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Nottuario – Thomas Ligotti – recensione
Cesare Buttaboni recensisce uno dei capolavori di Thomas Ligotti, Nottuario. Lascio voi lettori alle magiche parole del recensore:
Ligotti o lo si ama o lo si odia. Personalmente lo ritengo un autore estremamente importante nella letteratura weird attuale anche se va approcciato con il giusto spirito. Lo scrittore americano è una sorta di “filosofo dell’orrore”, le sue influenze sono numerose e non riguardano necessariamente la letteratura del soprannaturale. Ha, in ogni caso, scelto l’estetica del racconto “weird” per dar voce alla propria poetica, in quanto ritenuta congeniale a veicolare le sue pulsioni e i suoi incubi. Fra gli scrittori horror preferiti cita Poe e Lovecraft anche se, stilisticamente, è forse più vicino al primo.
Anche in Nottuario emergono tutte le caratteristiche “ligottiane” che qui, in alcuni momenti, sembrano ancora più forti. Il volume è diviso in tre parti: Studi nell’ombra, Discorso sull’oscurità e l’ultima intitolata Taccuino notturno. Quest’ultima è una sorta di diario personale (composto da brevi frammenti) in cui Ligotti ha scritto appunti, “visioni” e ossessioni personali e rappresenta una sorta di piccolo breviario filosofico del macabro. Come ammesso dallo stesso autore, il Taccuino notturno fa riferimento allo scrittore inglese del diciottesimo secolo Edward Young.
Lo scritto che introduce il libro, è intitolato Di notte, al buio. Appunti critici sulla narrativa del mistero, rappresenta un’ottima esemplificazione di come Ligotti concepisce “la narrativa weird”. Parte dal presupposto che “nella vita, l’esperienza del mistero è un dato di fatto inevitabile e fondamentale”. Prosegue poi facendo notare come “l’effetto principale dei racconti del mistero è la percezione della cosiddetta irrealtà macabra”. Per Ligotti “il racconto del mistero si basa su un enigma che mai si potrà sciogliere” e cita, come esempio perfetto di questo punto di vista, Il colore venuto dallo spazio di H.P. Lovecraft.
La nostra recensione di Zothique n. 12 | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni a “Zothique n. 12”, la rivista di cultura fantastica & weird curata da Pietro Guarriello. Un estratto:
Il nuovo numero di “Zothique” è particolarmente interessante, perché ci presenta due scrittori fondamentali – e purtroppo ingiustamente caduti nel dimenticatoio – di quella letteratura popolare che mischiava science fantasy, horror e fantascienza: Catherine L. Moore e Henry Kuttner.
Moore, che ha sempre nascosto la sua vera identità firmandosi con le sole iniziali (C.L. Moore, così usava siglare le sue opere), divenne nota grazie al racconto Shambleau, pubblicato per la prima volta sulla leggendaria rivista Weird Tales nel 1933. Si tratta di una storia che rivisita il mito della Gorgone, nel racconto interpretato in maniera eterodossa, e che riveste una particolare importanza nella storia della letteratura. Il motivo è spiegato nel bell’articolo firmato da Domitilla Campanile.
Sempre dedicato alla scrittrice americana è l’approfondito articolo di Laura Coci (fresca vincitrice del Premio Italia nella categoria “articolo su rivista non professionale”), esperta di fantascienza femminile. I suoi molti articoli li trovate in rete, sulla rivista online Vitamine Vaganti.Henry Kuttner è l’altro grande protagonista di questo numero, un gigante dell’horror e della fantascienza, presentatoci attraverso il bell’articolo di Davide Arecco. E di recente Guillermo Del Toro, nella serie televisiva Netflix Cabinet of Curiosities (che mostra anche due adattamenti di racconti di Lovecraft), ha presentato la trasposizione di un suo mitico racconto: lo spaventoso I ratti del cimitero.
Le storie pubblicate su questo numero di Zothique sono molto buone, a partire da Il segreto di Kraliz, che risente dell’influenza di Lovecraft come anche Lo strano caso del signor Geech. Lo straordinario potere di Edwin Cobalt mi ha invece ricordato certi paradossi sulla natura della realtà di Philip K. Dick e stranamente l’ho trovato simile, per certi versi, al romanzo Baffi di Emmanuel Carrère che si basava un po’ sulla stessa idea.
