HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per luglio 12, 2023
The Beautiful Faces of WGT | 2023
Con un brano dei Deus Ex Lumina, Dark Days, le facce goth del WaveGothikTreffen festival di quest’anno…
Impossibile comprimere di più
Conscio delle divergenze quantiche in atto, non potrei muovermi considerare meglio certe deflagrazioni probabilistiche del tuo avvento, come se si aprissero porte dimensionali di una sottigliezza così infima da essere scambiate come l’ultimo stadio possibile di percezione.
Franco Pezzini | ThrillerMagazine
Su ThrillerMagazine una bella intervista a Franco Pezzini, che spiega un po’ il suo punto di vista sul fantastico e su ciò che gira intorno; un estratto:
Dove sei quando scrivi? Sia fisicamente che mentalmente
Di norma alla mia postazione di lavoro a casa. Un pc stretto tra pile di libri, in una stanza carica di volumi, statuette, dvd e vhs… niente di troppo originale, quasi lo stereotipo dell’erudito al lavoro. Non riuscirei a lavorare all’esterno; persino per studiare non riuscivo a farlo nei parchi, mi distraevo.
Ma mentalmente, come immagini, vado anche molto lontano. Soprattutto nel tempo, perché sul piano dello spazio il mio atlante è soprattutto quello del Vecchio Mondo: nei miei scritti sconfino raramente oltre oceano (l’ho fatto per Poe, Hawthorne, Bierce, Lovecraft, per gli immrama dei monaci navigatori irlandesi, le avventure delle piratesse dei Caraibi e poche altre volte) ma le distanze sono a volte favolose: la geografia fantastica dell’Odissea porta in fondo – per dire – ai confini ultimi della realtà, sia in senso cosmografico che metafisico, si pensi alle terre dei morti.Come scegli le tue vittime, e i tuoi assassini?
Allora, io mi considero prevalentemente un saggista, anche se in qualche occasione scrivo narrativa e i miei cassetti ne sono abbastanza pieni (su questo fronte, scaramanticamente, non divulgo ancora novità prossime). In tal senso, la domanda fortemente metaforica finisce con il riguardare la consistenza dei personaggi che tratto sia da saggista sia da narratore.
Come saggista, la “scelta” è legata a opere che mi affascinano, inseguendomi a volte fin dagli anni di liceo o anche da molto prima. E lì certo c’è uno sforzo di comprensione del personaggio, a volte neppure necessariamente il protagonista. Ma per me, trattando Odissea o Eneide, l’identificazione con il protagonista arriva naturale; per Apuleio c’è stata fin dal liceo una sym-patheia con l’autore. In altri casi a dettare l’agenda è la mia storia, come quando leggendo le avventure arturiane mi ritrovo in Merlino, o con Dracula in Van Helsing. La scelta è legata a un rispecchiamento almeno parziale, caratteriale o funzionale, di ruoli, di maschere – a volte di limiti e goffaggini.Sulla narrativa, invece… Considera questo: io ho iniziato a scrivere quando il maestro, in quarta elementare, ci aveva affidato un compito per storia: immaginarsi presenti a un assedio del medioevo, e descrivere. Io avevo scritto un testo in cui figuravano anche i miei compagni, e a essere assediata era la classe vicina, il cui maestro era il capo dei nemici: in preda al panico, saltava accidentalmente in una botte di fuoco greco poi rovesciato dalle mura. Il nostro straordinario maestro, il dottor Giovanni Psenner, era un uomo colto e originalissimo, che per storia ci faceva mettere in scena delle vere e proprie pantomime recitate: da cui il mio amore per la recitazione, la maschera, il teatro… Trattando Poe il focus è stato proprio su questa dimensione virtualmente teatrale di un autore figlio di attori, che in forma indiretta ha scritto “teatro” tutta la vita, pur fallendo l’unico tentativo di opera teatrale in senso proprio. Ma da ragazzini, il “facciamo che ero” era la chiave di gran parte dei giochi. E insomma ho semplicemente continuato…
Lo specchio relativo
…e non c’è nulla che tu possa fare, nulla che resti definito a lungo nello stesso spettro delle evidenze…