Su PinkFloydItalia la segnalazione di una bella intervista a Roger Waters uscita sul numero 807 del magazine Francese l’Humanité Magazine; ne riposto ampi stralci, interessanti come sempre, perché Waters mette gli accenti giusti sul pericoloso momento che viviamo. Aggiungo solo che quest’uomo ha quasi ottant’anni, è ricco come creso, ma non si tira certo indietro nel menar fendenti al sistema dei banditi in cui cerchiamo tutti di non affogare, mentre siamo segnati a sangue come fossimo bestie da macello (e chi mi conosce sa quanto ami quei poveri esseri, prime vittime dello sfruttamento).
David Gilmour e Nick Mason si sono uniti ad altri musicisti per fare una canzone a sostegno dell’Ucraina. L’hai ascoltata?
L’ho ascoltata, sì. Non sono d’accordo con il loro approccio. C’è un incendio, la gente sta morendo ed è come versare olio sul fuoco. Tutto questo sventolare di bandiere blu e gialle non fa bene a nessuno. L’unica cosa importante per l’Ucraina in questo momento è fermare la guerra in corso. Fermarla attraverso la diplomazia e le trattative tra Zelensky e Putin, che per questo hanno bisogno di un piccolo aiuto da parte degli Stati Uniti e dei governi di Gran Bretagna, Francia, Germania, Europa e probabilmente anche dalla Cina. Quindi tutti possono dire “Va bene, va bene, proseguono i combattimenti. Questo è ciò che dobbiamo incoraggiare”. In Occidente non si sente altro che ‘questo tiranno malvagio Vladimir Putin’ e lui lo è. Ma l’Occidente non è un posto meraviglioso pieno di amore per la libertà e la democrazia. Gli Stati Uniti ignorano completamente i diritti umani, lo hanno dimostrato molte volte invadendo i paesi sovrani. E Zelensky non è il bravo ragazzo, il Robin Hood che viene rappresentato. Noi del movimento per la pace dobbiamo usare tutte le buone voci che abbiamo per incoraggiare la diplomazia, per incoraggiare i colloqui di pace.
Denunci la “distopia corporativa in cui tutti stiamo lottando per sopravvivere”. Parli del sistema capitalista?
Sì, naturalmente. È di questo che parlo. La scuola di Chicago e Milton Friedman hanno fatto del mercato senza regole la panacea di tutti i mali del mondo: bisogna lasciare che il mercato faccia il suo corso e tutto va bene. No. È un sistema corrotto e fallimentare che predica letteralmente il non preoccuparsi degli altri, combattere l’un l’altro fino alla morte come presunta condizione di progresso e ricchezza. E questo sistema mobilita strumenti di propaganda volti a controllare la narrazione per il mondo intero. Questa è una domanda centrale. Il ‘Washington Post’ è di proprietà di Jeff Bezos. Sai, lo stronzo che fa fare pipì agli automobilisti nelle bottiglie sul ciglio della strada perché non possono nemmeno fermarsi per una pausa durante la loro giornata lavorativa. Bezos, Zuckerberg, Gates, Buffett… sono considerati grandi uomini. Guardali… ho incontrato Elon Musk. Continuavo a guardarlo negli occhi per vedere che è pazzo.
Hai inventato un sound, in studio con i Pink Floyd, che continua a ispirare molti musicisti contemporanei. Molti di loro ti considerano il padrino della musica moderna.
È vero che agli albori dei Pink Floyd eravamo – e Syd Barrett in particolare – molto interessati alla sperimentazione, alle ripetizioni dell’eco ecc…, ma a quel tempo non c’erano i computer. E poi, piano piano, si è sviluppato il digitale. Qualcuno ha iniziato a scherzare con l’elettronica, inventando la prima ‘scatola’. Non ho idea di chi fosse, ma potrebbe essere successo perché si è visto che le valvole di un amplificatore reagivano male a un segnale troppo forte. E ottieni quel suono di chitarra distorto. Oh mio Dio, il feedback! Nessuno ha mai pensato di poter sostenere una nota di chitarra del genere. E poi improvvisamente qualcuno ha detto: “Oh, aspetta un minuto. Puoi cambiare il segnale! E se lo inserissimo in qualcosa che possiamo calpestare? Oh, mio Dio, è il pedale, wah! Oh mio Dio, puoi accordare tutte le corde premendo il piede di lato.” Questi sono piccoli passi tecnologici. Come li usiamo è un’altra questione. Sai, è quello che ho fatto in tutta la mia carriera perché amo farlo.
Hai annunciato un tour per quest’estate. Che significato gli dai?
