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Teotokos Panachrantos, una nuova storia dell’Impero | Fantascienza.com


Fantascienza.com segnala l’uscita di Teotokos Panachrantos, mio racconto ambientato nell’Impero Connettivo – in particolare nel ciclo “Nèfolm e dintorni” – per la collana di DelosDigital L’orlo dell’Impero.

Continua la serie di storie create da Sandro Battisti nell’universo del suo Impero Connettivo, saga che ha anche vinto il Premio Urania qualche anno fa. Dopo l’uscita del romanzo Punico, si torna ai racconti con questo Teotokos Panachrantos, ambientato nei sotterranei della città eterna Nèfolm. La copertina è sempre della bravissima Ksenja Laginja.

La quarta: Nel sottosuolo di Nèfolm scorre il Lycuz, il fiume olografico che bagna di preziose informazioni la capitale dell’Impero Connettivo. È quello un punto di singolarità, intersecato tra le forme di energia ctonia di Plutone e gli assi dimensionali in cui l’Impero traccia le sue linee espansionistiche; in quella sterminata rete possono però impigliarsi le empatie del mito e della Storia, lì dove un’antica imperatrice riflette sulle sue colpe e dove un archetipo narra la sua oscura immortalità.

L’ebook è acquistabile sul DelosStore e sugli altri store online al prezzo di 1.99€.

I soldati romani dell’VIII sec. I primi eserciti dei themi – TRIBUNUS


Su Tribunus una bella ricerca relativa agli eserciti romani dell’VIII secolo, ovviamente dell’Impero d’Oriente. Un estratto:

Fino a tutta la tarda antichità, gli eserciti sono sempre pronti a muoversi ed eventualmente a essere trasferiti in modo più o meno permanente in nuove province, e sono composti da soldati di letteralmente ogni provenienza. Con la sistemazione thematica e gli scossoni del VII e VIII secolo, i soldati sono invece reclutati direttamente nella provincia dalla quale provengono, e che sono quindi chiamati a difendere.
Questo è anche una diretta conseguenza dell’impossibilità di mantenere, almeno all’inizio, uno stabile sistema di pagamento continuo e costante alle truppe – cosa che costringe i soldati a legarsi alla terra, a diventare piccoli proprietari terrieri o addirittura a cercare anche seconde occupazioni (un fenomeno, questo, che si era visto anche con gli ultimi soldati limitanei del periodo giustinianeo).
Un luogo comune da sfatare: il fatto che i soldati si leghino alla terra non li rende affatto “contadini-soldato”, una concezione portata dal grande, ma ormai per molti aspetti datato, bizantinista Georg Ostrogorsky.
Come accennato sopra, i soldati dei themi sono piuttosto piccoli proprietari terrieri, incoraggiati in questo dallo Stato, che si sostentano e si finanziano con le rendite delle loro terre – nel concetto, essendo quindi più simili ai futuri “signori feudali” occidentali. Pur essendo legati alla loro terra, si viene a creare così un curioso sistema misto: i soldati sono infatti a tutti gli effetti dei regolari, che ricevono una paga anche dallo Stato, seppur bassa (ormai solo 5 nomismata), e che vivono o nelle loro proprietà o in caserme.
Ai due estremi dello spettro dei soldati thematici troviamo i soldati più poveri, il cui equipaggiamento è pagato dalle comunità di villaggio alle quali appartengono, e i piccoli aristocratici locali, che grazie alle loro maggiori rendite possono permettersi un equipaggiamento migliore e un cavallo, formando così le forze montate dei themi. Oltre agli eserciti del territorio, ogni città ha la sua milizia che funge da guarnigione.
Tolti i tagmata creati da Costantino V, a Costantinopoli le truppe professionali già presenti dei Noumera e della Vigla formano la guarnigione della capitale, e la milizia cittadina è basata sulle fazioni dei Verdi e degli Azzurri, nonché su alcune corporazioni artigiane.