In definitiva un numero da non perdere che colma un vuoto nei confronti di questi due scrittori.
Fields Of The Nephilim – Elizium :: Le Pietre Miliari di OndaRock
Su OndaRock la recensione a Elizium, il capolavoro dei FieldsNephilim uscito nel ’90. Un estratto:
I Fields Of The Nephilim sono stati una caso unico all’interno della tradizionale scena gothic britannica, dominata da band come i Cure o i Sisters Of Mercy. Una band che inizia a farsi notare dopo che tutti i capolavori dark dei Joy Division, dei Cure o dei Bauhaus erano già stati pubblicati, ma che – anche se arrivando alla fine di un ciclo forse irripetibile – riesce comunque a chiudere nel 1990 (il decennio del post-rock, del britpop e della nuova musica elettronica) con un album sorprendente e attualissimo come “Elizium”.
Carl McCoy, appassionato del cinema di Sergio Leone, voce e fondatore della band, crea un originalissimo ibrido dark-western con sonorità dilatate chiaramente influenzate dalla psichedelia britannica e decisamente lontane da ogni legame con la cultura hippie. Uno stile, semmai, molto più prossimo ai mondi gotici di Edgar Allan Poe e Howard Phillips Lovecraft o agli scenari esoterici di Aleister Crowley.
Dopo due ottimi Lp come “Dawnrazor” (1987) e “The Nephilim” (1988), la band britannica porta a compimento definitivo il suo percorso con “Elizium” (1990), pietra miliare assoluta di tutta la scena gothic per originalità, poesia maledetta e potenza sonora, alla stregua dei grandi capolavori del genere. Ritmi rapidi post-punk coesistono con improvvisi trip lisergici, neri, maestosi e inquietanti, che possono ricordare le sonorità dei tardi Pink Floyd a far da sfondo ai monologhi disperati di Jim Morrison o alle preghiere laiche di Nico.Pur essendo diviso in otto parti, “Elizium” è di fatto un unico viaggio agli inferi, un vero monolite nero senza spiragli di luce. Tra i brani che rendono il disco tanto significativo svetta anzitutto “At The Gates Of Silent Memory”, con un andamento pacato e testi tragici, come una versione dilatata di “The End” dei Doors suonata con la chitarra di David Gilmour. Poesia e orrore si abbracciano per uno dei brani più entusiasmanti della scena gotica. Non è un caso se per ottenere un suono così unico i Fields abbiano dovuto ricorrere al produttore Andy Jackson, già collaboratore proprio dei Pink Floyd.
In “Submission” chitarre in crescendo evocano gli Swans di “White Light From The Mouth Of Infinity” per poi aprirsi in “Sumerland (What Dreams May Come)”, il brano più lungo della loro discografia (undici minuti), con suoni ora lenti e avvolgenti, ora martellanti, ispirati allo stesso modo sia ai Cure che ai Sisters Of Mercy.
“And There Will Your Heart Be Also” è uno dei loro capolavori: una ballatona dark che strappa il cuore dal petto per quanto sia straziante e malinconica, con testi che rappresentano un sunto assoluto della condizione umana, perennemente in bilico tra la solitudine e la speranza di poter vivere brevi momenti di felicità.In mezzo a questi brani-fiume, a questi lunghi e oscuri flussi di coscienza, si situano – come intermezzi – le tracce più brevi, più tipicamente post punk, come “For Her Light” e “(Paradise Regained)”, autentiche scorribande di chitarra che si intersecano perfettamente come tasselli di un mosaico, rigidamente di colore nero.
Ritorna la Lavanderia, e questa volta è Apocalisse | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione di uno degli Urania di questo mese: Codice Apocalisse, di Charles Stross, ennesimo capitolo del ciclo della “Lavanderia” in cui l’autore mescola sapientemente il pantheon di Lovecraft e la Science Fiction più estrema. La quarta:
Nietzsche aveva ragione: se fissi troppo a lungo l’abisso, l’abisso scruta dentro di te… … e probabilmente ti trova croccante e gustoso, con del ketchup e un po’ di condimento a parte.