Il suo titolo è “Questo non è uno scherzo”. Vedi questa foto (mostra una foto di Syd Barrett, ndr)? Apparirà sullo schermo dopo l’ultimo verso di “Wish You Were Here”. È difficile per me affrontarlo. Stavamo andando a un incontro presso la sede della Capitol Records (a Los Angeles, ndr); per strada, Syd mi disse con un sorriso: “È bellissimo qui a Las Vegas, non è vero?” Era chiaro che stava impazzendo. Poi il suo viso si oscurò e sputò una sola parola: “Le persone” disse. Quando perdi qualcuno che ami, serve a ricordare che “questo non è uno scherzo “. Siamo in un momento di grande disperazione. Siamo di fronte a un disastro assoluto. E “Non è uno scherzo.” Abbiamo l’assoluta responsabilità verso tutti i nostri fratelli e sorelle di impedire ai gangster che comandano di distruggere il mondo. È tutto.
Su PinkFloydItalia aggiornamenti sull’uscita del remix 5.1 – concordato con tutta la band – di Animals, iconico disco dei Floyd. L’occasione è stata la data dalla presentazione del libro Through The Prism, di Aubrey “Po” Powell che è una delle due menti dello studio grafico Hipgnosis, che ha storicamente curato quasi tutta la parte grafica della band (lo fa tuttora). Un estratto:
Sì, uscirà a breve. In effetti ci stavo lavorando oggi. Lo sto preparando per la pubblicazione. In effetti c’è una copertina completamente nuova. È stata girata alla Battersea Power Station in tarda serata e ha un aspetto fantastico, ma è davvero molto diversa. Mi interessa molto che la gente possa vederla. Animals è uno dei miei album preferiti dei Pink Floyd proprio per le storie che vi sono legate. Sai, il maiale che vola via. La gente dice che deve essere una trovata pubblicitaria, ma non è così. Quando vedi la foto del maiale nel libro pensi: “Oh Dio, sono davvero io il responsabile?” Ma non era una trovata pubblicitaria, ora non si potrebbe fare. Ricordo che andai alla Battersea Power Station ed era una discarica. Era piena di carbone, detriti e macchine rotte. Era assolutamente orribile. Bussai alla porta e mi rispose un ragazzo. Dissi che stavo cercando qualcuno di importante e il tipo disse: “Beh, sono io”, e io dissi che volevo far volare un maiale. Mi disse che andava bene, ma che al giorno d’oggi non la faresti franca con la salute e la sicurezza.
Ricordo di aver parlato con Roger e Storm quando abbiamo fatto volare il maiale, perché accanto a Battersea c’era l’ambasciata americana, che l’ha visto sulle telecamere a circuito chiuso e ha detto: “Tiratelo giù, tiratelo giù”. Non molti lo sanno, ma i media hanno riportato che la band è stata accusata di aver fatto volare un oggetto volante non identificato. Per fortuna, un contadino del Kent ha messo fine a tutto questo quando ha telefonato dicendo: “State cercando un maiale?” e io ho risposto di sì. È stato un sollievo, non c’è che dire. È tutto nel libro.
Su queste note – ma avrebbero potuto essere altre sue sublimi creazioni, anche più note – do l’addio a Vangelis e al suo modo unico di farci percepire altre atmosfere. Sull’etere, che il viaggio sia bellissimo.
Esce il brano proposto per l’Eurovision Song Contest di Torino 2022 dalla NOC. Il brano si trova sulla piattaforma Opensea, premere l’icona del Play e attivare l’icona dell’audio: ODRZ76
Alla fine del contest la proprietà del brano sarà in vendita come NFT.
Su HorrorMagazine la segnalazione di una strana raccolta di racconti, a cura di Laura Scaramozzino, che verte sul tema dei Depeche Mode e in uscita per tipi della Watson. La quarta:
Gli anni ‘80 sono stati palcoscenico per gran parte della sperimentazione in ambito rock, nuovi generi si mescolavano ai nuovi volti del panorama musicale. Tra le band che hanno fatto la storia della musica di quegli anni spiccano i pionieri del pop elettronico: i Depeche Mode. Un gruppo che ha creato un suono inconfondibile e che ancora oggi si riunisce per creare musica. A questo mitico gruppo sono dedicati I racconti della devozione di AA. VV. una raccolta di storie weird e disturbanti ispirate alle canzoni intramontabili dei Depeche Mode, a cura di Laura Scaramozzino. Così come le influenze musicali della band spaziavano dal synth pop, al pop rock, e l’elettronica, questa raccolta di racconti è fatta di undici storie che vanno dall’horror al fantasy, dalla fantascienza al weird e con devozione omaggiano le canzoni della band.
