HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per Danilo Arona
La recensione di “La giostra del maleficio” di Jean Ray | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni a La giostra del maleficio di Jean Ray, raccolta di racconti edita da Agenzia Alcatraz; ecco un passo della valutazione di Cesare:
Ci troviamo qui di fronte a racconti minori dell’autore, ma certo non mancano spunti notevoli che fanno emergere il talento tipico dello scrittore di razza.
In La giostra del maleficio troviamo atmosfere che uniscono fantastico, insolito e bizzarro con immagini forti. Non manca nemmeno un tocco di umore nero, tanto che si sarebbe tentati di definire le storie di questa antologia – citando Poe – i racconti del grottesco e dell’arabesco di Jean Ray.Si è spesso parlato dello scrittore fiammingo come il Lovecraft europeo ma, anche se ci sono possibili collegamenti, Danilo Arona in un vecchio articolo apparso su Carmilla afferma che probabilmente il belga si sarebbe trovato più a suo agio in compagnia di un Montague Rhodes James. Inoltre Ray, a differenza del Solitario di Providence, si è molto interessato all’uomo e alle meschinità della sua natura.
In generale le storie qui presenti sono molto brevi e rappresentato a sprazzi il talento di Jean Ray, tuttavia il libro merita indubbiamente di essere letto e piacerà ai suoi estimatori.
Scheletri ebook presenta “Oscure varianti” | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione di Oscure varianti, ridefinizioni di Danilo Arona sui temi di tre mostri sacri dell’universo fanta-horror: La casa dalle finestre che ridono di Pupi Avati, Giro di vite di Henry James e L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel.
Come sempre, mai perdersi un’opera di Danilo…
Weird Book presenta “L’estate di Montebuio” | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione di una nuova edizione di “L’estate di Montebuio”, dell’indiscusso maestro Danilo Arona, edita stavolta per i tipi di WeirdBook; la quarta:
In una notte del dicembre 2007, alle tre in punto, lo scrittore horror Morgan Perdinka si toglie la vita nel suo loft di Milano. Il 9 gennaio del 2008 il cadaverino mummificato di una ragazzina scomparsa quarantacinque anni prima riaffiora dalle acque gelide di un torrente sulla cima del Monte Buio, nell’Appennino Ligure. Eventi all’apparenza estranei l’uno all’altro. Ma quando un carabiniere e un anatomopatologo scoprono che il dodicenne Morgan trascorse le vacanze estive del 1962 sotto il Monte Buio, vivendo un tenero e infantile amore nei confronti della bambina destinata a essere inghiottita dal nulla l’estate successiva, una mostruosa verità inizia a farsi strada, trascinando i due uomini in un abisso inconcepibile dove regnano il Male puro e i suoi più insospettabili adepti. Cosa lega una vecchia colonia in rovina alle inquietanti preveggenze dei libri scritti da Morgan? Chi è la Vergine Crocefissa? Che cosa è la sostanza nera e fosforescente che da decenni prolifera sulle propaggini della montagna?
Benvenuti nella mente diabolica di Morgan Perdinka, una zona oltre i confini del reale tutt’altro che morta…
David Cronenberg. Estetica delle mutazioni | FantasyMagazine
Su FantasyMagazine la segnalazione del saggio David Cronenberg. Estetica delle mutazioni, a cura di Roberto Lasagna, Rudy Salvagnini, Massimo Benvegnù e Benedetta Pallavidino, con la prefazione di Danilo Arona e in uscita per i tipi di WeirdBook. La quarta:
L’opera cinematografica del cineasta canadese più eversivo e visionario in un libro che ne racconta i motivi e l’estetica, sin dai primi lavori che tra gli anni Sessanta e Settanta sono già espressione delle sue caratteristiche formali e tematiche. Con Il demone sotto la pelle (1975), David Cronenberg sorprende il mondo del cinema e inverte i quadri di riferimento, ricordando che i mostri nascono dall’interno, sono un’espressione della nostra identità contaminata. Presto il suo cinema si fa notare e si confronta con la perdita della percezione del corpo, in un labirinto di visioni che dissolve l’identità e intercetta le riflessioni di McLuhan, inscenando nuovi scambi tra l’uomo e la macchina. Emergono inquietanti ed eversive pagine di cinema che portano i titoli di Scanners (1981) e Videodrome (1983). La prospettiva tradizionale del cinema horror viene rivoluzionata da Cronenberg, che anzi si eleva dal genere e continua a esplorare la dimensione della visione in opere che ne affinano lo stile e fanno del cineasta uno degli autori più moderni e originali.
