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“Metamorfosi di primavera” è il racconto vincitore del nostro Contest | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine il racconto Metamorfosi di primavera, di Filippo Santaniello, vincitore del Contest di Primavera, concorso indetto proprio da HorrorMagazine. Vi lascio all’incipit, che ha dell’inquietante limitaneo all’orrorre.
Io e Nadia giungemmo alla conclusione che l’infestazione avesse origine al di fuori del nostro appartamento solo con l’arrivo della primavera.
Lo capimmo quando ci accorgemmo che, in un solo giorno, sul lato adesivo della trappola antitarme collocata in dispensa, si era formato un ricco ecosistema di farfalline che, per liberarsi dalla prigionia, si dibattevano così forte da lacerarsi le ali, restando tuttavia appiccicate allo strato di feromoni da cui erano attratte.
Erano camole della farina. Conclusa la metamorfosi da larve in falene, avevano volato dal loro nido alla nostra dispensa dove avevano trovato la morte tra atroci sofferenze.
L’infestazione, dunque, proveniva da fuori, e in poco tempo fummo invasi d’insetti.
Per Nadia era una buona cosa.
Era grata per l’abbondanza di ciò che, dopo l’incidente, è diventata la sua unica fonte di nutrimento.
Da quel giorno, mia moglie non è più la persona di prima. Ora si nutre solo di camole e altre specie di insetti. Ecco perché ci sembrava importante scoprire l’origine dell’infestazione: Nadia avrebbe potuto mangiare a volontà – come quando ha sminuzzato coi denti le farfalline incollate alla trappola antitarme – e io avrei protetto dai parassiti primaverili le mie scorte di pasta e carboidrati.
Per cui, avendo appurato che gli insetti non provenivano dal nostro appartamento, abbiamo collocato trappole a feromoni vicino alle porte dei nostri vicini.
La trappola con più insetti, avrebbe indicato la fonte dell’infestazione.
Questo accadeva qualche giorno fa, ma oggi, quando sono tornato a casa dal lavoro e ho letto il biglietto che Nadia mi ha lasciato in cucina, ho capito che deve aver individuato l’appartamento infestato senza di me.
Sul biglietto Nadia ha scritto in stampatello il cognome dei nostri vicini di casa, i Sistopaoli.
Non ho perso tempo…
Ant Head, il nuovo cortometraggio di David Lynch | Artribune
Un nuovo video per David Lynch che supporta così il vecchio compagno di merende musicali Angelo Badalamenti. Su ArtTribune, Ant Head.
Intelligent Guerilla Beehive, bee careful | Neural
[Letto su Neural]
Il complesso ecosistema delle api e la sua influenza sugli altri è stato più volte sottolineato dalla scienza, come le orrorifiche minacce che gli sono state portate dall’inquinamento urbano. “Intelligent Guerilla Beehive” è un alveare studiato per far sopravvivere le colonie di api in ambienti urbani particolarmente compromessi. Si tratta di un dispositivo sensibile che reagisce esternamente al possibile inquinamento dell’ambiente e internamente contribuendo a preservare lo stato di salute delle api. Lo scheletro che riproduce le forme di un alveare è infatti ricoperto da una sottile pelle fatta di materiale organico (cellulosa e chitosano) a sua volta abitato da particolari batteri che catturano le particelle inquinanti dalla peluria sul corpo dell’ape che vi si adagia, cambiando colore. Sempre sulla membrana ma verso l’interno vivono invece degli altri batteri simbiotici che contribuiscono a mantenere equilibrato il microbioma dell’alveare. La genesi di questo artefatto è complessa e minuziosa. L’artista e apicultrice Anne Marie Maes studia da tempo il comportamento di questi preziosi insetti. Questo è il terzo di una serie di lavori focalizzati sulle api nelle grandi città, mettendole al centro di un’analisi implicita delle trasformazioni in questi territori, restituendogli una visibilità e importanza dimenticata fuori dai volatili strilli mediatici. Quest’opera fa suo un meccanismo di resistenza urbana che contemporaneamente attacca i meccanismi di inquinamento e protegge lo sviluppo di forme di vita animale, con un’accuratezza e sensibilità che elegge la scienza a strumento alchemico per l’arte.