Recensione al Premio Urania “L’impero Restaurato” di Sandro Battisti, Delos Digital & La nuova carne


A cura di Barbara Anderson, sul blog LesFleursDuMal è stato recensito L’Impero restaurato, romanzo con cui vinsi il Premio Urania 2014 e recentemente edito in digitale da DelosDigital e in cartaceo da La nuova carne. Ecco grandi stralci della recensione:

“Non a caso questo romanzo ha vinto il Premio Urania.
Spettacolare opera”.

Sandro Battisti, con il suo Impero narrativo, estrapola tutte le mie riflessioni e me le serve su un piatto d’argento con la sua fantasia, la sua cultura in ambito storico, scientifico, ma anche umano e mescola tutti i pezzi, lanciandoli in aria, facendoli ricadere sul tavolo delle possibilità; mostrandomi non una risposta alle mie domande ma infinite: l’ordine del caos.
Ma voi direte che il caos non ha un ordine, che nel mondo umano tempo, spazio, presente, passato e futuro, sono elementi stabili, regolari, e invece no, non lo sono non nel mondo connettivo e sicuramente sono convinta nemmeno nel mondo umano. L’Impero connettivo che ci mostra Battisti ha alle basi la teoria del connettivismo, nella quale tutto è collegato, unito come un cerchio che collega lo spazio, il tempo, le persone, i luoghi, le menti umane e l’autore applica il connettivismo anche alla Storia, all’esplorazione del cosmo, alla fisica, alla prosa ricercata, persino all’erotismo. Sì, perché anche l’eros coinvolge, collega, connette, trasmette, comunica con un altro individuo non solo attraverso il contatto fisico ma anche quello mentale.

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Il Principato di Teodoro (1238-1475). L’ultimo Stato romano. – TRIBUNUS


Su Tribunus la storia dell’ultimo avamposto romano nella cronologia medioevale, caduto nel 1475: il Principato di Teodoro.

Nel 1453 cade Costantinopoli, sancendo ufficialmente la fine dell’impero romano, e nel 1461 vengono conquistate dagli Ottomani la Morea e l’impero di Trebisonda. Bisogna però aspettare ancora qualche anno perché sia conquistata anche, sempre dagli Ottomani, l’ultima realtà statale romana indipendente, nel 1475. Si tratta del Principato di Teodoro, o Principato di Gothia, sulla costa meridionale della penisola di Crimea.
“Teodoro” non si riferisce al nome di una persona, ma a quello della città che funge da capitale di questo piccolo regno romano, ovvero 𝘛𝘩𝘦𝘰𝘥𝘰𝘳𝘢𝘰 (anche nota come Mangup e Doros). Il nome emerge per la prima volta in fonti del XIV sec., insieme al nome “Principato di Gothia”. Un nome che deriva dalla presenza ininterrotta, per secoli e secoli, dei Goti di Crimea – ovvero quei Goti che, nel IV secolo, non migrarono verso il Danubio.

Gli ultimi giorni del Principato di Teodoro giungono tra 1474 e 1475, durante il regno del principe Isacco (chiamato “Saichus” nelle fonti genovesi). Gli Ottomani, guidati da Gedik Ahmet Pashà, dopo aver conquistato la città di Caffa (precedentemente, Theodosia) dai Genovesi, con un assedio brevissimo, procedono contro Teodoro Mangup. L’assedio si prolunga da settembre a dicembre del 1475.
Nonostante gli abitanti della città e i soldati (tra cui trecento Valacchi) resistano ad almeno cinque assalti, alla fine si devono arrendere per fame – a patto che il Principe, gli abitanti e la città vengano risparmiati. Un accordo che però, come sappiamo dalle fonti turche stesse, non è rispettato: i capi del Principato vengono portati a Costantinopoli e giustiziati, le loro mogli e figlie offerte agli ufficiali del Sultano, i loro beni sono consegnati a Maometto II.

Finisce così la Storia di questo piccolo, peculiare e troppo poco conosciuto principato a matrice romana, ultimo lembo di quelle realtà nate dall’ultima spaccatura dell’impero romano nel 1204.

