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“Nèfolm e dintorni”, l’ultimo sigillo
Ho chiuso proprio ieri l’editing di un mio racconto, il decimo e ultimo della serie “Nèfolm e dintorni”, le cui prime due puntate Perama e Argyroprateia sono già state edite nella collana di Delos Digital L’orlo dell’Impero, impreziosite dalle copertine di Ksenja Laginja.
Ma cos’è Nèfolm? È la capitale dell’Impero Connettivo, una babele di postumani governati dall’imperatore nephilim Totka_II e dal postumano Sillax; questa metropoli è speculare a Costantinopoli, i quartieri hanno gli stessi nomi e le stesse caratteristiche della Roma sul Bosforo, a sua volta clonata dalla Roma sul Tevere.
Descrivere la visione frammentata e frattalizzata che ho della capitale connettiva è stata un’operazione febbrile, intensa, condensata in un anno e mezzo di lavoro che mi ha coinvolto emotivamente e cerebralmente senza sosta, fino a farmi invischiare nei meandri scivolosi della Mitologia e di ciò che è a essa collegato, fino a rendermi affilato nell’editing intrecciato a spunti e visioni personali, tanto da impacchettare una massa critica di eventi e superare le dimensioni scritte di un normale romanzo.
In questi mesi usciranno tutte le puntate del ciclo, di questa Capitale dello Stato imperante sullo spazio e sul tempo che vive di energia psichica e di illusioni dimensionali; ne sono felice e anche lieto, concludere la serie è stato quanto di più bello e faticoso ricordassi in questi decenni di scrittura, e non vi blandisco se affermo di esserne enormemente soddisfatto.
Appuntamento con Nèfolm, quindi, in quest’illusorio spaziotempo dove ogni sensorialità va vagliata con attenzione.
I dogi. Storia e segreti (Newton 1993) | Gli Archivi di Uruk
Lucius Etruscus, sul suo blog dove cataloga i libri del Fantastico, segnala questo vecchio testo edito da Newton almeno trent’anni fa: Claudio Rendina, I dogi. Storia e segreti, un viaggio tra le inclinazioni bizantine attraverso il potere espresso dai dogi. Un estratto:
Scorrendo le biografie dei 120 dogi della Serenissima entriamo nel vivo della vita politica e sociale di Venezia. Alle spalle del doge, duca bizantino prima. monarca assoluto poi, infine sovrano elettivo a capo di un’aristocrazia monopolizzatrice del potere, incombe infatti quel complesso sistema di organismi sovrapposti che costituiscono la Repubblica del Leone. La leggenda è in questo caso l’intermediaria ideale della realtà storica, filtra cronache, memorie di viaggio, cerimonie, fasto di dogaresse.
Come tanti altri miti individuali e pittoreschi di Venezia, i dogi hanno contribuito a fare di questa città alternativamente un’oasi di libertà, saggezza e virtù o un covo di oligarchia, perfidia, vizio.
Breve storia della Cartagine romana (I sec. a.C.-VII sec. d.C.) | Tribunus
Su Tribunus un lungo articolo che ripercorre la storia della Cartagine romana, interessante da leggere nel dettaglio perché molti particolari sono poco conosciuti; un estratto:
Dopo la sua distruzione al termine della Terza Guerra Punica nel 146 a.C., la città (definita “gloriosissima” in età romana) è rifondata da Augusto, nel 29 a.C., con il nome di 𝘊𝘰𝘭𝘰𝘯𝘪𝘢 𝘑𝘶𝘭𝘪𝘢 𝘊𝘢𝘳𝘵𝘩𝘢𝘨𝘰, e prende il posto di Utica come centro amministrativo della provincia d’Africa. Un precedente tentativo di rifondazione era stato fatto già nel 122 a.C. da Gaio Gracco, col nome di 𝘊𝘰𝘭𝘰𝘯𝘪𝘢 𝘑𝘶𝘯𝘰𝘯𝘪𝘢 𝘊𝘢𝘳𝘵𝘩𝘢𝘨𝘰, ma senza successo.
La struttura della nuova città si configura proprio in età augustea. Uno schema urbanistico di tipo classico, con impianto ortogonale e isolati rettangolari. Il cuore monumentale della città, la collina di 𝘉𝘺𝘳𝘴𝘢, ospita il Foro, una basilica e alcuni templi.
