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NeXT Hyper ObscureArchivio per settembre 26, 2023
Occidente e Oriente. Una lunga storia di suddivisione del potere – TRIBUNUS
Su Tribunus un interessante post sulla suddivisione dell’imperium romano tra Occidente e Oriente, nel corso dei secoli, prima e dopo il periodo canonico in cui vigeva fortemente questa divisione; un corposo estratto:
Secondo la solita vulgata che spesso ancora è raccontata, alla morte di Teodosio nel 395 l’impero fu diviso in due, Occidente e Oriente, e queste due metà non sarebbero mai tornate assieme. Ora, a parte ribadire l’ovvio (l’impero rimase sempre e comunque uno, e il potere imperiale fu anche spartito tra più di due persone), c’è anche da considerare che in realtà la “suddivisione” tutta amministrativa, o per sfere di dominio, in Occidente e Oriente (ma non solo), ha una Storia molto più lunga. Sia prima del famoso 395, che dopo il 476-480.
Il viaggio in questo tema parte da lontano, addirittura da prima dell’impero.A onor del vero, poco prima. È infatti il 40 a.C.. Dopo la guerra civile nota come “guerra di Perugia”, il Secondo Triumvirato si spartisce per zone di potere e influenza il territorio romano con il trattato di Brindisi. I due contraenti principali, cioè Ottaviano e Antonio, si spartiscono i domini romani proprio nelle due sfere Occidente-Oriente che bene o male già delineano quelle future (Lepido avrà l’Africa, ma pochi anni dopo anche questa finirà sotto il diretto controllo di Ottaviano).
Facciamo un bel balzo in avanti. Siamo nel 162 d.C., e per la prima volta nella sua Storia l’𝘪𝘮𝘱𝘦𝘳𝘪𝘶𝘮 è diviso tra due imperatori: Marco Aurelio e Lucio Vero. Ora, è vero che nel loro caso non c’è una suddivisione delle aree di governo, ma che Lucio Vero sarà mandato in Oriente solo per le campagne partiche del 162-166 (tant’è che tornerà a Roma e vi morirà). Ma non vi è dubbio sul fatto che sia ben delineata quella che, al di là delle differenze linguistiche, è una necessità, nell’identificare due grandi parti dell’impero: uno stesso Stato, che si trova ad affrontare, per la sua stessa vastità, problemi diversi su fronti diversi. Fronti che, di conseguenza, necessitano di una divisione del potere perché siano gestiti al meglio.
Questa necessità sarà delineata ancora meglio circa un secolo dopo, con il governo congiunto di Gallieno e Valeriano – governeranno assieme dal 253 al 260. Gallieno fu depositario del potere in Occidente, e quando il padre fu catturato dai Sasanidi, fu evidente che un imperatore solo non bastava.
Di Diocleziano e del successivo IV secolo non c’è bisogno che vi dica. Un periodo che, nonostante ci siano stati imperatori che bene o male hanno provato a governare da soli per periodi più o meno lunghi (Costantino, Giuliano, per tempo in realtà brevissimo Teodosio), e nonostante l’𝘪𝘮𝘱𝘦𝘳𝘪𝘶𝘮 sia stato diviso tra ben più di due persone, vede solida la ripartizione amministrativa più grande in Oriente e Occidente.
La parola d’ordine è “dividi e delega”. E anche dopo che quelli noi consideriamo l’Occidente con la O maiuscola è perduto, la ripartizione è tutto sommato ancora ben chiara e usata nella testa dei Romani.
Parti del gioco
Non potrebbe esistere altro che la percezione istrionica del tuo essere, se solo non esistessero anche altre istanze in cui tu sei soltanto un’infinitesima parte del gioco.
Il tempio interiore
Costruire interiormente la nuova struttura narrativa, per rendere evidente a se stessi cosa si muove nel proprio tempio interiore.
Dieselpunk, un ponte tra Catania e Providence | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione di Dieselpunk, una coproduzione di racconti di Paul Di Filippo e Claudio Chillemi uscita per DelosDigital; ma cosa c’è dentro, perché dieselpunk?
Il Dieselpunk è un sottogenere della fantascienza che combina l’estetica della tecnologia basata sul motore diesel del periodo tra le due guerre mondiali e gli anni 50 con una tecnologia retro-futurista e sensibilità post-moderne. Una definizione che ben comprende i quattro racconti di questa antologia italo-americana, o ancora meglio siculo-providenciana, sia per l’ambientazione siciliana di alcune storie che per quel profumo di lovecraftianità di altre. E non poteva essere altrimenti quando a incontrarsi sono uno scrittore di fantascienza di Catania e uno di Providence, Rhode Island. Dice Salvatore Deodato, autore della traduzione e della postfazione: «Sono racconti leggeri, che volutamente non si prendono molto sul serio, ma che nascondono argutamente tematiche di spessore che emergono repentine tra le righe per poi tornare a celarsi al loro interno, dopo aver colpito e segnato la mente del lettore in modo spesso intangibile, ma non per questo meno efficace.»