Nuova edizione per Punico, romanzo cardine del ciclo di Sandro Battisti | Fantascienza.com


Su Fantascienza.com la notizia della nuova edizione di Punico, mio romanzo in qualche modo seguito del Premio Urania 2014 L’impero restaurato, uscito per la collana L’orlo dell’Impero per i tipi di DelosDigital; in appendice il racconto “La legione liquida”, disponibile solo in cartaceo su Robot 85.
Cosa dice l’editore Silvio Sosio, cosa dice la quarta:

Nuova edizione, nuova splendida copertina di Ksenja Laginja, per il romanzo Punico di Sandro Battisti che dopo l’uscita anni fa in Odissea Fantascienza va ora a incasellarsi al suo posto nel mosaico dell’Impero Connettivo disegnato dall’autore con la collana L’Orlo dell’Impero. Si tratta della tredicesima uscita di questa collana che era iniziata proprio con L’impero restaurato, il romanzo vincitore qualche anno fa del Premio Urania, la cui ambientazione torna in Punico.

Dopo essersi separato dalla sua parte trascendentale, nel New Connective Empire guidato da Sillax la logica iperliberista regola le vite e il business: questo è ciò che avviene a Nèfolm, la capitale che l’imperatore Totka_II aveva costruito poco prima di passare a più alti livelli di consapevolezze. Qualcosa però va storto: Sillax sente la pressione delle frange anarcoliberiste e la sua attitudine al comando si sfalda nel momento in cui non riesce più a interagire con l’imperatore. Contemporaneamente, emerge da un passato informe la figura di Annibale Barca, condottiero e generale dell’esercito cartaginese che, per lustri interi, tenne in scacco Roma e la sua potenza militare. Teodora, moglie dell’imperatore bizantino Giustiniano I e protagonista del romanzo L’impero restaurato, è alla ricerca di una riscossa dopo essere stata ripudiata dall’amante Totka_II e accolta da Sillax, ma la sua ricerca di dignità e amore si scontra con i riverberi delle realtà e delle interpretazioni che ne danno i due imperiali connettivi. In appendice, il racconto “La legione liquida”, ambientato nello stesso scenario delle vicende puniche.

Il libro digitale è disponibile sul DelosStore e sugli altri store online al prezzo di 4,99€.

Cover reveal della riedizione ampliata di Punico


Questa è la nuova cover di Punico, il romanzo uscito in ebook per DelosDigital e seguito del Premio Urania 2014 L’Impero restaurato; la copertina è opera, come sempre, di Ksenja Laginja. Rimanete connessi per l’annuncio di questa riedizione ampliata, edita sempre da DelosDigital.

Recensione a L’Impero restaurato | L’ANELLO DI CLARISSE


Su L’anello di Clarisse, Roberto Maestri recensisce il mio romanzo L’Impero restaurato, Premio Urania 2014 negli ultimi mesi edito nuovamente sia in ebook (DelosDigital, cover di Ksenja Laginja) che cartaceo (LaNuovaCarne). Incollo qui sotto le valutazioni di Roberto, che ringrazio sentitamente.

Strane connessioni si accavallano nel tentativo di espansione dell’Impero Connettivo, diretto a interferire nelle vicende dell’Impero Romano d’Oriente governato dall’imperatore Giustiniano e dalla sua consorte Teodora. E mentre la Storia o meglio, le storie dei due imperi si svolgono in parallelo, diversi sono gli intrecci che fanno interagire fra loro i vari protagonisti.

Scritto con grande rispetto per la storiografia ufficiale, questo nuovo episodio del ciclo connettivo di Sandro Battisti ci cala nelle vicende del periodo d’oro dell’Impero bizantino, mostrando una perfetta conoscenza dei fatti e una certa dose di coraggio nel tracciare una linea parallela che si snoda attraverso il tempo, in un universo in cui un altro imperatore, l’alieno nephilim Totka_II e il potente attendente postumano Sillax, si prodigano per estendere il proprio potere.
Spazio e tempo risulteranno in questo modo elementi fluidi, nei quali i personaggi entreranno in contatto fra loro su dimensioni virtuali, al limite della sublimazione, come nel caso della relazione fra l’imperatore alieno e l’imperatrice Teodora; o delle strane visioni di ombre che generano fugaci apparizioni, presenze percepite più che viste, quasi a interferire il normale svolgimento delle azioni.

