HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per Maggio 18, 2024
Forest Scratching, Sounding Polaroids, derivative sound ecologies | Neural
[Letto su Neural]
Un tavolo inquadrato dall’alto e una distesa di piccoli oggetti mediatici insolitamente assortiti: microfoni, registratori a nastro, un giradischi e poi una serie di polaroid. È così che si presenta al pubblico di Instagram la performance sonora “Forest Scratching, Sounding Polaroids” di Alexey Seliverstov. È un lavoro iniziato anni addietro attraverso registrazioni di canti e richiami di uccelli fatte in giro per il mondo, ma agli spettatori basta premere play per entrare nella foresta immaginaria di suoni che prende vita mentre l’artista, come un demiurgo, da il via alla sua personalissima orchestra. I vinili cominciano a girare, uccelli diurni europei e notturni americani saltano fuori dai registratori a nastro, convivendo per la prima volta tra loro e ancora, con altri volatili, stavolta completamente artificiali, che fanno eco tra i diversi microfoni. E poi le polaroid, scattate nei boschi a sud della California, trasformate attraverso l’applicazione di nastri VHS in tessere magnetiche sonore e lette attraverso un Califone Cardmaster Magnetic Card Reader, un apparecchio originariamente concepito per insegnare ai bambini o alle persone con problemi di apprendimento a leggere e pronunciare correttamente le parole. L’ecologia di mezzi di riproduzione messa in piedi da Seliverstov rincorre la complessità dell’ecologia di partenza, mixandola ma senza alterarne significativamente la percezione. Lo straniamento dei suoni rispetto agli strumenti manipolati si attiva sia in forma sonora, sia nella sua componente visiva, meramente funzionale, ma ancora tenacemente presente.
Filamenti ctoni
La Signora degli abissi mentali al crocevia; la dominante delle manifestazioni femminine e la viscerale incarnazione infera nelle gelide esplosioni emotive: il tracciato espanso dei tuoi istanti è un prolungamento dell’eterno nome.
Holy Similaun – Radicor al flort, espert on’ill il erb, aor Raetia | Neural
[Letto su Neural]
Con un brano sul lato A di poco meno che undici minuti (“Radicor al flort, espert” ) e un altro sul lato B di otto minuti e mezzo (“on’ill il erb, aor Raetia”) la definizione di long playing forse non è totalmente calzante, soprattutto se poi il numero di giri al minuto è di 45 e non di 33. Eppure – a certe latitudini stilistiche – è il meno che possa capitare: la natura dei progetti e l’ispirazione combinatoria permette questa e ben altre libertà. Holy Similaun, che in realtà è un artista italiano, lo sa bene e dopo tre album all’attivo dal 2018 ad oggi continua sempre con strategici ma obliqui spostamenti stilistici, che includono industrial ed experimental, glitch e dark ambient, noise ed abstract, arrivando adesso a melodie eccentriche, fitte distorsioni e ancora muri di rumore. Ad accompagnarlo c’è di nuovo – dopo la partecipazione al precedente Arcaskathel – Micol Belletti, aka Archipel, alle voci, oltre ad aver anche scritto i testi, coadiuvati da rouge-ah all’arpa, con interventi sempre misurati ma allo stesso tempo lirici. Il linguaggio utilizzato non è esplicabile e nemmeno riconducibile ad una lingua precisa: è pura necessità, un costrutto sensoriale apparentabile alla scrittura senza uno specifico contenuto semantico. Del versante dark ambient rimangono le atmosfere oniriche, cupe e distaccate, una certa sospensione che collega episodi differenti e le dolci litanie di Archipel, anche se adesso le dissonanze sono più urgenti e anche il montaggio si è fatto più astratto e decostruito, potendosi avvalere anche del gran lavoro fatto da Giovanni Lami nell’amalgamare le parti vocali, decisive in entrambe le due composizioni, nelle quali comunque serpeggia un certo senso di nostalgia, che sembra diventato il sentimento dal quale la musica della post-contemporaneità non può più svincolarsi, marcando i territori d’una ibridazione sempre problematica fra corpi e tecnologie. Le due composizioni sono allucinate e appassionanti, masterizzate allo stato dell’arte da Giuseppe Ielasi, uno specialista di altissimo livello nella post-produzione audio, musicista d’area sperimentale e compositore a sua volta, anch’egli avvezzo da tempo a progetti collaborativi e scambi d’energie concettuali che qui evidentemente si sono combinate in maniera eccentrica e feconda, dando la giusta densità e coerenza al tutto.
Oggi presentazione a Roma di Tegumenta, di Paolo Ferrante
Oggi 18 maggio alle 18.00 presenterò Paolo Ferrante e il suo Tegumenta alla galleria Chroma, a Roma in Via del Mandrione 103, 89/c (qui l’evento FB); il libro, edito da Moscabianca, è un diario emozionale assai particolare e illustrato dallo stesso autore: vi invito a venire perché – davvero – l’opera lo merita e scoprirete lì il perché.
Ci vediamo lì?