Nuova missione, nuova apocalisse! Bob Howard, hacker e demonologo, è lanciato nella carriera all’interno della Lavanderia, l’agenzia segreta britannica incaricata di “ripulire” il regno di Sua Maestà dalla feccia del multiverso, orrori cosmici inclusi.
Dopo essersi distinto in eclatanti imprese eroiche ed essere scampato per un soffio a morti orribili, Bob scala ulteriormente l’organigramma e viene arruolato all’interno di un ramo ancora più segreto dell’organizzazione, per indagare su una situazione delicata che rischia di esplodere da un momento all’altro. Negli ultimi tempi infatti Ray Schiller, un tele-predicatore americano della Pastorale della Promessa D’Oro, si sta avvicinando in modo pericoloso al Primo Ministro inglese, e le sue mire, seppur poco chiare, non promettono niente di buono.
Il reverendo, che vanta la capacità di guarire miracolosamente i malati e un ampio bacino di fedeli pronti a tutto, ha fondato una mega-chiesa tra le montagne del Colorado. È proprio lì che avrà inizio l’indagine di Bob. Ma gli agenti freelance che lo affiancheranno nella missione, Persefone Hazard e il suo assistente Johnny McTavish, non certo sono tipi che vanno per il sottile. Starà proprio a Bob cercare di evitare che i colleghi scatenino un incidente internazionale!
Presto i nostri eroi saranno sommersi da problemi di tutt’altra portata quando, scavando a fondo nella vicenda, scoveranno minacce tanto oscure e orrorifiche da far impallidire qualunque altra preoccupazione.
Urania chiude questo anno scoppiettante con una storia della serie della Lavanderia che unisce il meglio della spy story, indicibili orrori lovecraftiani e… un pizzico di humour irriverente!
Sherlock Holmes: The Awakened | SherlockMagazine
Su SherlockMagazine la segnalazione di un videogioco che coniuga, ancora una volta, il mondo di Sherlock Holmes descritto da Conan Doyle con quello dei Grandi Antichi di Lovecraft: The Awakened. Di cosa parliamo?
Torna Sherlock Holmes in versione videogioco. Infatti dopo il completo reboot della saga di Sherlock Holmes con Chapter One, rilasciato esattamente lo scorso anno in questo periodo, Frogwares ha pubblicato in questi giorni il primissimo trailer relativo alla seconda parte del gioco, che prende il titolo di Sherlock Holmes: The Awakened.
Gli eventi vedono il segugio di Baker Street e il suo fido collega e amico dottor Watson nel 1884, praticamente tempo dopo rispetto a quanto accade in Chapter One. Il tema centrale vede di questa seconda parte, sviluppata sempre dalla società ucraina, una sorta di mash-up tra i lavori di Doyle e quelli H.P. Lovecraft, con tanto di ambientazioni piuttosto dark.
Mondadori presenta “H.P. Lovecraft. Edizione annotata” | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione di un’ennesima antologia su Lovecraft, ma che sembra avere qualcosa in più; cosa?
Leslie S. Klinger raccoglie in queste pagine ventidue tra i migliori e i più agghiaccianti racconti di Lovecraft (da Il richiamo di Cthulhu a Le montagne della follia, a Colui che sussurrava nelle tenebre, La maschera di Innsmouth, Il colore venuto dallo spazio). Con il suo corredo di centinaia e centinaia di illustrazioni, tra le quali numerose riproduzioni a colori di fotografie, tavole e copertine originali di «Weird Tales» e «Astounding Stories» e oltre un migliaio di note, questo volume scandaglia in profondità l’abisso dal quale è sorto il mondo allucinato di H.P. Lovecraft fino a turbare il sonno immemoriale dei Grandi Antichi (intro di Alan Moore).
Nonostante una fortuna postuma praticamente senza precedenti, quando Lovecraft morì, a quarantasei anni, le sue opere erano apparse solo su riviste da strapazzo, ignorate dal pubblico e mortificate dalla critica. Oggi, a oltre un secolo di distanza, Lovecraft è sempre più riconosciuto come il padre dell’horror americano e della fantascienza, fonte di incalcolabile ispirazione per “generazioni di scrittori di horror fiction” (Joyce Carol Oates).
