Su Tribunus un interessante articolo che narra l’evoluzione finale dell’esercito imperiale romano, fino alla caduta di Costantinopoli del 1453. Un estratto:
Spesso si dice che la Storia di Roma sia la Storia del suo esercito. E indubbiamente ciò contiene un buon nucleo di verità.
Anche considerando quanto è conosciuta e presa in considerazione. In genere, infatti, se per esempio la Storia e l’esercito del Principato sono grosso modo molto noti, ciò non è altrettanto vero per gli altri periodi. E questo è particolarmente ben visibile per quanto riguarda la parte finale della Storia dello Stato romano.
Dalla Quarta Crociata alla caduta di Costantinopoli, infatti, almeno a livello divulgativo sembra esserci un grande buco (quando non vero e proprio disinteresse) per la Storia dell’impero e, di pari passo, per il suo esercito.Seppure bisogna affrontare il fatto che spesso le fonti degli ultimi due secoli e mezzo dell’impero non sono affatto chiare – e questo in particolare dopo il XIII secolo – queste ci permettono tuttavia di tracciare un quadro di chi fossero i soldati a difesa dell’impero romano nell’ultimo periodo della sua Storia e del sistema militare dietro di essi. Per parlare di loro, tuttavia, bisogna prima fare un breve passo indietro all’XI secolo, quando furono poste le basi che portarono alla definizione degli eserciti dell’ultimo periodo imperiale.
Fino alla metà dell’XI secolo, l’esercito imperiale è organizzato per temi (themata) e tagma (pl. tagmata): i primi sono le circoscrizioni territoriali (che potremmo definire “province”) dalle quali venivano tratti i soldati dell’esercito regolare. I themi, che prima definivano l’esercito vero e proprio e solo col tempo vanno a indicare il territorio, nel tempo si moltiplicano, spezzano e modificano fino ad arrivare, già nel X secolo, a circa una trentina. Questo cambia radicalmente nel corso del periodo tra il 1025 (morte di Basilio II) e il 1081 (ascesa di Alessio Comneno al trono), quando il governo di Costantinopoli è rappresentato dall’aristocrazia cittadina, in aperta opposizione a quella rurale, costituita da grandi magnati e possidenti terrieri – nonché esponenti di una vera e propria “aristocrazia militare”.
Per limitare la forza di quest’ultima, che si avvia del resto sempre di più a inglobare lotti di terra appartenenti ai piccoli proprietari e può diventare una minaccia per l’autorità centrale, il governo dell’aristocrazia cittadina e “burocratica” nel corso del tempo non solo limita gli effettivi dell’esercito tematico (affidandosi sempre di più ai tagma e a forze mercenarie), ma permette anche di sostituire il servizio militare con un’apposita tassa.In poco tempo l’esercito tematico, di fatto, cessa di esistere. Questo viene fatto anche nella convinzione che l’impero possa stare al sicuro grazie ai risultati lasciati da Basilio II, che hanno fatto dell’impero romano nuovamente (e per l’ultima volta) una potenza militare mediterranea al vertice, di tutto rispetto. Ma è una pia illusione, anche perché tali cambiamenti arrivano nel momento più sbagliato: proprio nel corso dell’XI secolo, nuovi e potenti nemici si affacciano sullo scacchiere internazionale (in particolare i Normanni e i Selgiuchidi), e una volta sotto attacco l’impero ora non ha la forza per fermarli o per creare un’efficace difesa in profondità – cosa che l’esercito tematico avrebbe permesso.
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