Soothe my soul, Photographic, Master and Servante Personal Jesus, sono solo alcune delle undici canzoni, protagoniste nell’ombra, di questi racconti. Le penne di autori sorprendenti come Ian Delacroix, Miriam Palombi, Giacomo Ferraiuolo e altri si susseguono tra le pagine accompagnate dalla melodia dei brani in sottofondo, che ne arricchiscono la lettura.
Sul blog di Giuseppe Travaglini una piccola analisi storica dei Ramones, gruppo che iniziò di fatto il punk e che forse è misconosciuto ai più – per fortuna, aggiungerei. Un estratto:
È incredibile che questi quattro analfabeti musicali, conosciutisi a New York, nel Queens, abbiano rivoluzionato il rock, che ne siano una delle band più influenti e imponenti, comparendo ai primi posti di ogni classifica che si rispetti. Gli artisti che hanno un debito verso quell’album, Ramones, pubblicato il 23 aprile del ’76, sono innumerevoli. E la storia del rock sarebbe radicalmente diversa se alla metà di quel decennio non fosse apparsa dal nulla questa band rivoluzionaria. È incredibile che questi quattro analfabeti musicali abbiano fatto tutto questo. Eppure questa cosa incredibile è scontata. Perché il rock, quello vero, è analfabetismo musicale. Analfabetismo e genio. Il fascino senza tempo dei Ramones sta proprio in questo: questi quattro figli del disagio, con alle spalle storie di metropoli, di periferie, di teppismo, questi quattro ragazzi vestiti tutti uguali, con giacche di pelle, jeans strappati, scarpe da tennis, erano l’incarnazione della preminenza del genio sull’abilità tecnica.
Alla base dell’arte di Ramones, se c’era spontaneità selvaggia, c’erano anche consapevolezza e progetto. Perché questi ragazzi sfruttavano le loro inabilità, le accentuavano, le rendevano evidenti. Le trasformavano in pregi. L’idea che stava alla base della grande arte di Ramones era tanto semplice quanto inaspettata, perché nulla, alla metà degli anni Settanta, poteva far presagire la comparsa sulla scena della furia grezza della band newyorkese. L’idea era quella del ritorno allo spirito delle origini. Quando ci si allontana dagli inizi, tornarvi è una rivoluzione, è un passo in avanti, è modernità. Infatti il sapore di Ramones era sospeso tra primitivismo rock and roll e proiezione verso il futuro. Nessuno come questi quattro giovanotti ha richiamato le atmosfere semplici ed energiche del rock delle origini. Nessuno è stato capace di inventare, richiamando quelle atmosfere, una musica, il punk, che è il genere più importante dell’ultimo quarto di secolo. L’arte di Ramones è grande perché è un incrocio di passato e futuro.
Su PinkFloydItalia un post che festeggia l’inizio del nuovo tour dei Saucerful of Secrets, la band di cover early Floyd capitanato dallo stesso Nick Mason (chi meglio di lui, si potrebbe dire): Echoes Tour 2022, e quale titolo può essere più evocativo di questo?
Iniziamo dalla scenografia, totalmente cambiata, come si può vedere dalle foto, sia i disegni della batteria che lo sfondo, ma ora lo sfondo si avvarrà anche di proiezioni, per lo più immagini psichedeliche come nel periodo di Syd Barret, ma anche qualche vecchia foto o pezzi di vecchi video. L’impianto luci è fantastico, e se ne gode a pieno soprattutto nella seconda parte del concerto, durante Echoes e altre canzoni. Riguardo la musica, i nostro eroi non hanno bisogno di presentazioni e suonano alla grande, il basso di Pratt è sempre preciso e lui va in giro per il palco felice, Mr. Kemp è veramente bravo e ispirato. C’è stato anche un siparietto, non ricordo durante che canzone, in cui Mason ha iniziato a suonare e non avrebbe dovuto, al ché Pratt gli ha fatto cenno, e aspettato e diciamo “indicato” quando doveva partire per poi fare il gesto del “bacio”, siparietto carino e che, a mio parere, rispecchia l’amicizia con cui i cinque suonano e lo spirito professionale, ma goliardico, che ancora hanno. Sulla musica dicevo non si discute, si inizia con “One of these days” e poi mi fermo, perché non ricordo la scaletta e anche perché per me i concerti sono emozioni e questo me ne ha date tante, soprattutto durante Echoes nella seconda parte.