Il risultato di queste suggestioni attira il lettore in un vortice di sensazioni e immagini in cui potrebbe essere facile perdersi, salvo ritrovare il bandolo della matassa sempre al momento giusto, con accorgimenti narrativi salvifici che fanno recuperare il senso della trama, proprio quando sembrava di essere giunti sull’orlo dello smarrimento.
Un’ottima prova da parte dell’autore, il quale riesce a tenere alta la tensione nel labirinto costituito da arcane forze coerenti con l’ambientazione bizantina, in cui i colpi di scena sono un notevole supporto a una trama dai contorni rigorosi per ricerca storica e credibilità narrativa.
Un viaggio nel tempo e nei tempi, in cui la Storia trova una sua collocazione anche nelle spire del continuum spazio-temporale in cui è calata.

Anche loro dicevano “Bizantino”! Sì, ma non come credi… – TRIBUNUS


Su Tribunus un interessante articolo che rivela bene il senso di romanità insito nell’Impero Romano d’Oriente, in questi ultimi secoli definiti bizantini ma che, in realtà, andrebbero definiti soltanto come romani, che chiamavano se stessi bizantini solo per determinati motivi; un estratto:

Il nocciolo della questione è proprio questo, e si evince molto bene dalla terza fonte, che esce dalla letteratura ed entra nel linguaggio diplomatico ufficiale. Si tratta infatti dei 𝘚𝘢𝘤𝘳𝘢 (ordini imperiali) inviati nel 678 da Costantino IV a papa Dono, in relazione alla preparazione del Sesto Concilio Ecumenico.

Qui, la parola “bizantini” è usata per indicare dei monaci e dei monasteri orientali che non hanno a che fare con Costantinopoli – si parla nello specifico di monaci di origine orientale, come ne esistevano parecchi, presenti a Roma. Il senso di indicare con “bizantini” dei Romani in Oriente è quindi unicamente quello di distinguere, all’interno di una stessa comunità romana, dei Romani orientali da quelli occidentali. Insomma, si tratta sempre di un sinonimo di Romano, che ha senso di essere utilizzato se e solo se esiste, contemporaneamente, una romanità in Occidente. Altrimenti, il senso decade completamente – e infatti, in epoca medievale, questa già rarissima eccezione (che non ha mai un senso di alterità) non si troverà mai più.

Allora ricordatevi di farlo solo se:

-state parlando degli abitanti di Costantinopoli
-state parlando dei Romani che vivevano nella parte orientale dell’impero, ma esclusivamente quando esiste ancora una romanità occidentale tra il V e l’VIII secolo (V secolo perché compare il termine la prima volta, VIII perché è quando viene perduta Ravenna; dopo questo termine, non si trova più con questa accezione).

Altrimenti, lo sapete già, e questo articolo lo dimostra molto bene: al di là di tutto, il termine corretto resta sempre e comunque “Romani”.

 

“Hagia Sophia magnaura” di Sandro Battisti, Delos Digital. A cura di Alessandra Micheli – LES FLEURS DU MAL BLOG


Su LesFleursDuMal è uscita una recensione, a cura di Alessandra Micheli, a uno dei miei molteplici racconti che stanno uscendo nella collana DelosDigital L’orlo dell’Impero, dedicata alla mia produzione sull’Impero Connettivo: Hagia Sophia Magnaura.
Vi lascio alla recensione integrale, volevo prenderne qualche brano ma, davvero, mi è stato impossibile scegliere e leggendola tutta esce fuori esattamente quello che volevo trasmettere al lettore. Ringrazio, davvero tanto, per aver colto ogni sfumatura del racconto e colgo l’occasione per ricordarvi il link alle mie pubblicazioni imperiali uscite per DelosDigital.