Col tempo, Cartagine assurge a uno dei centri più importanti dell’impero, con opere monumentali che sfidano quelle delle altre grandi città romane: il circo di Cartagine è il terzo più grande dell’impero, superato solo da quelli di Antiochia e Roma, mentre il suo anfiteatro è il più grande di tutta l’Africa romana.Alla metà del II secolo vengono edificate le imponenti terme di Antonino, affacciate sul mare, e a partire dal IV secolo la città vede l’edificazione di numerose chiese. I complessi di edifici più importanti sono però quelli legati alla sua natura di città portuale: oltre a un faro, la Cartagine romana ha ben due porti collegati tra loro, uno esterno di forma rettangolare e uno interno, grandioso e circolare, che ospita un isolotto circondato da colonne – il cosiddetto “Isolotto dell’ammiragliato”.
Cartagine diventa presto uno dei centri pulsanti del commercio all’interno del mondo romano, da cui parte e giunge un volume di merci enorme. In particolare, diventa il principale centro di esportazione di derrate alimentari, in particolare grano e olio, dirette verso Roma.
La città è talmente importante che per due volte, tra III e IV secolo, è il trampolino di lancio di due usurpatori, però di breve durata: Gordiano I (il figlio del quale, Gordiano II, muore in battaglia proprio nei pressi di Cartagine) e Lucio Domizio Alessandro, sconfitto da Massenzio tra il 309 e 311.
Nonostante la posizione apparentemente defilata rispetto alle minacce del V secolo, l’imperatore Teodosio II nel 425 ordina la costruzione anche per Cartagine di una cinta muraria, che difendeva un’area di 321 ettari, con una popolazione stimata intorno almeno ai 100.000 abitanti (alcune stime dicono addirittura fino a 300.000). Ma le recenti mura non sono sufficienti a proteggere la capitale della provincia d’Africa dalle nuove minacce. Nel 439 i Vandali riescono a impossessarsi della città, che resterà il centro del loro nuovo regno per circa un secolo.
Nonostante ciò che riferiscono gli autori antichi, il dato archeologico non lascia percepire danni o distruzioni ingenti – pochi edifici recano segni distruttivi, e alcuni sono solamente abbandonati.
Proprio durante la fase vandalica, tra la fine del V e l’inizio del VI secolo, viene abbandonato il porto circolare, il complesso più importante e rappresentativo della città.I Romani, con la campagna vandalica di Belisario, tornano in possesso della città nel 533, e danno avvio a una risistemazione e rivitalizzazione del centro urbano. Vengono aggiunte delle mura alla collina di 𝘉𝘺𝘳𝘴𝘢, dove ora è il palazzo del governatore, e vengono restaurati monumenti importanti come le terme di Antonino e il porto. Sono inoltre costruite numerose nuove chiese. Dagli anni ’80 del VI secolo, inoltre, Cartagine diventa sede di uno dei due esarcati.
Nel VII secolo, Cartagine rischia addirittura di diventare capitale dell’impero. Con Costantinopoli pressata dai Persiani e la guerra in una fase ben poco propizia, nel 618 Eraclio pensa di fare della natia Cartagine la capitale dell’impero, poiché più lontana dal pericolo – è solo l’intervento del patriarca di Costantinopoli a farlo desistere.
Quando NON cade l’impero romano? Le cinque date sbagliate della caduta dell’impero – TRIBUNUS
Su Tribunus alcune date di presunta caduta dell’Impero Romano (e quindi del suo imperium) e dell’effettivo giorno che storicamente ha senso; ecco uno stralcio dal bellissimo articolo – con videopodcast in fondo:
Siete sicuri di sapere quando l’impero romano è caduto…e di quando non lo è? Se dico “caduta dell’impero romano”, sono certo che la maggior parte di voi penserà al 476, alle invasioni barbariche, Romolo Augusto e via dicendo…
Tuttavia, non solo questa data è sbagliata…ma non è nemmeno l’unico anno proposto per la fine dell’impero romano! Oggi quindi facciamo un po’ di chiarezza sull’argomento, e vediamo sia la vera data che ben cinque date che sono sbagliate e perché – e le ultime due potrebbero sorprendere molti di voi.