Che dire, un concerto bellissimo, completo, che consiglio a tutti i fan dei Floyd, fosse solo per ascoltare una seconda versione di Echoes (seconda per chi ha avuto la fortuna di vedere Gilmour in concerto nel tour con il compianto Wright).
È con immensa tristezza che recepisco un singolo inaspettato – e questo renderebbe la news come stupenda – dei rinati Pink Floyd, in cui sostengono l’Ucraina producendo un brano cantato da un rapper ucraino ferito in guerra, che a sua volta coverizza una canzone folk di protesta di un secolo fa; già parlando solo dell’appalto della voce – e del testo – lo sconcerto che emerge la dice lunga sul nulla che attanaglia la mente dei Floyd, Gilmour in particolare, perché Mason sappiamo che non ha mai composto granché per la band. Che dire di più? Certo, non mi aspettavo una simile sortita della band che amo, però l’unica nota che me li fa riconoscere è il solito e magistrale intervento di Gilmour, che con la sei corde davvero non ha eguali, ma in quanto a creatività, lucidità politica e senso di ciò che sono stati non possono competere coi tempi d’oro – o di carbonio, fate voi. Waters continua a tenere dritta la barra, e ha fatto bene a lasciare gli altri alla loro nullità politica e al ciclare sulle stesse cose di trent’anni fa. L’unica speranza è che a questo singolo segua qualcosa di più serio, ma si sa, la speranza…
Qui l’articolo su PinkFloydItalia, di seguito il video.
La band brianzola ODRZ ha presentato ieri alla Nazione Oscura Caotica il brano che rappresenterà la NOC all’Eurovision Song Contest di Torino, che si terrà dal 10 al 14 maggio 2022. Il brano non può essere pubblicato prima dell’inizio del festival, pena la squalifica.
Dopo l’annuncio ufficiale della loro proposta (vedi), la stampa era rimasta in sospeso dibattendosi in un animato toto-titolo, finalmente oggi svelato: “ODRZ76“.
Il 10 maggio il brano verrà reso pubblico, insieme alla cover, e dal 15 sarà venduto in copia unica tramite NFT.
Su RollingStoneItalia una bella intervista ai Placebo, Brian Molko in particolare, in cui le posizioni antiantropocentriste prendono lo spazio che gli compete e relegano noi umani in un angolo di vergogna. Un estratto:
«La natura se l’è ripresa, gli animali sono tornati», dice il cantante, seduto a gambe incrociate con una sigaretta tra le dita, la stessa aria elegante che aveva nelle foto di metà anni ’90. «E sai perché? Non ci sono esseri umani. È così che immagino il mondo tra un millennio: un pianeta dove gli animali possono nuovamente prosperare, dopo che noi uomini abbiamo fatto di tutto per distruggerlo in nome del profitto».
Temi come il disastro ecologico, la piaga del capitalismo, la disillusione nei confronti dell’umanità ricorrono nella nostra conversazione e sono al centro dell’ottavo album in studio dei Placebo, Never Let Me Go, che in copertina ha una spiaggia fatta di strani ciottoli colorati. Molko l’ha ideata dopo aver letto di una spiaggia nella California settentrionale. Per anni è stata utilizzata come discarica. Ci buttavano di tutto, dai piani cottura alle automobili, finché a fine anni ’60 non è stata pulita. Durante la bonifica, si è scoperto che il vetro era stato levigato dalle onde dell’oceano, creando il caleidoscopio di colori che oggi è sulla copertina del disco.
«È una storia bellissima sulla resilienza della natura», dice Molko. «E anche su come gli uomini cagano dove mangiano. Distruggiamo i luoghi in cui abitiamo. Siamo l’unica specie a farlo. Ma con il tempo e la nostra assenza, la natura si darà una ripulita». «Tutte le volte che mi capita di riascoltare le mie vecchie cose non riesco a non pensare a quel che avrei potuto fare meglio, per varie ragioni: lo stile di vita, l’arroganza, il distacco dalla realtà, l’idea che qualsiasi cosa facessi fosse geniale. Avevo quel tipo di spavalderia e sicurezza indotta dalle droghe negli anni ’90 e nei primi 2000», spiega. «Ora guardandomi indietro non possono che rimpiangere il fatto di non essere stato più lucido e presente». È perciò sorprendente che l’album abbia origini non verbali. Quando Molko s’è imbattuto nell’immagine della spiaggia l’ha portata a Olsdal, ed è allora che Never Let Me Go ha iniziato a prendere forma. Non come suono o concetto, ma come sensazione. Dopo averla vista, Olsdal si è sentito sollevato.
