Su CarmillaOnLine una lunga analisi storica e ideologica di Carlo Modesti Pauer del momento moderno e modernissimo dell’Italia, sui riflessi politici e sociali innescati dal contesto internazionale. Un largo incipit, ma leggete pure tutto l’articolo fino in fondo:
Si discute da anni di una grave crisi della Democrazia e ancor più il dibattito è acceso da quando, attraverso la truffa elettorale ordita con una legge che trucca la realtà materiale, il governo del Paese è infine collassato negli artigli di un partitino personale di matrice neofascista, un aborto dello strappo a destra in risposta al fallimento del progetto (AN) ideato dal delfino del fascista Almirante (il quale nel 1987 aveva dichiarato “Siamo fascisti, siamo il fascismo in movimento, il fascismo non è il nostro passato ma il nostro futuro”). L’incauto segretario di AN osò sfidare (“Che fai, mi cacci?”) il potente imbonitore di Arcore – proprietario del partito “Tengo famiglia” – e per quella intimazione, divenne obiettivo delle bordate di vituperi scatenate dalla grancassa mediatica a libro paga del magnate (riferite per lo più alla vicenda di un appartamento a Montecarlo). Il programma di una “destra liberale” (sic!) naufragò sul dorso d’un “elefantino”, ammiccando al modello Repubblicano made in USA. Nulla di fatto e il tutto fu consegnato all’oblio.La base neofascista, che mai davvero aveva digerito la deriva “moderata” del segretario – omonimo di celebri tortellini in busta – si radunò in una cabina telefonica, guidata da un oscuro ex-democristiano mannaro, da un vecchio fascista collezionista di rottami del Ventennio e il consueto seguito di cascami nostalgici dell’orbace. L’astuto manipolo di residuati scippa l’incipit dell’inno nazionale e riattizzando la vecchia fiamma fonda il partito, piazzando al comando una piccola megalomane, mancata cabarettista e fanatica di romanzi fantasy, i suoi Bignami per l’avviamento alla pseudo-scienza politica. Nel volgere di dieci anni, l’orribile accozzaglia si ritrova al vertice del potere insieme ai devoti del dio Po guidati da Mr. Papeete e ai residui portaborse del defunto pregiudicato miliardario, già definito dal comico Grillo “la merda nel ventilatore”.”How the fuck did this happen?” (cit.).
Alle origini della democrazia
La distruzione del Giappone sconfitto nel suo sogno imperialista, completata con lo sterminio dei 200mila civili vaporizzati dalle atomiche di Truman, per le particolari condizioni storiche della politica e della cultura nipponica non fornì una nuova classe dirigente alla ricostruzione, tutt’altro. Come è stato notato dagli storici, le stanze del potere nel Giappone del dopoguerra si rivelano affollate di quelle stesse persone, criminali nazionalisti, che le frequentavano durante la guerra, le quali scoprirono che il loro già ben noto talento era ancora più apprezzato nel “nuovo” Giappone. Piegato e in macerie, il dissolto impero subì passivamente l’imposizione della democrazia e la dettatura della fondativa Costituzione da parte dell’occupante. Nella spartizione del Sol Levante, l’uso degli ordigni nucleari ancora tanto discusso appare invece limpido nella sua funzione: impedire un contributo essenziale dell’Armata Rossa nella vittoria. La scelta di Washington – favorita dall’improvvisa morte di Roosevelt più incline al dialogo con l’URSS – evitò con ogni probabilità la divisione del Giappone in due sfere d’influenza e quindi la creazione di una Repubblica popolare filosovietica come si ebbe in Germania. Il controllo pressoché totale del territorio fu perciò affidato al generale Douglas MacArthur, comandante in capo delle Forze alleate (ancora oggi le basi USA in Giappone sono 83 gestite da oltre 50mila soldati americani).
Se in Europa i due capi dell’Asse “Ro.Ber.To.” erano finiti uno suicida nel suo bunker e l’altro appeso a testa in giù (mentre il vile monarca responsabile del suo ingresso al potere nel 1922 aveva subdolamente abdicato guadagnandosi l’esilio dopo l’ignominiosa “fuga al sud”), nonostante le numerose sollecitazioni provenienti da più parti che reclamavano di processare Hirohito come criminale di guerra quale era, MacArthur tramò abilmente per salvare dalla forca il controverso imperatore e non solo; per le evidenti necessità della Guerra Fredda iniziata proprio con il lancio delle bombe su Hiroshima e Nagasaki, il generale rilasciò presto noti criminali di guerra di estrema destra e subito li ingaggiò, come Kishi Nobusuke che più tardi sarebbe diventato primo ministro.
