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NeXT Hyper ObscureArchivio per febbraio 3, 2020
Esce per la collana Versi Guasti la silloge Numinose lapidi, di Holly Lyn Walrath | KippleBlog
[Letto su KippleBlog]
Il 2020 poetico inizia per Kipple Officina Libraria con un’opera dedicata a Holly Lyn Walrath la quale, con Numinose lapidi, ci rende intimamente partecipi della sua personale forma di sacralità poetica, costruita con una magnifica iconografia fiabesca.
Alex Tonelli ci guida nelle sue note introduttive alla lettura della poetessa; le poesie sono state tradotte da Marco Raimondo e la fotografia di copertina è opera di Claudia Bouvier.
Dall’introduzione
Questo diciassettesimo volume di VersiGuasti è dedicato alla poesia di Holly Lyn Walrath, giovane autrice texana di Houston.
La forma espressiva usata da Holly Lyn Walrath è presa in prestito dalla poesia tradizionale malese, i pantoum, ovvero poemi in forma fissa composti da una serie di quartine in cui il secondo e il quarto verso di una strofa sono ripresi dal primo e dal terzo alla successiva strofa, mentre l’ultimo versetto del poema riprende in linea di principio il verso originale.
Non è casuale questa scelta, né frutto di un artificio retorico o stilistico: Walrath cerca, tramite l’effetto ricorsivo indotto dal pantoum, con la sua lenta ripetizione, di creare un tempo della poesia che sia lontano e differente dal tempo della comune realtà. È un procedere ritmato, incantato, che sprofonda il lettore in una dimensione fiabesca in cui le regole comuni della percezione e del sentire appaiono distorte, come riflesse da uno specchio deformato.
È un incantesimo sonoro che diventa la chiave magica attraverso cui la poetessa accede (e fa accedere il lettore) al bosco magico, il luogo perfetto delle fiabe dove la logica si disgrega in favore di connessioni surreali e impossibili.
È in questa realtà densa, farraginosa, e a tratti persino lisergica, che la poetessa erige 16 numinose lapidi.
“Numinose” è l’aggettivo che Walrath ha decisamente voluto per il titolo di questa raccolta, una parola italiana desueta il cui significato è ben raccontato dalla Treccani anche nelle sue origini storiche: “termine coniato dal teologo tedesco Rudolf Otto (nella sua opera Das Heilige, «Il Sacro», 1917) e da lui introdotto nella filosofia e nella storia delle religioni per indicare l’esperienza peculiare, extra-razionale, di una presenza invisibile, maestosa, potente, che ispira terrore e attira: tale esperienza costituirebbe l’elemento essenziale del «sacro» e la fonte di ogni atteggiamento religioso dell’umanità”.
La quarta
Le lapidi che Holly Lyn Walrath costruisce poeticamente sono intrise di una presenza sacrale, potente e maestosa che attira e terrorizza. Sono pietre tombali sacre che servono alla poetessa per celebrare, piangere, urlare e, infine, accettare la morte.
L’autrice
La poesia e la narrativa breve di Holly Lyn Walrath è già apparsa su Strange Horizons, Fireside Fiction, Daily Science Fiction, Luna Station Quarterly, Liminality, Analog e altrove. È l’autrice di “Glimmerglass Girl” (Finishing Line press, 2018) vincitore dell’Elgin Award, premio al miglior libro tascabile di genere fantastico. Ha conseguito un Dottorato in Lettere d’Inglese all’Università del Texas e un Master in Scrittura Creativa all’Università di Denver.
Vive a Houston, in Texas, ad appena cinque minuti dalla NASA. Condivide la propria casa con due gattini, Panda e Cleo, e con due cagnolini adottati, Rey and Phasma. Il suo sito web è: www.hlwalrath.com.
Il traduttore
Marco Raimondo nasce nel 1988 in provincia di Torino, dove vive una vita anonima e caratterizzata da una grave disabilità fisica, la sua condizione si ripercuoterà sulla possibilità di portare ufficialmente a termine i suoi studi, sia in Lettere che in Ingegneria Biomedica, mentre invece in autonomia si dedica allo studio della Linguistica, cosa che si riflette nella sua produzione poetica, dove si mischia al suo background scientifico.
La sua sensibilità intellettuale prende forma attraverso la sua condizione fisica, sviluppando una comprensione della sofferenza dei viventi che si riflette nella sua visione del mondo.
Intellettualmente si muove lungo i confini di territori opposti: tra natura e tecnologia, tra logica scientifica e spiritualità, fortemente affascinato dalle contraddizioni dell’umano.
Grazie alle possibilità offerte dal web ha potuto approfondire la conoscenza della lingua inglese, attraverso un’immersione nella lingua parlata. Ha così potuto approcciarsi alla letteratura e poesia Anglosassone nella sua forma originale. Ha così intrapreso l’attività di traduzione amatoriale delle opere di poeti moderni e contemporanei mai pubblicati nella traduzione italiana.
Per la Kipple ha pubblicato la raccolta di poesia edita nel volume sesto di VersiGuasti dal titolo DNAbyss e ha tradotto il volume quattordici, Decadere nell’Eterno, riscoprendo per il pubblico italiano tre poeti e perle del Decadentismo.
La fotografa
Nata a Siracusa nel 1989, Claudia Calderone – alias Claudia Bouvier – inizia la sua carriera di fotografa-documentarista nel 2016, i suoi lavori includono reportage fotografici sulle manifestazioni per i diritti umani svoltesi a Trieste, Udine, Parigi e Londra.
Nel 2017 ha collaborato con il Centro per la Democrazia e la Riconciliazione nell’Europa Sud-Orientale, durante il Summit per i Balcani Occidentali a Trieste.
