Su LesFleursDuMal è uscita una recensione, a cura di Alessandra Micheli, a uno dei miei molteplici racconti che stanno uscendo nella collana DelosDigital L’orlo dell’Impero, dedicata alla mia produzione sull’Impero Connettivo: Hagia Sophia Magnaura.
Vi lascio alla recensione integrale, volevo prenderne qualche brano ma, davvero, mi è stato impossibile scegliere e leggendola tutta esce fuori esattamente quello che volevo trasmettere al lettore. Ringrazio, davvero tanto, per aver colto ogni sfumatura del racconto e colgo l’occasione per ricordarvi il link alle mie pubblicazioni imperiali uscite per DelosDigital.
Ci sono momenti in cui ci si sente quasi sospesi, in attesa che un segno possa decifrare il nostro futuro o anche tradurre in parole comprensibili il presente. E l’immagine migliore che possiamo usare per descrivere questi attimi è una scacchiera. Pensateci: pedoni bianchi e neri attorno a una regina che in fondo decide il risultato della partita. Non è un caso se questo simbolo lo ritroviamo in ogni cattedrale, in ogni storia dal contenuto esoterico. Mosse ragionate, che cercano di non far morire nessun pezzo di sé, e tanta astuzia, che a volte viene sacrificata da una sorta di sicurezza nelle proprie capacità.
E a volte, per poter vincere, bisogna morire o sacrificare qualcosa.Forse questo significato che mi ha attratto del libro di Sandro Battisti. E se non posso svelarvi tutta la trama, né il significato senza spoilerare, posso però dirvi cosa è accaduto in me, mentre la partita proseguiva.
Mi sono sentita dentro il libro.
Perché in fondo io stessa stavo giocando una partita a scacchi con il peggior degli avversari: me stessa. E attorno a me mille voci, capisci di confondere o forse di dire verità importanti. Ma in quel clamore non sempre possiamo decifrare cosa sia necessario e cosa spazzatura.
Credetemi.
Le voci arrivano da parti che non vi aspettavate, da angoli trascurati e dimenticati. Da grandi edifici ricchi di bellezza, edifici che hai sempre amato, raccontato, custodito. E a gestire il gioco qualcosa di molto più grande.
Persino di te.
Persino della partita stessa, che ha importanza soltanto al fine della rivelazione finale.
È un gioco seducente quello creato da Battisti. Un gioco che penetra profondamente e non solo a causa di una scrittura puntuale e feroce. Ma perché i simboli scelti sono potenti e parlano molto più di quanto l’autore stesso desidererebbe.
Si è innescato un meccanismo che porta a un vero e proprio percorso intimo. O spirituale se volgiamo scendere nei confini dell’esoterismo.
Ma del resto è colpa di Sandro.
Scegliere il tema della scacchiera.
Scegliere un titolo di siffatta nobile levatura, comporta proprio una sorta di attenzione verso il significato dei significati.
Hagia Sophia richiama qualcosa che trascende persino la materia e che va oltre l’escamotage della partita eterna con una strana presenza a ghignare.
Sophia è la Sapienza.
La conoscenza perduta.
La gnosi suprema.
E non è solo un fatto di alchimia o di chissà quale arcano rituale magico.
Sophia siamo noi.
È la parte che nascondiamo dietro la maschera.
Quella che ci narra di un altro finale della storia, di un altro futuro.
Di altri arcani significati.
Sophia è amore e disperazione, quando vieni messo in dubbio, quando la strada sembra perduta. È quel futuro che a volte ci sembra inimmaginabile, perché siamo cosi fragili e condannati a questo gioco che sembra un massacro. Pedoni mangiati. Regine incattivite e fisse sulla meta. Ma questa apparente guerra, questo lottare con Dio, questo crollo e queste macerie, sono proprio il tuo futuro. E una volta raggiunta la mossa delle mosse, potrai capire non solo a cosa servono, ma avrai l’immagine di come verrà, poi il tuo mosaico finito.
E allora Hagia Sophia diventerà meno crudele e meno dispettosa. Sarà bellissimo scoprire che penna ha usato per scrivere la parola fine. Cosi come troverai meravigliosa l’ultima pagina di questo incredibile viaggio.
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