In anticipo rispetto alla letteratura cyberpunk, Cronenberg porta al cinema quella dimensione virtuale che prende il sopravvento sul reale, dettando scenari di dominazione sulla dimensione corporea. Film come La zona morta (1983), La mosca (1986), Inseparabili (1988), Il pasto nudo (1991), M. Butterfly (1993), Crash (1996), eXistenZ (1999), Spider (2002), aboliscono il confine tra l’interno e l’esterno, creano un laboratorio mentale dove il fascino ambiguo delle relazioni si confronta con scenari e identità abitati dai temi del doppio, delle dipendenze per la tecnologia, dell’attrazione che unisce la carne e la materia inorganica. In una riflessione sulle gabbie della mente, sulla violenza repressa e le mutazioni dell’identità al cospetto delle tecnologie e dei poteri che abitano il nostro presente, Cronenberg è un indagatore delle pulsioni, un artista della body art attraverso il cinema, un antropologo e un fine psicologo, ma anche un cineasta politico, come conferma anche l’ultima parte della sua ricca filmografia. Titoli come A History of Violence (2005), La promessa dell’assassino (2007), A Dangerous Method (2011), Cosmopolis (2012), Maps to the Stars (2014) e il recentissimo Crimes of the Future (2022), confermano infatti la straordinaria coerenza e le ispirazioni di un cineasta che ha spesso anticipato temi e inquietudini, incarnando, attraverso il suo cinema delle mutazioni, la figura preziosa di cineasta profetico in grado di accompagnarci lucidamente nella contemporaneità abitata dai mostri che l’uomo ha creato.
Weird Book presenta “Nel cuore delle tenebre” | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la segnalazione di Nel cuore delle tenebre, romanzo a quattro mani del già collaudato duo Danilo Arona – Edoardo Rosati, uscito per i tipi di WeirdBook. La quarta:
È una sindrome antica e arcana. Colpisce giovani donne. Che muoiono nel sonno. E con lo scheletro ridotto in frantumi. La diabolica malattia sta continuando a mietere vittime, e nulla sembra in grado di arrestarla. La verità è che non potrà essere la scienza medica ufficiale a fornire la soluzione al mistero. La via è una soltanto: solo chi saprà gettare lo sguardo oltre il confine del conoscibile e sposare le neuroscienze con la negromanzia riuscirà a sciogliere per sempre l’enigma.
Un uomo capace di portare a termine questa missione c’è: si chiama Ludovico Fornari Assante. Ultimo depositario dei segreti di una dottrina remota: la «medicina ectenica», figlia occulta del sapere iniziatico dei Druidi. Ma per svelare il vero volto del killer, il Dottore dell’Impossibile dovrà raggiungere un luogo. Un’autostrada maledetta, abitata da uno spirito rabbioso. E calarsi nel cuore delle tenebre.
Il “contagio memetico” nel folklore metropolitano di Danilo Arona
Su AxisMundi un lungo post per celebrare, in primis, Danilo Arona e poi per analizzare meglio alcuni passaggi della sua opera; un estratto:
Centro dell’universo narrativo di Arona è proprio la città di Bassavilla, doppio letterario della città natia dell’autore, Alessandria. Costruita su una ley line, Bassavilla è una città di confine tra il nostro e altri mondi. Qui le coincidenze legate dal principio di sincronicità si susseguono a una frequenza allarmante, qui molti abitanti nascono dotati di una seconda vista e, soprattutto le donne, hanno presagi di disastri imminenti o vedono i morti. Avvolta spesso dalla nebbia, Bassavilla costituisce un polo d’attrazione per entità di ogni genere. Una di queste entità è Melissa, il fantasma della autostrada Bologna-Padova, personaggio centrale del romanzo Cronache di Bassavilla.
