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Torna in libreria “H.P. Lovecraft. Contro il mondo e contro la vita” | FantasyMagazine


Su FantasyMagazine la segnalazione della riedizione di “H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita“, di Michel Houellebecq, in uscita per i tipi della Nave di Teseo e che ha al suo interno una prefazione di Marco Missiroli e una postfazione di Stephen King. La quarta:

Maestro indiscusso dell’horror, precursore della letteratura di fantascienza, H.P. Lovecraft è uno dei più grandi scrittori del XX secolo, oggetto di un culto senza fine. Tanto le sue opere hanno formato l’immaginario di milioni di lettori, quanto la sua personalità complessa continua a sottrarsi a ogni definizione. È questo itinerario sfuggente che Michel Houellebecq percorre, tra biografia d’autore e manifesto artistico, inseguendo Lovecraft e il mito stesso di una letteratura vertiginosa e assoluta.

“Mi sembra di aver scritto questo libro come una specie di primo romanzo; un romanzo con un solo personaggio (lo stesso H.P. Lovecraft) e nel quale tutti i fatti riferiti e i testi citati sono autentici, nondimeno una specie di romanzo”.

Michel Houellebecq

“Leggere quest’opera è maneggiare la sopravvivenza. Il libro fu pubblicato quando Michel Houellebecq aveva poco più di trent’anni, H.P. Lovecraft era morto da circa mezzo secolo. Si tratta di decenni fa. Ma è il futuro”.

Marco Missiroli

Una sorta di erudita lettera d’amore.

Stephen King

Il grande dio Pan | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni a “Il grande dio Pan”, di Arthur Machen, un classico edito nuovamente con alcune aggiunte; per cui, ecco Cesare che c’illustra le novità di quest’edizione:

Ma non è solo il romanzo a catturare l’attenzione del lettore. In questa nuova edizione, Ippocampo Edizioni ha incluso anche una serie di racconti che arricchiscono ulteriormente l’universo narrativo di Machen. La luce interiore, La storia del sigillo nero, Storia della polvere bianca e La piramide di fuoco (pur se si tratta di storie note e più volte antologizzate) s’inseriscono perfettamente nel contesto della Londra macabra e misteriosa creata dall’autore, aggiungendo nuovi elementi di terrore e fascino alla narrazione. Le prefazione di Guillermo del Toro aggiunge un ulteriore strato di profondità a questa opera, sottolineando la sua importanza nel panorama della letteratura dell’orrore.
Troviamo poi una preziosa introduzione dello stesso Arthur Machen intitolata in francese ovvero Par-delà le pont des années in occasione della riedizione del romanzo nel 1916 presso l’editore Simpkin. La postfazione di S.T. Joshi ci offre un’analisi approfondita delle influenze di Machen su autori successivi, come H.P. Lovecraft, evidenziando l’impatto duraturo di questo romanzo e dei suoi racconti nel mondo della narrativa fantastica. Infine, le illustrazioni di Samuel Araya completano l’opera, offrendo un accompagnamento visivo che amplifica il senso di inquietudine e meraviglia che permea ogni pagina. Il Grande Dio Pan in questa nuova edizione si rivela non solo un romanzo da leggere, ma un’esperienza da vivere, un viaggio nelle profondità più oscure della psiche umana, dove il terrore e il fascino si fondono in un turbine di emozioni contrastanti. Preparatevi a essere trasportati in un mondo dove il divino e il demoniaco si mescolano, dove ogni angolo nasconde un segreto, dove l’ombra del grande dio Pan attende di essere rivelata.

Dagon Press presenta “ZOTHIQUE 17: Robert E. Howard, il Bardo di Cross Plains” | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la segnalazione dell’uscita del numero 17 di Zothique dedicato interamente a Robert E. Howard; la quarta:

In questo numero oltre al consueto apparato critico (con articoli e saggi su Lovecraft e Howard, su Howard e Lord Byron, su Howard e Weird Tales, sulle storie western di REH ambientate a Bear Creek, e sulla produzione poetica) è presente un’utilissima e dettagliata “Guida alle edizioni italiane di Conan, Kull e Solomon Kane”, un vero e proprio Baedeker che vi farà da bussola e vi illuminerà sulle migliori edizioni reperibili nel nostro paese. Oltre a ciò, trovano spazio anche una serie di documenti rari e inediti: un pezzo autobiografico in cui Howard parla delle sue “origini Celtiche”, tutte le lettere di REH inviate a “The Eyrie”, la rubrica della posta di Weird Tales, e un ricordo di Novalyne Price Ellis sul “vero” Bob Howard. E anche questa volta non mancano gli inediti narrativi dello scrittore: sono infatti presenti ben cinque racconti in prima traduzione italiana. Un numero dunque imperdibile per gli appassionati del grande scrittore americano che forse più di tutti ha contribuito a far nascere l’immaginario “pulp” e a plasmare la cultura pop contemporanea.

Il pescatore | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni a “Il pescatore”, di John Langan, edito da Zon42; un estratto:

Il Pescatore di John Langan è un’opera contemporanea che porta con sé il respiro, lo stile e le suggestioni di un classico senza tempo. Questo romanzo affonda le sue radici nel ricco terreno dell’immaginario nord-orientale degli Stati Uniti, evocando influenze tanto illustri quanto Lovecraft e Melville. L’approccio di Langan all’orrore letterario mescola con maestria epica e realismo, creando un’esperienza unica e coinvolgente.
Langan evoca l’orrore primordiale che si nasconde dietro il velo della normalità, immergendo il lettore in un abisso di terrore cosmico e inquietante. Abe e Dan, protagonisti di questa tenebrosa odissea, si avventurano in un viaggio verso l’ignoto, spinti da una curiosità che sfida i limiti della razionalità umana. La loro ricerca del Dutchman’s Creek è un’immersione nelle profondità abissali dell’anima e dell’esistenza stessa, dove le acque che scorrono celano segreti ancestrali e presenze ultraterrene. L’incantesimo e l’orrore si mescolano in una danza macabra mentre i due uomini si addentrano sempre più nell’oscurità, intrappolati tra i ricordi dolorosi del passato e le visioni inquietanti del presente. Le voci dei perduti echeggiano tra i rami degli alberi, sussurrando antiche verità e profezie sinistre, mentre le ombre si allungano e la notte avvolge tutto con il suo mantello oscuro. Con una prosa sontuosa e evocativa, John Langan dipinge un universo in cui l’orrore si insinua nei recessi più remoti della mente umana, dando vita a creature innominabili e paesaggi che sfidano la comprensione umana.

Zona 42 presenta “Il pescatore” | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la segnalazione di “Il pescatore”, di John Longon, titolo che apre la collana Caronte, curata da Luigi Musolino per Zona42; la quarta:

Durante un’uscita in una remota regione delle Adirondack, accompagnato dal suo amico Dan, Abe viene a conoscenza di un sinistro racconto del folklore locale su un misterioso corso d’acqua, il Dutchman’s Creek, e su alcuni uomini che hanno affrontato un’esperienza terrificante nella zona.
Abe e Dan, affascinati dalla leggenda, decidono di rintracciare il torrente per la loro prossima battuta di pesca, ma in quelle acque scopriranno qualcosa di inimmaginabile, una dimensione abitata da una presenza antica e ultraterrena che parla con le voci di coloro che i due uomini hanno amato e perduto.

Il Pescatore è un romanzo contemporaneo che spinge l’orrore lovecraftiano in territori inesplorati, tra mostruosità bibliche e richiami all’opera di Herman Melville. La scrittura densa e suggestiva di John Langan esplora i temi dell’amore e del lutto, danzando tra presente e passato, per raccontarci una storia spaventosa di fragilità umana, perdita e mistero.

La casa sull’abisso | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni al classico “La casa sull’abisso”, di William Hope Hodgson, riproposto da Fanucci in una nuova veste editoriale; vi lascio alle parole di Cesare:

La casa sull’abisso è una pietra miliare della cosiddetta narrativa dell’orrore cosmico. La scrittura onirica di Hodgson scava nelle profondità della psiche umana ed è fortemente simbolica, e certo non si può dire che lui sia un autore di narrativa “popolare” superficiale”: il suo universo è paragonabile per complessità a quello di Lovecraft e Jean Ray. Il romanzo emerge come un faro sinistro, guidando il lettore attraverso i meandri oscuri dell’inconscio umano con la maestria visionaria di William Hope Hodgson.