In queste condizioni, MacArthur aveva ordinato al governo giapponese il compito di redigere una nuova costituzione che includesse un articolo “pacifista” di ripudio della guerra e un articolo che rendesse l’imperatore un simbolo dello stato. Quando la redazione della costituzione si concretizzò in una bozza che non conteneva nessuno dei due articoli, il generale ne prese in mano in prima persona la stesura, producendo una nuova bozza in una settimana. Il modello strutturale era quello britannico, perciò fu sostenuta la preservazione del sistema monarchico nel quale la forma democratica introdotta, permetteva un apparato istituzionale che avrebbe facilitato le politiche statunitensi di occupazione. Da allora, in effetti, il partito di destra governerà quasi ininterrottamente (da solo o in coalizioni sempre di destra) e sul Giappone in 80 anni mai davvero è “aleggiato lo spettro” del Socialismo.
In Italia, ex alleata di Germania e Giappone, la rapida sconfitta del delirio megalomane di Mussolini (Operazione Husky, luglio 1943) avrà una soluzione molto diversa esclusivamente per merito della Resistenza, organizzata dal CLN sorto all’indomani dell’8 settembre. Presieduto da Ivanoe Bonomi, il CLN – composto da azionisti, comunisti, democristiani, demolaburisti, liberali e socialisti – fu decisivo attraverso la guerriglia antifascista condotta dai partigiani per determinare l’insurrezione nazionale del 25 aprile, approdando così alla formazione del governo Parri (giugno – novembre 1945), il primo dell’Italia liberata dal nazifascismo. Sebbene l’ingerenza degli occupanti angloamericani fu durissima, ancorché addolcita dalle apparenze “amichevoli” abilmente allestite dalla propaganda alleata, sul piano costituzionale l’Italia non subirà la spregevole umiliazione imposta ai giapponesi (salvo l’art. 11, più ampie limitazioni sulla dotazione bellica offensiva) e la propria nuova Carta fondativa la scriverà autonomamente dopo aver scelto la Repubblica per via referendaria e contestualmente eletto un parlamento dotato di “potere costituente” (2 giugno 1946).
Come s’è detto per l’art. 11 imposto dai vincitori, che collocherà l’Italia nella cornice delle “tre costituzioni pacifiste” sorte dalla 2GM, c’è da ricordare un altro articolo, il famigerato n. 7, che costituirà un gravissimo vulnus alla sovranità piegando il Paese al “giogo clericale” (cit.). Tuttavia, l’architettura costituzionale, al netto delle critiche in punta di diritto, dell’ingerenza per l’art. 11 e del virus dell’art. 7, consegna alla neonata Repubblica un sistema democratico e un paradigma politico sostanzialmente aperto alle istanze del Socialismo, proprio per il contributo della rappresentanza dei due partiti di Nenni e Togliatti, insieme ai gruppi laici minori di sinistra, eletta dal “popolo sovrano” (art. 1). I principi generali, politici, sociali, culturali, economici della Costituzione, poggeranno su fondamenta di cemento armato, le quali ebbero come plinti di riferimento: il sistema elettorale proporzionale; il bicameralismo perfetto; un bilanciamento dei tre poteri garantito dal Presidente della Repubblica.
Per questo suo essere “originalmente anomala” rispetto alle costituzioni tedesca e giapponese, quella italiana fu immediatamente oggetto di preoccupazione e attenzione da parte dell’imperialismo angloamericano che la bollò presto di “cripto-comunismo”. L’anomalia italiana, come s’è detto, stava nel crollo anticipato del regime (25 luglio ’43) rispetto alla fine di Berlino (maggio ’45) e Tokyo (agosto ’45), condizione che favorì l’immediata riorganizzazione dei partiti democratici soppressi dalle “leggi fascistissime” del ’25-26.Quando si dice che l’Italia è nata dalla Resistenza e nutrita dal sangue dei Partigiani, si dice una VERITA’ inoppugnabile e significa esattamente questo: l’impegno dei patrioti italiani per impedire – come accadrà ai nostri due ex alleati – la totale ingerenza del vincitore sulla ricostruzione politica dello Stato. Perciò, dopo il fortunoso arresto mentre fuggiva verso la Svizzera con l’amante di 30 anni più giovane, il CLN-AI ordina il processo e l’immediata esecuzione del criminale di Predappio: si doveva sottrarre la preda più ambita e contesa tra i servizi britannici e statunitensi.
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