Ci sono momenti in cui ci si sente quasi sospesi, in attesa che un segno possa decifrare il nostro futuro o anche tradurre in parole comprensibili il presente. E l’immagine migliore che possiamo usare per descrivere questi attimi è una scacchiera. Pensateci: pedoni bianchi e neri attorno a una regina che in fondo decide il risultato della partita. Non è un caso se questo simbolo lo ritroviamo in ogni cattedrale, in ogni storia dal contenuto esoterico. Mosse ragionate, che cercano di non far morire nessun pezzo di sé, e tanta astuzia, che a volte viene sacrificata da una sorta di sicurezza nelle proprie capacità.
E a volte, per poter vincere, bisogna morire o sacrificare qualcosa.

Forse questo significato che mi ha attratto del libro di Sandro Battisti. E se non posso svelarvi tutta la trama, né il significato senza spoilerare, posso però dirvi cosa è accaduto in me, mentre la partita proseguiva.
Mi sono sentita dentro il libro.
Perché in fondo io stessa stavo giocando una partita a scacchi con il peggior degli avversari: me stessa. E attorno a me mille voci, capisci di confondere o forse di dire verità importanti. Ma in quel clamore non sempre possiamo decifrare cosa sia necessario e cosa spazzatura.
Credetemi.
Le voci arrivano da parti che non vi aspettavate, da angoli trascurati e dimenticati. Da grandi edifici ricchi di bellezza, edifici che hai sempre amato, raccontato, custodito. E a gestire il gioco qualcosa di molto più grande.
Persino di te.
Persino della partita stessa, che ha importanza soltanto al fine della rivelazione finale.

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L’avventura di Costante II e il ritorno della corte in Italia. (III) Il prezzo di una nuova capitale – TRIBUNUS


Brandelli storici dell’Impero Romano d’Oriente (che deteneva sempre l’imperium romano) in quest’articolo di Tribunus, resoconti semisconosciuti sulle sorti dell’Impero nell’Italia della seconda metà del 600, durante lo scontro con l’imperatore Costante II, i Longobardi e gli Arabi, sulle trame che in sottofondo esasperavano già lo scontro che nei secoli successivi avrebbe portato allo scisma cristiano tra Oriente e Occidente, ancora vivo. Un estratto:

Nel 662 l’Imperatore Costante II, dopo una campagna tanto fulminea quanto sfortunata in Langobardia Minor e un soggiorno a Roma, antica capitale dell’Impero, si appresta a sbarcare in Sikelia.
Primo augusto a visitare le rovine dell’Urbe dopo trecento anni, il sovrano ha rinsaldato l’autorità imperiale coi membri del clero facinoroso e il loro papa. L’esarcato riesce a reggere l’urto dell’espansionismo, mai sazio, della corte longobarda di Pavia. Gli attacchi si susseguono ma senza sfociare in crisi territoriali gravi.
Gli Arabi hanno da poco concluso una sanguinosa guerra interna tra contendenti e ancora faticheranno a riprendere la spinta verso la “mela rossa”, Costantinopoli (per quanto sia un concetto che associamo ai Turchi, sembra potersi già ritrovare nel mondo arabo).
Costante II lo sa bene in quanto romano, imperatore di uno stato sempre sull’orlo dello scontro per la successione al trono. Le guerre civili prostrano un popolo ben oltre la conclusione delle ostilità. La sua dinastia, quella Eraclide, ha i suoi eredi sia a oriente, nella capitale, sotto la protezione di un’ingerente senato, sia a occidente. Costante ha infatti al suo fianco il primogenito Costantino, suo successore secondo i piani.
La nuova corte dovrà stabilirsi a Siracusa, metropoli cioè “città madre” della Sicilia. Il suo porto è lo scalo diretto per ogni località costiera di quel mare internum che Costante pregusta di riappropriarsi. Quelle acque debbono tornare nostrum.

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