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È Michał Karcz l’artista di Robot 2021 | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione dell’artista 2021 della rivista Robot: Michał Karcz.
Artista polacco, basta dare una sfogliata al suo portfolio per apprezzare appieno quest’artista così particolare, così denso di oscure surrealtà rappresentate magnificamente, come iperrealtà.
Per apprezzare pienamente l’opera di Michał Karcz è necessario anche ascoltare. Si va sul suo sito personale, www.michalkarcz.com, si clicca enter, si alza il volume delle casse e si clicca sul pulsantino “play”. Poi ci si lascia trasportare nei paesaggi alieni e alienanti delle sue immagini, a metà tra la fotografia e l’illustrazione, sempre molto evocative.
Alva Noto – Xerrox Vol.4 | Neural
[Letto su Neural]
Quarta e penultima uscita per Alva Noto della serie Xerrox, partita nel 2007, un progetto che nell’insieme è basato sul concetto di replica digitale del materiale di partenza, sulla manipolazione dei dati, utilizzando un metodo di riproduzione idealmente continuo e senza fine. In questo caso le evoluzioni sonore, a differenza delle precedenti uscite, non sono campioni estratti da fonti esterne o frammenti di registrazioni. I paesaggi sonori delineati sembrano invece far riferimento a una narrazione decisamente cinematografica, s’imprimono più avvolgenti e ambientali del solito, assolutamente nitidi ed esenti da glitch troppo insisti. L’accuratezza stilistica del maestro rimane tuttavia quella consueta, un’elettronica fluida vergata da ondate energetiche di trattamenti effettati e ipnotiche ripetizioni seriali. L’ambientazione è coinvolgente, meticolosa nell’organizzazione di qualsiasi pattern, siderale e ultra dettagliata, a tratti anche quietista, sebbene in sottofondo sempre serpeggi una certa inquietudine, una grana armonica ed emotiva che ci riporta alla stessa essenza degli iniziali successi del maestro tedesco, artista e compositore che mai incede, nella sua misurata sobrietà e delicatezza, nel dipanare tracce poco impressive, rilassate o eccessivamente manieriste. Insomma, siamo di fronte a una musica ambient di taglio piuttosto classico, moderna e minimalista, che non potendo puntare sulla novità d’un tale approccio, leviga certi estremismi e mantiene una visione però inappuntabile, che non volgarizzi l’aspetto cinematico d’una siffatta vocazione. Carsten Nicolai ha segnato in queste ultime due decadi nuovi orizzonti musicali e incarnato il modello concettuale di quello che un sound artist debba essere e fare. Anche se i glitch e le interferenze quasi impercettibili adesso sono presenti in minor misura rimane solida una tecnica, una metodologia che nei tagli e nella ripetizione trova la sua estetica, adesso corroborata da forme più smussate, organizzante in un flusso molto sognante e raffinato.
CJ CATALIZER & ZYMOSIS – I’ll be there (extended live tribal drums rmx) – YouTube
Le ondate acide di matematica aliena e siderale ci parlano…
Vitor Joaquim – Nothingness | Neural
[Letto su Neural]
I temi dell’interiorità, della trasformazione e del rinnovamento del mondo avevano già ispirato il precedente album di Vitor Joaquim, Impermanence, così come il suo progetto HAN con Emídio Buchinho. Questo nuovo Nothingness, pubblicato in proprio, continua sulle stesse suggestioni di una ponderata, ma anche poetica riflessione sulla caducità di tutti i fenomeni, su come, insomma, esseri, cose, sensazioni, emozioni, pensieri e situazioni siano soggetti al nascere e morire. Qui e ora è l’unico momento in cui possiamo davvero vivere intensamente sembra dirci Joaquim e le sue sequenze aleggiano instabili e imprevedibili, ora più sibilanti, con ticchettii, fruscii e campionamenti vari, forti di assenze e momenti più ambientali. È un movimento incessante, comprensivo di pause e ripartenze, momenti di stasi ed altri altamente evolutivi. Naturalmente siamo in territori di ascolto profondo, s’avverte una certa cultura acusmatica e l’approccio è piuttosto astratto, pur se Joaquim tende come a ulteriormente filtrare queste “appartenenze“, cercando di spingere l’ascoltatore a una maggiore concentrazione sul messaggio, in maniera pur ficcante ma neutrale. Seguendo questo principio è difficile far fede ad altre coordinate, non c’è niente alla fine che rassicuri o guidi l’ascoltatore. Bisogna lasciarsi andare al flusso e, anche se la tecnologia è fondamentale nell’impasto delle varie sonorità, non è questo il punto principale al quale fare riferimento. Piano, voce, tastiere, elettronica, chitarra, ronzii e rumori appena accennati, oltre a tutti i tipi di campioni provenienti da una radio a onde corte e a i suoni di uno stylophone del 1970, sono questi gli strumenti utilizzati dallo sperimentatore portoghese, ricercatore di computer music presso il Research Center for Science and Technology of the Arts – CITAR – all”Universidade Católica Portuguesa, dove è anche insegnante. Volendo semplificare all’estremo quelli che sono gli intrecci di Nothingness, si potrebbe dire che gran parte degli elementi che vanno a definire gli stilemi ambient, drone e glitch sono abilmente agiti in un miscuglio assai elegante e reattivo. Per Joaquim queste contaminazioni e rimandi sono abituali, tutto il suo lavoro finora ha avuto infatti a che fare con ambiti differenti, suoni e video, danza e teatro, installazioni e piattaforme crossmediali.