Nel 2019 una delle sue fotografie è stata scelta per The Immigrantopolis Project, un’esposizione collettiva organizzata dall’associazione culturale dotART, attraverso la piattaforma Exhibit Around, insieme al Dipartimento di Sociologia dell’Università di Cultura Pedagogica di Cracovia, Polonia.
Esposizioni e proiezioni: “Le vie delle Foto” a Trieste, 2017; Casa Internazionale delle Donne a Trieste, 2018; Biennale Donna, Trieste, 2019; The Immigrantopolis Project, Cracovia, Polonia, 2019.
La collana VersiGuasti
VersiGuasti è la collana di Kipple Officina Libraria diretta da Alex Tonelli interamente dedicata alla poesia e alla letteratura lirica in versione digitale, alla costante ricerca di connessioni e poetiche appartenenti al Connettivismo e non solo.
Holly Lyn Walrath, Numinose lapidi
Introduzione: Alex Tonelli
Traduzione: Marco Raimondo
Fotografia di copertina: Claudia Bouvier
Kipple Officina Libraria – Collana Versi Guasti – Pag. 39 – 0.95€
Formato ePub e Mobi – ISBN 978-88-32179-23-1
Link:
- su Kipple Officina Libraria: https://bit.ly/2OlfIWm
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La strada perduta per lo spazio interiore | L’INDISCRETO
Su L’indiscreto un articolo che ripercorre intensamente l’opera di J.G. Ballard, il suo innerspace e il senso che oggi se ne può dare. Un estratto:
Il rinnovato interesse per l’opera di J.G. Ballard seguito alla pubblicazione in Italia di Ballardismo applicato di Simon Sellars (NOT, 2019) può essere facilmente spiegato con quanto scritto da Simon Reynolds: Ballard, soprattutto quello degli anni Settanta (quello, cioè, dei lavori che seguono il grande spartiacque costituito dalla Mostra delle atrocità del 1969) è stato un profeta dei nostri tempi ossessionati dal controllo, in cui la distinzione tra umano e macchina è diventata tanto sottile da essersi persa e il soggetto alienato è sempre sul punto di scatenare una violenza apocalittica. Nel suo libro, Sellars esplora ampiamente questi aspetti della poetica ballardiana e lo fa con una miscela unica di drug memoir alla Burroughs, theory-fiction e scrittura di viaggio allucinata che lo rendono uno dei testi più originali pubblicati in Italia nel 2019.
C’è però un tema su cui il libro di Sellars continua a tornare, sia nella forma che nel contenuto, e che si colloca in maniera più problematica nel quadro della nostra ipermodernità: il fatto che al centro della poetica di Ballard ci fosse una dimensione, quella dell’“inner space”, lo “spazio interiore”, che con i nostri tempi estroversi sembra aver poco a che vedere. Possiamo facilmente riconoscere il carattere profetico di Ballard quando parliamo di ibridazione cyborg tra uomo e macchina o di estremizzazione radicale delle logiche tardocapitaliste (c’è una parola che Sellars non pronuncia mai, ma a cui allude sempre e che non stonerebbe nel contesto del suo libro, e quella parola è “accelerazionismo”) ma faremmo sicuramente più difficoltà a definire “profetico” il Ballard surrealista per cui il mondo inconscio è l’unico che conta e il desiderio ne è, freudianamente, il motore. Questo perché storici, filosofi e psicologi non fanno altro che ripeterci che la nostra epoca crede sempre meno nell’idea di inconscio e, forse di conseguenza, è sempre più a disagio con il problema del desiderio.
Charles Pennequin – Dictaphones | Neural
[Letto su Neural]
Provenienti da un copioso archivio di mini-cassette, in Dictaphones di Charles Pennequin sono raccolte registrazioni di letture, monologhi, voci ed esperimenti vari di poesia sonora, materiali spesso anche inediti che sono stati accuratamente conservati per più di due decadi. Il poeta, scrittore e interprete transalpino – nato nel 1965 a Cambrai – non è certo artista che passa inosservato nelle sue singolari espressioni vocali, capace d’un fluire di testi che è inglobato in una recitazione assai metamorfica, piuttosto anarchica e passionale. Gli antecedenti d’un simile approccio possono essere fatti risalire al dada e a tutta la scienza combinatoria di sensi e letteratura che dai surrealisti arriva ai flussi di coscienza degli anni cinquanta e sessanta. Il popolare e il dotto, tuttavia, si riconciliano in queste registrazioni, grazie ad un rimestamento scenico che è tipico più delle post-avanguardie che delle avanguardie storiche, inventando una politica del linguaggio che è stata urgente e necessaria nell’evolversi delle scene sound poetry. Si parla con la gola verrebbe da dire e Pennequin non ha filtri, è un fiume in piena, è un assoluto talento interpretativo che macina tutto, anche errori, lacune, teorie e impulsi non ancora bene sedimentati. L’uscita, che è un’edizione limitata di soli 200 esemplari, si deve al Fondo Regionale di Arte Contemporanea (FRAC) della Franca Contea, un’istituzione che organizza regolarmente incontri con artisti, sessioni video, conferenze, spettacoli serali e concerti, nell’intento di costruire una propria collezione, diffonderla tra il pubblico più diversificato, promuovendo forme di consapevolezza sulle progettualità delle scene contemporanee. Non aspettatevi un gran lavorio musicale sottostante alle vocalità improvvisative, non è quello il centro della ricerca per Pennequin, seppure il centellinato rimestio sonoro sia sempre puntuale e funzionalmente gestito o estemporaneo, che al fine di questo tipo di sperimentazioni è comunque coerente. Quello che rimane impresso in questa carrellata di reperti è una prorompente personalità che mescola metafisica, morte, vita e amore, scrittura e discorso, poesia e rivolta, agitando un aplomb volutamente âgée, ricercato e dissidente.