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Archivio per Creatività

Presentazione a Roma di Tegumenta, di Paolo Ferrante


Sabato 18 maggio alle 18.00 presenterò Paolo Ferrante e il suo Tegumenta alla galleria Chroma, a Roma in Via del Mandrione 103, 89/c (qui l’evento FB); il libro, edito da Moscabianca, è un diario emozionale assai particolare e illustrato dallo stesso autore: vi invito a venire perché – davvero – l’opera lo merita e scoprirete lì il perché.

Ci vediamo lì?

Raison D’être – Katharsis


La catarsi quando la decadenza…

Raven Numan – Going Down


Cosa, nel profondo rimestamento ormonale generazionale?

Echoberyl – Lady M [Visualizer]


Modifichi il tuo visual con i dettami delle idiosincrasie accattivanti.

Alien PROMETHEUS & COVENANT | IL FILO A PIOMBO DELLE SCIENZE


Due post molto articolati – com’è costume di Marco Moretti – sul blog Perpendiculum (qui e qui) per raccontare, analizzare, speculare sui due film sequel – o prequel – della saga di Alien, del regista Ridley Scott. Invito a leggere attentamente cosa propone Marco, una rilettura della proposta di Scott che subodoravo da tempo e che va in netta controtendenza col gusto comune del pubblico; insiti nella critica proposta alcuni concetti estremi, ma non per questo meno accattivanti, meno interessanti. Un piccolo estratto:

Ridley Scott ha intitolato il film Prometheus perché riteneva che il nome si adattasse perfettamente alla trama. Questo ebbe a dire: È la storia della Creazione, degli Dei e dell’uomo che si oppose a loro”. Nella mitologia greca, il Titano Prometeo era un servitore immortale degli Dei, che rubò e diede al genere umano il dono del fuoco divino. Questo beneficio incommensurabile cambiò l’umanità per sempre – nel bene e nel male. In altre parole, Prometeo ha reso l’Uomo pericoloso per gli Dei.

Per la prima volta da Alien³ viene mostrata la realtà vista da un alieno. Tuttavia, in Alien: Covenant vediamo l’effettivo spettro visivo della creatura, il che conferma che gli xenomorfi possono effettivamente vedere nonostante una credenza diffusa li voglia sprovvisti di occhi. Nel corso degli anni i fan hanno delirato producendo un gran numero di ipotesi: a loro detta le teste a cupola allungate degli alieni sarebbero determinanti nel convertire la luce, i segnali di calore, l’odore, il suono e le vibrazioni in dati visivi. In realtà questi parassitoidi hanno gli occhi, solo che sono nascosti da una placcao di polimero trasparente dall’interno, che fa parte del cranio. Nei neomorfi gli occhi occupano una piccola fossetta e i nervi ottici che li collegano al cervello non sono visibili nella sezione che David ha disegnato, realizzato ed esposto nel suo laboratorio.

Claudio Rocchetti – Decay Music n​.​5: Labirinto Verticale | Neural


[Letto su Neural]