In questa epica della follia e dell’angoscia, l’autore britannico intreccia magistralmente gli elementi del gotico con l’orrore cosmico, creando un’opera immortale che si insinua nella psiche del lettore come un’ombra inquietante. La trama si dipana con la lentezza inesorabile di un incubo, seguendo le vicissitudini del Recluso, un’anima tormentata che trova rifugio in una remota dimora irlandese insieme alla sua sorella e al fedele cane Pepper. Tuttavia, il santuario apparente si trasforma ben presto in un teatro di orrori indicibili, quando creature dalle sembianze suine emergono dagli abissi dell’inconscio per assediare la famiglia.
Il fulcro dell’orrore risiede nella casa stessa, che diventa una sorta di prigione metafisica in cui il protagonista si ritrova intrappolato tra le mura di una mente distorta. Le stanze si trasformano in cellule di un labirinto psichico, dove l’orrore si annida dietro ogni angolo e ogni porta aperta rivela un nuovo abisso di terrore. Ma Hodgson va oltre il semplice spavento superficiale, affondando le sue radici nell’oscurità primordiale dell’universo. Le creature che assediano la casa sono manifestazioni di forze extra-cosmiche, simboli dei demoni interiori che si annidano nell’animo umano, richiamando le teorie di Freud sull’inconscio e suggerendo un’oscura connessione tra l’individuo e l’universo infinito.

L’atmosfera che permea l’intera narrazione è una solitudine metafisica, un senso di alienazione e disperazione che avvolge il lettore come un sudario funereo. Il Recluso si trova intrappolato in un ciclo di studio ossessivo e difesa disperata, mentre le forze oscure che lo circondano minacciano di spazzarlo via come foglie morte. Ma è nel viaggio astrale del protagonista che Hodgson raggiunge le vette più alte dell’orrore cosmico. Attraverso visioni e allucinazioni, il Recluso si trova catapultato oltre i confini della percezione umana, in un turbine di spazio e tempo dove l’universo stesso si sgretola sotto il peso dell’eternità. Questo viaggio iniziatico, ricco di simbolismi ermetici ed esoterici, solleva interrogativi profondi sulla natura dell’esistenza e dell’universo.

Nostra Signora la Notte: e altri incubi lovecraftiani | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni a Nostra Signora la Notte (E Altri Incubi Lovecraftiani) di Miranda Gurzo, raccolta di racconti d’ispirazione lovecraftiana, autopubblicata dalla stessa autrice. Un estratto:

Nel fitto intreccio delle tenebre e delle visioni notturne, Miranda Gurzo si erge come una sacerdotessa dell’oscuro, guidando i suoi lettori attraverso un labirinto di terrore e meraviglia con la sua raccolta di racconti, Nostra Signora la Notte (E Altri Incubi Lovecraftiani). Quest’opera, un’ode alla oscurità che risuona con le dissonanze dell’universo lovecraftiano, non manca di spunti visionari e onirici e di una certa vena macabra che ricorda, oltre che Lovecraft, anche Poe (nel primo racconto Esequie premature i protagonisti vedono le proprie bare in anticipo mentre in Il giardino segreto una donna si ritrova in un cimitero in cui e già stata preparata la sua tomba).