Con lucida perspicacia e comprensione del quadro storico in cui l’autore di Providence visse e operò, Leslie S. Klinger caratterizza Lovecraft quale primo scrittore pulp a essere stato incluso al pari di maestri della caratura di Poe e Melville nel canone della moderna letteratura americana. Grazie a un’accurata analisi delle fonti e a un sempre ammirevole acume critico, Klinger riesce nell’impresa non scontata di ricontestualizzare Lovecraft correlandone la biografia singolarmente elusiva alla febbrile attività letteraria, e svelandoci così genesi ed evoluzione di un corpus narrativo di formidabile complessità.
Da Leng | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine la segnalazione di Da Leng, di Claudio Foti, in uscita per la collana InnsMouth, diretta da Luigi Pachì per DelosDigital. La quarta:
Roma oggi: Massimo, giovane avvocato di una Ong e la sua compagna Eva si recano in uno strano ristorante orientale chiamato “Da Leng”. Qui durante la cena scoprono “segreti cannibalistici” che li costringono a una fuga disperata. La fuga termina nel sotterraneo del ristorante dove sprofondano in un mondo onirico, parallelo al nostro, dove incontreranno Nyarlathotep sotto mentite spoglie e i ghast.
Delos Digital presenta “Il Dio di Venezia” | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione di “Il Dio di Venezia”, di Claudio Foti, in uscita per la collana InnsMouth, diretta da Luigi Pachì per i tipi di DelosDigital:
Alcuni ex compagni di liceo sono in vacanza a Venezia ospiti da Dolfo, un ex compagno di classe e nonostante Dolfo lo sconsigli vivamente si recano a Poveglia attratti dalle leggende nere che gravano sull’isoletta. L’arrivo sulla piccola isola non è semplice ma infine il gruppetto riesce a sbarcarvi ma solo per scoprire un mistero ancor più oscuro di quello che si aspettavano di trovare. Qui scopriranno un misterioso sacerdote e si renderanno conto che non tutto è come sembra e che dietro le leggende nere di Poveglia si cela ben altro. Un misterioso culto marino ben radicato nella laguna. Un culto ancora presente al giorno d’oggi che ha i suoi simboli in tutta Venezia, simboli che da sempre sono sotto gli occhi di tutti. Qualcosa di enorme e di antico che deve essere soddisfatto, per permettere alla meravigliosa città di galleggiare e di non sprofondare sotto le acque.
Joe R. Lansdale e Sergio Bonelli Editore presentano “The Gentleman’s Hotel” | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione di The Gentleman’s Hotel, graphic novel western-horror, sceneggiata da Luca Crovi e illustrata dal disegnatore Daniele Serra su soggetto di Joe R. Lansdale, esito da Sergio Bonelli Editore; praticamente una bomba.
Il volume, in uscita il prossimo 23 settembre, racconta le vicende del predicatore e pistolero reverendo Jebediah Mercer, alle prese con una situazione da incubo: una donna da proteggere, un’anima da liberare, crudeli creature pelose da combattere. L’ambientazione è la frontiera del Texas orientale, attraverso luoghi fatti di città fantasma, fiumi infestati da serpenti mocassino e alligatori. Una zona nella quale i deserti e le praterie sono rari, ma abbondano i boschi di conifere.
Racconta Lansdale: Jebediah è alto e slanciato, con zigomi pronunciati, mento appuntito, capelli neri e occhi neri. Bello e al contempo strano… In genere affronta creature sovrannaturali. In questa storia incontra lupi mannari, conquistadores, fantasmi e creature che possono trasformarsi in cose anche molto più pericolose dei licantropi. In altre avventure invece combatte spiriti maligni che dissotterrano cadaveri e se ne cibano. Orrendi esseri striscianti alla H. P. Lovecraft, ma anche vampiri. Sostanzialmente combatte il Male, non importa quale forma esso prenda. Ho scritto varie storie che lo vedono protagonista e che sono state poi raccolte nel volume Deadman’s Road.