Ryan Teague – Recursive Iterations | Neural
[Letto su Neural]
Possono delle ossessive e ripetitive sequenze sonore imprimersi sino allo sfinimento, facendo proliferare fra le pieghe del loro riproporsi momenti più sintetici, ritmici e tagliati? Evidentemente il compositore bristoliano Ryan Teague tiene a questi fraseggi in maniera particolare, reputandoli altrettanto importanti delle melodie e dei momenti ariosi ed elegiaci dispensati fra i solchi. Sono Recursive Iterations, articolate in sette differenti composizioni che ammiccano a un sound design cinematico con elementi di musica neoclassica e un’elettronica avvincente, solo apparentemente malfunzionante, che fa capolino con intelligenza calcolata, forse in maniera anche maniacale ma organizzata per catturare completamente l’attenzione. Nelle note di edizione si sottolinea quanto la struttura musicale sia derivativa di un sistema algoritmico appositamente progettato, seppure l’idea di fondo sembra molto semplice e anche piuttosto artigianale: mettere assieme elementi apparentemente differenti, lavorare sulla ripetizione e sull’incastro di strutture musicali non contigue fra loro. È un ciclico ritorno, solo differentemente inquadrato nelle rispettive tracce, quello al quale assistiamo, fatto di spazi negativi e circolari, solcati da una tensione sempre vivida, corroborata da scorie sintetiche che pulsano a intervalli regolari e ad arte compatibili, in un crescendo di trame ben concentrate e reattive. Qualcuno potrebbe sottolineare che l’impostazione rimanda un poco alle seminali sperimentazioni abstract di metà anni novanta (ad esempio alle produzioni Mo’ Wax e alla prima elettronica editata mediante software). L’effetto non è mai comunque quello di un “già sentito”, perché Teague è abilissimo nell’accostare i giusti elementi e nel limarne i bordi, infondendo le giuste pause e i tempi precisi perché tutto funzioni alla perfezione. I ritmi lenti e cadenzati, assieme ai loop gentili, danno vita a quello che si potrebbe definire un ambient downtempo che è però sferzato dalle cesure più nervose e digitali, il tutto anche ai confini del post-rock, di una contemporanea musica da camera e dell’ idm. Musica soave ma certo non per tutti e non completamente quietista.
Precarious (The Long Goodbye) | ABORYM ft. Macelleria Mobile di Mezzanotte
Brano degli amici Aborym in cui performa anche MacelleriaMobileMezzanotte, praticamente un cocktail esplosivo di amici che amo frequentare. L’abisso di liquida oscurità racconta della sua natura inumana…
Roland Kayn – Scanning | Neural
[Letto su Neural]
Sono più di dieci ore d’inviluppi sonori quelli contenuti in Scanning di Roland Kayn e presentati in un elegante cofanetto comprensivo di 10 CD, rimasterizzzati da Jim O’Rourke, che del maestro di Reutlingen, seminale musicista e compositore elettronico, è da sempre un autentico estimatore. Le registrazioni sono relative agli anni 1982 e 1983, periodo quindi di gran lunga successivo alle sue residenze in Italia, prima a Roma e poi a Venezia, quando Kayn prese parte attivamente al Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza. Quella di Kayn è una storia davvero singolare nel novero della musica elettronica, parliamo d’un artista che solo dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 2011, anzi a dire il vero ben sei anni dopo, ha iniziato ad essere conosciuto ed apprezzato per la sua anticonvenzionale produzione. È del 2017, infatti, la pubblicazione per Frozen Reeds di A Little Electronic Milky Way Of Sound, 14 ore di registrazioni divise in 16 CD, edizione alla quale ha fatto seguito poi nel 2018 la ristampa di Simultan per Die Schachtel. Le ragioni che a suo tempo non hanno fatto di Kayn un compositore d’avanguardia fra quelli più conosciuti ed apprezzati sono probabilmente le stesse che lo rendono oggi particolarmente appetibile e sdoganabile per il pubblico post-digital. Kayn già in anni non sospetti parlava di cybernetic music, sminuendo lo stesso ruolo autorale, interessandosi più di processi generativi di composizione attraverso la programmazione, producendo in solitudine una mole sterminata di lavori, creando forme sonore attivate solo da un sistema di segnali e comandi. C’è da perdersi all’ascolto, una sorta di viaggio interstellare, anche psichedelico, ma come raggelato nelle sue sequenze, che mantengono tuttavia quasi sempre una sorta di respiro corale, una tensione viva, una sensuale partecipazione e percezione. “La musica è suono, che è di per sé sufficiente” diceva Kayn. Il fine di una scansione è quello di vedere dentro, esplorando a fondo i confini tra chiarezza e vaghezza. Kayn lo fa in maniera estremamente colta e variegata, visionaria e propositiva. Meritorio allora è il lavoro di far luce adesso negli sterminati archivi sonori del compositore, impresa che la figlia Ilse porta avanti con l’etichetta di famiglia, la Reiger Records Reeks con la quale questo lavoro è pubblicato.