HyperHouse
NeXT Hyper ObscureArchivio per febbraio 3, 2019
Essenze discrepanti
Essenza di povere discrepanze dal gioco infinito degli abissi. Rimangono poche direttive automatiche a sondare le rimembranze dell’arcaico esprimersi.
Dove saresti?
Potresti mostrarti breve e conciso, ma poi dove metteresti la tua smania di esibirti l’abisso della tua psiche inumana?
Breve abstract della matematica esoterica
Discende in un complesso di richiami selvaggi, poi rimonta e riprende a recalcitrare le sue ossessioni ataviche e criptiche: il mago è una sintassi di matematica incarnata che evoca l’indescrivibile.
Il Museo delle Navi di Nemi: cattedrale dell’assenza – Nemora
Da Nemora segnalo quest’articolo che per qualche motivo mi era sfuggito ed è in relazione con la visita che ho fatto quest’estate al Museo della Navi Romane, quelle di Caligola affondate sul Lago di Nemi. Quello che si dice nell’articolo corrisponde a realtà, io stesso ho avuto le stesse impressioni e sensazioni.
Una parte di noi arriva inevitabilmente a chiedersi “Non sarebbe stato meglio lasciarle nel fondo del lago?”. Indubbiamente ora sarebbero ancora intatte, sicuramente sarebbero state preservate.
Ma camminando fra le strade di Nemi, lungo la riva del lago, nei pressi di questo tempio marcescente, tutto desta un senso che nel suo generarsi assume fattezze ancora più grandi di quelle che avrebbero avuto i due scafi sani e salvi davanti ai nostri occhi: il senso della tragedia e la brama del perduto. La glorificazione del bello non avviene non con il suo manifestarsi, ma si verifica con la sua rovinosa caduta. Ed è in queste ferite che si innesta la memoria più ostinata, alla quale si accostano l’esaltazione e l’innalzamento di un elemento non presente.Che passeggiata di notte con la tua assenza al mio fianco:
mi sta accanto il sentire che non vieni con me.Così recitava Pedro Salinas ne La Voce a Te Dovuta ed è in questa ottica che mi piace intendere la visita di questo luogo: il Museo delle Navi Romane è un omaggio a un’assenza che accompagna.
Oltrepassi la mano in bronzo, sposti il pesante portone. Uscire all’esterno è come riemergere in superficie, dopo una lunga apnea subacquea.
Questo è il tempio dell’evocazione, uno scrigno di vuoti. Un luogo che custodisce e incripta le presenze.
Tornando, in un gioco di specchi e rottura delle barriere fisiche, ci si sorprende nell’incontrare se stessi persi ancora sul fondale quieto, nell’ombra proiettata dallo spettro di un relitto.