Sull’epidemia di Covid-19, tra tutte le cose serie e non serie dette in rete o in real life, pare che l’unica cosa sensata l’abbia pubblicata Il Manifesto. Ribadiamo il concetto – da noi accennato in un post del 24 gennaio (più di un mese fa, in seguito gli eventi in Cina) – alla luce del ceppo italiano. Il Covid-19 o “nuovo coronavirus” è un virus nuovo per l’uomo (quindi che non riscontra anticorpi nell’uomo) che potrebbe anche durare anche mesi e/o fino all’arrivo del vaccino (e magari negli anni ce lo prenderemo in molti), fa morti (come tutte le malattie principalmente tra chi ha già altre patologie) ed è più grave dell’influenza stagionale. Detto questo non stiamo parlando di un’epidemia di ebola, ricordiamo che la mortalità varia dal 2 al 3% e che la contagiosità è di poco più di 2 (per confronto il morbillo ha circa 15).
Si può quindi considerare più grave perché manca i vaccino perché ha un livello preoccupante di letalità, ma non è certamente proporzionale alle misure di sicurezza prese prima in Cina e poi in Italia. In Italia, in particolare, abbiamo avuto dei morti di meningite, che non hanno smosso le istituzioni in questo modo, per fare un esempio.
Qui parliamo di intere città isolate, locali chiusi la sera (come se la sera fosse più contagiosa) fino al top della regione Marche che chiude tutto senza nemmeno un positivo. Questa non è scienza, non è medicina, sono «lezioni di pedagogia disciplinare di massa», prove tecniche di controllo sociale, certamente aiutate dal clima apocalittico creato da quei decerebrati di giornalisti sovranisti che conosciamo bene.
E termino citando sempre il Manifesto: «si tratta di iniziare a interrogarci tutte e tutti assieme se e per quanto tempo continueremo a consegnare le nostre esistenze e la loro dignità a chi, una volta utilizzando la trappola del debito per respingere ogni rivendicazione di diritti e l’altra utilizzando un’epidemia per disciplinare l’intera società, ci chiede di interiorizzare la solitudine competitiva come unico orizzonte esistenziale.»
PtaxGhu6 è un romanzo a quattro mani di Marco Milani e Sandro Battisti, edito da Kipple Officina Libraria. Con Marco abbiamo descritto un mondo alieno in cui la filosofia zen si contrappone al dominio globale dell’Impero Connettivo. Questa è la quarta:
Nelle profondità remote di un sistema solare, l’Impero Connettivo assiste alla nascita di una nuova forma di vita da assorbire nel suo dominio. Le estensioni zen di quell’esistenza si scontrano con le esigenze belliche dello Stato esteso sul tempo e sullo spazio, dove nessun altro Impero è paragonabile a esso. A cosa porterà l’antagonismo offensivo e marziale contrapposto alla placida resistenza esistenziale? E cosa è contemplato nello spazio conteso tra le due forze?
La copertina è opera di Ksenja Laginja, mentre è in corso di stesura la terza puntata della saga. Il libro è acquistabile qui.
Su SherlockMagazine la segnalazione di L’accordo perfetto, romanzo giallo di Fabio Guaglione. L’abstract, molto intrigante:
Mark e Laura sono la coppia perfetta: lui è un compositore affermato, lei un architetto di successo; vivono in una villa che sembra uscita da una rivista di design, un nido impeccabile come la loro vita insieme. Non potrebbe essere altrimenti: quando si sono conosciuti, Mark aveva il cuore spezzato da una precedente relazione, e nel terrore di investire ancora invano anni, energie ed emozioni, ha convinto Laura a rivolgersi alla Crimson Heaven, una società in possesso di un misterioso algoritmo in grado di calcolare l’affinità di una coppia, predicendone il fallimento o sancendone l’eterna solidità – come è stato per Mark e Laura, che alla fine dei lunghi e complicati test hanno avuto il benestare a sposarsi. Invece, sotto il guscio di lusso e affabilità pulsa un’ombra latente. Tutto precipita un giovedì come tanti: Mark torna a casa da un viaggio di lavoro con un giorno di anticipo e sorprende Laura con un altro, ammanettata alla testiera del letto. La reazione è istintiva e violenta: Mark tramortisce l’amante e lo imprigiona nello scantinato, per poi chiudersi in casa e cercare disperatamente un confronto con la moglie – lasciandola incatenata. Non ci sta a vedersi distruggere la vita, e decide che farà di tutto – letteralmente di tutto – pur di salvare il suo matrimonio. Laura, invece, scoprirà un uomo che non conosceva affatto, e dovrà capire come fuggire da una terapia di coppia inquietante e forzata. Ancora non sanno che la Crimson Heaven non ha mai smesso di sorvegliarli e vede nel tracollo della loro unione una pericolosa anomalia, che va corretta con ogni mezzo a disposizione…
Le origini della nostra cultura occidentale sono cruente, le origini della cultura umana sono tutte infarcite di tradizioni barbare, una civiltà che doveva ancora formarsi. Mara Carlesi indaga, su questo post, i primordi della tradizione romana, mettendo in evidenza alcuni punti che ai giorni nostri fanno inorridire, ma che in un passato arcaico erano ritenuti la normalità: parliamo di stupri per assicurare una genia semidivina.
