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Il Connettivismo della trascendenza erotica – BIBBIA D’ASFALTO


Su BibbiaAsfalto è uscita una bella recensione di Ettore Fobo a Quantorgasmi liminali, il librettino che ho scritto e pubblicato sotto l’egida della label HyperHouse. Vi incollo tutta la splendida cavalcata di Ettore, cui va la mia gratitudine eterna…

Sandro Battisti è ormai noto per essere uno scrittore poliedrico, del resto non poteva essere diverso, essendo egli fra i fondatori del Movimento di Avanguardia letteraria del Connettivismo. Non è chiaramente un dettaglio da poco, perché questo libricino dall’originale titolo di ”Quantorgasmi liminali” è del Movimento un’espressione evidente. Qualcosa esplode in qualche anfratto psichico, in qualche putiferio della carne o in una lontana galassia, non importa, essendo saltata, come ha mostrato la fisica contemporanea,  ogni idea di dove e quando;  tutto è un vortice di frammenti,  legati da misteriosi entanglement,  all’artefice tocca  riconoscersi solo un testimone di questi eventi e la sua opera è traccia di questo enigma insolubile,  che in certi momenti  sembra di matrice gnostica. Il procedimento di deterritorializzazione, di cui hanno scritto Deleuze e Guattari,  avviene, infatti,  su scala psicocosmica. È al frana del soggetto- Io- Dio-  Mondo che ha fatto esplodere  Nietzsche . È come ha visto Baudrillard la fine del Mondo come Volontà e Rappresentazione. Sono eoni condensati nell’attimo della loro dissoluzione. Ere psichiche che galleggiano sulla superficie di un mare sconfinato le cui profondità sono ignote. Ecco affiorare da questo mare  delle domande:  dove siamo,  cosa è il corpo? Siamo sicuri davvero che dobbiamo gestirlo come un’azienda in perdita secca? E in ogni caso noi chi siamo? Siamo, tanto per cominciare? Oppure sotto i nostri occhi di soggetti immaginari si compie soltanto la proiezione cosmica di un ologramma insensato, che solo ripete alle nostre orecchie il suo mantra ossessivo, “Ogni piacere vuole profonda, profonda eternità. “Inquietante? Sì,  inquietante come ogni vita profondamente vissuta.

“È il contrasto che dispone alla riflessione, vive in distese di solipsismi animali degradanti in carnesperma; al resistervi trovi risposte alle tue ideologie, mappe per paranoie e materiale per voli ormoquantici. “

Di Sandro Battisti conosciamo l’accurata perizia, financo ossessiva, dei suoi romanzi di fantascienza, costruiti fra continui rimandi fra impero bizantino e scenari postumani, salutiamo la sua pietrificata scrittura come una delle più intense del Movimento,  da lui fondato insieme a Marco Milani e Giovanni De Matteo; abbiamo assistito,  da partecipanti  attivi della cosiddetta blogosfera,  alla germinazione di quelle schegge fulminate,  che fu il suo Blog, Cybergoth, in cui affilò le tecniche di una scrittura sperimentale, di ricerca; riconosciamo in lui il poeta de “Il sentiero dello sciamano” (Kipple Officina Libraria, 2020), poema in cui il titanico desiderio di sperimentare un Oltre- tensione tipicamente connettivista,  come già decodificato da Alex Tonelli –  si materializza in versi di rara potenza che definirei esperienziale, come se il poeta rivendicasse una sua, perdutamente esatta,   iniziazione sciamanica da ricalcolare secondo le moderne conoscenze della fisica quantistica. Non illudetevi, non siate banali, non si tratta della solita brodaglia newage, si tratta di intendere la letteratura come processo produttivo di metamorfosi, come traccia di un’esplosione cosmica, mettiamo di una supernova, come luogo in cui far cozzare il metafisico con la carnalità più dirompente, direi squarciata dal suo grido  incalcolabile, come hanno visto Artaud e Bernard NoËl, poeti all’apparenza  molto distanti da Battisti ma chissà le vie della risonanza creativa sono infinite.

Sostanzialmente la scrittura qui  è intesa, sempre sulla scia di Deleuze, come fabbrica multisensoriale, multisessuale, panica,  perché attraverso tutta l’opera di Sandro Battisti si irradia una nausea per l’umano, per il metafisico, per il dualismo mente-corpo, entità che egli cerca di disattivare con i suo lampi gnomici a volte sfocati dai manierismi da scrittore di fantascienza, quale Battisti è, fieramente, direi.
Non apro il capitolo della  ricezione della fantascienza  Italia, paese funestato dall’idea crociana che la vera letteratura sia quella realistica, idea che ha definitivamente affossato in Italia ogni immaginazione realmente creativa. Poi la concezione socialista di realismo appiattito sulla dimensione socioeconomica  si è imposta come definitiva mazzata finale alla povera letteratura tramortita. Ovviamente non poteva essere che il “politicamente corretto” ad accanirsi e dilaniare il suo cadavere. Ecco cosa mi ispira la lettura di questo fragile libricino (uno spillato di poche pagine) a cui  si legano le campane tibetane di Stefano Bertoli,  per accedere alle quali è presente  un barcord stampato sul retro della copertina e infine le misteriose illustrazioni di Julian Faylona in cui domina il colore rosso.

“I cerchi si susseguono senza soluzione di continuità, non circostanziano ma inglobano, mostrano l’infinito regno del caos. Schiocchi l’anima intricata, la psiche, i gineprai e le dimensioni.”

Multisensoriale, polifonico, multidisciplinare nel senso che tutto è precipitato chimico di svariate essenze, musicali, visive, sonore, Sandro  Battisti esplora e insegue  una letteratura de- genere nell’etimo. Sono aforismi, frammenti di prose, apoftegmi, labirinti poetici, enigmi? Che razza di letteratura è questa? Direbbe la casalinga di Voghera. E bisogna stare attenti perché la casalinga di Voghera oggi ha tre lauree e potrebbe chiamare la Polizia o la Neuro. Stupefacente pensare che l’approdo al de- genere arrivi da uno scrittore che nasce nella nicchia dei generi, la fantascienza in questo caso. È il Connettivismo. Chapeau.

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