Chiarezze mentali da tenere sempre ben presenti, per non farsi fottere, per non farsi sciacquare il cervello con l’acquaragia. Dal blog di Daniele Luttazzi, in merito a ciò che fa la religione (e quindi la politica).
Che le convinzioni religiose urtano contro il nostro essere individui razionali del 21° secolo.
Che l’uomo sta bene quando non ha bisogno di religioni che lo proteggano dal dubbio e dalla paura.
Che il messaggio delle religioni è: se metti in discussione l’amore infinito di Dio finisci dritto all’inferno.
Che, da un punto di vista antropologico, non puoi avere una religione senza un nemico.
Che la ragione sociale delle religioni è dare ai fedeli un senso di superiorità rispetto a un nemico immaginario.
Che l’Europa moderna, laica, del commercio e della democrazia, appare col Rinascimento, nel momento in cui il cristianesimo, scosso dalla Riforma, comincia a perdere il controllo sull’organizzione sociale.
Che la repubblica, la separazione dei poteri, il suffragio universale, la libertà di coscienza, l’eguaglianza dell’uomo e della donna non derivano dalla religione, che li ha anzi a lungo combattuti.
Che, grazie alla rivoluzione francese, le adultere occidentali non vengono lapidate (però finiscono su Novella 2000: questo, per alcuni, è progresso).
Desolanti i paradossi: gli xenofobi nostrani che adesso gridano alla libertà di satira sono gli stessi che contribuirono a cacciarmi dalla Rai; mentre chi parla di civiltà arretrate non si rende conto del fatto che, nel Villaggio Globale, sono gli integralisti a essere i più moderni: i media elettronici infatti rendono tutti più reazionari, e questo spiega tanto dei tempi attuali. Si pensi al dibattito sulle cellule staminali, un esempio perfetto di come il mondo si stia dividendo in religioso e non-religioso. C’è chi vorrebbe mettere da parte la ricerca scientifica e affidare il futuro al pensiero magico. Perché non la divinazione sulle interiora di pollo, allora?
Un quotidiano iraniano adesso bandisce un concorso per la miglior vignetta sull’olocausto. Una provocazione idiota. Comunque dubito che il vincitore potrà mai superare l’estro di Jules Feiffer. Nel 1960, Adolf Eichmann fu estradato da Israele. Per l’occasione, a New York, qualcuno si presentò a un party con una spilla che diceva:”I like Eich”. Ilarità generale. L’unico a non ridere fu l’umorista Jules Feiffer. -Dai, Jules, non lo trovi divertente?- -Solo fino ai primi cinque milioni.-
Come si vede, per un autore satirico, tutto può essere commentato in modo arguto. La satira esprime un’opinione. L’unica idea che anche in democrazia non può essere ammessa è quella violenta: è già stata giudicata dalla storia. (Cfr. Mentana a Elm Street ).
Non c’è bisogno di trasferirsi nei Paesi Arabi per trovare resistenze alla satira sulla religione. Nel 2001, a Satyricon, il produttore mi chiese gentilmente di cassare lo sketch “Esche insolite”, in cui un pescatore faceva abboccare il pesce più grosso usando come esca un crocifisso; e il capostruttura mi chiese di togliere una battuta su Dio. Esposi il mio punto di vista al direttore, Carlo Freccero, cui spettava l’ultima parola. Feci presente che, per un autore satirico, la religione è uno dei tanti pregiudizi. La satira sulla religione non offende le persone, solo i loro pregiudizi. Togliere gag e battute sarebbe stato un atto di censura. Censura delle mie idee sulla religione. Freccero mi diede ragione: la gag e la battuta andarono in onda. Se ne deduce che è meglio per l’autore satirico se i direttori tv non sono integralisti, ma situazionisti.
La libertà di parola non serve a niente, se non è garantita anche la vostra libertà di poterla ascoltare, quella parola. La censura le cancella entrambe: due piccioni con una fava. ( Si tocca il pacco. )
Che la satira non offende le persone, ma solo i loro pregiudizi, vale per tutta l’arte. Prendete Piss Christ, un’opera d’arte di Andres Serrano che fece scandalo qualche anno fa. Era la foto di un crocefisso ammollo in un bicchiere di urina. Molti la giudicarono blasfema. Ma non considerano quello che quest’opera d’arte ha fatto per l’urologia.
Grazie, lo rebloggo su Critica Impura.
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