È ispirato agli scritti di Hölderlin e Calderon de la Barca questo ritorno dopo sei anni di silenzio di Claudio Rocchetti, che va ad arricchire il catalogo di Die Schachtel, etichetta adesso arrivata al quinto capitolo della raccolta Decay Music. Il compositore, performer ed editore, originario di Bolzano ma oramai residente a Berlino, che assieme ad Alice Winkler è anche uno dei fondatori e curatori della Black Letter Press – piccola casa editrice specializzata in libri rari e antichi, in particolare focalizzati su scienza e storia della scienza, poesia e filosofia occulta – ha collaborato per questo progetto con la Fondazione Lenz di Parma, un collettivo di ricerca sul teatro contemporaneo il cui obiettivo è quello di creare complessi progetti performativi e visivi, da far confluire poi in coproduzioni musicali e teatrali. Ci son voluti ben quattro anni per completare Labirinto Verticale, la cui vocazione è profondamente spirituale, magica e prodigiosa: alchemica nella congiunzione fra suoni più sperimentali e musica da camera, sound design ed elaborazioni scaturite dalla pratica di laboratori interdisciplinari. “Non essere freddo” c’introduce con le sue arie occulte e chiesastiche subito nel climax dell’opera, che è il risultato di più performance, andate in scena tra il 2018 e il 2021. “Emblemata” è più intangibile e s’impone nelle forme di un’orchestrazione decostruita e gentilmente caotica, così come la successiva “La Malattia”, che è un drone di appena poco più d’un minuto. Sono le voci disincarnate e ultraterrene a segnare le trame di “Questa Debole Forza”, dove i temi dei dualismi presenza-assenza, materia-incorporeo, contemporaneità-memoria, sembrano guidare la ricerca del musicista e sperimentatore, quantomai a suo agio con atmosfere umbratili e ieratiche. Anche in “Molto Sono Teso” le voci sono al centro dell’azione, sovrapposte, incastrate in un gioco di riflessi indecifrabili e cupi, prima di chiudere con la traccia che dà il titolo all’uscita, una corposa suite di quasi quindici minuti, dove è ancora più netta la dicotomia fra musica orchestrale e sound design. Stratificazioni di suoni che evidentemente influiscono proprio sull’approccio di Rocchetti alla composizione, che è un continuo rimestare di atmosfere e passaggi artigianalmente messi a punto. “A volte il cielo e la terra si invertono e il labirinto ci spinge in luoghi oscuri” dove le invocazioni si fanno astratte e visionarie: intangibili spettrali frammenti, al tempo stesso gentili e rarefatti, perturbanti e malinconici. Labirinto Verticale trascende le singole occasioni per le quali le composizioni sono state costruite e nel complesso rende merito di come anche materiale dalle origini più articolate possa infine essere confezionato in maniera coerente e significativa.

Ospite il 10 e 16 maggio alla Alessandro Manzetti Academy


Sono davvero lieto – e grato ad Alessandro Manzetti – per essere ospite della sua Academy, oggi 10 maggio alle 21.00 e anche il 16; maggiori info sulla pagina FB dell’Academy: ci vediamo lì sulla piattaforma StreamYard?

Thom Yorke – Four Ways In Time


Sentirsi pieni di spleen e inutilità.

Intervista a Maurizio Cometto: uno scrittore da anni in bilico fra weird e fantascienza | HorrorMagazine


Su HorrorMagazine c’è una bella intervista di Cesare Buttaboni a Maurizio Cometto, autore del romanzo Le leggi dell’ordine etico, uscito per DelosDigital, che sto leggendo e che mi sta dando belle soddisfazioni; un estratto della chiacchierata:

1.Sei un autore poliedrico che ha toccato diversi generi letterari: quali sono le sfide che incontri nel passare da un genere all’altro? Credi che ci sia un filo conduttore che collega le tue opere, indipendentemente dal genere?

R: Ciao Cesare e grazie per questa bella occasione. Ho iniziato con il fantastico puro, ho proseguito con il weird, sono passato al fantasy di formazione e infine sono approdato al distopico dopo una puntata nel mainstream. Qualcuno potrebbe pensare che ho le idee confuse, ma non è così. Semplicemente, mi piace cambiare e sperimentare nuove possibilità. La mia idea è che uno scrittore, qualunque scrittore, tiri fuori il meglio di sé quando tenta strade inedite; viceversa, il fossilizzarsi su generi o territori sicuri porta inevitabilmente al ripetersi e all’inaridire la propria vena creativa. Ci sono delle eccezioni, ma spesso è così. Un filo conduttore tra le mie opere: forse, semplicemente, l’essere non totalmente “allineate” al genere in cui si tenta di classificarle. Poi ci sono temi come la memoria, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, la ricerca di un significato alle proprie esperienze e al proprio passato, e tanti altri, ma questi li lascerei scoprire ai lettori.