Sebbene il nome di Melissa sia ormai indissolubilmente legato a quello di Danilo Arona, sarebbe errato indicare nello scrittore alessandrino il suo creatore. Agli inizi dell’anno 2000 comparve su internet un sito, «http://www.melissa1999/», in cui veniva raccontata la storia di una ragazza investita il 29 Dicembre 1999 al km 98 dell’autostrada Bologna Padova. La ragazza non fu mai identificata e le fu dato il nome di Melissa. Sempre il sito raccontava di come, nel momento della morte, l’immagine di Melissa fosse “apparsa” ad altrettanti automobilisti in giro per l’Italia, che credettero di investirla. Danilo Arona si imbatté nel sito e iniziò a indagare sulla vicenda, pur senza risultati. Nel frattempo il sito fu chiuso. Si può dire che Arona “adottò” Melissa, parlandone prima nella rubrica che teneva all’epoca sulla webzine Carmilla, e successivamente usando la vicenda come punto di partenza del suo romanzo Cronache di Bassavilla, pubblicato nel 2006. Analogamente al suo corrispettivo reale, l’alter ego di Arona nel romanzo indaga sulla misteriosa vicenda raccontata dal sito, ma presto essa si intreccia con altri e inquietanti avvenimenti che funestano Bassavilla e non solo. Due bambine sono perseguitate dallo spirito di Melissa la Sanguinaria, spauracchio che vive negli specchi e che si manifesta con interferenze su VHS e pozze d’acqua che compaiono dal nulla. In Giappone si susseguono suicidi collettivi di giovani che sembrano indotti da un virus informatico chiamato proprio Melissa. Infine, la misteriosa morte di una ragazza di Bassavilla, deceduta nel suo letto alle 5:20 del 29 Dicembre 1999, riportando lesioni compatibili con l’investimento di un camion. Una parata di eventi sconcertanti tenuti insieme da un unica costante, il nome “Melissa”.
Melissa è a tutti gli effetti un meme, nell’accezione in cui vennero teorizzati dallo scienziato Richard Dawkins nel suo seminale saggio Il Gene Egoista: un’idea in grado di propagarsi da un cervello all’altro grazie ad artefatti culturali e di sopravvivere alla morte del suo ospite replicandosi in maniera non dissimile da ciò che fanno i geni. È da questa capacità di propagarsi che l’entità Melissa trae la sua capacità di manifestarsi nel mondo, caratteristica che la assimila ai tulpa della tradizione tibetana.Come abbiamo visto, l’idea che certe forme-pensiero possano concretizzarsi nella realtà è un’idea centrale nell’opera di Arona, e si può dire che Melissa si sia concretizzata nella nostra realtà, almeno metaforicamente. Dalla pubblicazione di Cronache di Bassavilla diversi giornali e libri hanno rilanciato la storia di Melissa come una “vera” leggenda metropolitana; nel 2005 tra i camionisti che passavano sulla Bologna-Padova si raccontava del fantasma di una donna che tormentava chi si fermava ad una stazione di servizio vicino al fatidico km 98. Insomma, come aveva profetizzato lo stesso Arona nei suoi libri, il contagio si è diffuso, e il meme di Melissa è diventato reale. Ma, nell’evanescente universo del folklore, cosa può dirsi reale e cosa no?
Il saggio L’Ombra del Dio Alato è quello maggiormente ascrivibile al filone delle Realtà Alternative. In questo libro Arona indaga la figura di Pazuzu, il mostruoso demone del pantheon mesopotamico “Re dei perfidi spiriti dell’aria”, che dopo aver terrorizzato per secoli gli abitanti della mezzaluna fertile ha conosciuto una rinnovata fama negli anni Settanta del XX secolo per essere il diavolo che possiede la piccola Regan, nel romanzo L’esorcista e poi nell’omonimo film. Arona parte dalle radici mitologiche del personaggio ma si addentra presto nel reame della realtà alternativa, in un’erudita dissertazione che passa dalla fanta-archeologia alla Zecharia Sitchin fino alla teoria parafisica proposta da ufologi “eterodossi” come John A. Keel e Jacques Vallée. Torna la tematica dei media come vettori della possessione e anche la suggestione che certe forme-pensiero possano materializzarsi in particolari condizioni. Quest’ultimo concetto trova un fondamento nella tradizione esoterica occidentale, ovvero in quelli che vengono chiamati eggregori. Arona li tira in ballo per provare a spiegare gli avvistamenti di creature assimilabili a Pazuzu, uno su tutti il Mothman, riportati più volte nel corso della storia:
“Ben più interessante per noi è il suo significato occultistico [della parola “eggregoro”, ndr], perché si fa riferimento a un essere fittizio, costituito grazie all’accumulo di cariche psichiche di un gruppo di persone. Secondo certe teorie, che però hanno dei riscontri in ambito scientifico, se più persone si riuniscono ed emettono vibrazioni di tipo omogeneo, può prendere vita un essere che sarà buono o malvagio a seconda del tipo di pensiero emesso. Dapprima debole e propenso a dissolversi, l’Eggregoro acquisisce sempre più una sua indipendenza vitale e poteri più grandi, a mano a mano che s’infittiscono le riunioni di quelli che hanno presieduto alla sua nascita. Essi vivono nello spazio attorno a noi, e si compongono di una parte invisibile ma anche, a volte, di parti organiche che possono rendersi visibili. Può un Eggregoro avere a che fare con Pazuzu (e con gli ibridi più in generale), materializzarlo? Farlo tornare visibile anche per poco nella nostra realtà?”.