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NeXT Hyper ObscureArchivio per febbraio 26, 2024
Ascolta quelli che…
…si attestano su posizioni non competitive, mentre fuori tutto il delirio del disfacimento vuole furiosamente entrare…
La space opera, tra Dune e Alastair Reynolds | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com, nell’ambito di Delos253, un articolo di Carmine Treanni sulla space opera e la sua storia, stilata nell’occasione dell’uscita del film di Villeneuve “Dune Pt.2”; un estratto:
Herbert disegna un grande affresco narrativo con i colori dell’intrigo, del potere, dell’inganno e del tradimento, aggiungendo al classico impianto della space opera le teorie new age e il tema ecologico, scrivendo una saga unica e affascinante, composta originariamente da ben sei romanzi.
Il filone della space opera, termine coniato dallo scrittore Wilson Tucker nel 1941, mutuato dalle definizioni di horse opera, termine che indicava i romanzi western più squisitamente avventurosi, e da soap opera, i radiodrammi mielosi che venivano trasmessi all’epoca. Non a caso, spesso il nucleo di queste storie ruotavano intorno a trame del tipo: “l’eroe di turno viaggia nel cosmo, salva la principessa, affronta epiche battaglie spaziali e nemici che vogliono distruggere la galassia”. Un genere che spesso veniva etichettato come buono per intrattenere i ragazzini e che aveva in Flash Gordon e Buck Rogers i suoi beniamini.
Il tempo e un’attenta storiografia hanno dimostrato che anche quella fantascienza avventurosa, incentrata sui viaggi nello spazio a bordo di immense astronavi, stupefacenti segreti scientifici, armi spaziali dall’incredibile potenza e sulla descrizione di imperi galattici, aveva più di un motivo d’interesse e assolveva, in ogni caso, all’utile funzione di base che anche la fantascienza deve sempre avere, anche oggi: intrattenere il lettore e donargli qualche ora di semplice e salutare svago.
L’eredità di Valerio Evangelisti | Fantascienza.com
Su Fantascienza.com, nell’ambito di Delos253, un articolo di Andrea Cattaneo sull’opera e l’eredità di Valerio Evangelisti; un estratto:
La storia editoriale di Eymerich avrebbe potuto essere molto diversa da quella che conosciamo. L’idea iniziale della serie non aveva nulla di fantascientifico, si trattava di una storia gotica ambientata nella metà del Trecento sulle avventure di uno spietato inquisitore.
L’idea che le divinità del passato potessero sopravvivere solo grazie alla fede dei credenti veniva dal romanzo Malpertuis di Jean Ray (pubblicato in Italia da Agenzia Alcatraz), Lo svolgimento della trama però abbandonava l’atmosfera onirica di Ray per calarsi in un contesto di realismo magico assolutamente unico nel panorama letterario italiano. Il funzionamento e le dinamiche del culto dei neopagani combattuti da Eymerich ricalca quello degli adoratori di Diana praticato nel santuario della dea sulle rive del lago di Nemi, ad Ariccia e descritto nel contestato Il ramo d’oro di James G. Frazer (l’ultima edizione italiana è del 2012, pubblicata da Bollati Boringhieri). Ma tutto questo non bastava per vincere il Premio Urania del 1993 al quale Evangelisti partecipava con Nicolas Eymerich, inquisitore. La giuria era combattuta: dov’era la Fantascienza in quel meraviglioso romanzo? La redazione di Urania, all’epoca guidata dal compianto Giuseppe Lippi, intervenne forzando la mano. Consigliò a Evangelisti di contaminare la trama gotica con elementi sci–fi assenti nella prima stesura. Il resto è storia.
Il pescatore | HorrorMagazine
Su HorrorMagazine la recensione di Cesare Buttaboni a “Il pescatore”, di John Langan, edito da Zon42; un estratto:
Il Pescatore di John Langan è un’opera contemporanea che porta con sé il respiro, lo stile e le suggestioni di un classico senza tempo. Questo romanzo affonda le sue radici nel ricco terreno dell’immaginario nord-orientale degli Stati Uniti, evocando influenze tanto illustri quanto Lovecraft e Melville. L’approccio di Langan all’orrore letterario mescola con maestria epica e realismo, creando un’esperienza unica e coinvolgente.
Langan evoca l’orrore primordiale che si nasconde dietro il velo della normalità, immergendo il lettore in un abisso di terrore cosmico e inquietante. Abe e Dan, protagonisti di questa tenebrosa odissea, si avventurano in un viaggio verso l’ignoto, spinti da una curiosità che sfida i limiti della razionalità umana. La loro ricerca del Dutchman’s Creek è un’immersione nelle profondità abissali dell’anima e dell’esistenza stessa, dove le acque che scorrono celano segreti ancestrali e presenze ultraterrene. L’incantesimo e l’orrore si mescolano in una danza macabra mentre i due uomini si addentrano sempre più nell’oscurità, intrappolati tra i ricordi dolorosi del passato e le visioni inquietanti del presente. Le voci dei perduti echeggiano tra i rami degli alberi, sussurrando antiche verità e profezie sinistre, mentre le ombre si allungano e la notte avvolge tutto con il suo mantello oscuro. Con una prosa sontuosa e evocativa, John Langan dipinge un universo in cui l’orrore si insinua nei recessi più remoti della mente umana, dando vita a creature innominabili e paesaggi che sfidano la comprensione umana.