Attraverso le nebbie sconosciute di Labile, una Biella reinventata come un’eco distorta della realtà, Gurzo intreccia le trame del folklore locale con le visioni tormentate dei suoi sogni. In questo mosaico di orrore e fantasia, emerge Nostra Signora la Notte, un racconto epico che sprofonda nelle profondità di Rosazza, la Rennes le Chateau italiana, portando con sé le tempeste dell’ignoto e le angosce ancestrali. Il respiro di Lovecraft si avverte in ogni pagina, come un sussurro proveniente dalle profondità insondabili dell’ignoto. Gurzo non teme di abbracciare le radici del terrore cosmico, ma va oltre, esplorando le tenebre che si nascondono dietro gli angoli più remoti della mente umana. In questo regno di follia e disperazione, nulla è ciò che sembra, e ogni passo porta i lettori più in profondità nel cuore stesso dell’incognita. Questo racconto è un piccolo gioiello di antiche leggende del folklore locale che affondano le proprie radici nei Miti di Cthulhu.
Ciò che distingue questa raccolta è la sua audacia nell’esplorare nuove frontiere dell’orrore. Gurzo si libra tra le nebbie del passato e le ombre del futuro, intrecciando le trame della ghost story e dell’horror con la maestria di un tessitore di destini. I suoi personaggi sono enigmi viventi, sfumature di luce e ombra che danzano lungo i confini dell’esistenza. Maestra nel creare atmosfere cupe e misteriose, l’autrice invoca visioni che strappano il velo della normalità, rivelando il caos primordiale che si cela dietro la facciata del quotidiano. In ogni pagina, il lettore è trascinato in un vortice di terrore e meraviglia, dove i confini tra sogno e realtà si sfumano e i demoni dell’inconscio prendono forma. 

Società Editrice la Torre presenta “Oscure radici. Delirio, morte e leggenda nell’albero genealogico di Howard Phillips Lovecraft” | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine la segnalazione di “Oscure radici. Delirio, morte e leggenda nell’albero genealogico di Howard Phillips Lovecraft”, saggio molto particolare a cura di Adriano Monti Buzzetti Colella. La quarta:

Howard Phillips Lovecraft (1890-1937) è unanimemente riconosciuto come il nume dell’orrore cosmico letterario. Le sue terribili e fascinose visioni hanno lastricato i percorsi della moderna narrativa dell’immaginario, rendendolo un autore di culto e un punto di riferimento per generazioni di scrittori successivi. Ma furono unicamente le letture e l’irripetibile arte del solitario sognatore di universi a ispirare i suoi capolavori, o magari anche qualche oscuro ingrediente celato nella sua antica linea di sangue, di cui lo stesso Lovecraft potrebbe essere venuto a conoscenza attraverso racconti e allusioni in famiglia?

Ricostruendo le vicende del suo parentado mediante l’utilizzo di rare fonti giornalistiche d’epoca, in qualche caso riemerse per la prima volta da un oblio secolare, questo studio individua e suggerisce connessioni intriganti tra le atmosfere dello scrittore di Providence e le sinistre vicende di vari suoi antenati e consanguinei. Strani incidenti, suicidi, bizzarre società segrete, violenze, superstizione, follia ereditaria… un maelstrom gotico-genealogico in cui il destino crepuscolare della schiatta dei Lovecraft si presenta ai contemporanei come un’ulteriore prova di quanto fantasia e realtà storica possano strizzarsi l’occhio a vicenda.

Con un saggio introduttivo di Pietro Guarriello e una nota finale di Sebastiano Fusco

Recensione “Le creature della follia”, di Ivo Torello (2023) | La Tela Nera


Su LaTelaNera Cesare Buttaboni recensisce “Le creature della follia”, romanzo di Ivo Torello uscito recentemente per Hypnos; alcuni brani:

Il titolo del nuovo romanzo di Ivo Torello ovvero Le creature della follia fa subito pensare a H.P. Lovecraft. Sembra quasi un titolo più lovecraftiano di Lovecraft stesso. In realtà questa volta il “Solitario di Providence”, a differenza dei suoi romanzi precedenti, dove si potevano trovare riferimenti a vari pseudobiblion della sua opera, non viene mai citato. E sinceramente sarebbe riduttivo pensare a Torello come a un clone di Lovecraft (in Italia in questo senso non mancano gli esempi pur apprezzabili) in quanto emerge indubbiamente anche l’influenza di scrittori inglese dell’800 come Robert Louis Stevenson e Thomas Love Peacock. Torello ha creato un suo universo personale fatto di citazioni magiche, di scienza e occulto il tutto rivestito da una solida ambientazione storica.
Lo scrittore genovese scrive anche bene (a differenza di qualche suo collega) e si lascia leggere. Le sue storie sono piacevoli e non annoiano anche se il formato del romanzo è impegnativo e il rischio è quello, alla lunga, di perdere la misura.