«Mi ha trasportato in uno spazio dove il tempo non esiste, dove gli esseri umani non esistono e la natura ha fatto il suo corso», spiega. «Nessuno che interferisce, nessun bagaglio, niente storia, zero problemi. Fare tabula rasa dell’ultimo album, che era stato piuttosto problematico: ecco cosa rappresentava quell’immagine». Per Molko, che soffre di depressione da cambiamento climatico ed è talmente angosciato dalla situazione politica del Regno Unito da volere riottenere la cittadinanza europea, l’immagine rappresenta anche il mondo in cui vede l’umanità. «La nostra ossessione per la ricchezza ci porterà all’estinzione», dice con un sorrisetto cinico. Aggiunge che non vuole essere preso troppo sul serio perché «abbiamo bisogno di speranza». Ma comunque sogna di fare come Lord Lucan e scomparire, un po’ come il protagonista di Went Missing.
Un omaggio a Valerio Evangelisti. Glielo devo perché, a prescindere dal discorso umano, dalla persona che conoscevo poco, era nella lista dei più grandi autori che abbia mai letto, insieme a un gigante che risponde al nome di Bruce Sterling e con altri scrittori non più, Shirley Jackson e Algernon Blackwood. Valerio ha lasciato dietro […]
Su Lankenauta la recensione di Ettore Fobo a Chthulupunk, lavoro recente – a metà strada tra narrativa quantica, saggio e autobiografia, senza che sia davvero nulla di tutto ciò – di Lukha B. Kremo uscito nella colla non-aligned objects, da me curata per i tipi di DelosDigital. Vi lascio a un estratto: Si tenta la via […]
Il tempo degli NFT pare essere in espansione incontrollata. Anche Liquid Sky – l’agenzia di Mario Gazzola, Walter L’Assainato e Roberta Guardascione – ha imboccato la via di questa forma d’arte esclusiva che, in soldoni, rende unico un PDF, o una GIF, o qualche altro formato espressivo e artistico usando la blockchain, l’algoritmo alla base […]
Vi segnalo la registrazione della chiacchierata che ho avuto ieri sera con gli amici della Dimora, associazione ludico e culturale con cui ho avuto il piacere di interagire su temi assai particolari, a me molto cari. Ringrazio davvero tanto loro e chi è stato ad ascoltarmi per quella che, dal mio punto di vista, è […]
Questa sera alle 19.00, grazie agli amici dell’associazione ludica e culturale “La Dimora”, sarò ospite di una chiacchierata – qui l’evento su FaceBook – in cui si parlerà di indeterminazioni quantiche annegate in flussi psichici di olografie imperiali. Tenetevi forte 🙂Ci vediamo lì?
[Letto su KippleBlog] “Hai trovato orgasmi nel collettore quantico?” è la raccolta di racconti di sesso quantico pubblicata da Kipple Officina Libraria nel 2016, nella collana Avatar. Il volume – curato dai due Premio Urania Lukha B. Kremo e Sandro Battisti, autore anche della prefazione – è stato ristampato dopo la censura di Amazon, sempre […]
Su Fantascienza.com la segnalazione della terza uscita della collana in ebook non-aligned objects, da me curata per DelosDigital; Lukha B. Kremo ha scritto Chthulupunk, testo in parte saggio, in parte racconto, in parte autobiografia. La quarta: Tracciando una biografia più o meno romanzata, Lukha B. Kremo spazia a cavallo tra Filosofia, analisi socioeconomi […]
[Letto su KippleBlog] Esce per la collana SpinOff, dedicata al mondo dell’Impero Connettivo, il nuovo romanzo di Marco Milani e Sandro Battisti: L’ologramma sommariano. Il volume è disponibile in ebook su www.kipple.it e nei principali store online. Perché l’imperatore nephilim Totka_II ha nascosto al suo plenipotenziario postumano Sillax gli eventi accaduti […]
"L'unico uccello che osa beccare un'aquila è il corvo. Si siede sulla schiena e ne morde il collo. Tuttavia l'aquila non risponde, nè lotta con il corvo, non spreca tempo nè energia. Semplicemente apre le sue ali e inizia ad alzarsi piu'in alto nei cieli. Piu' alto è il volo, piu' è difficile respirare per il corvo che cade per mancanza di ossigeno".
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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.
“Siamo l’esperimento di controllo, il pianeta cui nessuno si è interessato, il luogo dove nessuno è mai intervenuto. Un mondo di calibratura decaduto. (…) La Terra è un argomento di lezione per gli apprendisti dei.” Carl Sagan