2.Ci puoi parlare de Il costruttore di biciclette, un romanzo che ebbe l’onore di avere l’introduzione di Valerio Evangelisti? Molti lo considerano ancora oggi un libro di culto e una delle tue cose migliori.

R: È un romanzo a cui sono molto affezionato, per vari motivi. Innanzitutto, è il mio primo romanzo pubblicato (avevo esordito con una raccolta di racconti, L’incrinarsi di una persistenza, sempre per le edizioni Il Foglio). In secondo luogo, inaugurò la storica collana “Fantastico e altri orrori” de Il Foglio, e insieme mi fece conoscere l’allora curatore Vincenzo Spasaro, con cui nacque una profonda amicizia che dura ancora adesso. E infine, grazie alla benevolenza del grande e compianto Valerio Evangelisti, che seppe apprezzarlo, mi permise di farmi conoscere a un pubblico di lettori un poco più vasto. In sé questo romanzo contiene molti degli elementi a me più cari, ed è stato un punto di partenza per altre successive esplorazioni. Per certi versi inaugurò il filone cosiddetto “Magnivernese” della mia produzione, cioè quella più weird e più legata alla mia infanzia. Non a caso è stato posto all’inizio di Magniverne, un libro che cerca di mettere un po’ di ordine in quest’area del mio immaginario.

3.Il contesto storico ed economico degli anni 2007-2008, segnati dalla prima crisi economica del secolo, sembra essere un elemento centrale nel romanzo Cambio di stagione, una delle tue opere migliori a mio avviso. Come hai integrato questa situazione di instabilità e precarietà nell’evoluzione del protagonista e nella narrazione complessiva del libro?

R: Mi ha aiutato molto il fatto di viverla in prima persona. Questo libro è figlio diretto di quella crisi economica, i cui effetti, per fortuna non catastrofici, almeno sul piano personale, potei toccare con mano. Si tratta di un libro per certi versi irripetibile, perché, appunto, spuntato fuori dall’unione tra il mio immaginario e certe situazioni di vita lavorativa che mi sono ritrovato ad affrontare. Iniziai scrivendo il racconto Lo smeraldo a porta nuova, cercando di riportare sulla pagina il senso di precarietà e di sfiducia che si respirava allora. Non avevo idea che avrei scritto successivamente altri racconti con gli stessi personaggi, ambientazione e temi. Ma quella vena risultava fervida e urgente, e così uscirono fuori tutti gli altri pezzi, uno dopo l’altro. L’idea di collegare i racconti con un filo conduttore, in modo da farlo diventare una sorta di “romanzo a episodi”, venne dalla discussione con Vincenzo Spasaro, a cui li avevo sottoposti; in quest’ottica revisionai tutti i racconti e scrissi l’atto conclusivo, L’angelo della morte, che scava nella Torino Egizia e ne porta fuori, in fondo, un segno di speranza. Il libro uscì per le edizioni Il Foglio nel 2011, e oggi lo si può leggere anche in formato ebook, essendo uscito per Delos Digital nel 2023. 

 

Il rituale dei due mari | FantasyMagazine


Su FantasyMagazine la segnalazione di “Il rituale dei due mari”, di Stefano Spataro, racconto uscito per la collana weird di DelosDigital curata da Luigi Pachì; la quarta:

Taranto, futuro prossimo. L’ex industria siderurgica, ormai riconvertita a mega-corporazione nel campo alimentare, pare nasconda affari poco chiari riguardo alla produzione della carne. L’indagine è condotta da due agenti della Europol, una sorta di polizia federale europea, che arriverà a scoprire che nei sotterranei del Castello Aragonese si nasconde qualcosa di ancora più grottesco e surreale del “semplice” cannibalismo: un rito che si perpetua da anni e che coinvolge vari elementi e una creatura antica e mostruosa, che non attende altro che essere liberata dalla sua schiavitù.

Krysalisound

Contemporary resonances of calm and slow music

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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.

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