Le creature della follia è il seguito di Predatori dall’abisso, anche se dico subito che il libro si può leggere in maniera indipendente senza aver letto per forza di cose il capitolo precedente. I due protagonisti sono ancora il professor Thaddeus Walkley e Julius Milton.
La vicenda è ambientata nel 1897 in una Edimburgo plumbea e nevosa con le sue torri sullo sfondo; in città tiene banco la mostra “Iside svelata” del fantomatico Valentin Morleu. Le sculture della mostra diventeranno presto l’ossessione del professor Thaddeus Walkley: rappresentano i simboli ancestrali della storia del cosmo. Nel frattempo Julius Milton è vittima di incubi ricorrenti.
Presto su Edinburgo si crea un’atmosfera da Apocalisse imminente con la presenza di molti fenomeni inesplicabili. Per cercare di venire a capo dell’enigma Walkley si circonda presto di alcuni aiutanti fra cui la signora Minerva Russell e il poliziotto Rufus Begbie oltre a chiedere la consulenza della sedicente maga italiana Serafina Lupinacci. La sua ricerca lo porterà infine a Praga per consultare il Grimoire von Wranau.
Alla fine le creature della follia appartengono a un’altra dimensione spazio-temporale, una dimensione che preme costantemente sulla nostra quotidianità.

Intervista a Edward Lee, il cantore dell’America sconosciuta | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine l’intervista di Cristiano Saccoccia a Edward Lee, autore horror statunitense di punta della casa editrice Independent Legions; un estratto:

Edward Lee distrugge il perbenismo americano, anzi lo ridicolizza con una narrativa iperbolica e volutamente forzata, fino ai limiti dell’incredulità. Un pittore dannato che ritrae paesaggi putrescenti e disagianti, eppure le sue parole sono le uniche che permettono di scandagliare le altre facce dell’America. Dal Sud bigotto fino alle aeree rurali fedeli alle politiche conservatorie di Trump, fino ai redneck e spingendosi sempre più oltre fino a creare un contro-canto del capitalismo e della società borghese.  I suoi racconti e le sue opere più iconiche sono edite in Italia da Indepedent Legions Publishing.

Sei famoso per le tue opere horror estreme e oscure. Quali sono state le tue prime influenze letterarie e cosa ti ha spinto per la prima volta a scrivere di questo genere?

Credo che l’evento che ha più segnato la mia vita sia stato guardare l’originale Outler Limits quando andò in onda per la prima volta nel 1963; all’epoca avevo 6 anni. Alcune di quelle storie erano terrificanti anche per gli adulti e gli effetti dei mostri erano superiori. Diversi di quei vecchi episodi resistono ancora bene e le creature protagoniste mi perseguitano ancora oggi. Guardate Feasibility Study, The Guests, Don’t Open Till Doomsday, and The Mice. Più tardi sono stato enormemente influenzato da H.P. Lovecraft, mentre i primi autori moderni che hanno dato il via al mio desiderio di diventare uno scrittore sono stati Ramsey Campbell, Brian McNaughton, Fritz Leiber. Peter Straub e Stephen King. È impossibile per uno scrittore horror contemporaneo NON essere influenzato da King. Lui è stato il Big Bang. Le solide fondamenta dell’odierno impero dell’horror sono state costruite da Stephen King.

Nella stesura dei tuoi libri, quali sono i tuoi metodi e routine per immergerti nell’atmosfera macabra e mantenere alta la tensione nelle tue storie?

Credo che l’atmosfera sia dentro, costantemente nella mia testa. La mia testa è tutta l’atmosfera che mi serve!

Nel corso della tua carriera, ti sei spesso spinto oltre i limiti del genere horror. Quali sono state le sfide più grandi nell’affrontare temi e scenari così estremi?

In definitiva, bisogna usare il buon senso e finora questo teorema ha prevalso. In 40 anni di scrittura mi è capitato pochissime volte di veder censurata un’opera. E nel mercato moderno di oggi, con la pletora di editori indipendenti, c’è un margine molto più ampio di ciò che si può fare rispetto al contrario. Questo non dà a un autore il libero arbitrio di glorificare l’abuso di minori in scene esplicite, o i campi di sterminio, ecc. Gli scrittori che fanno ciò sono semplicemente malati di mente e dovrebbero andare in terapia invece di scrivere libri!

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