A cura di Barbara Anderson, sul blog LesFleursDuMal, è disponibile la recensione al mio racconto Teotokos Panachrantos, uscito poco tempo fa per i tipi DelosDigital nell’ambito della collana L’orlo dell’Impero – cover di Ksenja Laginja – che contiene il materiale imperiale che ho scritto post PremioUrania. Vi lascio alla lettura integrale della recensione, perché non so davvero cosa estrarre; grazie a Barbara, davvero è penetrata a fondo nel continuum imperiale:
Si torna sempre dove si è stati bene, così ecco che torno a fare visita all’Impero Connettivo di Sandro Battisti; un luogo che una volta compreso nella sua totalità espansionistica non riesci più ad abbandonare e tendi a tornarci per vedere ancora di più, per scavare ancora più nel profondo in quella che è la natura umana, la propria coscienza e per abbracciare il concetto profondo pluridimensionale. Un racconto carico di atmosfere psichedeliche, dai toni poetici, dalle descrizioni così vive nell’immaginario che tutto ciò di cui si narra ci appare reale, palpabile, percepibile fino al più profondo della sua essenza concettuale. Ci porta a un’introspezione profonda; una specie di ipnosi, un viaggio quasi al limite dell’allucinogeno che ci mostra ciò che spesso a occhi nudi non riusciamo a vedere. Quando la fantascienza abbraccia non solo la storia, la natura umana ma anche il cosmo, tra gli anfratti dell’universo, fin dentro gli abissi dell’essere umano. Il connettivismo è apertura totale e globale, ci lascia spaziare nell’immenso, ci permette di esplorare non solo altro ma il tutto. L’abilità dell’autore sta, non solo nel mostrarci un connubio perfetto tra cosmo e storia, ma anche di illuminare il nostro cammino verso l’ignoto della vita e la sua immensità. L’impero connettivo, una volta che inizierete a conoscerlo e a seguirne il pensiero, riuscirete a viverlo nella sua percezione più elevata e tutto avverrà in maniera naturale.
Delle vicissitudini aliene si sommano terree, imponenti e striscianti, come rendersi ascoltatori di eventi intuiti, fuori dal controllo e dalla consapevolezza dimensionale.
Nei momenti paranoidi senti il tessuto del reale stirarsi, tendersi come una pelle trattata plasticamente e sorridente, di quel sorriso psichico che uccide te prima degli altri.
Su FantasyMagazine la segnalazione di Black Sabbath, racconto weird di Lorenzo Davia uscito per DelosDigital; la quarta:
USA, 1968. In una comune newyorkese, si presenta Robert, sulle tracce di sua sorella Susan. È il punto d’inizio di un lisergico on the road lungo gli States, tra citazioni reali e attente della cultura e della società americane del tempo e squisite osmosi weird. Perché, nel cercare Susan disperatamente, incontreremo personaggi ed eventi a dir poco imprevedibili!
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"Scrivete quel che volete scrivere, questo è ciò che conta; e se conti per secoli o per ore, nessuno può dirlo." Faccio mio l'insegnamento di Virginia Woolf rifugiandomi in una "stanza", un posto intimo dove dar libero sfogo - attraverso la scrittura - alle mie suggestioni culturali, riflessioni e libere associazioni.