Su AxisMundi un lungo articolo che analizza il film “Stati di allucinazione”, di Ken Russell, in cui il protagonista era William Hurt, recentemente scomparso. Vi lascio a un estratto che chiarisce bene verso quale parte si è indagato:
Ispirato alla vita del ricercatore e psichiatra statunitense John Lillly, Altered States racconta la storia del professore di medicina Eddie Jessup (William Hurt), che insieme al collega e amico Arthur conduce alcuni esperimenti sugli stati alterati di coscienza usando una vasca di deprivazione sensoriale, ovvero un ambiente isolato che gli permetta di ottenere la completa assenza di percezioni esterne: isolando ogni elemento di distrazione Eddie intende compiere un viaggio esplorativo negli abissi della propria coscienza e del proprio traumatico passato. Nel frattempo, durante una festa a casa da Arthur, quest’ultimo gli presenta Emily (Blair Brown), una studiosa di medicina molto rinomata nel suo ambiente che diventerà, dopo qualche resistenza iniziale, sua moglie. Eddie però è troppo preso dalle sue ricerche e, dopo due anni di matrimonio e altrettanti figli, i due si separano. Nel frattempo Eddie incontra un altro collega che lo invita a prendere parte alle sue ricerche in Messico, dove da qualche anno ha iniziato a studiare a livello scientifico l’utilizzo di alcuni funghi allucinogeni da parte degli sciamani della zona, discendenti dagli antichi Toltechi, i quali si dicono convinti che tale utilizzo possa conferire agli assuntori la capacità di perlustrare a fondo la propria coscienza e di scandagliare una sorta di memoria ancestrale collettiva. Partito alla volta delle giungle mesoamericane, Eddie prova sulla sua pelle l’esperienza psichedelica e la sua vita cambia per sempre. Una volta ritornato in patria, entusiasta dell’esperienza occorsagli, continua i suoi esperimenti assumendo la droga all’interno della vasca di deprivazione sensoriale, spinto dalla convinzione che gli atomi di ogni singolo essere umano abbiano in realtà milioni di anni e che ogni singolo individuo abbia insita dentro la propria coscienza l’intera storia ancestrale del cosmo, dal Big Bang ad oggi.
Questi esperimenti tuttavia si spingono troppo oltre e durante uno di questi qualcosa va storto: Eddie viene estratto esanime nella vasca di deprivazione sensoriale da Arthur e per quattro ore, a causa di un’improvvisa afasia, non riesce a pronunciare una singola parola. Le lastre dimostreranno poi che per la durata dell’esperimento la sua struttura genetica era mutata momentaneamente — precisamente aveva sviluppato in modo inspiegabile una sacca laringea, atavismo tipico dei primati. I suoi colleghi pensano che qualcosa di terribile si stia manifestando e fanno di tutto per porre fine agli esperimenti, ma Eddie prosegue imperterrito le sue ricerche nottetempo per aggirare i loro controlli. Durante l’ennesimo esperimento si trasforma addirittura in un primate e, dopo aver ucciso una capra e una guardia notturna dello zoo cittadino, si addormenta in una gabbia per poi risvegliarsi nudo e con pochi confusi ricordi la mattina successiva. È chiaro a tutti che Eddie si è spinto troppo oltre e che, continuando i suoi esperimenti, rischia di mettere in serio pericolo la sua stessa vita. Nel mezzo dell’ennesimo esperimento egli si trasfigura addirittura nella “materia prima” del cosmo, cioè nel cosiddetto protoplasma, sperimentando traumaticamente una completa disintegrazione della propria individualità: in una visione totalizzante e terrifica egli vede il Caos supremo — e terribile nella sua abnormità — dell’universo al momento iniziale del Big Bang e capta un grido di disperazione proveniente dagli abissi cosmici che gli fa comprendere come solo l’amore possa dare un senso a una realtà altrimenti vacua e priva di significato. Il film si conclude con l’immagine di Eddie e la moglie Emily riappacificati e uniti in un abbraccio cosmico.
Ambientato nel 1967 — l’anno della deflagrazione sociale delle droghe psichedeliche in America e ispirato oltre che alla vita del già nominato ricercatore John Lilly anche agli esperimenti di quell’inner circle guidato da Timothy Leary — Altered States pone l’attenzione sull’esperienza psichedelica vista da entrambe le facce della sua medaglia: ora un mezzo per conoscere sé stessi attraverso la scoperta di (e l’accesso in) un ulteriore piano di coscienza, ora come un periglioso viaggio che può condurre lo sperimentatore eccessivamente tracotante alla distruzione psicofisica.
Le visioni relative alla creazione dell’universo, palesemente ispirate alle allucinogene sequenze spaziali di 2001: A Space Odyssey(Stanley Kubrick, 1968) sono a dir poco spettacolari e valgono da sole la visione del film. Ken Russell, facendole deflagrare all’interno della mente del suo protagonista, intende mostrarci come egli, al limite dei suoi esperimenti, da una parte riesca a captare la totalità e l’Anima onnicomprensiva dell’intero Kosmos, ma contemporaneamente dall’altra diventi la vittima di un bombardamento caotico di immagini che gli mostrano senza possibiltà di smentita il Caos che regge l’universo fin dal suo primo istante di vita, rendendolo in tal modo conscio dell’inutilità e della mancanza di senso della vita di ogni essere umano singolarmente considerato.
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