Vediamo prima di tutto qual è il vero anno della fine dell’impero romano – e se la risposta non sarà di vostro gusto, be’ mi spiace ma la Storia dice proprio questo, al di là di ogni stereotipo e visione sbagliata. L’impero romano termina naturalmente nel 1453, con la conquista ottomana di Costantinopoli e la morte in battaglia dell’ultimo imperatore romano, Costantino XI. Certo, poi le ultime sacche romane sono conquistate nel 1460 e 1461, ovvero la Morea, cioè il Peloponneso, e Trebisonda, sulla costa anatolica del Mar Nero, ma l’impero romano di per sé si può dare senz’altro per finito il 29 maggio 1453.Bene, e ora che abbiamo visto la data giusta…vediamo finalmente le cinque date nelle quali l’impero romano sicuramente non è caduto.
La prima data l’abbiamo accennata prima: il 476. La storia a grandi linee la conosciamo tutti: il comandante Odoacre depone l’ultimo imperatore romano d’occidente, Romolo Augusto, lo confina in Campania e invia all’imperatore romano a Costantinopoli, Zenone, le insegne del potere imperiale, rivendicando per sé unicamente il titolo di patrizio e ponendosi almeno di facciata come suo sottoposto.
Ora, semplificando moltissimo la vicenda, non fa una piega, ma è evidente che l’impero romano non cada: proprio perché c’è ancora l’impero romano e un imperatore che lo governa. Anche nelle fonti dell’epoca non si parla di caduta dell’impero, ma del fatto che i barbari ora dominano le province e, casomai, della morte dell’imperium – che è generalmente tutt’altra cosa rispetto all’impero come lo intendiamo noi. Inoltre, dobbiamo tenere presente che Romolo Augusto non è affatto l’ultimo imperatore romano in occidente: infatti, ha usurpato il trono di qualcun altro…e questo ci porta alla nostra seconda data sbagliata.
La seconda data nella quale l’impero romano non cade è il 480, anno della morte di Giulio Nepote…e chi era costui? È a tutti gli effetti il legittimo imperatore romano in occidente dal 474, ed è costretto ad abbandonare l’Italia nel 475 con la sollevazione militare del patrizio Oreste, che mette sul trono il proprio figlio…cioè Romolo Augusto.
Giulio Nepote si rifugia in Dalmazia. Da qui, formalmente riceve la sottomissione di Odoacre nel 476, come richiesto da Zenone, ma Nepote sa che la realtà dei fatti è che se vuole davvero esercitare il potere, dovrà abbattere Odoacre e conquistare l’Italia. Peccato che muoia, assassinato, nel 480, proprio mentre sta preparando una campagna militare.
Incipit di “Argyroprateia”, di Sandro Battisti @ “L’orlo dell’Impero”, Delos Digital editore
Quello che leggete qui sotto è l’incipit di Argyroprateia, l’uscita più recente della mia produzione relativa all’Impero Connettivo; il racconto appartiene al ciclo “Nèfolm e dintorni”, che esplora i quartieri della capitale connettiva specchiati nei rioni di Costantinopoli.
La copertina è di Ksenja Laginja e il titolo è scaricabile a 1,99€ anche da qui; questa è la quarta:
Chi è Staurazia, l’ambiguo personaggio che entra nella bottega di Claudemo, l’orafo che lavora nel quartiere Argyroprateia posto a ridosso del palazzo imperiale di Nèfolm? Perché gli propone un patto alchemico, in cui l’occulto delle dimensioni dove l’Impero Connettivo esiste ha un giusto e misconosciuto compendio delle realtà tangibili ai postumani dell’ecumene connettivo? Cosa succederà a Claudemo mentre studia la realizzazione di un ologramma superiore a tutti gli altri, quando la Scala di Shepard delle rivelazioni arriverà a un punto finale dove tirar le somme?
***
— Buongiorno. Ho delle informazione da concretare.
Un omino buffo si presenta sulla soglia della mia bottega e rimane in attesa di una risposta.
— Buongiorno. Che tipo di informazioni? — chiedo essenziale, non sono molto interessato ai convenevoli e devo dire che questo postumano si presenta già bene, mi dà l’idea di uno che bada al sodo, ha un piglio che m’incuriosisce; chissà quante altre botteghe avrà visitato prima di me…
— Sono cose preziose — mi risponde abbassando un poco il tono della voce — però penso che il contenuto vero e proprio delle notizie non sia di suo interesse: lei tratta i contenitori e non il contenuto, giusto?
— Giusto — annuisco con convinzione, evitando per un istante di guardarlo negli occhi. Ha un fagotto sottobraccio e, da come lo maneggia, sembrerebbe proprio materiale particolare.
