HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per febbraio 8, 2024
Michael D. Tidwell – Elysium
L’alveare dei mondi possibili stende lo spazio estremo sul Nulla senziente delle civiltà che si perdono tra loro.
Livelli di melma
Nei contrasti che sanno di agiografie, i ricordi si livellano con le idee e tutto appare come una melma informe di nulla.
Nostra Signora la Notte: e altri incubi lovecraftiani | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni a Nostra Signora la Notte (E Altri Incubi Lovecraftiani) di Miranda Gurzo, raccolta di racconti d’ispirazione lovecraftiana, autopubblicata dalla stessa autrice. Un estratto:
Nel fitto intreccio delle tenebre e delle visioni notturne, Miranda Gurzo si erge come una sacerdotessa dell’oscuro, guidando i suoi lettori attraverso un labirinto di terrore e meraviglia con la sua raccolta di racconti, Nostra Signora la Notte (E Altri Incubi Lovecraftiani). Quest’opera, un’ode alla oscurità che risuona con le dissonanze dell’universo lovecraftiano, non manca di spunti visionari e onirici e di una certa vena macabra che ricorda, oltre che Lovecraft, anche Poe (nel primo racconto Esequie premature i protagonisti vedono le proprie bare in anticipo mentre in Il giardino segreto una donna si ritrova in un cimitero in cui e già stata preparata la sua tomba).
Attraverso le nebbie sconosciute di Labile, una Biella reinventata come un’eco distorta della realtà, Gurzo intreccia le trame del folklore locale con le visioni tormentate dei suoi sogni. In questo mosaico di orrore e fantasia, emerge Nostra Signora la Notte, un racconto epico che sprofonda nelle profondità di Rosazza, la Rennes le Chateau italiana, portando con sé le tempeste dell’ignoto e le angosce ancestrali. Il respiro di Lovecraft si avverte in ogni pagina, come un sussurro proveniente dalle profondità insondabili dell’ignoto. Gurzo non teme di abbracciare le radici del terrore cosmico, ma va oltre, esplorando le tenebre che si nascondono dietro gli angoli più remoti della mente umana. In questo regno di follia e disperazione, nulla è ciò che sembra, e ogni passo porta i lettori più in profondità nel cuore stesso dell’incognita. Questo racconto è un piccolo gioiello di antiche leggende del folklore locale che affondano le proprie radici nei Miti di Cthulhu.
Ciò che distingue questa raccolta è la sua audacia nell’esplorare nuove frontiere dell’orrore. Gurzo si libra tra le nebbie del passato e le ombre del futuro, intrecciando le trame della ghost story e dell’horror con la maestria di un tessitore di destini. I suoi personaggi sono enigmi viventi, sfumature di luce e ombra che danzano lungo i confini dell’esistenza. Maestra nel creare atmosfere cupe e misteriose, l’autrice invoca visioni che strappano il velo della normalità, rivelando il caos primordiale che si cela dietro la facciata del quotidiano. In ogni pagina, il lettore è trascinato in un vortice di terrore e meraviglia, dove i confini tra sogno e realtà si sfumano e i demoni dell’inconscio prendono forma.
Come se…
Come se l’aria mancasse, come se il concerto psichico si fosse inceppato, come se la noia si risolvesse in rivoli di liquame che tornano indietro, a distribuire l’angoscia.
La prigione | SherlockMagazine
Su SherlockMagazine la recensione del romanzo La prigione, di Georges Simenon, che mostra il perché quest’autore sia uno dei mostri sacri della Letteratura. Ecco il dettaglio:
“Alain ha trentadue anni ed è un uomo ricco e affermato. Dirige una rivista di successo. Vive a Parigi e conosce tutte le persone più importanti. Conduce una vita frenetica dividendo il tempo tra gli impegni di lavoro, quelli mondani, la moglie, che incontra quasi di sfuggita tra un impegno e l’altro, e le numerose amanti occasionali. Tra le altre scappatelle c’è stata anche la cognata, la sorella di sua moglie; questa storia però è finita da circa un anno.
Un giorno, mentre Alain torna a casa sotto un diluvio torrenziale, (è così che comincia il libro) c’è un agente di polizia che lo aspetta e lo prega di seguirlo nella sede della polizia giudiziaria perché è successo qualcosa di imprecisato a sua moglie. Gli chiede anche se ha una pistola e dov’è. Alain non trova la pistola ma questa è una sorpresa di poco conto al confronto di quella che gli comunica poco dopo il commissario. Sua moglie ha assassinato la sorella senza apparenti spiegazioni.”Bene, sappiamo tutto sin dall’inizio. Chi è la vittima e chi l’assassino. Questo potrebbe demotivare il lettore mentre, invece, lo incuriosisce, attira ancora di più la sua attenzione per conoscere che cosa avrà preparato in seguito il grande Simenon. Già, che cosa ci ha preparato?
Intanto un excursus esterno e interno di un personaggio complesso come questo di Alain Poitaud. Un riccone con dimora a Parigi e una abitazione in campagna nella foresta di Rosny, dove vive il piccolo figlio Patrick di cinque anni con la tata. Un riccone, conosciuto in tutta la città, che tradisce senza scrupoli, baldanzoso e spiritoso tanto da riferirsi spesso agli altri con “Cocco”, “bimba” o “bello mio” e alla moglie Jacqueline, giornalista free-lance sempre carina e accondiscendente, con “Micetta”.
Un uomo di successo borioso, cinico, superficiale e insopportabile che improvvisamente si trova davanti ad una svolta nella vita. A dover confrontarsi con il commissario Roumagne, con i fotografi, con l’avvocato Rabut, con il cognato Roland Blanchet, con il suocero e, naturalmente, con la sua Micetta che si scusa con lui. Perché?
Il dramma in cui è caduto scatena una serie di riflessioni su se stesso, scardina le sue certezze con qualche lieve apertura di umanità. Tutto preso da un frenetico movimento tra continue bevute di doppi scotch e whisky, invischiato in una serie di dubbi e domande sulla moglie, sull’amante, sui genitori di quando era piccolo. Non riesce a capire e trovare un equilibrio, si sente intrappolato come in una specie di prigione.
Ma la storia esterna? Come andrà a finire? Ci sarà qualcosa di nuovo? Qualcosa che complichi ancor più gli avvenimenti? Già l’aveva intuito suo cognato con una risposta particolare. E allora la sorpresa ci sarà, ci sarà…