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Diana Nemorense e il Templum Dianae – Nemora
Vengo da una recente visita al Museo delle navi romane, a Nemi (vicino Roma), e l’energia del bosco sacro di Diana, di cui tutta l’area ne conserva ancora il magnetismo, mi porta a esplorare – almeno attraverso le fonti – il vicini Tempio di Diana; lo faccio ora riproponendovi un post di Nemora.
Nelle rovine del Tempio di Diana Nemorense sorge un piccolo altare, il quale è ricoperto perennemente di offerte di fiori, frutti, candele, incensi ed ex voto di vario genere. A cavallo del Templum Dianae è oggetto di visite anche da parte di pagani e wiccan provenienti dall’estero e passeggiando al suo interno in questo periodo è possibile trovarlo meravigliosamente decorato. Pare che 2400 anni dopo non sia cambiato molto da queste parti.
L’energia, che non si esaurisce, che lascia filtrare l’antico rivolo di conoscenze che nessun cristiano è stato capace di estirpare…
Un’ultima annotazione sulla tecnologia dei Romani: era molto avanzata, ingegneria ineccepibile soprattutto oggi, quando a crollare sono manufatti di appena mezzo secolo, mentre opere di duemila anni fa rimangono maestosamente e funzionalmente in piedi. Erano davvero molto più avanti di noi. Dove è iniziata l’ucronia?
Madre Universale – Nemora Nemora
Articolo intriso di Neopaganesimo, di energia, di empatia, di esoterismo, di ricordi resi vividi dalla Sincronicità. Parliamo di Nemi e del suo luogo incantato, attraversato dai culti arcaici e intensi. Da Nemora.it.
Osservando questo piccolo lago del perimetro di circa 5 chilometri e poco più di 30 metri di profondità si intuisce la presenza di un qualcosa che è difficile definire.
Personalmente, sono stata attirata in questo luogo per anni, senza comprendere per lungo tempo cosa fosse a chiamarmi qui, a spingermi a tornare. Mi limitavo a guardare il lago dall’alto, della terrazza di Nemi, in un incessante tornare appassionato quanto frustrante: ogni volta che imboccavo la via del ritorno mi accompagnava, di fatti, l’impressione di essermi persa qualcosa di importante.
Conoscevo in parte la storia del lago, le vicende legate al ritrovamento delle navi di Caligola e sapevo che sulle sponde un tempo sorgeva il santuario di Diana Nemorense. Ciò che nessuno mi aveva mai detto era che il tempio fosse ancora lì, in parte intatto.
Le mie visite a Nemi sono proseguite per anni, finché una notte un sogno cambiò la carte in tavola. Sognai di scendere lungo le sponde del lago e di percorrerne la circonferenza, nel corso della passeggiata trovavo cose meravigliose quanto confuse. La mattina successiva decisi che alla prima occasione avrei esplorato il periplo del lago.L’unica persona con cui avevo parlato del santuario mi disse che non esisteva più, che essenzialmente rimanevano solo tre pietre sparse per terra e l’accesso all’area era per lo più interdetta. Il segnale, tuttavia, lasciava presagire molto di più.
Abbandono l’auto a bordo strada e incomincio a camminare seguendo un sentierino nel bosco. Con il senno di poi, avrei scoperto che procedendo poche centinaia di metri più avanti sarei incappata in un percorso molto più comodo e diretto, ma all’epoca non potevo immaginare niente di tutto ciò.
Così, dopo 15 minuti di cammino, mi persi. Come accade di continuo.
Tuttavia, è sempre stato smarrendomi che sono riuscita a fare le esperienze più interessanti e anche in quel caso il destino non si smentì.Nel fitto del bosco non c’era alcun tipo di indizio che indicasse dove fossero i resti del tempio, così proseguivo alla cieca. Fu provvidenziale l’incontro con tre avventori che passeggiavano in tutta serenità in mezzo al nulla il cui mi trovavo: chiesi informazioni e mi indicarono la via per giungere all’area archeologica dal punto in cui eravamo.
