Recensione a L’abisso di Coriolis, raccolta di racconti new weird di Lukha B. Kremo uscita qualche mese fa per Edizioni Hypnos. La potete trovare su CronacheSoleLontano, dove risalta tutta l’eccezionale caratteristica particolata di Kremo, capace di spaziare dalla scienza al Fantastico più puro o di fluire nella SF con eleganza e capacità di dominare la scena, facendo scaturire i filamenti di ciò che da tempo chiamiamo Connettivismo dove ogni cosa si amalgama coerentemente con l’energia, e la sapienza che ci circonda.
I tredici racconti sono piccole storie piene di idee, finestre su mondi futuristici verosimili e spaventosi, inquietanti, disturbanti, in cui diabolici inframondi prendono famelicamente contatto con l’universo conosciuto (è questo il caso della trilogia che dà il titolo alla raccolta), dove colture di microdonne si nascondono nelle colline coreane (“Yuna Shin”) o una ragazza fotofobica immunodeficitaria è costretta a vivere la sua esistenza dentro una camera incubata salvo poi scoprire una verità sconvolgente (“L’incanto di bambola”).Alla natura inquietante, tra il fantascientifico e l’horror, di quasi tutti i racconti, si aggiunge un altro elemento in comune tra molte delle storie di Lukha B. Kremo: il raggiungimento della libertà seguita ad una gabbia mentale fisica o psicologica. E’ il caso di “Subumano Gamma”, creaturina dei bassifondi protagonista di un’avventura rivelatoria in una società suddivisa in classi sociali eugenetiche, ed è il caso del già citato “Incanto di bambola” e di “Ghiaccio mauve”, dove una ragazza pelle e ossa lavora in una miniera sotto il controllo di un supporto chiamato Kumiko inserito nella sua spalla.E’ la scienza, tuttavia, ad avere il ruolo di protagonista nell’antologia. Ogni racconto è aggiornato dal punto di vista scientifico. Non di rado, ad esempio, compare il Bosone di Higgs al centro delle storie, e in alcuni casi, come ad esempio nei tre racconti che costituiscono la trilogia di Coriolis, potremmo parlare persino di hard weird science fiction.
L’ha ribloggato su The Connective World.
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