— Mi scusi, signor… — mi chiede asciutto.
— Claudemo; diamoci del tu, se preferisci — mi piace virare il confronto su qualcosa di più confidenziale, ci aiuterà a entrambi.
— Claudemo… Va bene; mi presento a mia volta: Staurazia.
Lo guardo con attenzione, il suo nome mi accende una consapevolezza: è un eunuco!
— Non sono propriamente un eunuco — mi dice subito, dev’essere un telepate oppure è collegato a qualche canale olografico cui sono inconsapevolmente connesso. — La mia natura è ambigua — aggiunge, pesando bene le parole.
— Oh… — rispondo con un filo di voce, davvero non me l’aspettavo. Cerco di essere professionale: — Va bene Staurazia, parliamo di affari.
— Così mi piace — e a quel punto appoggia il misterioso involto sulla porzione del bancone priva di sensori pubblici; gli faccio presente, per correttezza professionale, che la mia bottega è connessa solo alle reti imperiali e che attorno a me non desidero altri tipi di collegamenti privati. Poi vado verso la porta e la serro, non vorrei che qualche altro cliente entrasse in questo momento.
— Bene, possiamo parlare liberamente — dico rassicurante dopo aver messo in lock la rete imperiale — a parte il tessuto connettivo in cui tutti i cittadini dell’Impero vivono non ci sono altre orecchie in ascolto, anche se in fondo siamo ad Argyroprateia! — che significa che è impossibile avere una privacy completa; lo dico con una certa eloquenza sottesa, come per sottolineare che questo è il massimo che nel mio negozio si possa ottenere.
— So tutto — mi risponde prontamente Staurazia, la sua voce è diventata profonda, ma un paio di note stridule ne sottolineano la sua natura di transizione verso chissà quali sfumature sessuali.
Argyroprateia è il quartiere di Nèfolm dove, considerato tutto l’ecumene postumano, c’è la più alta concentrazione di quelli che una volta si chiamavano orafi; la vicinanza col palazzo imperiale garantisce al rione prosperità e una giusta discrezione, e la tolleranza necessaria agli affari che qui si svolgono è considerata dalle alte sfere connettive una forma di prosperità per lo Stato. La vigilanza della polizia segreta irrompe soltanto per gravi delitti, compresi gli omicidi.
Finalmente Staurazia ha finito di srotolare il suo pacchetto; — Ecco, qui c’è tutto — completa con sintesi indicando ciò che ora è davanti a me. Sono allibito.
Argyroprateia, secondo capitolo di “Nèfolm e dintorni”
È uscito da qualche giorno Argyroprateia, seconda puntata del ciclo “Nèfolm e dintorni”, affresco che ho costruito per illustrare cos’è Nèfolm, la capitale dell’Impero Connettivo. L’ebook esce nell’ambito della collana L’orlo dell’Impero per i tipi di DelosDigital, e queste sono la presentazione e la quarta citate nell’articolo di esordio su Fantascienza.com:
A Nèfolm, la capitale dell’Impero Connettivo, c’è un quartiere che si chiama Argyroprateia, letteralmente “argenteria”. È il quartiere degli orafi dove lavora Claudemo, che però oltre all’arte del suo mestiere detiene anche i misteri dell’alchimia… Una nuova storia dell’Impero Connettivo dall’affascinante penna di Sandro Battisti. Copertina di Ksenja Laginja.
“Chi è Staurazia, l’ambiguo personaggio che entra nella bottega di Claudemo, l’orafo che lavora nel quartiere Argyroprateia posto a ridosso del palazzo imperiale di Nèfolm? Perché gli propone un patto alchemico, in cui l’occulto delle dimensioni dove l’Impero Connettivo esiste ha un giusto e misconosciuto compendio delle realtà tangibili ai postumani dell’ecumene connettivo? Cosa succederà a Claudemo mentre studia la realizzazione di un ologramma superiore a tutti gli altri, quando la Scala di Shepard delle rivelazioni arriverà a un punto finale dove tirar le somme?”.
Il libro digitale è scaricabile a 1,99€ cliccando sul DelosStore o sugli altri store online.
