HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per Ambient
Black To Comm – Oocyte Oil & Stolen Androgens | Neural
[Letto su Neural]
S’incomincia con un omaggio all’artista e attivista Gustav Metzger – uno dei padri fondatori della pittura cinetica e teorico della auto destructive art – e nella composizione il sovrapporsi di voci e campionamenti è subito affascinante, un lungo racconto sul male della guerra, senza punti di riferimento, un viaggio onirico dove fanno capolino una serie di suoni trovati ed altri reperti auditivi, in parte folk dell’Europa Orientale, “rubati” e modificati meticolosamente in nuove e seducenti configurazioni. Nella successiva “Stolen Androgens” i campionamenti di una voce maschile e di una femminile determinano in maniera preponderante la struttura del pezzo, che è molto ipnotico, ripetitivo e ammaliante, come una dolce nenia o quasi una ninna nanna. In “Oocyte Oil” si distinguono field recording che sembrano di liquidi versati dall’alto su una superficie orizzontale, a queste sono associati accordi melodici e i suoni di una voce gutturale, oltre a svariati piccoli inserimenti e trattamenti, sbuffi e intermezzi di svariati strumenti, tecnica che è un po’ il tratto distintivo di Marc Richter, noto ai più come Black To Comm, un artista che dà vita alle sue produzioni letteralmente incastrando una moltitudine di piccoli eventi sonori. “Gepackte Zeit (für Hanne Darboven)” è la composizione più corale dell’album, una partitura cameristica infarcita da droni e registrazioni, traccia un poco inquietante ma a suo modo elegiaca ed assai stilizzata. Si chiude con “Rataplan, Rataplan, Rataplan (Arms and Legs Flying in the Air)” che è più gioviale e dove di nuovo è in evidenza una voce femminile, incastonata questa volta tra i frammenti di un obliquo e sintetico jazz free form. Insomma, il miscuglio di ambient, musica da camera, folk, post-rock e musica ripetitiva è indistinguibile e i riferimenti s’incrociano fra loro spesso in maniera caotica e poco decifrabile. L’effetto è ricercato ad arte e non è affatto incontrollata la miscela d’elementi messi in gioco, sibillini e sempre sfuggenti per loro natura e capacità di astrazione da un contesto troppo precisamente definito.
Schegge di ossidiana @hyperhouse.bandcamp.com
Schegge di ossidiana – Fiabe dall’Impero Connettivo è un progetto di musicalizzazione dell’Impero Connettivo, uno Stato a metà strada tra il weird e la SF che, come l’Impero Romano, si espande sullo spazio, ma anche sul tempo. A capo dell’ecumene di postumani c’è un imperatore nephilim, la moneta corrente è l’informazione.
L’album presente su BandCamp trae ispirazione dalla saga imperiale che ho ideato, composta da decine di racconti e circa dieci romanzi; in particolare si fa riferimento al racconto “Tre colonne di ossidiana” reperibile sui numeri 2 e 3 di Molotov Magazine, edito da Independent Legions. Gli artisti coinvolti in questo progetto musicale sono: Stefano Bertoli, Lukha B. Kremo (Krell) e Arnaldo Pontis (Magnetica Ars Lab). Parole e voci su “Flaminae suit” mie e di Ksenja Laginja. Cover di Ksenja Laginja.
Vi presento HyperHouse su BandCamp
HyperHouse è su BandCamp. Sonorità che intessono il continuum espresso su questo blog, realizzate da artisti di musica elettronica, noise, droni e oscurità più innovative, sono ospitate sulla piattaforma professionale più alternativa e diffusa del web. È attualmente disponibile per l’ascolto e il download:
Schegge di ossidiana – Fiabe dall’Impero Connettivo, un progetto di musicalizzazione dell’Impero Connettivo, di uno Stato a metà strada tra il weird e la SF che, come l’Impero Romano, si espande sullo spazio, ma anche sul tempo. A capo dell’ecumene di postumani c’è un imperatore nephilim, la moneta corrente è l’informazione.
L’album trae ispirazione dalla saga imperiale che ho ideato, composta da decine di racconti e circa dieci romanzi; in particolare si fa riferimento al racconto “Tre colonne di ossidiana” reperibile sui numeri 2 e 3 di Molotov Magazine, edito da Independent Legions.
Gli artisti coinvolti in questo progetto musicale sono: Stefano Bertoli, Lukha B. Kremo (Krell) e Arnaldo Pontis (Magnetica Ars Lab). Parole e voci su “Flaminae suit” mie e di Ksenja Laginja. Cover di Ksenja Laginja.
Il nuovo HypeHouse, lunedì 1 febbraio
Lunedì 1 febbraio nascerà un nuovo HyperHouse, le stagioni dell’Impero Connettivo diventano spesse e diverse.
È Michał Karcz l’artista di Robot 2021 | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com la segnalazione dell’artista 2021 della rivista Robot: Michał Karcz.
Artista polacco, basta dare una sfogliata al suo portfolio per apprezzare appieno quest’artista così particolare, così denso di oscure surrealtà rappresentate magnificamente, come iperrealtà.
Per apprezzare pienamente l’opera di Michał Karcz è necessario anche ascoltare. Si va sul suo sito personale, www.michalkarcz.com, si clicca enter, si alza il volume delle casse e si clicca sul pulsantino “play”. Poi ci si lascia trasportare nei paesaggi alieni e alienanti delle sue immagini, a metà tra la fotografia e l’illustrazione, sempre molto evocative.
Alva Noto – Xerrox Vol.4 | Neural
[Letto su Neural]
Quarta e penultima uscita per Alva Noto della serie Xerrox, partita nel 2007, un progetto che nell’insieme è basato sul concetto di replica digitale del materiale di partenza, sulla manipolazione dei dati, utilizzando un metodo di riproduzione idealmente continuo e senza fine. In questo caso le evoluzioni sonore, a differenza delle precedenti uscite, non sono campioni estratti da fonti esterne o frammenti di registrazioni. I paesaggi sonori delineati sembrano invece far riferimento a una narrazione decisamente cinematografica, s’imprimono più avvolgenti e ambientali del solito, assolutamente nitidi ed esenti da glitch troppo insisti. L’accuratezza stilistica del maestro rimane tuttavia quella consueta, un’elettronica fluida vergata da ondate energetiche di trattamenti effettati e ipnotiche ripetizioni seriali. L’ambientazione è coinvolgente, meticolosa nell’organizzazione di qualsiasi pattern, siderale e ultra dettagliata, a tratti anche quietista, sebbene in sottofondo sempre serpeggi una certa inquietudine, una grana armonica ed emotiva che ci riporta alla stessa essenza degli iniziali successi del maestro tedesco, artista e compositore che mai incede, nella sua misurata sobrietà e delicatezza, nel dipanare tracce poco impressive, rilassate o eccessivamente manieriste. Insomma, siamo di fronte a una musica ambient di taglio piuttosto classico, moderna e minimalista, che non potendo puntare sulla novità d’un tale approccio, leviga certi estremismi e mantiene una visione però inappuntabile, che non volgarizzi l’aspetto cinematico d’una siffatta vocazione. Carsten Nicolai ha segnato in queste ultime due decadi nuovi orizzonti musicali e incarnato il modello concettuale di quello che un sound artist debba essere e fare. Anche se i glitch e le interferenze quasi impercettibili adesso sono presenti in minor misura rimane solida una tecnica, una metodologia che nei tagli e nella ripetizione trova la sua estetica, adesso corroborata da forme più smussate, organizzante in un flusso molto sognante e raffinato.