“Nei miti greci gli dèi, per unirsi alle donne mortali, di regola si prendevano almeno il disturbo di rendersi visibili, assumendo qualche forma, umana o animale che fosse. Probabilmente lo faceva anche (o solo) per divertirsi […]. Le divinità romane, invece […] apparivano sotto forma di fallo. […] A Roma, insomma, le storie tra immortali e mortali non sono storie d’amore, sono semplici rapporti sessuali, di tipo assolutamente predatorio.”. [Gli amori degli altri – Eva Cantarella]
Nel mito greco e romano lo stupro ed il rapimento erano costanti piuttosto comuni e frequenti. Il secondo serviva a facilitare il primo, dove la violenza sessuale era, per gli assalitori, un mezzo non solo di piacere, per il capriccio di essersi invaghiti della vittima, bensì un tramite attraverso il quale garantire una stirpe di origine, per metà, divina.
Lo stupro, perché di questo solo si trattava, veniva elevato ad un’unione divina tra una mortale ed un dio, così che la violenza venisse trattata come un fatto sacro.
Centro di queste violenze, nel mito, il dio, colui che seduce, ma che appare senza colpa, e senza remora alcuna sparisce dopo aver soddisfatto i suoi più bassi istinti.
Ma la donna? La fanciulla violata, privata della sua verginità, che fine fa? E la sua voce?
Il post continua citando altre fonti antiche, il quadro che ne emerge è coerente con quello che oggi ci appare come crudeltà e che in altri tempi era considerata la norma. È questo un argomento di riflessione, che ci spinge sempre più a un afflato di uguaglianza e rispetto, che deve diventare un segno dei tempi che cambiano.
Connessioni misteriche esplorano ideologie sinistre, cadenze di mosse gotiche estrapolano mondi mitopoietici; e infine, cosa potrà mai restare delle idee abissali sull’inumano?
Su ThrillerMagazine la recensione a La storia del giallo in 50 investigatori, saggio di Luca Crovi che indaga le origini del Giallo in Italia. Un estratto:
“La storia del giallo in 50 investigatori” di Luca Crovi è un manuale per chi ama saperne di più sulla storia del giallo e i suoi protagonisti di carta: gli investigatori.
Il libro si articola in quattro sezioni. Nella prima, dal titolo “Chi è stato il primo?”, l’autore formula ipotesi sulla genesi di questo filone letterario e analizza le ragioni del suo grande successo in Italia e all’estero in un’esauriente panoramica dei principali autori, viaggiando nel tempo e nello spazio.
La seconda sezione è dedicata al glossario, molto importante per lettori e appassionati per districarsi nella terminologia delle varie sottospecie, che spesso prende in prestito termini in lingua straniera. Per fare un esempio: in cosa differenzia un noir da un thriller o un procedural da un hard boiled?
La terza sezione è dedicata alle regole del giallo richiamando i tanti “comandamenti” che critici e scrittori hanno stilato nel corso del tempo per cercare di strutturare una “gabbia” che inquadri e renda riconoscibile ed evidente a tutti le caratteristiche peculiari di questo tipo di letteratura.
Infine la sezione più corposa, che dà il nome al volume, contiene cinquanta biografie dei più celebri investigatori di carta accompagnate dalle accattivanti e originali illustrazioni di Angelo Montanari.
L’autore propone una sua selezione di cinquanta fra gli investigatori più infallibili del mondo del giallo, personaggi che hanno influenzato la narrativa poliziesca dal fumetto alla letteratura, dal cinema alla televisione.
Fra i cinquanta si ricordano gli investigatori letterari Auguste Dupin, Sherlock Holmes, padre Brown, miss Marple, Poirot, il commissario Maigret, ma anche investigatori dei fumetti come Dylan Dog, Dick Tracy e The Spirit, cinematografici come “Dirty” Harry Callaghan e televisivi come Colombo e Theodore Kojak.
Il volume è completato da un’ ampia bibliografia, molto utile a chi voglia approfondire il viaggio letterario in un settore che tiene banco nelle librerie ormai da decenni..
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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.
“Siamo l’esperimento di controllo, il pianeta cui nessuno si è interessato, il luogo dove nessuno è mai intervenuto. Un mondo di calibratura decaduto. (…) La Terra è un argomento di lezione per gli apprendisti dei.” Carl Sagan