Sei nella sede deputata alla tua eminenza psichica, dovresti o vorresti, potresti o sapresti, ma quanto di quel che vedi ora sarà il collasso avvenuto sotto i tuoi occhi?
A cura di Barbara Anderson, sul blog LesFleursDuMal è stato recensito L’Impero restaurato, romanzo con cui vinsi il Premio Urania 2014 e recentemente edito in digitale da DelosDigital e in cartaceo da La nuova carne. Ecco grandi stralci della recensione:
“Non a caso questo romanzo ha vinto il Premio Urania.
Spettacolare opera”.
Sandro Battisti, con il suo Impero narrativo, estrapola tutte le mie riflessioni e me le serve su un piatto d’argento con la sua fantasia, la sua cultura in ambito storico, scientifico, ma anche umano e mescola tutti i pezzi, lanciandoli in aria, facendoli ricadere sul tavolo delle possibilità; mostrandomi non una risposta alle mie domande ma infinite: l’ordine del caos.
Ma voi direte che il caos non ha un ordine, che nel mondo umano tempo, spazio, presente, passato e futuro, sono elementi stabili, regolari, e invece no, non lo sono non nel mondo connettivo e sicuramente sono convinta nemmeno nel mondo umano. L’Impero connettivo che ci mostra Battisti ha alle basi la teoria del connettivismo, nella quale tutto è collegato, unito come un cerchio che collega lo spazio, il tempo, le persone, i luoghi, le menti umane e l’autore applica il connettivismo anche alla Storia, all’esplorazione del cosmo, alla fisica, alla prosa ricercata, persino all’erotismo. Sì, perché anche l’eros coinvolge, collega, connette, trasmette, comunica con un altro individuo non solo attraverso il contatto fisico ma anche quello mentale.
Ho inoltrato questa richiesta di aiuto a Mariano Equizzi perché mi sono accorto, grazie ad alcuni suggerimenti, che “Il Kaso Kremo” è ancora in fase di sviluppo;questo link è una ricostruzione dell’impianto di cui si parla nel mio videoappello.
Nel costellare i luoghi di eventi non comprendi che le parole assumono il ruolo di catalizzatore, e che i tuoi sensi vengono ricalibrati dal risultato mutato dall’osservatore.
Sul blog di Giovanni De Matteo una corposa riflessione sulla natura del reale vista con le lenti del Buddismo e di Carlo Rovelli, che sembrano convergere completamente; in messo altre valutazioni, assai interessanti anch’esse, che portano tutte all’ultimo lavoro di Francesco D’Isa: Sunyata. Vi lascio alle notazioni di Giovanni.
Śūnyatā, ovvero “vacuità” in sanscrito, è un concetto che nella dottrina buddhista indica una condizione ontologica su cui si fondano diverse scuole di pensiero, non ultima quella del monaco Nāgārjuna, per il quale tutti i fenomeni (dharma) sarebbero privi di identità e niente possiederebbe una natura indipendente. Ulteriormente estesa, la dottrina del Śūnyatā afferma che la realtà non è dotata di esistenza intrinseca, ma sorge solo da una “originazione interdipendente”, in cui ogni entità esiste solo in relazione alle altre e ogni cosa esiste solo nell’interconnessione con tutto il resto. In altre parole, tutto è connesso con tutto, un approccio sostenuto anche da Carlo Rovelli nell’interpretazione relazionale della meccanica quantistica che ha contribuito a formulare ormai trent’anni fa e a sostenere per tutto questo tempo. È (anche) intorno a questa idea che si sviluppa, al di là delle intenzioni stesse del suo autore, il volume omonimo dato alle stampe da Eris Edizioni, che ha cominciato a far discutere molti addetti ai lavori e appassionati (si legga per esempio qui e qui) ancora prima della sua uscita. Un graphic novel che è allo stesso tempo un’opera d’arte concettuale e un conte philosophique, un organismo ibrido e sintetico che si propone di esplorare le nuove frontiere dell’intelligenza artificiale generativa (AGI), inserendosi nella maniera più intelligente ed efficace possibile nel dibattito sul ruolo delle AI nell’industria culturale, e sull’impatto dei nuovi strumenti di produzione addestrati con dataset (di dominio pubblico o meno) sui sempre più fragili equilibri di un settore già in crisi. Che poi, con attori e tecnologie diverse, è un confronto che ha conosciuto diverse stagioni, ma affonda le radici già nelle prime forme di automazione del lavoro umano. Solo che qui cominciamo a spostarci dalla dimensione fisica a quella concettuale, e il discorso si fa immensamente più articolato, complesso e interessante.
Cosa, cosa oltre le comprensioni di cui siamo capaci? Cosa esiste nel substrato mnemonico della surrealtà e su cui possiamo solo gettare un occhio fugace prima d’impazzire di frattali caotici?
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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.