Mi persi di nuovo, ma almeno adesso sapevo che orientativamente la direzione era quella giusta. Dopo una decina di minuti mi ritrovai davanti a una casetta contadina diroccata, poco dopo notai dei terrazzamenti e dei grossi massi squadrati a terra. Capii di essere già all’interno del recinto sacro.
Il sole stava cominciando il suo arco verso il tramonto, davanti a me il lago baluginava fra gli alberi.
Cospargerti
Ti racconto la transizione, mostrando ciò che sta per essere mutato in una mutuata aspersione psichica, fin quando il suono diviene manipolabile e malleabile come creata, con cui cospargerti il corpo alla notte.
Idiozie umane
Le creazioni estemporanee del luogo si accatastano in giochi idolatrati, come se il fuoco fosse un nascondiglio naturale dove enfatizzare ogni errore.
Portati via
Assaporo le desinenze della complessità di Beltane
nello sfogo esoterico del tuo modo di porti vedendo te
le fattezze del tuo volto attuale incarnazione
attuale tempo.
Aleister Crowley, l’Hashish mistico della Bestia | WSF
Post molto interessante su WSF, riguardo Aleister Crowley. Nello specifico, si parla dell’uso di alcune droghe durante le preparazioni e i rituali magici veri e propri che il mago usava sperimentare continuamente su sé e i suoi sodali. Un estratto:
Di questa serie di articoli la parte che sicuramente suscita più interesse è quella redatta dal Mago Britannico: lo studio farmaceutico è sicuramente innovativo, ma poco utile ai fini spirituali, e purtroppo anche “Il poema dell’Hashish” e “Il mangiatore di Hashish” mancano di quelle componenti spirituali di cui si “macchia” lo studio di Crowley.
L’intestazione completa è “The Psychology of Hashish. With an attempt at a new classification of the mystic states of mind known to me, with a plea for Scientific Illuminism”[10], tramite la lettura del titolo già possiamo dedurre l’andazzo generale dell’articolo.
Viene compilato in due notti nel 1908, presso Madrid. Nella vita di Crowley ci troviamo 4 anni dopo la scrittura del Liber Al Vel Legis [11] e 12 anni prima delle sue sperimentazioni nell’Abbazia di Thelema.
Il Saggio è scritto in prima persona. Più volte nel testo Crowley se ne scusa: “poco adatta ad un Saggio scientifico, se non fosse che la personalità dello sperimentatore è un elemento essenziale”. In fondo egli stesso racchiude il lavoro entro certi limiti, poiché si rende conto che non tutti gli sperimentatori possono raggiungere i suoi stessi risultati, nonostante egli abbia fatto di tutto per evitare fonti di errore.
Il lavoro si estende in venti capitoli, ognuno coronato da una citazione diversa attribuita a Zoroastro.Sin dal primo capitolo l’autore mette in evidenza come le idee riguardo all’hashish (nella sua epoca) siano abbastanza distorte. Nell’incipit viene scagliato un dito contro chi non ha avuto il coraggio di provare e sperimentare l’Hashish, affidandosi alle teorie distorte di chi ne ha parlato in passato: “Pochi hanno avuto il coraggio di schiacciare tra le braccia di ferro questa focosa figlia di Jinn; per rubare dalle sue velenose labbra scarlatte i baci della morte, per costringere il liscio e pungente corpo serpentino a scendere sotto un infernale giaciglio di tortura, e spingerla in uno spasmo come un lampo divide in carcassa le nuvole, solo per leggere nei suoi infiniti occhi verdi come il mare, il prezzo terribile della sua verginità – nera follia” [12].