Argyroprateia, una nuova storia dell’Impero Connettivo | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione dell’uscita di Argyroprateia, seconda puntata del ciclo “Nèfolm e dintorni”, affresco che ho costruito per illustrare cos’è Nèfolm, la capitale dell’Impero Connettivo. L’ebook esce nell’ambito della collana L’orlo dell’Impero per i tipi di DelosDigital, e queste sono la presentazione e la quarta citate nell’articolo:
A Nèfolm, la capitale dell’Impero Connettivo, c’è un quartiere che si chiama Argyroprateia, letteralmente “argenteria”. È il quartiere degli orafi dove lavora Claudemo, che però oltre all’arte del suo mestiere detiene anche i misteri dell’alchimia… Una nuova storia dell’Impero Connettivo dall’affascinante penna di Sandro Battisti. Copertina di Ksenja Laginja.
“Chi è Staurazia, l’ambiguo personaggio che entra nella bottega di Claudemo, l’orafo che lavora nel quartiere Argyroprateia posto a ridosso del palazzo imperiale di Nèfolm? Perché gli propone un patto alchemico, in cui l’occulto delle dimensioni dove l’Impero Connettivo esiste ha un giusto e misconosciuto compendio delle realtà tangibili ai postumani dell’ecumene connettivo? Cosa succederà a Claudemo mentre studia la realizzazione di un ologramma superiore a tutti gli altri, quando la Scala di Shepard delle rivelazioni arriverà a un punto finale dove tirar le somme?”.
Il libro digitale è scaricabile a 1,99€ cliccando sul DelosStore o sugli altri store online.
Cover reveal di Argyroprateia @Impero Connettivo, “Nèfolm e dintorni
Questa è la cover di Ksenja Laginja per la prossima uscita della collana L’orlo dell’Impero, DelosDigital editore: Argyroprateia, seconda puntata della serie “Nèfolm e dintorni”, dedicata alla capitale dell’Impero Connettivo, in cui vengono esplorati alcuni luoghi della metropoli che hanno lo stesso nome dei quartieri di Costantinopoli. L’ebook uscirà nei prossimi giorni, KeepTalking…
L’ultima campagna romana in Italia (1155-1156). Manuele Comneno e la guerra in Puglia. – TRIBUNUS
Su Tribunus un lungo articolo che dettaglia quella che poi, dopo pochi secoli, diventerà l’agonia dell’Impero Romano, nella sua declinazione bizantina: la riconquista del Sud Italia – Puglia – nel corso del XII secolo. Sarà l’ultima volta che l’imperium romano metterà piede in Italia.
Durante la sua lunghissima Storia, l’impero romano perde in diversi momenti il controllo sull’Italia, culla stessa dello Stato romano e sede delle prime, importanti conquiste della sua Storia. Dopo averla perduta con la fine dell’imperium in Occidente nel V secolo, e dopo la riconquista giustinianea con la guerra gotica del 535-553, l’Italia viene faticosamente difesa, ma persa pezzo per pezzo.
Mentre il vescovo di Roma acquisisce man mano sempre più autonomia e si stacca dalla sudditanza imperiale, nel 751 i Longobardi conquistano Ravenna, ponendo fine all’Esarcato e alla presenza romana in Italia settentrionale.
A sud, invece, la presenza imperiale riesce a perdurare più a lungo, per quanto con enormi sforzi, ma l’arrivo dei Normanni nell’XI secolo fa infine crollare anche il Catepanato: dopo aver perduto tutto il meridione della Penisola, nel 1071 viene conquistata anche l’ultima roccaforte romana rimasta, Bari.
L’Italia è definitivamente perduta. Ma è tutt’altro che dimenticata: ci vuole qualche decennio, ma quando la situazione imperiale sembra finalmente stabilizzata (il periodo a cavallo tra XI e XII secolo è terribilmente difficile per l’impero, attaccato su tutti i lati e con un esercito da ricostruire), il desiderio di riprendere possesso delle terre perdute si fa sempre più forte nella mente dell’imperatore Manuele Comneno.Quanto è certo è che, dopo la pace del 1158, nessun altro imperatore romano tenterà mai più una campagna per la riconquista dell’Italia. Dopo il tentativo fallito di Manuele Comneno, nonostante gli iniziali successi, l’Italia sarà per sempre separata dall’impero romano e definitivamente perduta.
L’Impero restaurato | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com, nell’ambito di Delos 239, l’incipit di L’Impero restaurato, romanzo Premio Urania 2014 uscito nuovamente quest’estate come numero 1 della collana L’orlo dell’Impero, per i tipi DelosDigital. Ve lo riporto qui sotto, ricordandovi che il romanzo è in vendita in ebook sul DelosStore e sugli altri store online al prezzo di 3,99€; copertina di Ksenja Laginja:
Quarta: L’Impero Connettivo è governato da una stirpe di principi semieterni ed estende il suo dominio sullo spazio e sul tempo, fino a intrecciarsi con un antico impero umano, quello di Costantinopoli. Romanzo Premio Urania 2014.
