stava parlando di sola musica, ma di una vera e propria crociata satanista, anti-cristiana e in modo deviato nazionalista, perpetrata non soltanto con la produzione di una musica malsana come mai prima di allora era stata realizzata, ma con azioni criminali che destavano sgomento, angoscia e paura” (pp.72).