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Il profumo dei libri: Blogtour #1 tappa: L’età sottile di Francesco Dimitri
Recensione sull’ultimo lavoro di Francesco Dimitri, L’età sottile, sul blog ProfumoDeiLibri. In realtà parliamo di un tour di recensioni per questa pubblicazione, assai singolare come singolare è lo scrittore in questione. Alcuni stralci dell’operazione e della rece:
Tempo fa sono stata contattata, insieme ad altri blogger, dall’autrice Bianca Marconero che ci parlava benissimo di “L’età sottile” di Francesco Dimitri. L’idea era partita come un gruppo di lettura, o gira-libro, l’intenzione di Bianca era quella di spedirci la sua copia del libro e poi passarcela fra di noi, per postare le nostre recensioni sui nostri blog.Poi le cose sono cambiate. Grazie all’interessamento di Francesco Protano, che ha preso a cuore il progetto, abbiamo avuto un aiuto dalla casa editrice Salani e così il tutto si è trasformato in un blogtour, in cui vedrete sei tappe con le nostre recensioni, più l’ultima tappa che sarà una sorpresina per tutti voi.Ci tengo a precisare che Bianca non ha mai chiesto niente di più, non voleva recensioni per forza positive, semplicemente voleva che a questo libro fosse data più attenzione e visibilità, e se ad una di noi non fosse piaciuto lo avremmo scritto tranquillamente nei nostri blog come facciamo per tutti gli altri libri. Anche perché l’autore Francesco Dimitri non era a conoscenza di questa iniziativa fino a quando non abbiamo deciso di trasformarla in blogtour, e parlagliene per renderlo partecipe.
Verdiana Raw – The Japanese Garden
Istanti di delicatezza cosmica insinuata nel corpo espanso, non infinito. Le parole scivolano sul mio carapace come immagin.
Il Posto Nero: Protocollo Stonehenge di Danilo Arona e Edoardo Rosati
Splendida pubblicazione per i tipi della MezzoTints eBook: Danilo Arona ed Edoardo Rosati, Protocollo Stonehenge, prefazione di Sergio “Alan D.” Altieri.
2011 – Italia. Padova. Una maledizione invisibile sta collezionando una sfilza di vittime. Giovani donne che muoiono nel sonno con le ossa fratturate in maniera sempre identica. Ma nessuno s’è accorto di questa catena di decessi. Nessuno collega le morti, che sembrano verificarsi una volta all’anno: tutte di 29 dicembre, alle 5,30 circa. Nessuno, tranne un giovane universitario di Padova, laureando in Medicina, che ha visto morire proprio in quell’assurdo modo la sorella. Il filo rosso che connette le diverse morti potrebbe chiamarsi “sindrome di Melissa”, una realtà clinica misconosciuta, descritta per la prima volta da un medico italiano in pensione. Il giovane non esita a mettersi in contatto con lui, scoprendo che la filiera dei decessi ha avuto inizio nel 1999, quando il medico soccorse una ragazza albanese, senza documenti e ribattezzata “Melissa”, investita sul tratto iniziale dell’autostrada Bologna- Padova. La sequenza sta continuando a uccidere… Qualcosa di maligno sembra trasmettersi da quel pezzo nebbioso di autostrada, sporcato dal sangue innocente di una ragazza. Siamo a dicembre, e la prossima vittima potrebbe essere proprio la fidanzata del giovane, tormentata, in quei giorni prenatalizi, da una serie di violenti sogni premonitori. Scatta una spasmodica corsa contro il tempo. La soluzione per spezzare la sindrome? Una “terapia” non di questo mondo. Che verrà attuata da un neurochirurgo di Bologna. Nel cui ambulatorio sotterraneo, nascosto al mondo, pratica la sconvolgente Medicina Ectenica, figlia dell’arte sanatrice coltivata dai druidi di Stonehenge. L’unica che guarisce. Non solo i vivi. Ma anche le anime senza pace dei morti.
Una pubblicazione da urlo, che conferma il trend eccellente della neo casa editrice, decisamente uno dei fiori all’occhiello dell’editoria di settore italiana.