L’Impero attraversa una fase di particolare espansione: mentre cerca di colonizzare nuovi territori spaziotemporali, strane visioni di un tempo proveniente dall’Impero Romano d’Oriente di Giustiniano I si coagulano, trascendendo il piano stesso della realtà. Tra atti di fondazione di metropoli e tangibili comprensioni olistiche, quale sarà il divenire dell’Impero Connettivo? Cosa sperimenteranno l’imperatore nephilim Totka_II e il potente attendente postumano Sillax nello scontro col vorace impero romano?
Nuvole livide si addensavano sull’orizzonte, attaccandosi allo sguardo come colla. Lembi di nubi restavano avvinghiati ai crinali e si avvitavano al suolo in spire di foschia. La potenza del cielo aveva iniziato a scaricarsi sulla terra lungo il fronte in avvicinamento di una tempesta.
– È il momento giusto – disse lo sciamano, rivolto alla piccola folla che attendeva la sua prima mossa. Benché avesse oltrepassato la condizione umana dei suoi avi, indossava paramenti rituali che risalivano all’antichità.
Si diresse verso il recinto e prelevò una pecora scalciante. La sgozzò con sicurezza e indifferenza, mentre il turbine che spazzava la terra si gonfiava e si abbatteva sugli edifici, infrangendosi sulle pareti rinforzate da lastre di metavetro. Il sangue lasciato sul terreno dalla bestia e il suo lugubre lamento, uniti alla tempesta in arrivo, provocarono in lui un moto sinistro.
Il postumano attese gli ultimi spasmi dell’animale, sotto lo sguardo immobile dei presenti, pietrificati dall’orrore del sacrificio. I belati si fecero sempre più tenui. Quando cessarono, lo sciamano incise la carne della vittima immolata, affondando il coltello intarsiato da scene rituali nel fianco ancora caldo.
Dallo squarcio sotto le costole fu estratto il fegato, con cura e mosse sapienti, attente a non danneggiarlo. Le mani imbrattate di sangue lo depositarono su un tavolo di marmo. Un taglio longitudinale lo divise in due parti uguali.
Uno dei presenti si allontanò dal cerchio intorno all’officiante e vomitò. Il vento si stava abbassando, ora che la tempesta si era spostata altrove, verso la campagna, sempre più lontano dal centro abitato.
– Ora possiamo presagire il futuro – disse l’aruspice con voce rituale, lasciando che il silenzio che gravava tra loro li avvolgesse nella solenne colonna sonora del momento. Il catapano dell’Impero Connettivo Claudius, che era prossimo al tavolo, si lasciò andare alla mistica del momento e gli sembrò che ombre melliflue, viscose come ectoplasmi, si stringessero attorno a lui, comunicandogli qualcosa di urgente che non riuscì a interpretare.
– Vedete queste linee, queste cavità? – le parole stentoree dello sciamano si sovrapposero al calare del vento. – Sono precisi segni dell’oltremondo, indicano le volontà delle forze imperscrutabili riguardo al vostro progetto.
Così dicendo fissò Claudius, ancora assorto dalle simbologie arcane che vedeva concretizzarsi, scaturire dalle pozze di sangue sul terreno, quasi fredde. Si scosse dall’impasse e guardò fermo l’aruspice, ritrovando la loquela e scacciando il nugolo d’impressioni occulte che lo stordivano.
– Sei stato interpellato per essere preciso, i miei alti superiori vogliono da te indicazioni dettagliate sul futuro dei nostri atti, delle nostre fondazioni coloniche.
– Guardate il cardo e il decumano, la pars familiaris e la pars hostilis; osservate la pars àntica e quella postica e ponete la vostra attenzione su questa cicatrice…
– Indovino, non abbiamo bisogno di una lezione sull’arte collegata all’augurio. Noi vogliamo da te un responso preciso sui nostri progetti – lo interruppe Claudius, illuminato dalle direttive esplicite che aveva ricevuto dal plenipotenziario Sillax, emanazione postumana dell’imperatore connettivo Totka_II, incontrastato signore di stirpe nephilim dell’Impero Connettivo.