Sulla NuovaCarne una recensione di Nicola Brizio a “Non tutti certo moriremo”, recente fatica di Alessandro Forlani che, autore superlativo com’è, non pensavo potesse scrivere qualcosa di mediocre. Vi lascio a uno stralcio:
Parlare di Non tutti certo moriremo, il nuovo romanzo di Alessandro Forlani è complicato per due motivi. Il primo è che è molto bello e da sempre recensire i libri belli è più complicato rispetto a recensire i libri brutti. Il secondo è che la trama è strutturata in maniera così magnificamente articolata che diventa difficile raccontarla dall’inizio alla fine. Anche perché definire il concetto di inizio e di fine di Non tutti certo moriremo risulta pressoché impossibile dal momento che i capitoli, pur presentati in un determinato ordine, possono essere letti nella sequenza che più ci aggrada, rivelando di volta in volta nuovi significati e prospettive inedite.
L’esercizio di stile di un autore che conosce il mezzo e sa come muoverlo, potrebbe obbiettare qualcuno. E invece no, perché lo sfasamento temporale, il senso di confusione che di tanto in tanto assale il lettore, il seme di un capitolo che germoglia, quasi impercettibilmente, in quello successivo sono sempre elementi funzionali alla narrazione. Ci si sente spaesati, di tanto in tanto. Si ha l’impressione di essere persi al centro di un crocevia di sentieri sconosciuti.
Può spaventarci? Può, certamente, ma non dovrebbe perché in fondo non è nient’altro rispetto a ciò che ci accade ogni volta che osserviamo gli uomini e le cose del mondo. A ben guardare tutta la letteratura, dopo immense piroette, confluisce nell’unico grande obbiettivo di raccontare le faccende della vita e della morte. Per farlo Forlani sceglie, tra gli altri, due mezzi che da sempre sono compagni di viaggio dell’uomo nella storia: la guerra e la poesia.
La guerra c’è e non c’è, nel romanzo è uno sfondo immutabile che ora si acutizza e ora latita pur restando nella percezione dei personaggi. È una guerra inedita quella di Forlani, combattuta da fazioni oggi improbabili, ma domani chissà.
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