Su Fantascienza.com, nell’ambito di Delos253, un articolo di Carmine Treanni sulla space opera e la sua storia, stilata nell’occasione dell’uscita del film di Villeneuve “Dune Pt.2”; un estratto:
Herbert disegna un grande affresco narrativo con i colori dell’intrigo, del potere, dell’inganno e del tradimento, aggiungendo al classico impianto della space opera le teorie new age e il tema ecologico, scrivendo una saga unica e affascinante, composta originariamente da ben sei romanzi.
Il filone della space opera, termine coniato dallo scrittore Wilson Tucker nel 1941, mutuato dalle definizioni di horse opera, termine che indicava i romanzi western più squisitamente avventurosi, e da soap opera, i radiodrammi mielosi che venivano trasmessi all’epoca. Non a caso, spesso il nucleo di queste storie ruotavano intorno a trame del tipo: “l’eroe di turno viaggia nel cosmo, salva la principessa, affronta epiche battaglie spaziali e nemici che vogliono distruggere la galassia”. Un genere che spesso veniva etichettato come buono per intrattenere i ragazzini e che aveva in Flash Gordon e Buck Rogers i suoi beniamini.
Il tempo e un’attenta storiografia hanno dimostrato che anche quella fantascienza avventurosa, incentrata sui viaggi nello spazio a bordo di immense astronavi, stupefacenti segreti scientifici, armi spaziali dall’incredibile potenza e sulla descrizione di imperi galattici, aveva più di un motivo d’interesse e assolveva, in ogni caso, all’utile funzione di base che anche la fantascienza deve sempre avere, anche oggi: intrattenere il lettore e donargli qualche ora di semplice e salutare svago.
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