Bellissima intervista a Ksenja Laginja su WorldSocialForum. Molti i temi trattati, ma tutti a vertere sulla poetica dell’artista genovese, sia che si parli di parole, che di disegni a penna, che di grafica computerizzata. Un passo saliente della chiacchierata è qui sotto, ma se ne possono trovare di altrettanto intensi in ogni altro brano dell’intervista, complici le domande adeguate.
Da leggere tutto d’un fiato.
“La contaminazione intesa come invasione di uno spazio da un corpo estraneo è particolarmente presente nei tuoi lavori. L’impressione che traspare dalla lettura dei tuoi testi poetici e dalle tue illustrazioni è una volontà di non isolamento nei confronti del nuovo, cosa apportano questi corpi estranei al tuo modo di creare?”
Questi corpi di carta, inchiostro, pixel e idee, rappresentano l’incontro dell’Io con ciò che vedo e vivo ogni giorno. L’isolamento non mi serve, se non nell’attimo in cui rappresento tutto ciò. Lì sono da sola. Ed è una fase delicata in cui mi chiudo per limare e asciugare tutta questa complessità di intenti. In ogni cosa che faccio cerco la semplicità. Non amo scrivere in “maniera complessa” perché non amo chiudermi di fronte alle persone, ed è bello quando chi ti ascolta, vede o legge di te, riesce a entrarci dentro, a sentire qualcosa. Nel disegno mi muovo sempre attraverso le visioni, ma in modo un po’ differente: qui posso lasciar fuoriuscire il nero che non riesco o non voglio incanalare nella scrittura. Questi corpi “estranei” arricchiscono il mio mondo, sono i figli prediletti che mi completano.
“Recente è la tua collaborazione con la casa editrice “Kipple” e la tua opera è stata selezionata per un concorso prestigioso. Come nasce tecnicamente un tuo lavoro e come si riassume in un’immagine, una storia di decine di migliaia di lettere e/o note musicali?”
Kipple Officina Libraria è la “mia” grande avventura, è casa, esplorazione, superamento dei confini, terreno d’elezione per la sperimentazione. Realizzare una copertina non è cosa semplice, ma si confà perfettamente alle mie corde e prima di questa esperienza non avevo compreso ciò con tale chiarezza. Per raccontare un’opera, nella fattispecie un libro di narrativa, poesia o un racconto, ho bisogno di riordinare molti elementi. Innanzitutto necessito di trovare uno scenario che derivi dal testo stesso, oltre che dalle eventuali suggestioni da parte degli autori stessi o dall’editore, da quell’ambiente mi muovo sempre “sentendo” e in quel territorio non temo di sbagliare. L’istinto è ciò che mi guida. La dedizione, il lavoro e lo studio sul campo, completano il quadro.
Grazie, come sempre, per la condivisione –
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